Capitolo 58

C A P I T O L O 58

Michael guidava in silenzio lungo le strade illuminate dell'amata California, capeggiando ad alta velocità sull'asfalto grigio sotto alle possenti ruote dell'auto scura.
Era ormai da un paio di minuti che viaggiavamo e più il tempo passava, più percepivo il famoso formicolio al basso ventre aumentare ad ogni minuto.
Mi aveva da poco confessato di amarmi, mi aveva guardata dritta negli occhi e me l'aveva ripetuto senza nemmeno osservarsi attorno.
Aveva messo da parte le paure e le preoccupazioni di essere scoperti, di essere colti di sorpresa e mi aveva parlato con voce profonda che arrivò dritta alle mie orecchie come un languido e dolce sussurro.
Il buio aveva ormai abbracciato la grande città, ma nonostante ciò, le strade erano gremite di persone.

« Dove stiamo andando..? » domandai in un sussurro, interrompendo quel silenzio divenuto ormai imbarazzante.

Non mi aveva più rivolto la parola, dopo all'accaduto.
Non mi aveva più guardata negli occhi e si era messo al volante senza darmi spiegazioni.
Aveva fatto tutto da solo ed io lo avevo seguito senza timore.

« Ti ricordi quando ti domandai se saresti scappata con me? » mi chiese, continuando a fissare dinanzi a lui.

Annuii, portando le mani lungo le mie gambe coperte ancora dalla divisa da lavoro.

« Sì, me lo ricordo
perfettamente » risposi.

« Saresti ancora in grado di farlo? »

« Perché me lo chiedi, Michael? » domandai, guardandolo con aria sorpresa.

Lui sorrise appena, allungando una mano per cercare la mia che trovò subito, intrecciando le nostre dita.
Accostò l'auto, fermandosi subito dopo e quando si tolse gli occhiali mi guardò dritta negli occhi, ritornando del tutto serio.

« Per una notte. Soltanto per questa notte, vieni via con me, Kara. »






La grande vettura scura parcheggiò dinanzi ad una piccola villa nascosta in mezzo a grandi alberi che sembravano fargli da scudo.
Era una casetta davvero graziosa e la prima cosa che notai, fu la distesa di erba illuminata da alcune lampadine da giardino in grado di segnare il percorso ciottolato che conduceva alla porta in legno molto antico.
Michael spense l'auto, togliendosi la cintura di sicurezza e poi gli occhiali da sole.

« Questa casa era di mia nonna. Non ci venivo da tanto e questa sarebbe la prima volta che porto qualcuno. Ti avrei portata in un posto più- »

Mi sollevai dal sedile, avvicinandomi a lui per stampargli un casto bacio all'angolo della bocca.

« Questo posto è perfetto per due persone che stanno scappando. Nessuno ci troverà qui, Mike » sussurrai.

Lui mi rivolse un tenero sorriso, incitandomi ad uscire dalla vettura per percorrere insieme a lui la stradina che ci avrebbe condotto all'entrata.
Intascò le mani nella giacca scura, cercando le chiavi e quando le trovò, le estrasse fuori, infilando quella giusta nella serratura ormai arrugginita.
La roteò una volta a destra e quando la porta si socchiuse, egli mi lanciò un'occhiata divertita che io ricambiai, alquanto emozionata.
La spalancò del tutto, allungando una mano in cerca dell'interruttore e quando la trovò, l'accese e subito la stanza fu illuminata dal chiarore della lampadina ancora funzionante.

« Dopo di te, piccola. »

Lo ringraziai in un sussurro e con passi tremanti avanzai nella piccola e confortevole stanza arredata con al centro un piccolo divano a due posti e un televisore antico. Le pareti erano colorate di un verde pastello e decorate con alcuni quadri che rappresentavano fiori e scatti di natura.
Da ciò, dedussi che sua nonna fu un'amante delle piante.
In fondo alla stanza, una piccola libreria con vari libri e foto, rendeva il salotto meno spoglio.
Mi mostrò la cucina che a differenza della sala era davvero colorata ed addobbata con varie foto colorate, poi mi fece vedere il piccolo bagno fornito di una vasca da bagno davvero graziosa ed infine mi condusse verso una porta in fondo alla casa.
L'aprì piano e quando questa fu del tutto spalancata, un sorriso lasciò le mia labbra umide.
Lo scenario che si presentò davanti ai miei occhi fu del tutto grazioso.
Un letto matrimoniale dalle fodere azzurre era stato piazzato al centro della piccola stanza e ai lati di esso, due comodini di legno bianco e ornate di un cassetto cui maniglie erano fatte di metallo color oro.
Non vi era nessun armadio e cassettone e quasi ne rimasi meravigliata.
Michael mi spinse leggermente in avanti, facendomi varcare la soglia e lui mi raggiunse subito dopo, chiudendosi la porta alle spalle.

« Ti sembra strano, eh? Nessun armadio. Eppure mia nonna ne aveva uno. Ha deciso di portarselo con sé, quando si trasferì e quando le domandai il perché, fra tutti questi arredi, soltanto l'armadio, ella mi rispose di volere il profumo di mio nonno e i suoi vestiti ancora intatti. Un gesto davvero romantico, seppur triste » sussurrò.

Mi avvicinai a lui e mettendomi in punta di piedi lo abbracciai dolcemente, chiudendo gli occhi.

« Lo avrei fatto anch'io, se fossi stata al suo posto. Ti avrei portato con me ovunque » mormorai.

Egli non tardò a ricambiare la stretta, avvitando le sue braccia attorno al mio busto.

« Anch'io, Kara. Ti porterò sempre con me, piccola » rispose.

« Sempre? »

« Sempre. »

Mi allonatanai da lui per poterlo osservare negli occhi ed egli mi sorrise, portando una mano sul mio viso per sfiorarmi dolcemente la guancia.

« Indossi ancora il grembiule » sussurrò.

Annuii, stringendomi di poco nelle spalle.

« Il signor Jackson non mi ha dato modo di toglierlo » risposi.

« Beh, spero che il signor Jackson possa rimediare, in qualche modo » canzonò egli, mordendosi il labbro inferiore.

Sorrisi divertita, mostrandogli infine una smorfia.

« Rimediare? E come pensa di farlo? » chiesi.

Lui mi guardò con un dolce sorriso, portandomi una ciocca di capelli dietro all'orecchio.

« Ti renderò la ragazza più felice di questo orribile mondo e non permetterò a nessuno di toccarti né di ferirti. Ti porterò in posti che vorrai visitare e ti renderò per sempre mia, quando tu mi dirai di sì, Kara » mi sussurrò.

« Davvero vuoi sposarmi, Michael..? » domandai in un mormorio.

Egli annuì, stringendo i miei fianchi esili.

« Sì, Kara. Lo desidero davvero tanto. Desidero diventare tuo marito e muoio dalla voglia di crearmi una famiglia con te. Voglio stare per sempre al tuo fianco, nei momenti di tenebre e di luce. E questo te lo prometto. Anche se mi dirai di no,
piccola. »

La mia vista cominciò ad offuscare e il battito del mio cuore si fece accellerato.
Il mio corpo aveva cominciato a subire l'invasione di emozioni davvero forti e le mie gambe iniziarono a tremare vigorosamente.
Lui mi amava per davvero.
Avrei dovuto notarlo sin dal principio, ma i miei occhi si erano fermati soltanto ai gesti che compiva in mia presenza.
Non ero riuscita a scavare nel suo animo e non ero riuscita a scorgere i suoi forti sentimenti nei miei confronti e quasi mi pentivo.
Ma dopotutto, nessuno era in grado di farlo.
Tranne lui.
Aveva scavato nel mio cuore senza che io me ne accorgessi ed era riuscito a mettere alla luce ciò che realmente provavo, rinfacciandomelo ogni volta che negavo.

« E se io...E se ti dicessi di sì, cosa mi risponderesti? » risposi.

La sua espressione si fece leggermente sorpresa, mentre avanzava di un passo.

« Cosa..? » domandò.

« Se ti risponderei di sì, tu mi renderesti tua per sempre? Resterai al mio fianco? E a quello dei miei genitori? » replicai.

Una lacrima scese lungo la mia guancia ed egli fu rapido a racchiuderlo in un casto bacio, percorrendo con le labbra tutto il perimetro di esso fino a raggiungere il mio orecchio.

« Sì, Kara. Lo farò. Anche all'istante » sussurrò.

Percepii un lungo e violento brivido solleticarmi la schiena e prima che potessi rispondere, Michael mi abbracciò dolcemente, facendo aderire i nostri petti coperti dalla stoffa dei nostri vestiti.
Mi tolse piano la giacca, avvitando infine le sue braccia attorno ai miei fianchi per sciogliere il nodo del mio grembiule, facendomi restare così con la divisa da lavoro.
Il buffo abito azzurro.
Scoppiai silenziosamente in un pianto liberatorio, portando le mani sulle sue braccia per nascondere il mio viso dal suo sguardo acceso ed egli mi portò i capelli da una parte, sfiorandomi il collo in le labbra umide.

« Dimmi che sono il primo uomo a farti impazzire, Kara » parlò.

Chiusi gli occhi, respirando quasi a fatica.
Scossi piano la testa, perché non volevo che sapesse che piangevo. La mia voce mi avrebbe tradita.

« Dimmelo Kara e renderò questa notte la più bella di sempre » ripeté.

Lo abbracciai di scatto, stringendomelo contro al corpo con estrema forza e sempre con la voce tremante, decisi di rispondergli: « Sto impazzendo per colpa tua, Michael. Tu mi stai rendendo pazza. »

Lo sentii ridere dolcemente ed infine, in uno scatto mi sollevò da terra, adagiandomi completamente sul materasso freddo.

« Sei tu che mi stai facendo impazzire, Jones. Questa è la terza volta in una giornata e non sai da quanto tempo io abbia aspettato questo momento » disse, intento ad asciugarmi le lacrime con le sue lunghe dita affusolate.

Risi leggermente ed egli mi seguì a ruota prima di stendersi completamente sul mio corpo ormai bollente.
Era anche il mio momento tanto atteso, Michael.




« Lisa mi ha telefonata oggi. »

Eravamo una di fianco all'altro e il mio corpo era stato avvinghiato contro al sudato.
Mi ero nuovamente concessa a lui ed egli mi fece passare le ore più belle della mia nottata.
Ed ora, con il desiderio ormai sazio e il cuore ancora a mille, Michael aveva accennato un nome tanto familiare.

« Come mai? » gli chiesi, alzando di poco lo sguardo per guardarlo.

Ma egli questa volta non lo ricambiò, anzi, guardava le nostre mani intrecciate e in risposta sospirò piano.

« Ha chiesto il divorzio. Ha detto di aver lasciato casa sua e si è trasferita da sua madre con i bambini. Tra una settimana si batteranno in tribunale per la custodia dei figli » biascicò.

Il suo sguardo assorto e in pensiero mi lasciò con una punta di amaro sulle labbra.
Sapevo benissimo quanto lui amasse i bambini e l'idea di avere due genitori separati non lo rendeva entusiasta.
Lo strinsi maggiormente, stampandogli un bacio sulla clavicola, per poi poggiare nuovamente la testa sul suo petto da cui potevo perfettamente percepire il battito del suo cuore regolarsi pian piano.

« Perché? Perché si sono lasciati..? » domandai.

« È ormai da tempo che discutono su faccende per me alquanto inutili e alla fine lei ha preso la decisione di lasciarlo. Mi ha detto di non amarlo più come un tempo » spiegò, sospirando appena.

Se tra noi non ci fosse stato qualcosa di profondo, quello sarebbe stato il suo regalo.
Lei sarebbe stata sua, dopo anni a rimpiangersi un'amore non ricambiato.
Ma come potevano due persone innamorati non amarsi più con il tempo? Cosa li portava a tale rottura?
Discussioni e tradimenti. Erano soltanto quelle le ragioni?
Il motivo per spezzare una famiglia un tempo allegra?

« Perché la vita è così
ingiusta..? » sussurrai.

Michael mi accarezzò i capelli, stampandomi un bacio sulla fronte.

« Non lo so, piccola. Davvero non lo so. »




La mattina seguente mi svegliai molto presto.
Allungai una mano per cercare il corpo di Michael, ma rimasi leggermente delusa quando ricevetti come risposta la parte fredda del morbido materasso.
Mi sollevai con il busto, guardandomi attorno con occhi ancora assonnati, ma di lui nessuna presenza.
Lanciai uno sguardo all'orologio da muro vicino allo specchio e restai leggermente sorpresa quando mi accorsi che erano ormai le sei passate.
Così, anche se controvoglia, decisi di alzarmi, poggiando i piedi nudi sul pavimento in legno fresca per mettermi dritta.
Mi cambiai velocemente, indossando l'abito della scorsa notte e mi lavai per bene il viso con dei getti d'acqua fresca.
Solo dopo essermi assicurata di essere abbastanza presentabile, uscii dal piccolo bagno, camminando verso al salotto da cui potevo udire il suono della voce di Michael parlare con qualcuno.
Varcai la soglia e lo intravidi in piedi dinanzi alla finestra spalancata e stretto in una bellissima camicia rossa.
I suoi capelli erano stati legati in un basso codino e le sue gambe tese erano messe in risalto dal tessuto aderente dei suoi jeans scuri.

« No, Javon te l'ho già detto! Sì, sì, ho già parlato la signora Jones. Cosa? Sì, saremo lì presto. Avvisa Conrad e digli di non dimenticarsi l'appuntamento per il signor Jones. È importante, lo sai. D'accordo. Non farne parola con nessuno, ti prego. A dopo, grazie. »

Chiuse la chiamata e guardò il paesaggio fuori dalla finestra per brevi minuti e prima che potesse voltarsi, gli circondai il busto con le braccia, poggiando la testa sulle sue larghe spalle.
Egli sussultò appena ed infine poggiò le sue mani sulle mie, stringendole.

« La bella addormentata si è svegliata » scherzò.

Sorrisi divertita, palpandogli piano l'addome piatto e poco muscoloso.

« Sì, ma stranamente senza il bacio del principe » risposi.

Lui in risposta rise, sciogliendo la presa per voltarsi verso di me. Si chinò in avanti con il busto, baciandomi a fior di labbra.

« Ora sei soddisfatta? » domandò dilettato, sollevando un sopracciglio con fare elegante.

Annuii sorridendo, sentendo il mio cuore riempirsi ad un tratto di gioia.
Ero felice quella mattina.
Michael ricambiò il mio sorriso, circondandomi le spalle con il suo braccio possente.

« Venire qui con te è stata la cosa più emozionante e folle che abbia mai fatto » disse.

« Lo è stata anche per me, Michael » risposi, continuando a sorridere.

« Il dottore sarà lì alle undici. Tu cosa pensi? Sei pronta? »

Lo guardai dal basso con sguardo amorevole, annuendo infine.
Ero pronta. Eccome se lo ero.

« Si ritorna a Neverland, Kara. »

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