Capitolo 57

C A P I T O L O 57

Percepivo una dolce carezza lungo tutto il mio braccio sinistro, un sussurro lascivo al mio orecchio e delle forti braccia attorno al mio busto esile.
Eppure mi sembrava di sognare.
Socchiusi leggermente gli occhi, sentendomi affabilmente tediata da un'altro corpo alquanto caldo e quando aprii piano le mie iridi chiare ancora impastate dal sonno, realizzai con grande sorpresa che in quel momento non ero in camera mia.
Mi guardai attorno attentamente, scorgendo la grande stanza illuminata dal chiarore del sole, avvolta in un'enorme disordine.
Le tapparelle erano ormai state sollevate e le persiane rosse erano state spalancate di proposito, permettendo alla luce del giorno di accecarmi impietoso.

« Buongiorno, piccola. »

Una voce roca che arrivò dritto alle mie orecchie mi fece delicatamente rabbrividire.
Sollevai lo sguardo, cercando in tutti i modi di abituarmi al bagliore proveniente fuori dalla finestra.
Adocchiai una ciocca di ricciolini solleticarmi amabilmente il collo poco sudato, poi un mento dai lineamenti definiti ed accentuati.
Quando scontrai le sue iridi scure, il mio corpo fu scosso da un fremito di piacere che nascosi piegando leggermente le gambe.
Mi guardava con un dolce sorriso dipinto sulle labbra e nonostante il suo viso fosse privo di trucco, la sua bellezza del tutto disarmante mi rese alquanto debole.
Era la prima volta che mi svegliavo con lui al mio fianco, stretto contro al suo corpo privo di indumenti e quando i momenti della scorsa notte riaffiorarono nella mia mente, avvertii il mio viso incalorirsi.
La sua grande mano andò ad appoggiarsi sulla mia guancia calda e le sue dita percorsero languidamente tutto il suo perimetro, fino a soffermarsi sul collo, stringendolo dolcemente.

« Spero tu abbia dormito bene » sussurrò.

Mi strinsi completamente contro di lui, avvitando al meglio il mio braccio attorno al suo addome poco scolpito ed avvicinai il mio seno contro al suo torace.
Poggiai la testa sul suo petto e chiusi gli occhi, sorridendo dolcemente.

« Ho dormito benissimo » replicai.

La sua mano riprese ad accarezzarmi i capelli, scendendo poi in basso per percorrere lentamente tutta la mia colonna vertebrale, arrivando alla schiena e poi al fianco, stringendolo dolcemente.

« Come stai? Ti fa male
qualcosa? » si azzardò a domandare con una nota di preoccupazione.

Scossi la testa, sollevandomi con il busto per poterlo osservare negli occhi.
Il suo sguardo profondo vagava lungo tutto il mio viso, soffermandosi sul mio petto scoperto ed istintivamente mi portai le braccia ad esso, coprendolo.
Lui in risposta rise dolcemente, allungando la mano destra per scoprire il mio busto, facendo pressione sulle mie braccia.

« Lasciati vedere, piccola. Sei bellissima » mormorò, mordicchiandosi il labbro inferiore.

« Dovrebbe imparare a tenere le mani e gli occhi a posto, signor Jackson » esordii, allontanando la sua mano dal mio corpo.

Lui si inumidì il labbro inferiore con la lingua sorridendo ammaliante.

« Dici? Eppure a me sembra che ti piaccia » rispose.

Avvampai violentemente, voltando lo sguardo altrove per l'imbarazzo.
Percepii il materasso sprofondare alle mie spalle e subito dopo una mano afferrarmi per il mento e voltarmi il viso in avanti.

« Guardami negli occhi, piccola » sussurrò.

Incatenai il mio sguardo con quello suo e quasi mi persi in quelle iridi profonde.

« Cristo santo, Kara. Sei davvero irresistibile » parlò, avvicinando le sue labbra al mio orecchio per mordicchiarne il lobo.

Gemetti piano, portando una mano all'altezza del suo petto per spingerlo via.
Avrei voluto lasciarlo fare, godermi quel momento di intimità, ma il mio basso ventre aveva cominciato nuovamente ad impazzire e questa volta non me lo sarei perdonata.
Sapevo benissimo chi c'era fuori da quella porta.

« Michael... » mormorai.

Ma egli non si arrese.
Allungò una mano verso alla mia direzione, afferrandomi per un polso e in una mossa veloce mi trascinò sul materasso, affondando le mani su esso per impedirmi di muovermi.
Il suo corpo era aumentato di temperatura e potei perfettamente percepirlo sulla mia candida pelle.
Sapevo benissimo cosa voleva fare. Sì che lo sapevo.

« Michael, non credo che sia una buona idea, adesso » dissi.

Lui annuì un paio di volte, roteando infine gli occhi.
Una bellissima collana con un piccolo ciondolo a forma di nodo, era legata attorno al suo collo e quella fu la prima volta in cui lo notai.
Rimasi leggermente sorpresa nel vedere un gioiello così semplice ma elegante al contempo.
Portai due dita all'altezza del suo collo, afferrando dolcemente il ciondolo che penzolava davanti ai miei occhi.

« È bellissimo... » sussurrai.

Michael seguì il mio sguardo ed infine sorrise, ritornando poi a guardarmi.

« Me l'ha regalata mia madre. Katherine. Era di mia nonna ma adesso lei l'ha passata a me » parlò.

Studiai attentamente il gioiello incastrato fra le dita, per poi accarezzarlo con il pollice.
Avrei voluto domandargli cosa esso rappresentasse, cosa per lui significasse, ma mi ero nuovamente persa nel suo sguardo profondo e privo di malizia.
Aveva smesso di trarre argomenti riguardante alla collana e aveva cominciato ad osservarmi con un'espressione del tutto calma.

« Ieri è stata la notte più bella della mia vita » mormorò.

Ieri.
Sì, era vero. Mi ero totalmente concessa all'uomo che amavo e lui mi aveva accolta a braccia aperte.
Aveva dedicato il suo tempo a sfamare il mio desiderio di sentirmi sua dopo ad un lasso di tempo che neanche ricordavo e ci eravamo amati senza timore di sbagliare o di essere scoperti.
Avevamo fatto l'amore.
Un po' come dicevano i grandi. Ero stata toccata da mani che avrei ricordato per sempre.
Gli sorrisi dolcemente, portando una mano sulla sua guancia privo di imperfezioni e con il pollice gli accarezzai le labbra quasi secche.

« Lo è stata anche per me » replicai.

Ci guardammo per brevi secondi negli occhi, poi lui avvicinò lentamente le sue labbra alle mie e sfiorandomi il labbro inferiore con esse, gli diedi accesso alla mia bocca bramante di sentire il calore del suo respiro a contatto con il mio.
Lo baciai con trasporto, avvolgendo le mia braccia attorno al suo collo ed egli non tardò a stringermi i fianchi con gentilezza, premendo maggiormente le sue labbra contro alle mie.
Resta così per sempre, Michael.






Stavo preparando il grande tavolo ormai bandito di pietanze gustose, quando mia madre fece il suo ingresso nella grande sala, seguita da mio padre che reggeva in mano una scatolina di medicinali.

« Ah! La signora e il signor Jones sempre insieme! Siete davvero una bella coppia! » esclamò all'improvviso Leticia, allargando le braccia con fare entusiasta.

Mia madre rise divertita, ringraziandola subito dopo e mio padre si limitò a lanciarle un'occhiata dilettata.

« Dov'è Michael? » domandò Glenda, continuando a dividere le posate sul tavolo.

« Ho sentito che sta parlando al telefono con una certa Lisa
Marie » rispose mio padre, agitando piano un braccio mentre prendeva posto su una di quelle tante sedie.

Aveva cominciato a stancarsi subito e la mattina era solito svegliarsi con il mal di testa.
Era ormai da giorni che soffriva di quel dolore e quando gli dissi che l'avrei accompagnato per fargli una visita, egli mi rispondeva sempre che il medico gli aveva prescritto delle vitamine.
Aveva da sempre odiati gli ospedali e tutto ciò che lo riguardava.
"Quel posto mi ha portato via le persone che amavo", mi disse un giorno.

« Lisa? » chiese Glenda.

Egli annuì, guardandola con un tenero sorriso.

« Sei davvero una bella ragazza, Glenda. Davvero forte e coraggiosa. Proprio come Leticia, mia figlia e mia moglie » disse - « sono felice di aver incontrato persone così, nella mia vita » concluse poi.

Afferrai un paio di bicchieri e subito lo guardai con la fronte corrugata, mentre li disponevo ordinati sulla superficie coperta da un bel tovagliolo bianco e viola.

« Papà, non parlarci in questo modo. Sai benissimo che non mi piace » sussurrai.

Egli ridacchiò, tossendo subito dopo.

« È vero, hai ragione, bambina mia. Ho ancora una vita davanti e dovrò accompagnarti all'altare, vedere i miei nipotini e riabbracciare tua sorella. Solo allora potrò dire di aver concluso il mio cammino » rispose.

Riabbracciare tua sorella.
Jane. Jane e Jane.
Lei non mancava mai.

« E cosa ne sarà di mamma? » domandai con il respiro ormai pesante.

Stavo per piangere, ma non volevo farlo davanti ai miei genitori.
Non volevo che mi vedessero in quello stato, perché non lo sopportavano ed io non potevo accettare l'idea di vederli feriti.
Ma sentire mio padre parlarmi in quel modo, mi rattristò.

« So benissimo che la lascerò in mani fiduciose. La nostra amata bambina si prenderà cura di lei, proprio come lo sta facendo adesso, giusto? »

Guardai mia mamma con un leggero sorriso e lei ricambiò, accarezzando poi le spalle a mio padre che afferrava un bicchiere, versandoci dentro dell'acqua.
Glenda rimase per tutto il tempo in silenzio, lanciandomi di tanto in tanto sguardi fugaci ma che io notai, mentre Leticia aveva continuato il suo dovere, arrivando ora a togliersi il grembiule sporco.
La imitai anch'io, voltandomi dall'altra parte per asciugarmi gli occhi e poggiai il tessuto azzurro sul pianale, vicino a quello di Glenda.
Michael fece il suo ingresso proprio in quel momento, sistemandosi il colletto della camicia rossa che indossava e quando vide i miei genitori, li strinse in un caloroso abbraccio, accarezzando infine la spalla a mio padre.

« Signor Jones, la vedo in forma, questa sera. Come si sente? » domandò, inchinandosi leggermente in avanti con il busto per poterlo osservare meglio negli occhi.

« Sto bene, Michael. Ti ringrazio. Mi fa solo un po' male la testa » rispose, sorridendogli di rimando.

« Ho già chiamato il medico. Sarà qui domani mattina per un controllo. È davvero bravo nel svolgere il suo mestiere e credo che lei dovrebbe conoscerlo » disse, ammiccandolo.

« Michael, sei davvero gentile, ma non credo che sia necessario, sai i- »

« Sei davvero un testardo! Proprio come tua figlia. Domani ti farai quel controllo,
d'accordo? » esclamò mia madre.

Mio padre si arrese, annuì e alzò di poco le mani in alto, mentre Michael mi rivolse una dolce e divertita occhiata prima di prendere posto sulla sedia di fronte a me.
Voltò la testa a sinistra e poggiò la sua attenzione su Glenda, intenta a guardarsi attorno con fare nervosa.

« Glenda, come stai? » le domandò a bassa voce.

La giovane donna, sentendosi interpellare, ricambiò lo sguardo, sorridendogli lievemente.

« Sto bene, ti ringrazio. »

« Ne sono felice. Perché non ti siedi? Non stare lì in piedi, avanti » la invitò, spostando la sedia di fianco a lui per farle spazio.

Ella non se lo fece ripetere ancora e titubante prese posto vicino ad egli, portandosi una ciocca di capelli dietro all'orecchio.
Si aggiustò la divisa lungo i fianchi schiarendosi subito la voce.

« Buon appetito » disse.

« Buon appetito! » esclamò Michael.






« Il signor Jackson che conversa con Lisa Marie! Wow, proprio non ci credo » esclamò Leticia, intenta a lavare le posate della ricca cena da poco consumata.

Le sorrisi appena mentre ero intenta a spazzare il pavimento con l'aiuto di Glenda.

« Quella donna non penserà mai a farsi la propria vita. Ha voluto le sue attenzioni e ora aspetta il momento giusto per fare il grande passo » parlò Glenda, stringendo forte il bastone in legno, tanto da avere le nocche bianche.

« Il suo grande passo..? » domandai.

La donna mi rivolse un'occhiata seria per brevi secondi, poi annuì.

« Sì. Il grande passo. Ma a Michael non credo le interessi. Lui ha un'altra donna per la
testa » rispose.

Sapevo benissimo a chi si riferiva.

« Midispiace ma credo tu abbia sbagliato. Tra me e il signor Jackson non c'è nulla » esclamai.

Ella alzò un sopracciglio, portando una mano sui fianchi.

« Nulla? Sul serio? Quindi vorresti negare il fatto che sentirlo parlare con Lisa ti dia fastidio? » domandò.

La guardai sorpresa, ridacchiando nervosa subito dopo.

« Fastidio? Per te forse non è la stessa cosa? » risposi.

Le sue iridi chiare vagarono per un tratto del mio corpo, soffermandosi infine nei miei.

« No, Jones. Per Michael io non esisto più. E sai il perché? Perché da quando hai messo piede in questa casa, lui non fa altro se non parlare di te anche in mia presenza. Non fa altro se non trattarti con una gentilezza davvero ripugnante e a prendersi cura dei tuoi genitori come fa con i suoi. Bella mossa a portare tuo padre in questa casa, Kara! Sarebbe dovuto essere una vacanza, giusto? Beh, penso che per Michael non sia la stessa
cosa » urlacchiò.

Leticia si avvicinò immediatamente alla giovane donna, poggiandole una mano sulla spalla.

« Glenda, smettila. Perché non finiamo qui e andiamo a dormire? »

Rimasi completamente sorpresa e senza parole. Dopotutto quello che cercavo di fare per renderla a suo agio, lei mi ha pugnalato in quel modo?

« Non ti do il permesso di parlare in questo modo ai miei genitori, Glenda. Farli venire qui è stato il loro più bel regalo e anche se a te da fastidio, non mi interessa. Fra due giorni ritorneranno ad Houston e per loro sarà nuovamente difficile, quindi se hai un problema con Michael, perché non gli parli? » esclamai, quasi scoppiai in lacrime.

« Perché lui non capirebbe mai, ecco perché! Anche quando gli ho chiesto di congedarti, lui ha
det- »

Glenda stava per continuare, ma subito fu interrotta da una figura alta e maschile che la sorpassò, dirigendosi verso alla mia direzione.
Michael avanzava con passi lunghi, la mascella contratta e lo sguardo serio.
Mi afferrò per il polso, guardandomi negli occhi con sguardo autorevole.

« Andiamocene. »

Stavo per ribattere di lasciarmi andare, di chiarire con Glenda e porre fine a quella discussione, ma egli non mi diede tempo di replicare e in una mossa veloce mi trascinò fuori dalla cucina, in direzione della porta principale.
Afferrò le chiavi della sua auto, la sua fedora nera, una sciarpa e la sua giacca a vento scura, porgendomi infine la mia.

« Non posso venire con te, Michael. I miei genitori sono qui ed io- »

« Indossalo, Kara » disse serio.

I miei genitori scesero le scale quasi correndo ed io presi la giacca, guardandolo con aria abbattuta.
Non potevamo scappare per sempre.
Perchè nasconderlo?
Dopotutto era una cosa genuina. Innamorarsi era una bella cosa.

« Tesoro, dove stai andando? » mi chiese mia madre.

« Signori Jones, porterò Kara a fare una passeggiata. Vi prego di non aspettarci svegli » rispose Michael, con voce pacata.

Mia madre si limitò ad annuire, ancora scossa e preoccupata e Michael per rassicurarla le rivolse un dolce sorriso, aprendo infine la porta.
Lo rincorsi leggermente, piazzandomi di fronte a lui per bloccargli il passaggio, mentre questo non si decideva a fermarsi, obbligandomi a retrocedere.

« Michael, cosa ti è saltato in testa? Perché non le hai
parlato?! » esclamai.

Egli mi spostò con un braccio a destra, continuando ad avanzare verso al cancello principale dove vi era ancora un'auto nera parcheggiata.

« Ti sto parlando, Michael! » urlacchiai, fermandolo per il petto.

Egli mi guardò dall'alto, serrando subito la mascella.

« Cosa mi è saltato per la testa, Kara? Vuoi davvero saperlo? »

« Avresti dovuto parlarle. Perché continuare a scappare..? » domandai.

« Sul serio? Parlarle? Sai cosa potrebbe succedere? » rispose.

« Sì, lo so benissimo, Michael. Ma non possiamo continuare a fingere e giocare con i sentimenti delle persone » parlai.

« Tu non capisci, Kara. Davvero non capisci » mormorò, spostandosi per riprendere a camminare.

Mi voltai verso alla sua direzione, seguendolo con lo sguardo.

« Perché? Perché non capisco? »

Michael arrestò la sua camminata, si portò una mano sulla fronte e sospirò rumorosamente.

« Michael! » lo chiamai.

Nervoso si voltò verso di me e con voce alta e profonda urlò:
« Perché io ti amo, Kara! Dannazione se ti amo e non posso lasciare che le persone ti feriscano come fanno con me! Non posso! »

Spalancai violentemente gli occhi e il mio cuore cominciò a battere velocemente.
Mi amava.
Aveva appena confessato di amarmi ed io avevo cominciato ad esultare nel mio cuore.
Proprio come un'egoista.

« Cosa...Cosa hai detto..? » mormorai.

Volevo che me lo ripetesse, che mi facesse sentire parte della sua vita e in quel momento lo volevo per davvero.

« Io ti amo, Kara Jones » disse.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top