Capitolo 35

C A P I T O L O 35

La donna mi osservava ormai da un paio di minuti con un largo sorriso sarcastico dipinto sul volto.

« Lisa... Lascia che ti presenti Kara, la mia...la mia... » balbettò imbarazzato, poggiando una mano sulla mia schiena per spingermi leggermente in avanti.

« La sua domestica. Piacere di conoscerti, Lisa Marie. Michael...Michael mi ha parlato tanto di te » conclusi, porgendole la mano con un finto sorriso.

Ella allungò la sua con le lunghe unghie laccate di rosso, congiungendo le nostre mani in una presa salda.
La agitò piano, fissandomi negli occhi con un'espressione strana.

« Kara Jones. La nuova arrivata suppongo. Ho sentito parlare molto di voi due nei giornali. Spero che le cose scritte non siano vere » rispose, allontanandosi subito dopo per aggiustarsi il lungo cappotto scuro lungo i fianchi esili.

Scossi la testa, torturandomi le dita con l'altra mia mano.

« I tabloids inventano tutto per i soldi, signorina Presley. Tra me e Michael non c'è nulla » replicai, assumendo un tono alquanto irritato.

Lisa annuì, portandosi una ciocca di capelli dietro all'orecchio ornato da un piccolo orecchino a perla.
Era davvero una bella donna, a dire la verità.

« Beh, Kara, io e Michael abbiamo intenzione di cenare. Perché non ti riposi un po'? » domandò ella, allungando una mano per sfiorare il tessuto del mio cappotto.

« In verità volevo domandarle se le andasse di cenare con noi, questa sera » s'intromise Michael, intascando le mani.

Mi portai una ciocca di capelli dietro all'orecchio, mantenendo un'espressione seria.
Odiavo il fatto che ella si fosse presentata proprio al giorno del mio ritorno.
Avevo intenzione di passare un po' di tempo con Michael, ma lui si era già preoccupato di tenersi occupato da solo.

« Ti ringrazio, ma credo che mi farò un bel bagno caldo prima. Quindi, cenate senza di me. »

Feci un leggero inchino con la testa, sorridendo appena, prima di ritornare seria ed oltrepassare il corpo della donna che, immobile dov'era, si era fatta spuntare un sorriso falso sulle labbra.

« Ma certo. »

Odiavo il fatto che egli, nonostante gli fossi stata lontana per un po' di tempo, avesse preso la decisione di passare la serata con una donna che, come diceva lui, aveva smesso di amare.
La sua grande idea non mi piaceva per niente, sopratutto quando attorno a quel grande tavolo, la mia presenza sarebbe stata assente.
La presenza di tutti.
Che i due cenassero in camera? Ancora peggio.
Scossi leggermente la testa, stringendomi nelle spalle quando un forte vento gelido mi colpì in pieno il corpo, creando una serie di brividi insistenti che percorsero tutta la mia pelle ormai divenuta fredda.
Il grande portone principale era aperto, il che significava che Lisa era uscita da lì, per raggiungerci.
Attraversai la soglia, ritrovandomi dentro al grande ingresso illuminato da un lampadario elegante pendente al soffitto.
Sorrisi, pensando a quanto quel posto mi fosse in realtà mancato.
La differenza da casa mia, lo potevo notare perfettamente, soprattutto per i mobili molto pregiati.
Jackson non si faceva sfuggire nulla di buono e raro.
Mi guardai attorno ammaliata, proprio come la prima volta che misi piede in questa enorme casa di lusso.

« Kara! Tesoro, sei ritornata! »

Una voce stridula mi fece sussultare notevolmente, destandomi dai pensieri per voltarmi nella direzione da cui essa proveniva.
Spalancai di poco gli occhi per la felicità, quando notai Leticia proprio sotto alla soglia della cucina, con in mano un mestolo sporco di pomodoro.
Indossava la sua solita divisa ridicola e che ben presto avrei dovuto indossare anch'io.
Era molto buffa, soprattutto quando era solita sorridere in quel modo ampio.

« Leticia! Sono felice di
rivederti! » esclamai, avanzandole incontro per stringerla in un caloroso abbraccio.

Ella non esitò a ricambiare, abbracciandomi talmente forte quasi a farmi soffocare.
Risi divertita dal suo gesto, allontanandomi per poterla osservare meglio.
Le sue labbra erano sempre dipinte di rosso; un rosso acceso che saltava subito all'occhio, mentre le sue orecchie erano ornate da un paio di grandi orecchini a perla.

« Come stai cara? Oh guarda! Sei dimagrita parecchio! Per caso non mangiavi abbastanza? » domandò, scrutandomi dall'alto verso al basso.

Sorrisi imbarazzata, portando entrambe le mani davanti al mio grembo.

« Ho mangiato più del solito, sai? Eppure non riesco proprio ad ingrassare » replicai canzonatoria, guardandola con un sorriso furbo.

Leticia sorrise a trentadue denti, poi, prendendo un bel respiro, parlò: « Credo che qualcosa devi pur mettere sotto ai denti, dopo questo lungo viaggio
estenuante! »

Stavo per aprire bocca e risponderle, ma dei passi lenti mi bloccarono.
Proprio di fianco alla figura di Leticia, sbucò quella di Glenda coperta dalla sua divisa verde e dal suo simpatico grembiule bianco.
Aveva i lunghi capelli legati in una treccia, gli occhi accentuati da un velo di matita e le guance rosee.
Si era truccata.
Si appoggiò con le braccia incrociate allo stipite della porta, osservandomi con uno sguardo serio.
Mi sentii immediatamente a disagio, sopratutto quando Michael e Lisa fecero il loro ingresso camminando uno dietro all'altro.
La donna dai capelli bruni, oltrepassò la soglia della grande sala da pranzo, sparendo dietro ad essa, mentre Michael si fermò per brevi secondi, fingendo di sistemare una piccola statuetta sopra al comodino in legno pregiato.

« Kara. Che bello rivederti. Spero tu ti sia fatta una bella vacanza » parlò Glenda, alzando un sopracciglio.

Mi schiarii la gola, allungando una mano per salutarla.

« Sono felice anch'io di rivederti. Mio padre stava male. Non credo sia stata una vacanza, la mia partenza » replicai.

Ella mi osservò per brevi secondi in silenzio, poi, raddrizzandosi lanciò uno sguardo veloce nella direzione di Michael intento a studiare il vaso greco che ornava il comò antico.
Poi, quando lui la sorprese a fissarlo, Glenda si schiarì la voce, allungando una mano per stringere la mia.

« Bentornata » sussurrò, accennandomi un finto e leggero sorriso.

La ringraziai con il cenno del capo, allontanandomi infine per sistemarmi la borsa sulla spalla.

« Beh cara! Sistemati! La cena è pronta! Io e gli altri mangeremo dopo, ma tu, dato che sei stanca, puoi cenare prima di noi » disse Leticia, sfoggiandomi un dolce sorriso.

Scossi piano la testa, ricambiando il sorriso.

« Mi piacerebbe cenare insieme a voi. Non sono per niente stanca, quindi posso aspettare » risposi.

Leticia guardò Glenda ed ella guardò lei, facendo infine le spallucce.
Michael, invece, a quella risposta, riprese a camminare verso alla sala da pranzo, chiudendosi la porta alle spalle, quasi in un tonfo.
Mi mordicchiai il labbro inferiore, fissando per pochi secondi, la porta in legno chiusa, prima di congedare Leticia e salire su al piano superiore,






Pensavo di passare una serata tranquilla quel giorno, ma dopo essermi fatta un bel bagno caldo, cenato, rilassata e cambiata, indossando un semplice abito notturno, udii una forte risata femminile proveniente dal piano di sotto.
Quella voce grave e provocatoria l'avrei potuto riconoscere fra mille.
Lisa aveva da poco lasciato che dalle sue labbra carnose, una risata divertita e stridula, uscisse allo scoperto, riecheggiando fra quelle possenti mura.
Dopo la cena, i due si erano rifugiati in salotto, prendendo posto su quel divano comodo e pulito.
Io invece, nonostante avessi insistito per aiutare in cucina, ora mi ritrovavo da sola nel mio letto a due piazze, intenta a sfogliare un libro ormai prosciugato dal tempo.
Michael non si era nemmeno preoccupato di passare a darmi un'occhiata, domandarmi se stessi bene o se avessi mangiato.
Era rimasto tutto il tempo con quella donna cui i figli non vidi.
Forse erano dalla nonna, oppure a casa con il padre, mentre la madre era intenta a rimorchiare l'uomo più famoso del pianeta.
Sbuffai irritata, lanciando il libro dall'altra parte del letto, per girarmi su un fianco e poggiare la testa sul cuscino, con le mani sotto ad esso.
Chiusi gli occhi, cercando di addormentarmi, ma quel fastidioso suono al piano di sotto, mi privava del mio riposo notturno.
Non mi sentivo per niente stanca, se non frustata.
Glenda non mi aveva rivolto la parola per l'intera serata, anche quando cercavo di aprire una conversazione amichevole. Si era pure voltata dall'altra parte della stanza, dandomi le spalle come se neanche fossi presente.
Odiavo il suo modo patetico di ignorare la gente tant'è che ero arrivata a domandarmi se anche con Michael avesse fatto la stessa cosa.
Lanciai uno sguardo alla cornice posta sopra al mio comodino, osservando con un leggero sorriso malinconico, la foto raffigurante la mia famiglia e me da piccola.
La famosa foto che avevo conservato con tanto egoismo in quel lasso di tempo ormai passato.
Allungai una mano, sfiorando con l'indice, il viso di mia sorella per poi passare a quello dei miei genitori.

« Se solo fossi qui... Ti avrei raccontato molte cose, Jane. Come ai vecchi tempi » mormorai, increspando le labbra per poi sospirare.

Ero persa nei miei pensieri malinconici, chiudendo per brevi secondi le mie iridi scure.
Poi, senza accorgermene, caddi in un sonno profondo, quasi rilassante.
Se solo le mie giornate fossero più facili e la mia vita meno complicata.
Avrei richiesto tutto il necessario pur di restare felice.
Ma soprattutto, avrei ricercato la felicità anche nel mio dolente passato, estraendo così una parte di quella felice che conservavo in modo egoista in una piccola parte di me.
Lontano e protetto.

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