Capitolo 31

C A P I T O L O 31

Una luce accecante era comparsa all'improvviso, colpendomi violentemente in pieno viso.
Chiusi gli occhi, riparandomi istintivamente con le mani che andai a portare in avanti, facendo da scudo al mio volto contratto in una smorfia.
E, solo dopo qualche minuto, la fastidiosa luce scomparì, lasciando spazio ad un ambiente a me sconosciuto.
Mi ritrovavo in una casa abbandonata, estranea.
I muri erano tappezzati quadri dalla cornici grigie e, la moquette rovinata sotto ai miei piedi, era umida, quasi bagnata.
Mi guardai attorno spaesata, domandandomi cosa ci facessi lì e soprattutto in che modo avessi raggiunto quel posto raccapricciante.

« Mamma? Papà? »

La mia voce era un eco che si propagò per tutta quella piccola stanza.
Ero confusa. Non ero mai stata in quella casa ed esserci arrivata così, senza accorgermene, mi terrorizzava?
Cos'era successo? Dov'ero finita?
Cominciai a camminare, guardandomi attorno con aria curiosa ma spaventata al contempo.
E se ero caduta nella trappola di un maniaco? O di un pervertito?
Uscii da quella stanza soffocante, camminando per un lungo corridoio da cui proveniva un forte odore di chiuso.

« Mamma? Papà? Michael? »

Nessuno rispose e quasi pensai fosse uno stupido scherzo.
Ma di fatto, non era divertente.
Mi fermai dinanzi ad una porta in legno bianca, e, dopo aver poggiato una mano tremante sulla maniglia, l'abbassai, aprendola con lentezza.
Un cigolio assordante spezzò quel silenzio assurdo, e quando la porta fu del tutto spalancata, intravidi una figura femminile di spalle.
La stanza, a differenza delle altre, era luminosa, spaziosa e con arredi moderni.
Una donna alta, non molto, era intenta a sistemare una culla in legno bianca, adagiandovi sopra una piccola coperta azzurra e verde.

« Signora? Midispiace, non so come sono arrivat- »

Mi bloccai subito quando ella si raddrizzò, voltandosi lentamente verso di me.
La prima cosa che notai, fu un'abito rosso a pois bianche e delle scarpe alte.
Le labbra erano dipinte di rosso, mentre il viso ricoperto da un semplice stato di trucco leggero.
Percorrendo tutti i lineamenti del suo viso, arrivai ad appoggiare la mia attenzione sui suoi occhi chiari, poi sui suoi capelli bruni e lisci come la seta.
Spalancai gli occhi, sentendo il pavimento mancarmi sotto ai piedi.
Il mio cuore aveva preso a battere velocemente e la mia fronte, s'impregnò di sudore freddo.

« Jane » sussurrai incredula.

Avevo lasciato mia sorella quando ella era ancora una giovane ragazza ed ora, la ritrovavo da adulta.
Una giovane adulta con un ventre gonfio e le unghie delle dita laccate di rosso.
Un'anello con un grosso diamante dominava il suo anulare sinistro.

« Kara, sorellina. Che piacere rivederti. Ti ha aperto mio marito? » domandò, venendomi incontro per stringermi in un caloroso abbraccio.

Mi avvinghiai letteralmente al suo corpo, percependo il suo ventre gonfio a contatto con quello mio piatto.
Le sue lunghe braccia mi avvolsero le spalle con estrema delicatezza e, quel familiare profumo di vaniglia, invasero le mie narici con eleganza.

« Jane... Ti ho cercato per così tanto tempo! Dov'eri finita? Mamma e papà non fanno altro se non chiedere di te » esclamai, ormai singhiozzando.

La sentii sospirare malinconica, aumentando maggiormente la stretta.

« Midispiace Kara. Non potevo presentarmi in questo stato. Nessuno sa di me, ormai. Ho mandato tutto a fumo, per inseguire il mio amore. Il mio cuore, ma tu Kara, sei così giovane che non capiresti » mormorò.

Sussultai alla sua frase.
Non capirò? Ma di cosa stava parlando? Sono dovuta maturare velocemente e forse, ora ero adulta anch'io e non una semplice ragazza con problemi.
Avevo visto le cose in una prospettiva diversa e, anche se con il passare del tempo, una parte di me aveva cominciato a stancarsi, l'altra mia metà mi pregava di continuare a sopportare.
Ma fino a quando?

« Saresti potuta venire da me, Jane. Non vivo più con mamma e papà e ti avrei accettata anche in queste condizioni. Non ti avrei mai chiuso la porta in faccia, anzi, ti avrei accolta a braccia aperte » replicai, tirando su col naso, mentre mi staccavo dal suo corpo.

Lei mi sorrise dolcemente, passando la sua mano magra sulla mia guancia ormai bagnata da lacrime calde.

« Mi sono sposata. Sono riuscita a raggiungere il mio sogno. Mi sto costruendo una famiglia felice, sorellina. Proprio come ti raccontavo ogni sera. Guarda, avrai una piccola nipotina » mormorò con gli occhi lucidi, prendendo una mia mano, per appoggiarla sul suo ventre rotondo.

Era così bella in quello stato. I suoi occhi emanavano una luce diversa ed io, sorpresa e felice al contempo, le accarezzavo la pancia, chiudendo per brevi secondi gli occhi, per poi riaprirli quando la sua dolce voce risuonò fra quelle quattro mura.

« Vuoi conoscere tuo cognato? » mi chiese, portando entrambe le mani sotto al mio mento, per potermi osservare bene in viso.

Annuii sorridendole piano, poi ella si allontanò dalla mia figura bassa, urlando un "amore" che sembrava così reale.
Aspettai in silenzio, portando entrambe le mani davanti al mio grembo coperto da una semplice giacca a vento bianca.
Poi, quando la porta si spalancò, percependo dei passi leggeri avvicinarsi ai nostri corpi, poggiai la mia attenzione sulla figura estranea che avanzava con eleganza verso di noi.
La prima cosa che notai, furono le sue scarpe laccate di nero e lucide.
Delle calze bianche erano allo scoperto, dai pantaloni alti e scuri.
Percorrendo la parte inferiore di quel corpo che emanava un dolce profumo, mi accorsi che l'uomo indossava una camicia di seta verde, incastrata dentro ad una cintura marrone e sottile.
La sua figura era alta ed esile, proprio come mia sorella, che, avanzando verso di lui, lo prese a braccetto, trascinandolo vicino a me.

« Kara, ti presento Michael Jackson. Mio marito » esclamò pimpante.

Solo quando mi accorsi del suo viso delicato e finito, con quella cascata di riccioli ad incorniciargli il volto dai lineamenti impeccabili, spalancai gli occhi.
Egli, alla mia reazione, si rivolse alla moglie con sguardo divertito, passandosi la lingua sulle labbra, per inumidirle.

« Tesoro, perché fanno tutti così, quando mi vedono? » domandò scherzando.

Ella, in risposta, gli pizzicò un braccio, stampandogli un casto bacio sulla guancia.
Poi, l'uomo mi porse una mano, sorridendomi dolcemente.

« È un piacere conoscerti. Jane mi ha parlato molto di te. Grazie per essere venuta » disse.

Il mio cuore aveva preso a galoppare velocemente, le mie gambe avevano cominciato a tremare come scosse da qualcosa di forte e, il mio sguardo perso, vuoto, ora era affranto.

« Michael... » sussurrai, cadendo pesantemente su tutte e due le ginocchia.

Avevo perso mia sorella, la persona che avevo amato con tutta ma stessa ed ora, non potevo perdere anche lui.
Ma egli, come se non si accorgesse del mio stato umorale, fece un passo indietro, poggiando la mano che prima era tesa, sul ventre di mia sorella, voltandosi verso di lei con sguardo innocente.
Fece le spallucce ed ella lo imitò, poi, senza preavviso, unì le sue labbra con quelle di lui, baciandolo con passione, sotto al mio sguardo disperato.

« No! » urlai, avanzando di un passo, ma le loro figure si erano allontanate maggiormente dal mio corpo, come se venissero trascinate da qualcosa di invisibile.

« Jane! Non puoi farmi questo! » esclamai, con la voce interrotta dal pianto e le guance arrossate.

Ora i due si erano stretti in un abbraccio amorevole, con Michael che la aveva circondato le spalle e lei che aveva le mani appoggiate sui suo fianchi impeccabili.

No, no, no... NO!

Mi svegliai urlando, sobbalzando sul posto, terrorizzata e con il fiato corto.
La porta si spalancò violentemente e una figura maschile si precipitò correndo verso di me.

« Kara! Kara, che succede?! » esclamò allarmato, accendendo subito la piccola lampadina che si trovava sul comodino vicino al letto.

La stanza si illuminò con quella luce fioca e subito mi resi conto di essere a casa.
Mi trovavo nella camera dei miei genitori ed era tutto così reale è vero che, sfiorando le lenzuola, potevo percepire quel tessuto freddo a contatto con la mia pelle.
Era stato soltanto un incubo. Un brutto incubo.
Michael si sedette davanti a me, con uno sguardo dolce e un leggero sorriso sulle labbra.
La camicia era sbottonata, e sotto ad essa, una canottiera con lo scollo a v, lasciava intravedere una parte del suo petto liscio e senza imperfezioni.
I suoi capelli leggermente scombinati, erano legati in una codina bassa, incorniciando il suo viso con alcuni lineamenti marcati dalla luce fioca.
Affondò una mano nel materasso, avvicinandosi maggiormente al mio corpo ancora tremolante e, con l'altra mano libera, dopo essersi abbassato in maggior misura il manico della sua camicia, andò ad asciugarmi dolcemente la fronte impregnata dal sudore, guardandomi negli occhi.

« Michael » sussurrai.

Egli, abbassò la mano, andando a cercare la mia che catturò delicatamente, stringendola.

« È stato un brutto sogno, Kara » disse, rivolgendomi uno sguardo rassicurante.

Cercai di calmare il battito accelerato del mio cuore, chiudendo per brevi secondi, ma il sogno era così reale che, se glielo avessi raccontato, forse mi avrebbe preso in giro.
Il tremolio delle mie mani cominciarono a calmarsi lentamente, ma ero ancora angosciata e spaventata.
Avevo sfiorato il corpo di mia sorella proprio come in quel momento sfioravo le mani di Michael, per poi passare alle braccia, facendo percorrere le mie dita lungo la stoffa della sua camicia di seta.
Egli mi osservava in silenzio, percorrendo con gli occhi, il tratto di strada che le mie mani vagavano, soffermandosi poi sul suo collo caldo e da cui potevo scorgere il rialzo di una vena.
Poi, in un gesto veloce, Michael si alzò, facendo il giro del letto, soffermandosi poi dall'altra parte. Alzò le coperte senza permesso, entrandovi sotto.
Era salito dall'altra parte del materasso, avvicinandosi al mio corpo ranicchiato su se stesso, con le gambe contro al petto e le braccia chiuse attorno ad esse.
Mi incitò ad accostarmi al suo corpo, ed io titubante lo guardai, sgranando di poco gli occhi.

« Michael, noi non possiamo...
Io non pos- »

Egli roteò gli occhi, poi, in una mossa veloce, mi afferrò per un braccio, trascinandomi verso di lui.
Scivolai in avanti, andando a finire con la testa sul suo petto.
Le mie iridi scure erano ancora spalancate, non riuscendo ad elaborare ciò che era appena successo.
Mi trovavo vicino al corpo poco muscoloso e il tepore della sua pelle, si espandeva sotto alle coperte, avvolgendomi con una grazia coinvolgente.
Il suo cuore batteva ad un ritmo diverso dal normale e anche il mio aveva ripreso il suo ballo euforico, scatenandomi al basso ventre, un turbine di emozioni.

« Ti ho appena baciata ed ora rifiuti un abbraccio? » domandò con voce bassa, poggiando una mano sulla mia testa, per poi cominciare ad accarezzarmi i lunghi capelli biondi.

La sua voce era roca, bassa ma dilettata al contempo.
Non potevo guardarlo, perché, staccare il mio orecchio da quel suono così appagante, mi dispiaceva; ma di sicuro, le sue labbra erano inarcate in un sorriso furbo.
Il bacio.
Me lo ricordavo perfettamente il mio primo bacio.
Esatto, era il mio primo, e nonostante avessi avuto così tanta paura a guardarlo negli occhi, lui mi aveva inseguito fino al salotto, baciandomi con passione.
Era stato tutto così romantico ma azzardato al contempo, tant'è che il sapore del suo bacio, che sapeva a di menta, mi era ancora impresso sulle labbra.
Chiusi gli occhi con uno stupido sorriso sulle labbra, circondandogli l'addome leggermente scolpito, con il mio braccio.

« Michael? » lo chiamai con voce flebile.

« Mh? »

« Tu non sei più innamorato di Lisa? » domandai, temendo quasi alla risposta.

Lui sospirò, continuando ad accarezzarmi i lunghi capelli.

« Pensavo di amarla ancora. Kara, è passato ormai un sacco di tempo. Ho conservato tutti i giorni, il mio amore per lei, allontanando anche chi mi amava realmente, o almeno lo credevo. Vedi, non tutti mi accettano per quello che sono, Kara » replicò con una voce roca e malinconica.

Sollevai la testa dal suo petto, per poterlo osservare nelle sue iridi scure, velate da quella luce strana che spesso appariva quando era in mia compagnia.
Affondai un gomito sul materasso, per potermi raddrizzare e, mettendomi seduta, con le gambe contro al petto, mi voltai verso di lui.
Egli se ne stava sdraiato con una mano sotto alla testa, l'altra invece era sulla mia testa ed ora che mi.ero allontanata da lui, si sollevò con il busto, poggiando la spalla allo schienale del letto in legno.

« Nemmeno Glenda? Lei non ti amava? » domandai con aria interrogativa, inclinando la testa leggermente di lato.

Michael si aggiustò la camicia, passandosi una mano sulla nuca.

« Vedi, quando ci siamo frequentati, lei era ancora molto giovane ed io altrettanto. Abbiamo avuto una storia di tre mesi. Lei era così innamorata di me ed io di lei, ma le cose non funzionavano. Sono una persona famosa, Kara. Il mio mondo non faceva parte del suo e lei aveva scelto di allontanarsi da me, dopo aver usufruito per tutto quel tempo delle mie attenzioni e del mio denaro. Mi aveva detto che mi amava, che avrebbe combattuto fino in fondo per starmi vicino, ma non era riuscita a mantenere la sua promessa. Così, dopo vari anni ho incontrato te » raccontò, increspando di tanto in tanto le labbra.

Gli sorrisi lievemente, incrociando questa volta le gambe.
La mia lunga gonna blu notturna copriva quasi tutto il mio piede, quindi, non avevo bisogno delle coperte. Ero così tanto presa dalla sua voce, dal suo modo di raccontare che non mi ero nemmeno accorta di quanto tardi fosse.

« E io? Io non sono famosa, Michael. Sono una semplice donna. La tua domestica. Pensi che con me le cose funzioneranno? » chiesi.

Lui rise nervosamente, allungando una mano per cercare la mia che trovò senza problemi, stringendola.

« Sono maturato. Non sono più lo stesso. Ho intenzione di costruirmi una famiglia, come tutti gli uomini della mia età pensano. Ho intenzione di dedicare un po' del mio tempo, a qualcuno che amo veramente, Kara. E non mi importa se sei la mia domestica o una donna normale. Tu sei una ragazza fantastica » mormorò, accennandomi un dolce sorriso rassicurante.

Ricambiai il sorriso, abbassando lo sguardo per mordicchiarmi il labbro inferiore.
I suoi occhi vagavano in ogni centimetro della mia pelle, e quando alzai lo sguardo, mi accorsi che fissava le mie labbra con occhi diversi, inumidendosi quelle proprie con la lingua.

« Tu non hai mai baciato nessuno, vero? » mi chiese.

Lo guardai con un'espressione imbarazzata, quasi vergognata.
Si era accorto della mia goffaggine mentre mi divorava completamente con le sue labbra.

« Io... Io non ho mai baciato nessuno » sussurrai, portandomi una ciocca di capelli dietro all'orecchio.

Il suo sguardo si addolcì completamente, rivolgendomi anche un'occhiata divertita.

« Mai? Nessuno? Quindi sono il tuo primo! » esclamò con un largo sorriso sulle labbra.

Mi strinsi nelle spalle, sentendo le guance divampare notevolmente.

« Sì, sei il primo... Ma questo non vuol dire che io no- »

Venni interrotta dalle sue labbra che si appoggiarono sulle mie, stampandomi un bacio.
Era come se, baciarmi, lo faceva stare bene.
Infatti, quando si allontanò per poco, mi guardò, sempre con quel sorriso disegnato su quelle labbra ormai umide.

« Non vuol dire cosa? » sussurrò con tono di voce ammaliante.

Arrossii di botto, respirando a pieni polmoni.

« Non vuol dire che io...che io non sappia baciare » borbottai imbarazzata.

Lui mi scrutò per brevi secondi, poi, schiarendosi la voce, si allontanò dal mio corpo, sdraiandosi completamente sul materasso, portando le mani sotto alla sua testa.
Un sorriso divertito aleggiava sulle sue labbra umide.

« Può essere vero. Ma sappi che ha le carte in regola, signorina Jones. Sa baciare benissimo » mormorò.

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top