Capitolo 11
Zeynep
<La devi smettere di allestire il mio letto come se fosse la stanza di una principessa!> urla contro di me il mio capo appena ci incrociamo davanti alla reception.
<Buongiorno a lei signor Atasoy> dico cordialmente mentre di sfuggita guardo l'espressione confusa di Nilüfar.
<Cos, cosa intende signore?> chiede la povera donna balbettando.
<Non la riguarda> risponde in modo aspro facendo sussultare questa graziosa donna che lentamente si allontana dalla reception.
<Sei uno stronzo> ammetto sincera facendolo strabuzzare gli occhi.
<Cosa hai detto?> chiede incredulo ma quando sto per aprire bocca mi blocco appena noto Levend venire nella mia direzione.
<Ci incontriamo di nuovo> dice felice appena mi affianca e quando capisco che vorrebbe abbracciarmi istintivamente mi sposto affiancando Firat. Non mi piace questo suo modo invasivo di abbracciarmi.
<Dogan> sputa in modo duro Firat mentre noto lo sguardo glaciale che li rivolge.
<Atasoy, ti dispiace se prima della riunione parlo cinque minuti con lei?> chiede Levend in modo educato anche se percepisco del sarcasmo nel timbro della sua voce.
<Vorrei tanto restare con te Levend ma devo davvero scappare, ho del lavoro da fare> dico la prima cosa che mi viene in mente mentendo. La verità è che prima che mi fermasse Firat ero intenzionata di andare direttamente a casa mia.
<Mi piacerebbe rivederti> dice di rimando sorprendendomi.
<Se avete finito con le vostre smancerie abbiamo una riunione da fare> sbotta Firat in modo duro facendomi sussultare leggermente. Forse non mi abituerò mai alle persone che urlano attorno a me.
<Spero di rivederti> sono queste le parole di Levend prima di congedarsi.
<Non volevo spaventarti> dice Firat l'attimo dopo appena restiamo da soli.
<Tranquillo, non è colpa tua> mormoro piano.
<Ci vediamo questa sera?>
<Sempre se non hai altri impegni> mi affretto a rispondere.
<Il nostro è più importante> risponde sorridendo per poi allontanarsi e sparire dalla mia visuale mentre io sorrido come una stupida per le parole da lui pronunciate. Lui ritiene importante il mio allenamento.
<Che patetica> sussurro tra me e me mentre esco dall'hotel con l'intestazione di dirigermi verso casa ma poi una strana idea mi viene in mente. Quando qualche giorno fa ho avuto il piacere di pranzare insieme a Firat mi ho sorpresa scoprire che anche lui preferisce un bel panino con le kofte e non quel magiare costoso che di solito si fa portare nella sua stanza.
<Due döner kebab per favore> ordino impaziente. Non ho mai fatto cose stupide e l'idea che ho avuto penso che lo sia. La mia testolina ha pensato di portare il panno a Firat e farglielo trovare nella sua stanza dato che da quello che ho capito dovrebbe avere una riunione.
<Spero tanto che non si arrabbi> mormoro a bassa voce mentre passo dalla reception e prendo la chiave per salire su e menomale che la signora Nilüfar non c'era altrimenti come le avrei spiegato quello che sto per fare.
<Oddio!> mormoro scioccata quando una volta aperte le porte dell'ascensore mi trovo davanti la figura di due persone che si baciano. Schiaccio velocemente il pulsante cercando di far chiudere il prima possibile le porte e passare inosservata ma Firat sembra avermi sentita dato che alza la testa verso l'ascensore e quando mi vede strabuzza gli occhi.
<Non volevo> mormoro piano e quando le porte finalmente si chiudono sospiro profondamente.
<Dio mio che vergogna> sussurro tra me e me mentre mi passo le mani nei capelli. Spero tanto che non mi licenzi dopo questa mia stupida mossa.
Esco dall'ascensore con una velocità impressionante dirigendomi nuovamente alla reception e possa la chiave per poi prendere un bigliettino e scrivere il suo nome di sopra attaccandolo al piccolo sacchetto con il suo pranzo.
"Ho combinato un casino" scrivo velocemente alla mia amica mentre esco fuori dall'hotel correndo.
<Non ho mai associato il tuo nome al casino quindi non potrei neanche immaginare cosa avresti potuto fare> Defne parla a raffica appena rispondo al telefono.
<Ho voluto fare una cosa carina ma sembra che la mia gentilezza mi si è rivolta contro> borbotto piano mentre mi incammino verso casa.
<Allora smettila di fare la gentile>
<Ho voluto portare il pranzo a Firat solo che, diciamo che ho interrotto un suo momento intimo> mormoro piano.
<Sii più chiara Zeynep>
<Appena si sono aperte le porte dell'ascensore me lo sono trovato davanti mentre si baciava con una ragazza> confesso scioccata. Non è stato vederlo in quel modo che mi ha scioccata, infondo prima succedeva spesso di sentire nella sua stanza l'odore di qualche profumo femminile . La cosa che mi ha sconvolta è stato quando ho capito che quella donna era Eylül.
<Che stronzo. Per una volta che la mia amica cerca di attaccare bottone e lui si fa trovare in quel modo> sbotta nervosa dall'altra parte del telefono.
<Attaccare che?> chiedo confusa mentre appoggia in cucina il mio pranzo.
<Filtrare> risponde subito dopo facendomi roteare gli occhi.
<Stai deviando nuovamente> mormoro mentre la metto in vivavoce e liberarmi da questi jeans infernali che mi fanno solo morire di caldo.
<Ah lascia stare. Senti, ma allora non sei più arrabbiata con me?> chiedo piano riferendosi all'altra sera.
<Certo che lo sono. I miei due migliori amici si amano e non hanno avuto il coraggio di dirmelo in faccia> sdrammatizzo teatralmente.
<Lo so che abbiamo sbagliato ma non l'ho fatto perché ti ritengo stupida Zey. Lo sai che i miei non mi permetterebbero mai di frequentare chi voglio e ti giuro che il nostro avvicinamento è stato così lento e ingenuo che ci siamo innamorati. Lui mi fa stare bene Zey e volevo sono vivere questo momento con lui, almeno finché lui non si stanca di questa brutta situazione>
<Penso che se parlassi con i tuoi loro...>
<Loro vogliono che io sposi un uomo che non amo!>
<Non possono obbligarti Defne. La vita è tua>
<Non funziona proprio così nel mio modo Zeynep. Secondo te perché non mi sono mai fidanzata fin ora?>
<Perché non hai trovato la persona giusta> la butto lì in modo ironico anche se ho capito la vera ragione.
<E ora che l'ho trovata non mi è concesso di amare come di più desidero. Non posso neanche uscire da sola con lui Zey perché i paparazzi sono come degli avvoltoi e se i miei lo vengono a sapere mi faranno sposare all'istante>
<Scappa> propongo seria mentre mi dirigo verso l'ingresso quando sento il campanello di casa e quando apro la porta mi blocco all'istante.
<Magari fosse così facile> mormora piano.
<Ti richiamo dopo> dico solamente prima di staccare la chiamata.
<Ti sembra il modo di scappare?> chiede in modo duro il mio tormento personale. Si perché lui mi tormenta con la sua presenza ovunque.
<Ma a cos, oh. Mi dispiace per quello che è successo. Ti giuro che non volevo intrufolarmi nella tua stanza> farfuglio in modo impacciato mentre abbasso lo sguardo. Sapevo che si sarebbe arrabbiato.
<Perché sei scappata in quel modo?> domanda curioso mentre lentamente avanza avvicinandosi a me ed io istintivamente indietreggio.
<Io, solo, mi dispiace nuovamente>
<Per avermi portato il pranzo?> chiede nuovamente curioso.
<Smettila di fare questo stupido giochino. Volevo solo farti trovare il pranzo. Era meglio se non passavo>
<Se non fossi passata cosa avrei mangiato?> chiede sorridendo.
<Mi astengo a rispondere realmente>
<Ma guarda un po'. La piccola Zeynep fa strani pensieri> dice ridacchiando facendomi sbuffare.
<Cosa ci fai qui?> chiedo veramente curiosa.
<Hai già pranzato?>
<Non ho avuto ancora tempo> rispondo mentendo. In realtà mi è passata anche la fame.
<Menomale, allora mangiamo insieme> dice sorridente mentre sventola davanti ai miei occhi il sacchetto che avevo lasciato all'hotel.
<Sei venuto qui per questo?> chiedo incredula.
<È importante mangiare. Non lo sapevi?>
<Si ma io pensavo, insomma...> inizio a farfugliare in modo impacciato senza sapere cosa dire realmente.
<Ero appena arrivato nella mia stanza e lei era lì. Ha iniziato a parlare a vanvera per poi baciarmi. Quel bacio, lei, niente in quella stanza aveva importanza per me>
<Vorrei proprio sapere cosa ritieni importante> sussurro piano mentre lo guardo come sistema sopra il tavolino che c'è davanti al divano il nostro pranzo.
<In realtà sono poche le cose che per me sono importanti> risponde a bassa voce mentre punto lo sguardo su di me e come sempre, almeno nell'ultimo periodo, quando mi guarda in modo intenso sento in tutto il corpo una strana vibrazione che non mi so spiegare.
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