Tre.

Capitolo revisionato.

Dopo un silenzioso viaggio, interrotto solo dalla mia telefonata a Jessica in cui le dicevo che oggi mi sarei assentata a lavoro, abbiamo trascorso metà giornata a sistemare casa.

Inutile dire che, essendo allergica agli acari, Perla ha passato tutto il tempo a starnutire. Almeno, abbiamo fatto un bel lavoro; adesso è tutto in ordine.

L'appartamento dei Frisoni non è grandissimo, ma è molto carino. Mi piace davvero tanto, soprattutto perché si trova sul lungomare. La mia vecchia casa era situata all'interno di Rimini, dunque non c'era questa fantastica vista.

Appena entrati, sulla destra, c'è un piccolo salone, il cui colore principale è il bianco delle pareti e il legno scuro del parquet. Di fronte la porta, c'è un balconcino che lascia intravedere il cristallino mare Adriatico. Ricordo che io e Perla passavamo giornate intere ad osservare i passanti e la spiaggia, con le gambe penzoloni e risate spensierate che facevano da sfondo alla nostra spensierata adolescenza.

Questa casa mi piaceva tanto e, adesso che abbiamo messo in ordine -e ora che ci vivo-, mi piace ancora di più. Sulla parte sinistra della casa, invece, ci sono quattro porte: il bagno, la camera di Perla, la camera di Simone -che è diventata la mia- e la camera dei suoi genitori.

Fortuna che sono una persona flessibile e che si adatta facilmente ai cambiamenti.

Sono stesa sul divano, mentre mangio in modo poco signorile un panino. A bocca piena, lascio sfuggire un lamento. «Adesso che sei tornata, dobbiamo festeggiare in qualche modo, e che diamine!».

Annuisce, sedendosi sul divano adiacente. «Controlla se hanno organizzato qualche festa, specialmente per noi che abbiamo preso la maturità. Siamo a inizio luglio, l'estate è cominciata solo ora!».

Già. Probabilmente, se tu non fossi tornata, il mio inverno non sarebbe mai finito. 

Controllo la pagina Facebook degli eventi con una mano, mentre con l'altra tengo ben saldo il panino. «Vediamo un po'...» -mormoro, scorrendo lo schermo col pollice.

Un Summer Party sulla spiaggia. «Ecco, trovato» -le porgo il telefono- «Questo darà inizio alla nostra estate». 

Un'estate che io, lo so, sarà diversa. Me lo sento: ho questa strana sensazione addosso da giorni ormai, di qualcosa di imminente. 

«Potremmo andarci se ti va.» -continuo, speranzosa. Analizza attentamente i dettagli dell'evento, concentrata. Ti prego, fa' che accetti. E' da troppo tempo che non esco dalla mia tana e vado a divertirmi.

«Okay, va bene; però non ho niente da mettere e i tuoi vestiti mi vanno larghi.» -ribatte, prendendomi in giro.

«Ti vanno larghi perché sei alta un metro, non perché io sono troppo grande!» -ribatto, pronunciando la frase con tono acido.

Dopo aver pranzato, andiamo fuori, sul balcone, e ci accomodiamo sulle sedie in plastica verde, osservando dall'alto le macchine ed i pedoni. Il sole riscalda la pelle, in contrasto con la fresca e leggera brezza marina a sfiorarmi le guance.

Sospiro; ancora non posso crederci: fino a qualche giorno fa ero convinta che avrei passato un'estate da schifo, mentre adesso mi sembra tutto così speciale e promettente.

Stiliamo una lista immaginaria di cose da fare assolutamente quest'anno: ubriacarsi, fare il bagno di notte, conoscere gente, guardare le stelle cadenti, andare in montagna o ad un concerto, ma soprattutto essere felici e 'scollegarsi da questo maledetto internet', a detta di Perla.

«Come mi sta?» -chiede, per l'ennesima volta. Si guarda allo specchio e si mette in posa, fingendo di essere una top model. In effetti, potrebbe benissimo diventarlo, da quanto è bella.

«Ti sta bene, la smetti di chiedermelo?» -ribatto divertita, alzando gli occhi al cielo. «E magari smetti anche di muoverti, che ti scotti.»

Mentre le arriccio i capelli col ferro, mi soffermo a guardarla; sembra una fatina, avvolta dal vestito rosa pesca, semplice e grazioso allo stesso tempo. Stamattina siamo andate in giro per i negozi, così l'ha comprato. E' bello trascorrere del tempo in compagnia, specialmente se è quella di Perla.

Per questa festa ho scelto pantaloncini scuri di jeans ed una blusa nera. In effetti, anch'io avrei bisogno di fare un po' di shopping, ma non mi va di spendere subito quei pochi soldi guadagnati allo Shine. 

Ai piedi abbiamo dei sandali, perché coi tacchi sarebbe impossibile camminare sulla sabbia. La mia amica afferra una busta con delle scarpe da ginnastica per guidare e, finalmente, usciamo di casa. 

Entriamo in macchina ed io mi adagio al sediolino. E' da tantissimo tempo che non vado ad una festa. Probabilmente, l'ultima, risale al diciottesimo di una mia compagna di classe, evento di mesi fa. Dalla strada si intravedono le luci colorate e si sente la musica assordante. Un fugace lampo di eccitazione mi attraversa tutto il corpo e, in un attimo, non vedo l'ora di entrare.

Parcheggia e scendiamo dall'auto; Perla mi prende sottobraccio e, come due vecchiette, attraversiamo la strada.

L'entrata è coronata da tante fiaccole, che rendono tutto molto tropicale. La festa è free entry e, proprio per questo motivo, ci sono centinaia di persone. Attraversiamo l'ingresso -Perla ha seriamente rischiato di bruciare i suoi capelli-, immergendoci nella folla. Tutti intorno ballano e si scatenano; il dj e la sua console si trovano all'entrata, mentre un gran bancone circolare è posizionato al centro.

Una luna piena si leva alta nel cielo ed io sorrido distrattamente. Sono così felice di essere qui. Tempo fa, credevo di dover salutare la mia adolescenza; invece eccomi. Libera e spensierata. La musica annulla ogni pensiero negativo e mi fa sentire viva.

Perla si poggia al bancone ed ordiniamo due bicchieri di vodka alla pesca. Quando sono pronti, facciamo tintinnare i nostri bicchieri. Mi avvicino al suo orecchio, affinché possa sentirmi e la mia voce possa superare la musica. «A questa nuova estate da vivere.»

Bevo, permettendo alla vodka di arrivare al cervello, rinfrescandolo ed eccitandolo. Mi guardo intorno. Non conosco nessuno dei partecipanti, o almeno così sembra. In effetti, non è che io conosca poi così tante persone. 

Sembrano tutti felici. Sebbene tante volte abbia fatto questa osservazione, osservando gli altri da lontano, finalmente oggi posso dire che anche io lo sono; sorrido distrattamente, godendomi la spensieratezza e la beatitudine della festa.

Mi sento osservata, ma cerco di scacciar via quella sensazione. Butto giù uno shot di tequila, sale e limone che la mia amica mi porge. «Giù, giù, giù!» -urla Perla, battendo istericamente le mani. Ad un tratto si arresta, guardando un punto impreciso alle mie spalle, con le labbra schiuse e un occhio semiaperto.

Mi volto, stufa di questa percezione; i miei occhi castani incrociano subito quelli chiari di un ragazzo -fin troppo vicino per i miei gusti. E' alto, con la mascella squadrata e le labbra carnose. Ha le spalle larghe, evidenziate da una maglia aderente e scura. Mi perdo di nuovo nei suoi occhi, e la sua espressione si allarga in un sorriso luminoso e raggiante. 

La smetti di fissarmi!

Non sono il tipo da una limonata e via, se lo scorda. Dovrebbe smetterla di guardarmi in quel modo, prima che gli sferri un calcio fra le gambe.

E va bene, forse dovrei smetterla di giungere a conclusioni affrettate, ma avverto il suo costante sguardo su di me, e mi infastidisce.

«Ciao bella!» -afferma, facendo un cenno nella mia direzione. E' praticamente alle mie spalle, ci distanziano circa venti centimetri. Sebbene sia irritata, cerco di trattenere uno sbuffo ed evito di alzare le sopracciglia, rischiando di far esplodere la mia testa. Gli rivolgo, tuttavia, un sorriso pungente, prendendolo chiaramente in giro.

Fisso nuovamente lo sguardo su Perla, che mi sorride e fa su e giù con le sopracciglia; gli occhi verdi e sfavillanti brillano di eccitazione. Trattengo una risata, rivolgendole un'occhiata di rimprovero; poi, però, non ce la faccio e ridacchio nervosamente. Uh Dio.

Avendo compreso le intenzioni di questo ragazzo -che ora ha poggiato un gomito sul bancone, e si avvicina ancor di più- cerca di svignarsela, come a dire 'me ne vado, così avete più libertà.' «Cerco un bagno.»

Prima che possa collegare la mente alle corde vocali, le afferro la mano di scatto. «Vengo con te.»

Rivolgo un'ultima occhiataccia indispettita a quegli occhi, il cui sguardo mi brucia ancora la pelle. Cosa ha al posto delle pupille, fiamme ossidriche, per caso!?

Mi osserva ancora, come se fosse un radar. Immagino che nella sua testa ci sia uno schermo nero, con le linee verdi,  per il rilevamento della mia figura. Smettila di essere così scortese, Alisya, mi ordino mentalmente.

Attraversiamo la folla, rischiando più volte di trovarci catapultate nella sabbia; arriviamo ai bagni -che stranamente non emanano un odore pessimo-: Perla si aggiusta il trucco, mentre io, poggiata all'anta, ripenso a quel tipo. Mi dà fastidio essere guardata, mi mette in enorme disagio. Figuriamoci così a lungo e da un ragazzo così bello. 

Aggrotto la fronte, mentre guardo lo specchio. Perché non posso essere una persona normale?

La ragazza -dal trucco ora ripristinato- interrompe i miei pensieri. «E dai, Ali, lasciati andare.» -mi esorta, annoiata, dandomi un leggero buffo sulla spalla.

Okay, no. Perché parla di me come se fossi una bacchettona?

«Non mi piacciono gli approcci di questo tipo, molto semplice.» rispondo bruscamente, per poi pentirmene subito.

Sospira, sconfitta e anche un po' offesa.  «Come vuoi.» 

Le do una pacca amichevole sul sedere. «Usciamo da questo bagno di un metro quadrato, dai.»

  〜  

CAPITOLO REVISIONATO.

Spero che la storia vi stia incuriosendo! Ci sono tantissime cose da scoprire sui nostri personaggi. So che, all'inizio, può sembrare una delle classiche storie d'amore, ma io mi sono impegnata tanto per sfornare una trama originale, e spero che tu abbia voglia di proseguire e di scoprirla. Ti ringrazio!

Shana.

( ͡° ͜ʖ ( ͡° ͜ʖ ( ͡° ͜ʖ ( ͡° ͜ʖ ͡°) ͜ʖ ͡°)ʖ ͡°)ʖ ͡°)

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