Capitolo 5 - Pensieri sbagliati.
Shane.
Io e Jessica stavamo insieme da otto anni. Subito dopo il liceo le avevo chiesto di uscire e lei, dopo vari tentativi, aveva accettato. Avevamo frequentato il liceo a New York, e poi, dopo il primo anno di fidanzamento, ci eravamo trasferiti in Alabama. La amavo, una volta, prima che diventasse così isterica e stressata da farmi sentire circondato da sbarre innalzate fin sopra la mia testa. Mi faceva sentire in trappola, come se non potessi respirare. Era asfissiante, ma sopportavo il tutto in silenzio per salvare le apparenze. La amavo, era vero, ma era stato tanto tempo prima. Adesso non credevo fosse più così.
Adesso la nostra relazione si basava esclusivamente sul sesso, anche se lei non lo credeva possibile. Avrei voluto così ardentemente parlarle di quanto detestassi il fatto di ingannarla, di rimanere insieme a lei solo perché era giusto, che l'ansia mi consumava giorno dopo giorno.
E la cosa era incentivata dal fatto che non riuscivo a togliermi dalla mente l'immagine di Katherine Stevenson.
Mi sentivo tremendamente in colpa per i pensieri che mi ero fatto su di lei; ero fidanzato ufficialmente (anche se il mio fidanzamento faceva acqua da tutte le parti), ero un medico rispettabile e avevo dei principi. Ma da quando avevo visto Katherine tutta sola in quella stazione di servizio mi sentivo diverso, come se una parte di me ne fosse stata terribilmente, e perdutamente, rapita.
Avevo già inquadrato il tipo di persona che era, però: snob, altezzosa, superficiale. Veniva da New York, perciò sapevo perfettamente a quale branca della città appartenesse. Li avevo conosciuti, i newyorkesi, e non mi erano mai piaciuti, anche se un tempo ne facevo parte io stesso.
Non avrei dovuto pensare a Katherine. Soprattutto, non avrei dovuto pensare a lei in quel modo. Eppure non riuscivo ad allontanare dalla mente i suoi occhi nocciola, quei capelli di un biondo spento che le arrivavano poco più giù delle spalle, le forme perfette nascoste a stento dalla gonna e la camicetta.
Ci pensavo anche in quel momento, mentre la le labbra di Jessica mi percorrevano il petto centimetro dopo centimetro, anche quando le sue mani esperte mi sganciarono la cintura dei pantaloni e li fecero scivolare in basso. Come ogni volta cercai di distrarmi pensando a qualcosa di diverso, e stavolta trovai una boccata d'ossigeno in Katherine. Chissà che cosa stava facendo, a quest'ora tarda della sera, se si era ambientata e aveva trovato in Jenna un'amica, che cosa indossava e cosa stava mangiando.
Maledizione, mi rimproverai internamente, smettila di pensarci, fottuto idiota!
Mentre le gambe di Jessica mi si chiudevano attorno ai fianchi non potei fare altro che aspettare e sperare che finisse presto. Lei non era a conoscenza del mio tormento interiore, non aveva la minima idea di che cosa provassi nell'anima, né quanta voglia di alzare la voce contro di lei avevo avuto quando aveva mancato di rispetto a Katherine. Però ero stato zitto, perché conoscevo Jessica e non volevo affatto che Katherine si trovasse in una situazione spiacevole dopo solo due ore essere arrivata qui.
Aveva stoffa, lei, nonostante fosse di New York. Sotto la facciata fragile che avevo notato subito c'era qualcos'altro, qualcosa di diverso dalla debolezza: una forza nascosta in profondità, che ero certo avrebbe dato suoi frutti quando meno ce lo aspettassimo.
Ero curioso di vedere come la timida Katherine Stevenson si sarebbe evoluta. Si sarebbe trasformata in una farfalla, e avrebbe spiccato il volo, e sì, ero patetico a pensare certe cose sulla soglia dei trent'anni ma lo pensavo veramente.
Ero felice che avesse deciso di restare. Questo dimostrava che si era messa in gioco, che era riuscita a non arrendersi di fronte alle difficoltà, e inoltre... Significava soprattutto che avrei potuto trascorrere del tempo insieme a lei.
No, mi rimproverai all'istante, mentre Jessica si muoveva sfrenata sopra di me.
Non devo passarci insieme neanche un minuto.
Eppure sapevo già che, non appena la notte fosse trascorsa e l'alba fosse arrivata, questi pensieri sarebbero svaniti e mi sarei ritrovato a desiderare ardentemente di vederla.
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