2. Mondo folle
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza.
Dante Alighieri, La Divina Commedia
Marah
Nella penombra dell'aula, seminascosta tra i banchi, contemplo la foto dei due leoni alati del tempio di Ninurta, conservati nella galleria Assira del museo di Mosul.
Quando il re Assurnasirpal II eresse a capitale la città di Kalkhu, oggi Nimrud, il primo tempio che fece costruire fu proprio in onore della divinità babilonese Ninurta, dio della guerra.
Rimango incantata da queste statue raffiguranti esseri antropocefali dal corpo di leone e ali di rapace, immaginandoli a guardia dell'edificio sacro per scoraggiare l'entrata di qualsiasi forza maligna.
Foto di Suzanne Bott ©
Mentre il mio professore di archeologia ci illustra i caratteri fondamentali della cultura mediorientale dal secondo millennio avanti Cristo in poi, con la mente divago: da ieri non riesco a togliermi dalla mente il dubbio che possa esserci qualcosa tra Galen e Betty.
Scuoto la testa pensando che non è possibile e che non dovrei dubitare di loro.
Soprattutto non dovrei lasciarmi distrarre durante la mia lezione di archeologia.
Per i minuti seguenti, cerco di concentrarmi sulle immagini che compaiono sullo schermo e sulla voce suadente del mio professore.
Le diapositive si susseguono mostrando i tesori del palazzo di Assurnasirpal della antica capitale assira e successivamente della porta di Ishtar a Babilonia, decorata con draghi e tori, una vera opera d'arte la cui fedele ricostruzione si può trovare al Pergamon Museum di Berlino.
La mia mente torna di nuovo a perdere il filo della lezione: Babilonia, una meraviglia dell'antichità che ha visto avvicendarsi Ebrei, re persiani, profeti... ma più di tutto è la città di Hammurabi.
Perché tra tanti nomi, quel ragazzo con cui ho chattato ha scelto proprio questo nickname?
Sono curiosa e vorrei saperne di più.
Oggi non riesco proprio a concentrarmi: troppi pensieri mi girano per la testa.
Con la coda dell'occhio guardo Leyla seduta accanto al mio banco: sembra inquieta per qualcosa, forse è in ansia per suo fratello.
Dovrei cercare di capire in che guaio si stia cacciando, ma io non faccio che pensare allo sconosciuto di quella chat. Che amica che sono... mi ero ripromessa di non cercare più Malak, ma devo farlo per Leyla: forse riuscirò a scoprire qualcosa tramite lui.
Alla fine della lezione mi alzo per uscire dalla classe, ma il professor Walton mi chiede se posso rimanere altri cinque minuti.
Mi fermo quindi davanti alla cattedra in attesa che tutti escano. Con un cenno della testa saluto Leyla e poi mi concentro sui gesti del professore intento a infilare i suoi libri nella sua borsa di pelle.
Guardo le sue mani affusolate, finché lui attira la mia attenzione su di sé.
«Signorina Brody, Marah...»
Sollevo lo sguardo e mi scontro con i suoi occhi marrone chiaro, quasi tendente al verde e sento le mie guance arrossire come una scolaretta.
Il professor Walton si schiarisce la voce, come se si fosse appena reso conto di aver usato un tono troppo confidenziale, ma mi sorride con una strana espressione sul volto.
«Volevo dirle che un illustre collega dell'Università di Berlino mi ha proposto di partecipare a una campagna di scavi archeologici in Siria» continua questa volta con un tono professionale. «Per ora è solo una remota possibilità, perché non ci sono ancora i fondi per poter realizzare un progetto del genere, ma nel caso si realizzi, vorrei che lei potesse partecipare a questi scavi» mi dice come se stesse per darmi una notizia qualunque, quando invece potrebbe essere una delle opportunità più importanti per la mia carriera.
Per qualche secondo rimango imbambolata e non riesco a dire nemmeno una parola.
«Signorina Brody?» mi richiama il professor Walton.
«Professore, sono davvero onorata per questa proposta» riesco a dirgli a malapena, «ma perché proprio io?»
Non posso fare a meno di osservare tra me e me che Leyla è sicuramente la candidata perfetta per questo progetto: ha una media più alta della mia e parla benissimo l'arabo, essendo di origini siriane.
«Perché oltre a essere una delle migliori studentesse del mio corso... lei è anche la nipote di Michael Brody, insomma, forse potrebbe in parte finanziare il progetto» mi risponde il professore distogliendomi dai miei pensieri.
Il mio entusiasmo s'infrange nel giro di un secondo: quindi si tratta solo di soldi e non di merito?
La mia delusione è enorme, ma cerco di nasconderla.
Di fronte al mio totale silenzio, il professor Walton rimane un po' perplesso. Poi si avvicina allentando il nodo della sua cravatta e sfoderando un sorriso più amichevole e meno serioso, mi domanda: «Sa che suo nonno è stato il mio professore di storia quando ero ancora uno studente qui alla Columbia?»
Quella confessione mi sorprende e mi lascia ancora più confusa, ma in qualche modo sento che la tensione nell'area si sta dissolvendo.
Mi rilasso un po' e non appena anche il mio professore lo intuisce, riprende a parlarmi di mio nonno.
«È stato un grande onore per me averlo come insegnante. A lui devo tutto ciò che sono: il suo approccio alla ricerca storiografica e all'analisi delle fonti sono stati di grande ispirazione per il mio percorso di studio. Proprio per questo vorrei che questo progetto sia in qualche modo legato alla sua memoria e al suo inimitabile metodo di insegnamento, per non parlare dei valori che ha trasmesso non solo come docente, ma soprattutto come uomo, ai suoi studenti e a tutto il mondo accademico.»
Le parole del mio insegnante mi rincuorano, ma ciò non toglie che userei il prestigio di mio nonno Michael per ottenere favoritismi: per quanto abbia trasmesso anche a me l'amore spasmodico per le civiltà antiche, ho sempre cercato di non usare il suo nome fin da quando ho fatto domanda di ammissione alla Columbia.
Inoltre, partecipare a una campagna di scavi richiede di andare all'estero per mesi interi e allontanarmi da Galen proprio in questo momento non mi sembra una buona idea, anche se forse dovrei pensare prima di tutto ai miei studi e alla mia carriera.
«La ringrazio, professore, ma non credo di essere la persona giusta per questo progetto: non ho le competenze e...» cerco di spiegare quando trovo il coraggio di rispondergli, ma il professor Walton m'interrompe.
«Non deve rispondermi ora, gli scavi partiranno tra qualche mese, ma mi prometta che ci penserà.»
Gli faccio un cenno affermativo con la testa e quando mi accorgo che lui ha raccolto tutti i suoi libri e i suoi appunti, lo saluto educatamente e faccio per andarmene.
Il professore mi ferma ancora e con una finta disinvoltura prosegue fissandomi negli occhi, come se volesse bearsi dell'ascendente che ha capito di avere su me.
«Mi venga a trovare nel mio ufficio quando vuole... per qualsiasi cosa...» mi dice sfoderando un sorriso quasi da ragazzaccio impertinente, mentre pronuncia le ultime tre parole.
Il suo sguardo cerca di dirmi qualcosa: forse vuole solo accorciare le distanze senza secondi fini, mentre io immagino chissà cosa, ma prima che si accorga delle mie guance in fiamme, annuisco e vado via per nascondere il mio imbarazzo.
Appena esco dall'aula, scorgo Leyla che mi aspetta all'uscita. Notando la mia espressione un po' sconvolta, la mia amica mi raggiunge subito per chiedermi cosa mi abbia detto il nostro insegnante. Le racconto tutto, persino dell'ultima frase ambigua che mi ha rivolto il professore, e lei, al contrario di me, si mostra subito entusiasta.
«È una proposta fantastica... e poi,» continua facendomi un occhiolino, «al primo anno non ti eri presa una cotta per lui?»
«Ma che dici?» mi fingo indignata, anche se sfido chiunque a non essere attratta dall'affascinante professore.
«Non mentirmi!» mi sorride sorniona, smascherandomi in pieno.
«Okay, ma da quando sto con Galen mi è passata. Ora però questo suo improvviso interessamento mi scombussola un po'...»
«Beh, non è mica tanto vecchio! Avrà al massimo una quarantina d'anni...»
Per cambiare discorso, le espongo il mio dubbio riguardo ai sovvenzionamenti per gli scavi e lei, tornado seria, mi dice che non devo sminuirmi, perché sono una delle migliori del corso, e poi, come se le fosse venuta in mente l'idea del secolo, esclama: «Potresti fare una donazione in forma anonima e così a quel punto, se il professor Walton ti sceglie comunque, avrai la certezza che non lo fa solo per soldi.»
La guardo strabiliata e quando realizzo che ha perfettamente ragione, urlo dalla gioia e le salto addosso per abbracciarla: Leyla è davvero un'amica geniale!
Ora devo solo prendere il massimo dei voti agli esami, così non avrò davvero alcun dubbio!
Usciamo dal campus e percorriamo in silenzio le scalinate antistanti la facciata dell'edificio, frequentatissimo da una varietà eterogenea di studenti, anche se per terra ci sono ancora i resti dell'abbondante nevicata della notte scorsa.
Oggi è una limpida giornata di sole, nonostante le temperature esterne rendano l'aria così gelata da non riuscire a rimanere fuori per troppo tempo.
Per sfuggire al freddo intenso, ci dirigiamo verso la mensa per il pranzo.
Entrando, ci scontriamo con un gruppo di ragazze che non appena ci superano, sghignazzano senza nemmeno curarsi di non darlo a vedere. Non è la prima volta in cui Leyla suscita disprezzo e viene schermita perché indossa il velo: lo trovo ingiusto, ma lei le ignora a testa alta senza badarci.
Le ammiro tanto questa sua forza: io al posto suo ci soffrirei.
Mi torna in mente il giorno in cui ci siamo conosciute all'università: molte ragazze del college la evitavano e la discriminavano, mentre io e lei invece abbiamo legato subito e da allora siamo diventate amiche inseparabili. Ho sempre preferito la sua amicizia, piuttosto che frequentare altre studentesse del West Harlem, che hanno interesse solo per i vestiti e i ragazzi con delle belle auto.
Prendiamo posto a un tavolino, ma Leyla di colpo s'intristisce.
«Leyla, che c'è?» le chiedo. «È per via di quelle stupide oche?»
Lei guarda verso un tavolo in fondo alla sala dove c'è suo fratello con un gruppo di ragazzi.
«No, è per Ibrahim. Io sono sempre stata fiera di portare l'hijab, non me ne sono mai vergognata e non m'interessa ciò che pensa la gente. Per mio fratello invece è stato diverso: col tempo è cambiato e ora è sempre pieno di rabbia.»
La guardo perplessa non riuscendo a capire. «Perché? Forse gli è successo qualcosa? Gli hanno fatto del male?» provo a chiederle.
Chiude gli occhi per un attimo come se non volesse ricordare, poi dopo qualche secondo li riapre e decide di raccontarmi tutto: «Qualche anno fa, è stato aggredito da un gruppo di uomini che lo hanno picchiato a sangue ed è finito in ospedale».
Rabbrividisco e non riesco a evitare di voltarmi verso Ibrahim. I nostri occhi s'incrociano, ma lui distoglie subito lo sguardo. Non è la prima volta che lo sorprendo a fissarmi: è sempre stato un ragazzo schivo e sulle sue, quasi inquietante, ma non potevo immaginarne il motivo.
«La cosa peggiore è che la polizia non gli ha creduto. Hanno pensato a una rapina e non a un atto di razzismo. Eppure, lo avevano pedinato appena uscito dalla moschea: non può essere stato un caso.»
Ascoltare le parole di Leyla mi fa pensare che il mondo è pieno di cattiveria e di odio ingiustificato nei confronti di chi viene ritenuto diverso per il colore della pelle o per il loro credo.
Quanta sofferenza. Quanta ingiustizia... Odio che genera altro odio.
E se fosse stato questo il motivo che ha spinto Ibrahim ad avvicinarsi al fondamentalismo?
Lo sguardo preoccupato della mia amica mi ricorda che dovremmo cercare di indagare su quelle voci che circolano.
Per qualche strano motivo non le dico nulla di Malak, ma le prendo una mano e gliela stringo: le faccio una promessa silenziosa e le sorrido, mentre penso che questa sera tornerò in rete per scoprire qualcosa in più.
***
Prima di mettermi a letto, controllo come sempre le mie e-mail e poi mi collego alla chat.
Cerco subito il nome Hammurabi e lo vedo on-line.
Una strana emozione mista a paura mi blocca, così rimango lì ferma in attesa per capire cosa mi stia succedendo.
Leggo distrattamente i messaggi che scorrono: alcuni utenti discutono su quelli che mi sembrano i normali precetti del Corano, ma non noto nulla di strano.
Per lo meno non si parla di jihad né di esplosivi né di attentati.
Forse Leyla ha travisato tutto e si sta preoccupando inutilmente.
A quel punto, decido di fare il primo passo e di inviare un messaggio a Malak.
<[Violet]> ciao
<[Hammurabi]> ciao gioia 😉
<[Violet]> che fai? sei sempre sugli alberi?
<[Hammurabi]> certo, seguo sempre "il richiamo della foresta"
<[Violet]> 😊
<[Hammurabi]> e tu? sei sempre in mezzo al mare?
<[Violet]> no, ho seguito il canto delle sirene e adesso sto scavando nella terra alla ricerca di frammenti del passato
<[Violet]> fatti non foste a viver come bruti
<[Hammurabi]> ma per seguir virtute e canoscenza
<[Violet]> conosci Dante?
<[Violet]> incredibile
<[Hammurabi]> conosco molte cose... ma non su di te
<[Violet]> ah sì... e cosa vorresti sapere?
<[Hammurabi]> sei un'archeologa?
<[Violet]> come hai fatto? 😮
<[Hammurabi]> non era difficile...
<[Violet]> già, l'archeologia è come una sirena, una volta che se ne è sentito il canto, non si può fare a meno di seguirla, anche se ciò può portare al naufragio
<[Violet]> perdona le metafore
<[Hammurabi]> non ti preoccupare... mi piace come scrivi.... si vede che credi molto in quello che fai
<[Violet]> grazie, ma a volte per via dei miei studi sul passato, ho come dei reflussi mentali
<[Violet]> rischio di diventare una vera barba: ciò stonerebbe con la mia passione per l'oriente e per i suoi misteri e bellezze
<[Hammurabi]> eheheheheh... è una buona cosa che ne sei consapevole...
<[Violet]> vuoi forse dire che stavo diventando barbosa?
<[Violet]> impossibile 😆
<[Hammurabi]> noooooo, volevo dire che la tua passione per l'oriente ti porta ad avere un continuo rapporto con te stessa e con ciò che sei....
<[Violet]> ok, ok, ti sei salvato in corner... per stavolta te la passo 😊
<[Hammurabi]> sei molto metafisica
<[Violet]> cosa te lo fa pensare?
<[Hammurabi]> lo sento 😊
<[Violet]> raccontami di te invece
<[Hammurabi]> cosa vuoi sapere?
<[Violet]> cosa fai nella vita?
<[Hammurabi]> pure io scavo nella terra come te... eheheheh
<[Violet]> davvero?
<[Hammurabi]> sì, solo che io non lo faccio per studiare il passato, ma per costruire i tunnel da cui passeranno i treni della metropolitana... sono un ingegnere
<[Hammurabi]> il che mi fa pensare che domani mattina mi dovrò alzare all'alba per andare in cantiere
<[Violet]> e allora che ci fai qui, eh? eheheheheheheh 😂
<[Hammurabi]> parlo con te ovvio, no?!
<[Violet]> eheheheheheheh, molto grata di tale onore!!!!!
<[Hammurabi]> ma no, l'onore è tutto mio...
<[Violet]> grazie, ma non voglio rubarti altro tempo... ti lascio andare a dormire ☹️
<[Hammurabi]> perché quella faccina triste?
<[Hammurabi]> non sia mai che io lasci una ragazza triste e sola...
<[Violet]> triste e sola?
<[Hammurabi]> si "triste e sola" si fa per dire ovviamente... se vuoi facciamo l'alba e uniamo le nostre solitudini 😊 anche perché stasera non potrai scapparmi... dovrai rivelarmi alcuni dei tuoi segreti eheheh
<[Violet]> l'alba?
<[Violet]> oddio e poi domani chi si alza? eheheheheheheh
<[Hammurabi]> hahahah
<[Violet]> e poi quali segreti? io non ho segreti per chi sa capirmi a fondo... ma è proprio questo il dilemma...
<[Hammurabi]> basta che rispondi a qualche domanda: mi accontento anche di poco...
<[Violet]> ok... spara... se posso ti accontento eheheh
<[Hammurabi]> hai mai paura di restare sola o di morire?
Solo in quel momento mi sovviene il motivo per cui lo avevo contattato: il mio intento dovrebbe essere capire se ci sia qualche correlazione tra la chat e il gruppo di estremisti che cercano di inculcare tra i ragazzi dei messaggi violenti o che inneggiano alla jihad.
Eppure, finora è stato così bello chiacchierare con lui, ma questa domanda forse nasconde qualcosa di più oscuro.
<[Violet]> che strana domanda, perché me lo chiedi?
<[Hammurabi]> perché anch'io sono una persona difficile da decifrare... non mi lascio guardare dentro... c'è una canzone che è fatta apposta per me: dice "The dreams in which I'm dying are the best I've ever had". Mad World dei Tears for Fears, la conosci?
<[Violet]> no, non la conosco
<[Hammurabi]> io mi ritrovo molto in queste parole, perché per me non esiste la paura di essere da solo, anzi in questo momento vivo uno stato particolarmente felice di solitudine, quasi uno stare da solo davanti ad Allah, che mi fa essere vicino a tutti gli uomini senza distinzioni: una forma di clausura, ma in senso positivo
<[Hammurabi]> non so se sono riuscito a spiegarmi
<[Violet]> sì... credo di capire... a volte bisogna allontanarsi dagli uomini per trovare Dio
<[Violet]> il distacco e la contemplazione sono necessari per capire sé stessi e la propria strada... ma poi bisogna tornare a relazionarsi con gli uomini perché Dio delle volte agisce anche tramite di essi... non so come dire... quando si cerca Dio in tutti i modi è quasi difficile riuscire a vederlo, quando poi "per caso" si possono incontrare persone che sono dei veri e propri angeli che forse è proprio Dio stesso a porre sul nostro cammino quando ne abbiamo più bisogno...
<[Hammurabi]> posso dire con tutta sincerità che senza "forse" ciò avviene e per me è stato molto bello e appagante incontrare te, come quando ci si disseta a una fonte nel deserto che toglie la fatica e l'arsura
<[Violet]> non sai quanto sia contenta anch'io di aver avuto la possibilità di parlare con te...
In quel momento gli sto scrivendo davvero con il cuore: parlare con lui mi viene naturale, come se ci conoscessimo da sempre, come se fossimo delle anime affini.
Non posso credere che Malak sia un terrorista o una persona dall'animo malvagio.
<[Violet]> Sant'Agostino diceva che la verità abita all'interno dell'uomo: "Ritorna in te stesso"
<[Hammurabi]> sì, lo conosco e questo mi conferma che non sei musulmana
<[Violet]> non lo sono, infatti
<[Hammurabi]> e che ci fai su questa chat allora?
<[Hammurabi]> vorresti diventarlo?
<[Violet]> la mia miglior amica è musulmana: parliamo spesso di fede e lei mi ha chiarito molte cose
<[Hammurabi]> questo spiega in parte i motivi per cui sei qui
<[Hammurabi]> forse i tuoi passi inconsapevolmente ti stanno portando alla ricerca dell'unico vero Dio
<[Hammurabi]> hai mai letto il Corano?
<[Violet]> sì, alcuni passi li ho trovati molto poetici
Vorrei dirgli che alcuni passi li ho trovati incomprensibili: la loro mentalità vede la religione come una vittoria militare. Cosa ne possono capire di resurrezione? Della fede che vince il dolore e la morte attraverso la Croce?
Mi ricordo perché sono lì su quella chat a parlare con uno sconosciuto, ma in quel momento rimango paralizzata.
Come posso chiedergli se ci sono delle chat criptate dove vengono divulgate idee estremiste e condivisi file che disseminano propaganda violenta?
<[Hammurabi]> "Essi sono tutti miei nemici, eccetto il Signore dei mondi, Colui che mi ha creato e mi guida, Colui che mi nutre e mi dà da bere, Colui che, quando sono malato, mi guarisce, Colui che mi farà morire e mi ridarà la vita"
<[Violet]> è la sura dei poeti, conosco questo passo
<[Hammurabi]> esatto... sono felice che tu lo conosca, ma adesso a nanna che è tardi 😁
<[Hammurabi]> buona notte Marah e grazie del tempo che mi hai donato, è stato un immenso piacere parlare con te
<[Violet]> grazie anche a te di cuore ❤ buona notte
Vorrei chiedergli di ritrovarci ancora, ma sembra che lui stia quasi fuggendo, come se anche lui non volesse esporsi troppo. Il che mi dice che anch'io dovrei essere più guardinga, anche se questa notte ho la strana sensazione di aver messo a nudo la mia anima, ma è una sensazione bellissima.
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