Sorry seems to be the hardest word
Taehyung a casa ci tornó quella sera: però ad aspettarlo non c'era nessuno e fu così per i giorni seguenti che, lentamente diventarono settimane.
Si sentiva terribilmente solo in quella grande casa vuota; i suoi genitori erano costantemente impegnati a lavoro e del fratello maggiore neanche l'ombra.
Sembrava...che lo stesse evitando.
No anzi; era esattamente così.
Infatti Jin non riusciva a guardarlo più allo stesso modo da quando lo aveva visto insieme al suo ex ragazzo; non sapeva cosa si erano detti per tirarlo dalla sua parte ma, una cosa era certa: non lo avrebbe perdonato con tanta facilità perché questa volta, l'aveva fatta davvero grossa.
La verità era che quel ragazzo dai capelli lilla, così perfetto in tutto aveva un grandissimo difetto ed era quello di non voler mai ascoltare gli altri soprattutto se, avevano ragione e lui torto.
In quel caso, sapeva di non essere nel giusto eppure si ostinava a difendere la sua versione.
Per quanto ancora avrebbe continuato con questa farsa?
Sarebbe stato disposto a perdere persino suo fratello pur di portare avanti la sua causa?
Probabilmente si.
E un po' si faceva anche schifo.
Non sapeva nemmeno da quando aveva iniziato ad essere così egoista ed orgoglioso.
La verità era che aveva paura di confrontarsi con gli altri e di scoprire cose scomode: perché da un po' l'unica persona di cui gl'importava davvero era solo ed esclusivamente se stesso.
Nel corso di quelle settimane che era stato in grado di evitare Taehyung, aveva iniziato a pensare di lasciare la casa in cui aveva vissuto dopo che suo padre si era risposato, per trasferirsi all'interno del complesso residenziale dell'università.
Aveva bisogno di staccare e cambiare aria.
Si disse all'inizio.
Ma la verità era che voleva scappare da quegli occhioni da cerbiatto perennemente tristi che sapeva, stavano raccontando la verità.
Sarebbe stato facile per chiunque entrare nella camera del fratello minore e chiedergli di dargli delle spiegazioni: ma non per lui.
Non avevano mai litigato in tutti quegli anni di convivenza e, non sapeva proprio come comportarsi.
Chiedersi scusa per parole che hanno ferito e perdonarsi per azioni sbagliate, non era nella sua ottica di pensiero.
Poiché le persone orgogliose trovano più difficoltoso ammettere un loro errore che quelli commessi dagli altri: quindi la scelta migliore secondo lui, sarebbe stata ancora una volta quella di scappare.
Forse, Taehyung aveva ragione: era un codardo ma pur sempre pieno d'orgoglio.
Jin uscì piano dalla sua stanza in punta di piedi, quasi come se avesse paura di attirare l'attenzione facendo rumore in quella casa: percorse velocemente il corridoio poi, scese la scalinata che lo separava dal portone d' ingresso ed infine, indossò le scarpe e la giacca.
Dopodiché, si allontanò velocemente dalla casa arricciando il naso in segno di disappunto quando, una folata d'aria fredda scompigliò la piega perfettamente liscia dei suoi capelli.
Normalmente, sarebbe corso di nuovo dentro lamentandosi di quanto fosse una seccatura il vento.
Ma quella sera, nemmeno le condizioni climatiche lo avrebbero fermato dal compiere quella che per lui era una vera e propria follia: sarebbe andato da Hobi e gli avrebbe detto la verità una volta per tutte.
Si, ci sarebbe andato portando con sé tutte le sue insicurezze e nessuna aspettativa.
Che a farlo agire sia stato l'istinto?
No, Jin non era una persona impulsiva o almeno, questo era quello che pensava di sé stesso.
Era da molto che aveva lasciato in sospeso quella situazione e chissà come mai, soltanto adesso aveva il coraggio di fare quello che stava per fare.
Il vialetto alberato di sera dava un'atmosfera piuttosto inquietante: non c'era nessuno e gli alberi, facevano degli strani giochi di luce con i lampioni.
Non gli piaceva molto quella zona ma, tutto sommato sapeva che fosse tranquilla: svoltó l'angolo, attraversò la strada e raggiunse una vecchia palazzina.
Lì incontrò la gatta di Hoseok: era sdraiata sul muretto, mentre si lavava con espressione rilassata la zampetta destra.
Non appena si accorse della sua presenza, si stiracchiò pigramente poi, si mise seduta e lo accolse con un dolce miagolio melodioso; strusciando la testolina pelosa contro la sua mano.
《Ciao, Rosie. Hobi é in casa?》Le chiese in tono zuccheroso.
La gattina rispose con un altro miagolio e scese dal muretto: portandolo subito dopo davanti l'uscio di una piccola casetta affianco alla palazzina che quasi, stonava con il resto del quartiere.
《Grazie, piccina. Sei proprio gentile.》Le disse ridacchiando: trovava abbastanza affascinante il fatto che un animale, fosse abbastanza intelligente da sapere dove si trovasse il suo tutore*.
In segno di ringraziamento, le fece dei grattini sotto il mento che sembravano esserle graditi dal momento che inizió a fargli le fusa.
Restó così un paio di minuti dopodiché, Rosie decise che era il momento di tornare a fare le sue cose da gatto; lasciando da solo Jin davanti la porta a meditare se bussare o tornare a casa sua.
Il ragazzo fece un paio di respiri profondi per prendere il coraggio necessario: sapeva che una volta varcato l'ingresso di quell'abitazione, non si poteva tornare indietro.
O al massimo, avrebbe potuto inventare una bella scusa se la situazione iniziava ad andare male.
❝Bene, ci siamo...é il momento.❞ Pensó Jin un attimo prima di suonare il campanello.
《Chi é?》Chiese una voce femminile; sicuramente apparteneva alla mamma di Hobi.
Non gli aveva mai presentato la sua famiglia nonostante, fossero amici da praticamente una vita.
《Sono Jin, un amico di suo figlio. 》Rispose, presentandosi alla donna: era così giovane da dimostrare almeno vent'anni .
《Io sono la sorella maggiore di Hobi. Non vedo come avrei potuto partorirlo visto che abbiamo solo cinque anni di differenza.》Disse continuando a ridere: realizzando di aver appena fatto una delle figure peggiori della sua vita.
《Scusa, io non sapevo che avesse una sorella.》Rispose imbarazzato.
《Tranquillo, te lo chiamo subito. Intanto entra non stare qui che fa freddo.》Replicó la ragazza, rivolgendogli un luminoso sorriso a forma di cuore.
❝Dev'essere proprio un marchio di famiglia.❞
Pensó Jin mentre si toglieva le scarpe.
《Grazie...》Mormoró, ma non udí nessuna risposta dal momento che era già andata ad avvisare l'amico: infatti, dopo alcuni minuti una testolina rossa sbucò dal corridoio.
《Jin Hyung!!!》Esclamó con allegria il ragazzo.
《Ciao Seokie, da quanto tempo...》Disse ridacchiando.
《Ti disturbo?》Gli domandó subito dopo.
《Ma no, anzi... mi stavo proprio annoiando. Ti va di fare un giro?》Chiese a sua volta.
《Certo, anche perché volevo parlarti di una cosa molto importante...》
Angolo angoloso dell'autrice che non si caca mai nessuno:
Mi dispiace aver pubblicato a vuoto mentre il capitolo non era completo T.T
Non è stata colpa mia ma bensì di un piccolo micetto furbetto che picchiava lo schermo del telefono 😂
Capitelo ha 5 mesi lo screanzato.
Secondo voi, come andrà a finire fra Hobi e il meraviglioso Jin? 👀👀👀👀
Si accettano teorie.
Spero che il capitolo vi sia piaciuto ☺️💜
Note più o meno importanti:
* Tutore: studiando nell'ambito della zootecnia, il termine corretto per definirsi
"""proprietario""" di un gatto é questo.
Perché sono esseri viventi e tu non lo possiedi, quindi non mi piace riferirmi con termini tipo "padrone" o proprietario.
E per oggi ( forse) é tutto.
Buona lettura e alla prossima 💜
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