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'É una specie di gioco. Serve quando hai lo schifo addosso,che proprio non c'è verso di togliertelo.Allora ti rannicchi da qualche parte,chiudi gli occhi,e inizi ad inventarti delle storie.Quel che ti viene.Ma lo devi fare bene.Con tutti i particolari.E quello che la gente dice,e i colori,e i suoni.Tutto.E lo schifo a poco a poco se ne va.Poi torna,è ovvio,ma intanto per un po' l'hai fregato.'
-A.Baricco
"Dannazione!"
Sbatto le mani sul volante con forza, perché stamattina la macchina ha deciso di abbandonarmi. Stamattina diluvia, io ho una giornata impegnativa a lavoro e l'auto mi lascia a piedi.
Se il buongiorno si vede dal mattino, partiamo male, malissimo.
Soprattutto perché Gregg non c'è, non so dove sia finito da ieri sera. Probabilmente è a casa di Anna ed il telefono è staccato. Jamie non risponde, sarà sicuramente a letto e non ho alcuna speranza di poterlo svegliare. Neppure una bomba ci riuscirebbe.
Sono disperata. L'unica soluzione sarebbe andare a piedi, ma so già che arriverei fradicia a scuola. Dovrò portare con me dei vestiti asciutti, sperando che non si bagnino anche quelli dentro lo zaino. Odio questa situazione, odio la mia macchina.
Sto per scendere quando lascio che un'idea che cercavo di respingere in un angolo remoto, diventa prepotente: chiamare Louis.
Forse lui potrebbe essere sveglio, forse potrebbe darmi una mano.
Però non voglio disturbarlo ed io..mi vergogno troppo per comporre il suo numero.
Ci vorrebbe ancora Jamie a dirmi cosa fare, o Grace ed Harry ma dormono tutti alle otto di mattina. Solo io devo andare a lavorare, solo io ho un fidanzato a chilometri di distanza che non può esserci quando ne ho bisogno. Non ci sarebbe stato comunque, vista la sua dedizione al lavoro. Con Daniel dovrei essere più gelosa del lavoro che svolge che di una donna.
L'acquazzone impazza ricordandomi che ho altri problemi in questo momento e non posso star a guardare fuori dal finestrino nella speranza che qualcosa accada perché il tempo passa ed io non posso lasciare la classe scoperta.
Sono agitata solo all'idea di telefonargli, in fondo però siamo amici. L'altra sera è stata piacevole, quindi posso benissimo chiedergli un favore, no? Anche se si tratta di farlo uscire col diluvio, darmi un passaggio e prima di tutto buttarlo giù dal letto.
Non posso. In una situazione normale non lo farei, non comporrei il suo numero come invece ho appena fatto prima che i sensi di colpa o il disagio con cui combatto mi portino a chiudere. Sono disperata e non ho altra soluzione.
Squilla a vuoto, sarà ancora a letto ed io dovrei chiudere. Cosa mi è venuto in mente?
Sto per riattaccare quando la sua voce giunge dall'altro capo del telefono, facendo sobbalzare il mio cuore.
"El, ciao"
Okay, ha risposto ed io devo parlare. Non ero preparata e adesso farò la figura della scema se non dirò qualcosa subito.
"Ciao"
Certo, chiami qualcuno di mattina presto per dirgli 'ciao' .
Devo calmarmi e respirare.
"Ti ho svegliato? Scusami"
"No no, stavo buttando giù qualche verso" si affretta a precisare con la voce roca che disturba la mia lucidità. Non posso farcela se i battiti non rallentano, non posso farcela se continuò ad immaginarlo appena sveglio e senza..oh mio Dio.
"Cosa succede?"
Cerco di scacciare ogni pensiero assurdo, pensiero che non dovrei assolutamente fare e di focalizzarmi sulla ragione per cui l'ho chiamato.
"La macchina mi ha lasciato a piedi e sono tutti irraggiungibili. Altrimenti non ti avrei disturbato per chiederti se mi potessi accompagnare a lavoro, perché diluvia ed è tardissimo e-"
Ride prima di bloccare il mio discorso farneticante.
"Arrivo. Dammi cinque minuti, mi do una sistemata. O è troppo tardi?"
"No fai pure"
Mantengo la calma finché non mi saluta e poi mi lascio andare sul sedile. Si deve sistemare e questo avrei voluto non saperlo perché la mia mente corre, va in posti dove non dovrebbe andare.
Siamo amici, quindi dovrei davvero farla finita. Non ho più quindici anni, sono una donna matura. Ma dannazione si tratta di Louis Tomlinson, o come Jamie preferisce definirlo, il mio sogno proibito che adesso sta arrivando a prendere me per accompagnarmi a lavoro. Come se fossimo in un film, uno di quelli romantici.
Devo decisamente smettere di pensare, anche perché di romantico, tutto questo ha ben poco.
Abbandono l'auto traditrice, corro per arrivare dentro l'androne e Rup mi osserva perplesso.
Forse avrei potuto chiedere a lui, ma ho dimenticato la sua presenza.
"Tutto bene, Eloise?"
"Si, aspetto un amico che mi accompagna. La macchina fa i capricci stamattina"
Un sorriso e poi non aggiunge altro, riconcentrandosi sul giornale. Certo che sono proprio strani questi uomini.
Il telefono vibra e il nome di Louis appare sullo schermo in contemporanea con la macchina scura davanti al portone. Saluto frettolosamente Rup e mi precipito cercando di non infradiciarmi.
"Buongiorno"
Mi volto ed incontro il suo sorriso.
"Buongiorno"
Gli occhi gonfi, la cuffia calcata sulla testa e il caffè tra le mani, lo rendono ancora più bello.
"L'ho preso anche per te. Spero di aver azzeccato"
Non capisco a cosa si riferisca, finché non noto un'altra tazza di cartone posata sul cruscotto.
"Oh non dovevi"
Arrossisco perché non riesco a farne a meno, perché ha pensato anche a me mentre comprava dello stupido caffè.
"Di nulla"
Parte chiedendomi informazioni sulla scuola ed io gli faccio strada.
Sono le otto e venticinque, dovrei far in tempo.
"Ti ho svegliato, vero?"
Devo parlare, devo distrarmi dal guardare la barba che ricopre le guance e la sua mascella squadrata. Devo distrarmi dal fissare le sue mani, che mi sono sempre piaciute.
Dannazione, stamattina sono proprio fuori fase.
"No, mi sono svegliato da solo alle sei. Quindi ho iniziato a scrivere"
Sono curiosa e probabilmente dovrei farmi i fatti miei ma lo chiedo comunque perché mi piace parlare con lui.
"Una nuova canzone? Non siete in pausa?"
Mi guarda per una frazione di secondo e adesso ho paura di aver chiesto troppo. Se mi sbattesse fuori dalla macchina, avrebbe ragione.
"Si ad entrambe le domande. Ma non è per i One Direction. È per me"
Non ho il coraggio di chiedere di più, mentre le lancette scorrono e noi siamo bloccati nel traffico sotto la pioggia battente. Devo chiamare in segreteria ed avvisare del mio ritardo, ed è quello che faccio sotto il suo sguardo attento.
"Mi dispiace averti trascinato nel traffico londinese di prima mattina. Non avrei dovuto chiamarti"
Lo penso in parte, perché dall'altra, invece, ne sono contenta.
"Mi sarei offeso se lo avessi saputo. Già hai chiamato tutti gli altri prima di me, ma credo di poterti perdonare per questo"
Bevo un sorso di caffè e mi chiedo come facesse a sapere che lo prendo sempre macchiato. È sicuramente un caso, una bella coincidenza come quella che ci ha condotto a questo punto. Anche se avrei preferito arrivarci senza che sua madre stesse male.
"Come stai?"
Le parole escono veloci, e lui risponde solo con un'alzata di spalle ed io vorrei tanto poterlo abbracciare e rassicurare. Ma non posso, perché è Louis, perché ci sono un miliardo di motivi per chi dovrei stare alla larga e non invadere il suo spazio vitale. Primo fra tutto l'ordine di restrizione che richiederebbe se sapesse a che livelli arriva la mia 'cotta adolescenziale' nei suoi confronti.
"Tu come stai?"
Mi piace il fatto che parli e mi guardi, anche se per pochi secondi. Mi fa sorridere.
"Io bene. A parte la macchina che proprio stamattina ha deciso di lasciarmi a piedi"
"Non proprio a piedi" ribatte sorridendo a sua volta ed indicandosi.
In effetti più che un dispetto, sembra che mi abbia fatto un regalo se adesso mi ritrovo con lui.
"Eh insomma, non sono poi così sicura, forse andare a piedi sarebbe stato meglio" lo punzecchio perché con lui posso scherzare in questo modo, perché sta al gioco, perché ride con me e non di me.
"Sei sempre in tempo per proseguire allora"
Ride, ride ancora e mi piace un sacco il fatto che stiamo ridendo insieme.
"Oh beh ormai ci sono, non ho voglia di scendere"
So che sta per dire qualcosa di scomodo, lo capisco dal modo in cui incurva le labbra.
"O forse non ci arrivi e devo aiutarti, per scendere"
"Louis!"
È un colpo basso, ma non mi offendo. Sono la prima a non prendermi sul serio e non l'ha detto con cattiveria, quindi va bene. Anzi è divertente.
"Ha parlato Polifemo"
Per fortuna qualcosa si sblocca e possiamo avanzare, perché guardarlo mentre inclina la testa all'indietro, col pomo d'adamo che va su e giù, sta mettendo a dura prova i miei nervi.
"Quello aveva un solo occhio, io ne ho due per fortuna. Posso vederti meglio"
Mi viene spontaneo lasciargli un buffetto sulla spalla, mentre cerca di schivarlo ma l'ambiente e quel che è e non può scappare.
"Diventiamo manesche Eloise. Non è che sei tipo Christian Grey? Devo preoccuparmi?"
"Louis!"
Arrossisco violentemente mentre continua a parlare.
"Perché per me andrebbe bene, parliamoci chiaro"
Sorvolo sul fatto che ha visto il film, sorvolo sulla sensazione che sento e rido prima di rispondere, perché non può passarla liscia, ma non sono pronta alle parole che seguono poi.
"Ti piacerebbe"
"Tanto"
È serio e non capisco adesso se stia scherzando o se lo pensi per davvero, mandandomi in tilt.
"Smettila"
Arrossisco di più sotto il suo sguardo attento ad ogni mossa. Siamo arrivati, devo scendere ma non ne ho tanta voglia a dire la verità. Amo il mio lavoro, ma oggi starei un po' di più a parlare con lui.
"Sei libera a pranzo?"
La sua voce mi raggiunge prima che possa rendermi conto di ciò che effettivamente ha detto.
"Come?"
Lo osservo, sostengo i suoi occhi in contrasta con la giornata, più chiari del cielo scuro che ci sovrasta.
"Sei libera a pranzo?"
"Non lo so"
È la verità, non so a che ora uscirò da qui e stasera Daniel dovrebbe venire a trovarmi, ma non so quando precisamente.
"Stasera?"
Mi sento in colpa a rispondere negativamente anche a questa domanda, nonostante gli dica che Daniel oggi verrà da me, nonostante il sorriso con cui mi ascolta.
"Forse per pranzo potrei riuscirci. Nel senso, non presto quindi se vuoi mangiare prima non c'è problema"
Non sono pronta al contatto tra la sua mano e la mia guancia, non sono affatto pronta. È piacevole ma destabilizzante allo stesso tempo. Corro a guardarlo, i suoi occhi sono già nei miei e non so se sono riuscita a nascondere la mia sorpresa, non so cosa ci abbia letto sul mio viso. Dura un attimo ma la sensazione permane, la pelle è più sensibile, brucia dove prima c'era il suo tocco.
"Ci sarò. Chiamami e vengo a prenderti"
Annuisco incapace di dire altro e scendo veloce, scappo dalla sua mano che, sfrontata, ha lasciato una carezza a cui non ero preparata.
Lui riparte appena varco la soglia e mi precipito in classe. La mattinata sarà meno impegnativa del previsto dato che molti dei bambini sono assenti, facilitandomi il compito di gestire cinque classi a causa della carenza di personale. Appena arrivo nel mio mondo, tutto va meglio, tutto si sistema ed io sono sempre la stessa. Ed è confortante tutto questo, tanto quanto il sorriso dolce di Meredith, quello vispo di Sam, è confortante sapere che non mi sta succedendo nulla che io non riesca a controllare, è confortante la voce di Daniel che mi raggiunge dall'altra parte del telefono, appena termino e posso chiamarlo, anche se è a lavoro e può star con me solo cinque minuti. Ne ho bisogno, ho bisogno di sapere che c'è.
"Ti amo"
Ho bisogno di dirglielo, di sentirglielo dire. Avrei bisogno che lui fosse qui adesso, prima di stasera.
"Non vedo l'ora di vederti"
Lo dico prima di vedere la macchina di Louis già ferma davanti all'entrata senza che io lo avessi avvisato, prima che questo bisogno si faccia più urgente e capisca quanto stamattina mi abbia turbata. Era solo una mano su una guancia, non dovrei preoccuparmi così tanto, eppure lo faccio. Forse ho paura di Daniel, forse della me che finisce sempre con ingrandire piccoli gesti, della mia mente che corre senza motivo adesso, perché non è stato niente.
"A stasera piccola"
Mi lascio cullare da questa promessa, lo faccio anche quando chiudo e salgo in macchina con un gran sorriso. Adesso va meglio.
"Ciao"
"Ciao. Chi era al telefono?"
Posso percepire la curiosità nel suo tono, curiosità che soddisfo velocemente.
"Daniel"
Non risponde mentre fa manovra e la mia felicità fa rumore.
"Deve averti promesso qualcosa per essere così..così..fastidiosa"
"Mai quanto te"
Scatta il rosso e mi rendo conto che non so neppure dove stiamo andando.
"Sarei fastidioso adesso? La prossima volta ti lascio a piedi e senza mangiare"
Punzecchia come al solito, quindi significa che va tutto bene. Giusto? Mi sento così stupida ad essere scappata prima.
"Sei anche un ricattatore, adesso. Dove andiamo, Lou?"
Non mi piace non avere il controllo di ciò accade e andare da qualche parte senza sapere esattamente dove, rientra fra queste.
"A casa mia"
Corro a guardarlo, un po' agitata e sorpresa.
"A casa tua?"
Annuisce mentre scala le marce, senza voltarsi ne rendersi conto delle mie stupide paranoie.
"È un problema? È l'unico posto in cui nessuno mi riconoscerà"
Dimentico sempre che non può andare in giro come me, a meno che non ci sia un bodyguard.
"Come fa Grace a sopportare questo con Harry?"
Le parole fuggono prima che me ne accorga, lui si volta a guardarmi e non riesco a decifrare la sua espressione.
"Non volevo. Non sono ancora abituata"
Un sorriso di scuse che spero basti.
"È okay. Lo odio anche io, ma fa parte del gioco"
Si ferma per aspettare che il cancello ci permetta l'ingresso nel parcheggio sotterraneo. Se solo Daniel immaginasse, mi farebbe fritta. Se solo la me di qualche anno fa l'avesse immaginato, sarebbe schiattata all'istante. Ho bisogno di essere riportata a terra ed è per questo che invio velocemente un messaggio a Jamie.
'Devo parlarti. Più tardi ci vediamo?'
Non sono pronta alle mille domande a cui mi sottoporrà ma ne ho bisogno. Ho bisogno che qualcuno dall'esterno analizzi la situazione perché rischio di fraintendere tutto come dimostra il sorriso amichevole che Louis mi rivolge, come dimostrano le sue parole, come dimostra il fatto che non si sia avvicinato, neanche mentre camminavamo, neanche per sbaglio.
Il telefono vibra, la risposta di Jamie è arrivata e adesso mi sento stupida anche solo per avergli chiesto aiuto per qualcosa che non esiste se non nella mia testa.
'Certo bimba. Ti chiamo prima di passare'
Sorrido nel leggere il suo soprannome. Non ricordo come lo abbia coniato, ma dal giorno è confortante sentirglielo dire. Perché quando lo fa, so che non è arrabbiato con me, so che sta bene , so che è Jamie.
L'appartamento di Louis è molto luminoso, con un'ampia vetrata e una terrazza. Mi piace il fatto che possa uscire fuori, a casa mia manca e a soffrirne sono soprattutto io. Mi sarei seduta sotto i rari raggi del sole a pensare, a fare il punto della situazione tante volte.
"Hai una bella casa"
Lo penso davvero, mi piace il colore della cucina con isola alle mie spalle, mi piace il fatto che le altre stanze siano ai lati e che questo sia il punto centrale intorno a cui ruota il resto. Perché la cucina sa di famiglia, o per lo meno la mia, a Bournemouth, sapeva di famiglia.
"Grazie"
Una porzione gigante di patatine fritte compare nella mia visuale e sento lo stomaco brontolare.
"Sono andato a colpo sicuro"
Non so come facesse a saperlo ma ha decisamente acquisito punti, soprattutto quando l'odore della pizza invade le mie narici.
"Sei serio? Pizza e patatine?"
Mi osserva preoccupato di aver sbagliato, ma credo che i miei occhi possano rispondere ad ogni domanda frulli nella sua testa. Ride di me ma non mi importa, non adesso che ho spento il Cervello per non rischiare di andare fuori trama anche adesso.
Non accetta i miei soldi e sono costretta a desistere quando esordisce con il fatto che siamo a casa sua ed offre lui. Gli devo una cena e non credo se ne dimenticherà presto.
"Vivi da molto qui?"
Devo tenere viva la conversazione in qualche modo o mi sentirò in imbarazzo e combinerò sicuramente qualche disastro.
Siamo solo amici, non c'è nulla di male.
Continuo a ripetermelo come un mantra, anche mentre inzuppa una patatina nella maionese e si avvicina pericolosamente al mio naso.
"Cosa hai intenzione di fare? Stai lontano! Louis!"
Sono spiaccicata sul divano nel tentativo di sfuggirgli, ma non ho speranze perché lui adesso è in piedi ed il mio naso è ricoperto di maionese.
"Louis non si spreca il cibo!"
Ogni tentativo è vano e adesso ho anche la guancia giallognola.
"Sei davvero un cretino!"
Non riesco a non ridere con lui che si diverte con così poco, un po' come i bambini.
"È esilarante, posso farti una foto?"
"Provaci e sei morto"
Lo fulmino con lo sguardo, afferrando il fazzoletto che mi porge per ripulirmi e farlo smettere di ridere.
"Ne hai ancora qui"
Indica un punto del viso che non riesco ad individuare sul mio, tanto che credo mi stia ancora prendendo in giro.
"Qui"
Allunga la mano e il suo pollice porta via ciò che c'era, sfiorandomi per la seconda volta in una giornata. Mi ritraggo automaticamente, dopo averlo guardato negli occhi e mi alzo per avvicinarmi al lavandino senza chiedergli il permesso. Ho bisogno di allontanarmi un attimo.
"Va tutto bene?"
La sua voce mi arriva lontana, segno che è ancora seduto dove l'ho lasciato.
"Si, un po' appiccicosa ma adesso va via"
Mi volto appena per sorridergli e lo ritrovo più vicino. Ha un asciugamano tra le mani che allunga verso di me.
"Grazie, ma i tuoi modi gentili non ti salveranno dalla vendetta Tomlinson!"
"Attenta Sulkin, questo è il mio territorio"
Gli rilancio l'asciugamano colpendolo sul petto, mentre scatto verso il ketchup per ricoprirgli la barba. Sta fermo, non si muove e mi guarda mentre soddisfatta, pulisco le dita spalmando meglio la salsa rossa.
"Adesso dovrei farti leccare la mia faccia"
Sa che questo è un colpo basso, sa che arrossisco facilmente come sta accadendo adesso.
"Ma sono un bravo ragazzo e mi laverò semplicemente, riccia."
"Chi la fa l'aspetti!"
Mi allontano prima che cambi idea, prima che mi costringa davvero a fare ciò che ha detto e mi ritrovi in una situazione scomoda per me, per la mia sanità mentale.
"Vale anche per te"
"Sei tu che mi hai ricoperta di maionese!"
"Tu non hai la barba e non ti si incastra tutto! Dovrò radermi per colpa tua"
"Potresti suonare compromettente, Louis"
Rido della sua faccia adesso, mentre addento la pizza e mi godo la vittoria senza pensare a nessuna implicazione.
"Almeno ti sei ripresa"
Lo dice piano ma lo sento comunque.
"In che senso?"
"Nel senso che sei più tranquilla e non più nel tuo mondo"
Oh. Non me l'aspettavo, sposto lo sguardo sul cibo che adesso sembra più interessante, prima che lui si risieda accanto a me.
"Quindi riusciremo a finire il pranzo o ci ritroveremo con tutto il cibo addosso? Non che mi dispiaccia mangiarlo da te, però ne sprecheremmo troppo ed io ho fame"
Le sue parole sono seguite da un occhiolino e dalla mia risata imbarazzata.
"Ti piace proprio prendermi in giro"
"Beh dai soddisfazioni, devo ammetterlo"
Sollevo giocosamente gli occhi al cielo, e continuiamo a mangiare tra una chiacchiera e l'altra, come se non avessimo fatto altro per tutto questo tempo.
Non so cosa ne sia uscito, avrei voluto modificarlo ma allo stesso tempo non sono riuscita a farlo. Per cui ecco qui una Eloise rincretinita come la sottoscritta oggi.
Scriverò qualcosa di decente prima o poi, son fiduciosa. Al prossimo, che cercherò di rendere meno stupido, i promise.
Buona lettura 💗
Luisa
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