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Il compleanno di Freddie è arrivato e Louis è dovuto andare via. È partito ieri sera ed io mi sento così sola mentre percorro questo corridoio bianco che sta diventando familiare. Gregg è ricoverato da tre settimane ed ancora non hanno deciso di svegliarlo dal coma farmacologico indotto per permettere all'ematoma di riassorbirsi. Così, dopo tre settimane, sono ancora qui a osservarlo tramite un vetro troppo spesso per poter sentire il calore della sua pelle o perché lui possa sentire la mia. In genere, a questo punto, le braccia di Louis riuscivano a darmi quel sollievo necessario a non crollare. Oggi non c'è e devo farcela da sola. Stringo le braccia attorno al corpo, mentre osservo mia madre sonnecchiare con la mano su quella di Gregg.
Spero che possa sentire qualcosa, spero siano dei bei sogni quelli che sta conducendo se è vero ciò che dicono.
"Mi manchi Gregg"
Dirlo a voce alta lo rende ancora più reale. Ho paura. Paura che possa non risvegliarsi più. È stupido, so che è in coma solo perché i medici lo hanno provocato con dei farmaci ma è più forte di me.
Mi sposto, mi siedo su una delle tante sedie ormai ingiallite e aspetto. Aspetto che mia madre esca, che qualcuno passi e mi dica che è la giornata giusta, che mio padre arrivi o semplicemente che anche questa giornata passi.
A quest'ora staranno festeggiando a Los Angeles e non so come sentirmi al riguardo. Non mi scrive da un po' e non voglio sembrare insistente, devo fidarmi di lui, devo essere forte anche se questo periodo è complicato.
Lo è ancor di più quando apro Instagram e quei pochi secondi di video mi colpiscono in piena faccia.
Odio come Briana si muove, odio il fatto che si stia mettendo in mostra per lui, odio come lui stia sorridendo anche se sono certa sia solo per suo figlio che si avvicina alla torta.
È da due giorni che continuo a chiedermelo: era proprio necessario? La risposta è sempre la stessa: sì. È suo padre ed è giusto che sia lì con lui, ma non significa che faccia meno male. Spengo tutto, non voglio vedere più nulla che riguardi loro.
"Eloise"
"Papà"
È molto stanco, troppo per riuscire a reggere ancora i ritmi.
"Novità?"
Scuoto la testa in dissenso.
"Nessuna"
Si siede proprio accanto a me e per la prima volta dopo diverso tempo ci ritroviamo soli.
"Il tuo ragazzo?"
"Da suo figlio. A Los Angeles"
Annuisce senza aggiungere niente e seppure sappia che sa già dell'esistenza di Freddie, ogni volta che ne parlo con lui ho paura che possa mostrarsi contrariato.
"Papà, perché non resti a casa con me? Abbiamo un letto in più e a Louis farebbe piacere. Non c'è bisogno di far avanti e indietro. Inoltre credo che Daniel sappia mandare avanti la clinica da solo per qualche giorno"
Non ci guardiamo in faccia, continuiamo a parlare fissando il muro asettico e il vetro spesso che ci separano dal resto della nostra famiglia.
"Va bene"
Sono sorpresa, pensavo rifiutasse e si intestardisse.
"Ricordi quando andavamo a pescare io e te?"
Sorrido, quelli erano bei tempi.
"Avevo cinque anni, ma lo ricordo eccome. Avevi ancora del tempo per noi, papà"
"Sei finita dentro l'acqua con tutte le scarpe e tua madre mi ha sgridato per tutta la settimana in cui avevi il raffreddore"
"Si e quando mi hai dato quel pesce enorme in mano, per fare una foto ma era troppo pesante e sono caduta"
Ride divertito e per un attimo è di nuovo lui, mio padre.
"Mi dispiace"
So che è sincero, so che se potesse tornare indietro cambierebbe molte cose.
"Lo so"
Sono io a stupirlo adesso, perché credo che non se lo aspettasse. Non aggiunge nient'altro e rimaniamo così, cullati da un silenzio nuovo che sembra essere migliore di qualunque altra parola.
Ed io mi perdo ancora tra i miei pensieri, chiudo gli occhi e fingo che lui sia qui. Posso sentire le sue braccia circondarmi, posso sentire la sua barba solleticarmi il viso, posso sentire il calore del suo corpo.
Il telefono squilla riportandomi alla realtà e costringendomi ad aprire velocemente gli occhi.
"Pronto?"
"Ciao"
Mi allontano un attimo per poter parlare con tranquillità.
"Ciao"
"Va tutto bene?"
Annuisco per poi ricordarmi che non può vedermi.
"Si. Tu?"
Si sente un vociare indistinto oltre la sua voce.
"Si. Abbiamo appena finito di festeggiare e stiamo uscendo"
Non dovrei chiedere ma le parole escono più veloci.
"Stiamo?"
"Io, Oli e Max"
Continuo a camminare piano piano immaginando la serata che si prospetta per lui: musica e alcol.
"Divertiti allora"
"Ti amo El"
Non è più un vociare adesso, sono fischi ed urla a cui ride divertito.
"Anche io"
Chiude poco dopo e tengo ancora il telefono all'orecchio come se questo mi aiutasse a trattenere un po' di lui. Non so perché oggi sia così malinconica, forse andar a scuola mi aiuta a non pensare ed oggi invece ho tanto tempo per farlo.
"Ciao"
Una ragazza fa capolino e mi guarda incerta. Ha qualcosa di familiare, ma non riesco subito a collegare dove l'abbia vista. Si avvicina lentamente con un timido sorriso sul viso.
"Ciao, ci conosciamo?"
"No, non direttamente ma..Gregg mi ha parlato di te"
Questo attira tutta la mia attenzione.
"Conosci mio fratello?"
Abbassa lo sguardo, solo per un attimo, prima di riportarlo nel mio.
"Si, noi siamo colleghi e..ecco, ci frequentiamo"
Spalanco la bocca, non nascondendo il mio stupore.
"Oh, io non lo sapevo. Scusami, piacere Eloise"
"Victoria" stringe la mano in maniera vigorosa e questa ragazza mi piace già "si, so che non vi siete parlati tanto quest'ultimo periodo"
Adesso sono ancora più colpita. Gregg le ha detto molto più di quanto mi aspettassi.
"Vi frequentate da molto?"
"No, da un mese e mezzo circa..ma abbiamo un bel rapporto"
Cerco di registrare tutte le informazioni e di capire fin dove sappia.
"Non preoccuparti, non ho detto a nessuno che sei tu la nuova ragazza di Louis Tomlinson"
Gregg le ha rivelato anche questo e ciò significa che sono più legati di quanto io immagini. Perché , però, non si è fatta vedere fino ad oggi?
"Come mai non sei venuta a trovarlo prima?"
"Non mi sentivo tanto a mio agio, ma non sono riuscita ad avere altre notizie ed oggi speravo di incontrarti qui"
Probabilmente sono stata scortese, ma la sorpresa è stata grande.
"Ti va un caffè?" le indico la macchinetta in fondo.
"Certo"
Ha un bel sorriso, degli occhi scuri e i capelli liscissimi.
"Scusa se sono stata un po' scortese prima"
"Non preoccuparti, lo capisco"
Aspettiamo in silenzio che le nostre bevande siano pronte e poi è sempre lei a parlare.
"Non capisco come sia finito in quel bar. Mi ha detto che sarebbe passato da te quella sera, voleva dirti che lo avevano preso all'ultimo provino"
Stringo più forte il bicchiere tra le dita.
"Non sapeva come chiederti scusa per quello che ti aveva detto"
"Bastava farsi vedere.." esce come un sussurro ma lo sente e continua a parlare, come se Gregg le avesse detto esattamente cosa dire.
"Lo so, ma..non andava fiero di come si è comportato"
"Perché ti ha detto tutto questo?"
"Perché una sera dovevamo provare qualche battuta, ma lui era troppo distratto. Gli ho chiesto quale fosse il problema, ma non voleva parlare. È rimasto incollato alla finestra di casa vostra finché non sei uscita dal palazzo di fronte. Ho pensato fossi la sua ragazza e solo dopo mi ha spiegato fossi sua sorella. Da lì mi ha raccontato tutto, o forse quasi, e credo sia stato grazie a questo se poi siamo diventati qualcosa di più."
"Ti ha parlato di Grace?"
"Si" abbassa il capo, elimina una piega immaginaria per poi riportare il suo sguardo su di me. "So che ne era innamorato, ma che è determinato a dimenticarla."
Annuisco, cerco di analizzare tutta questa situazione che appare sempre più strana. È un'estranea ma sa più cose sul nostro conto di ciò che dovrebbe.
"Sono molto presa da tuo fratello, Eloise. Non ho intenzione di rinunciarci"
Determinata ma anche sofferente. I suoi occhi sono lucidi e come se fosse normale, come se fosse semplice, mi ritrovo ad abbracciarla.
"Andrà tutto bene, vedrai."
Annuisce con un sorriso timido prima che papà faccia capolino e dopo avermi individuata, mi abbracci come non faceva da anni.
"Lo faranno oggi! Hanno deciso di diminuire le dosi di farmaci!"
Mi alzo immediatamente e dopo aver fatto cenno a una Victoria imbarazzata di seguirci, arriviamo davanti alla sua porta.
"Papà lei è Victoria. Un'amica di Gregg"
Si stringono la mano e appena noto mia padre studiarla un po' più a fondo, capisco che è arrivato alla conclusione esatta.
È proprio il tipo di Gregg e sono sollevata perché penso sia la persona giusta con cui dimenticare Grace.
So che non si sveglierà oggi, ma la speranza che possa essere domani e il fatto che domani sia così vicino mi rincuora.
Abbiamo tante cose da recuperare, io e te, Gregg.
È strano avere mio padre a casa. Lo è anche per lui, posso capirlo dal modo in cui si muove, osserva l'ambiente che ci circonda ed è la prima volta che lo vede. I suoi occhi si posano sul quadro e indugiano un po' di più sulla figura di Jay.
"Era sua madre"
Lo affianco e come se mi sentissi in dovere di spiegare, parlo.
"È morta a Dicembre"
"Mi dispiace"
Si volta e mi osserva, senza che io faccia lo stesso. Sto ancora guardando loro e non ho voglia di essere analizzata da mio padre.
"Sei felice Eloise?"
"Si"
Non è la domanda che mi sarei aspettata da lui, ma la risposta esce spontanea senza pensarci per un secondo. Si allontana leggermente sedendosi sulla poltrona.
"La convivenza è una cosa complicata."
"Sono state le settimane più difficili di sempre" ammetto, senza smettere di guardare il suo sorriso dipinto.
"Ma non cambierei niente con Louis"
È difficile parlarne con lui che è sempre stato distante, chiuso.
"Adesso però preparo qualcosa da mangiare o moriremo di fame"
Mi volto velocemente senza incontrare i suoi occhi, sono troppo imbarazzata per farlo, e devo cambiare argomento.
"Me l'ha detto tua madre che sei diventata una perfetta donna di casa"
Abbozza un sorriso e per la prima volta dopo anni, riconosco mio padre. Forse perché lo guardo con altri occhi, forse perché sono io ad aver un atteggiamento diverso dal solito, forse perché ciò che è successo ci ha fatto capire cosa è realmente importante.
Continuo ad osservare il cellulare con la speranza di avere sue notizie. Devo abituarmi, non posso pretendere che lui sia sempre con me, ma sarà il periodo, sarà la prima volta che si allontana da quando stiamo seriamente insieme e questo è il risultato. Cerco di distrarmi, di fare qualsiasi cosa finché non dovrò ritornare in ospedale dalla mamma che si rifiuta di lasciare Gregg.
Ripenso a Victoria, a tutto ciò che mi ha detto e quella sensazione di inadeguatezza che si faceva spazio al pensiero delle parole di mio fratello, svanisce. Non hanno più alcuna importanza adesso, non avrebbero dovuto averla neppure prima. L'ho capito tardi, ma l'ho capito.
Il suo nome appare finalmente sullo schermo e la nostra foto lo occupa tutto. Mi piace, l'ha scattata Louis una sera dopo cena e non importa se il mio naso mi piace poco, se i suoi capelli sono spettinati. Mi piace perché quello era un momento felice e lo sarà sempre , impresso in dei pixel.
"Lou"
Un gran rumore arriva prima della sua voce. Mi allontano dalla cucina, mi allontano da mio padre che sorseggia curioso il caffè. So che fa finta di non ascoltare, ma che sta origliando. Deve essere un vizio di famiglia.
"Eloise sono sbronzo!"
Il tono di voce alterato, le parole un po' strascicate mi dicono che è vero.
"Lou, dove sei?"
"Al the Hill! Una bomba El! Una bomba! Dovresti essere qui!"
Dovrei fidarmi di Louis ubriaco a chilometri di distanza?
"Con chi sei?"
"Solo. Sono spariti con delle ragazze ma mi manchi e ti ho chiamato. Me l'hanno anche chiesto ma io gliel'ho detto Eloise"
Sì. La risposta era si anche prima ma più parla più mi convinco che posso fidarmi di lui.
"Cosa gli hai detto, Lou?"
"Che mi manchi! E che l'unica che vorrei sotto di me adesso sei tu"
Mi stringo nella sua maglia e sorrido divertita.
"Sì?"
"Sì Eloise. Non sai cosa ti farei se fossi qui"
La musica diminuisce e sembra il rombo di una macchina e il rumore di uno sportello che si chiude.
"Dove stai andando?"
"A casa. Sei lì no? Quindi vengo a casa e facciamo l'amore fino a domani mattina"
Rido più forte portando una mano alle labbra.
"Lou, siamo lontani chilometri"
"Chi se ne fotte, io sto prendendo quel fottuto aereo e sto venendo da te. Mi baci quando arrivo?"
"Si, ti bacio Lou. Ma adesso va a casa e riposa. Domani ne riparliamo okay?"
"Domani sono da te"
Poso la fronte sul vetro freddo e non so come, ma col suo farneticare confuso io mi sento a casa.
"Eloise"
"Si, ci sono"
"Quanto cazzo ti amo? Lo so che te lo dico poco, io lo so. Però se te lo dico spesso, poi pensi che non è così. Voi donne siete strane. Anche se tu sei la meno strana che abbia conosciuto. E ti amo e tu ami me! Wow!"
Non dovrei ridere ancora ma non riesco a farne a meno.
"Perché ridi? È la verità. Oggi ti stavo pensando e mi è venuta in mente una cosa: quando ti ho vista sorridere mi sono innamorato di te."
Vorrei dirgli che mi ha visto sorridere tante volte prima che ci fosse effettivamente qualcosa, ma un gran fracasso proveniente dall'altra parte della cornetta mi porta a desistere.
"Lou?"
"Sono inciampato sul vaso. Ma sto bene! Sono sul letto. Mi fai compagnia finché non dormo?"
"Certo. Cosa mi racconti? Freddie era contento?"
"Si, tanto. Briana aveva un vestito troppo corto. Non si rende conto che è una festa per bambini, dannazione?"
Lo stomaco si restringe al solo sentirla nominare.
"Sembrava una sgualdrina"
"Louis.." lo riprendo anche se è ciò che avrei detto anche io.
"Okay okay faccio il bravo. Quando ci vediamo?"
"Quando torni"
"Mm..dopodomani torno"
Diventa sempre meno reattivo finché non sento il suo respiro diventare regolare e capisco che è crollato. Aspetto ancora un po' prima di chiudere, lasciandomi cullare dal rumore così familiare mentre chiudo gli occhi.
"Buonanotte amore mio" sussurro con la speranza che possa sentirlo in mezzo ai suoi sogni.
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(Quanto è bello?😍)
La parte che preferisco è l'ultima, con un Louis tenerissimamente ubriaco.
Il padre di El ha capito e sta accettando Louis.
Victoria è arrivata! Sarà la volta buona per il povero Gregg, sfortunato in amore?
Scusate gli errori, non ho riletto ma avevo bisogno di pubblicarlo.
Oggi mi dileguo con poco..a presto 😘
Luisa ❤️
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