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Non ho ancora aperto gli occhi ma percepisco la sua stretta, la dolce carezza che lascia tra i miei capelli e non riesco a non sorridere.
"Sei sveglia"
Sollevo di poco il viso, quanto basta per specchiarmi in quel blu così limpido.
"Adesso si"
La mia voce è rauca in confronto alla sua, nascondo il viso sul suo petto e sorrido ancora.
Mi sento bene, mi sento strana ma allo stesso tempo..completa.
"Ho dormito anche io stanotte"
È un soffio, ma lo sento e stamattina non ho intenzione di bloccare la mia immaginazione, per cui mi concedo di pensare che sia successo perché mi ha tenuta stretta, mi ha cullata.
Non rispondo nulla, mi limito a baciare la pelle marchiata dall'inchiostro nero.
"Andiamo a fare colazione?"
Vorrei rifiutare, vorrei dirgli che ho bisogno di qualche minuto per godere ancora un po' di questa sensazione di pace e serenità che sento adesso, ma il mio stomaco non è completamente d'accordo.
"Okay"
Sono costretta ad alzarmi e allontanarmi, mentre lo guardo andare in cucina, divertito dal mio broncio assonnato.
Mi guardo allo specchio e ciò che vedo mi piace: il mio sorriso ampio, un po' imbarazzato, il senso di leggerezza. Mi piace tutto di questa mattina. Mi piace ancor di più quando mi affaccio in cucina e lo trovo intento a preparare il tavolo per noi due, coperto solo da dei pantaloni della tuta.
Rimango ferma, posata sullo stipite della porta, ad osservarlo finché non se ne accorge e sorride anche lui.
"Ti dispiace se faccio la guardona un altro po'?"
"Non lo so, forse dovrei chiamare Paul per proteggermi. Sono in pericolo?"
"Può darsi"
Tende la mano verso di me e appena la afferro, mi attira sul suo petto, stringendomi ancora.
Chiudo gli occhi, nascondo il viso nell'incavo del suo collo e inspiro il suo profumo prima di doverlo lasciarlo andare.
"Questa settimana mi esibisco ad X-factor"
La butta lì così, come se fosse semplice, come se non fosse nulla di importante, ma riesco a capire che in realtà è nervoso e sta cercando di porre sù una maschera, senza sapere che con me non può fingere.
"Ad X-factor?"
"Già"
Non mi guarda negli occhi, si concentra nel tagliare quel croissant che non ha nessuna colpa.
Mi alzo, mi avvicino più a lui.
"Louis"
Poso una mano sulle sue, mi siedo sulle sue gambe e cerco i suoi occhi.
"Perché sei nervoso?"
Se non le stessi tenendo strette, sono certa che sposterebbe il ciuffo.
"Io.."
Sembra così insicuro, quasi spaventato.
"Ti sei esibito su palchi importanti, in diretta TV, in stadi sold out. Qual è il problema?"
Un sospiro lascia le sue labbra, e per quanto vorrei sentirle sulle mie, devo aspettare che parli. Lo fa solo quando i suoi occhi incontrano i miei.
"Sarò solo per la prima volta. Lo faccio perché Lei voleva che lo facessi"
Gli accarezzo il viso, dolcemente, perché quello che ho davanti adesso è il ragazzo che ho sempre saputo ci fosse dietro quella corazza di ironia e commenti pungenti.
Questo è il Louis bisognoso di conferme, il Louis spaventato, il Louis insicuro che Johannah riusciva a rassicurare e che adesso si sente perso.
Non posso essere Lei, non posso sostituirmi a Lei in alcun modo, nè voglio. Ma posso provare a rassicurarlo a modo mio.
"Perché sapeva che ci riuscirai nel migliore dei modi. Per quanto sia difficile. Cosa canterai?"
Continuo ad accarezzare la barba corta, continuo a stringermi a lui.
"Just hold on. Uscirà come singolo proprio quel giorno. L'abbiamo registrata nei mesi scorsi. Con Steve"
Forse ha capito la mia perplessità, perché continua subito dopo, senza che io chieda niente.
"Quando eri a lavoro o quando non eravamo insieme"
Lo bacio, perché sono io ad averne bisogno adesso. Risponde immediatamente ed in un attimo perdiamo la cognizione di tempo e spazio. Esiste solo lui, il movimento delle sue labbra sulle mie, le sue braccia attorno alla mia vita, le sue mani che stringono il tessuto del pigiama che indosso, spingendomi verso di lui, come se non gli bastasse mai.
Sono sempre io a scostarmi per poter parlare, perché ho bisogno che lo sappia.
"Sono certa che andrà benissimo, che tu andrai alla grande. Io lo so"
Posa la fronte sulla mia spalla, nascondendosi ai miei occhi, perché sa che è semplice per me riuscire a capirlo.
"Credi che lei sarà fiera di me?"
Non esito a rispondere in questo caso, perché sono sicura delle parole che pronuncio.
"Io sono certa che lo sarà"
Rimaniamo così, mentre gli accarezzo i capelli, mentre aspetto che quell'ombra sul suo viso si allontani veloce come è arrivata.
"Non so se sono all'altezza El"
Non sono d'accordo e mi assicuro che mi stia guardando prima di parlare.
"Questa è la cosa più stupida che ti abbia sentito dire. Io non sono all'altezza, tu lo sei eccome. Credi che ti avrebbero permesso di arrivare fin qui se non lo fossi?"
Non replica, so che non mi ha creduto e so che non c'è nulla di più difficile che convincere qualcuno di qualcosa a cui si rifiuta di credere. Lui però non sa quanto io possa essere determinata nel raggiungere un obiettivo e che prima o poi ci crederà.
"Posso venire a vederti?"
"Mi chiedi il permesso?"
Sembra divertito e non ho intenzione di smettere se questo è l'unico modo con cui posso riportarlo da me.
"Magari hai già dato disposizioni per non farmi entrare. Non posso saperlo"
Sorride apertamente, si avvicina pericolosamente alla mia bocca e vi soffia parole che cerco di capire anche se è molto difficile.
"Potrei aver chiesto di non farti uscire dal mio camerino invece"
Il suo sguardo brucia ed il respiro mi si mozza.
"Louis"
È tutto ciò che riesco a dire, in un soffio, soggiogata dalla sua aura.
"Scusa, cerco di trattenermi, ma è difficile. Sei troppo bella"
Scuote la testa prima di guardarmi ed io vorrei dire qualcosa ma non ci riesco e non solo perché mi sta baciando ancora.
"Forse è meglio se facciamo davvero colazione, dopo devo andare a casa"
Annuisce, allarga le braccia per permettermi di spostarmi e nonostante non voglia, torno al mio posto.
*
"Fatti accompagnare da Steve "
È la quinta volta che lo ripete dopo aver capito che voglio andare a piedi.
"Lou-"
"Okay ti accompagno io"
Sollevo gli occhi al cielo, stretta tra le sue braccia.
"Posso ancora camminare con le mie gambe e posso arrivarci a piedi"
"Permettimi di accompagnarti. Rimarrò con Rup"
"Tu? Tu rimarrai con Rup? Che intenzioni hai?"
Reprimo una risata, quei due non si sopportano proprio.
"Due chiacchiere e basta"
Scuoto la testa, sollevando le mani in segno di resa.
"Okay andiamo"
Intreccia le dita con le mie e nonostante sia successo tante altre volte, oggi ha un significato diverso, un peso diverso per il mio cuore.
"Che c'è?"
Sorride inconsapevole del battito accelerato del mio cuore.
"Sono felice"
Si ferma, prima di separarci per salire in macchina, si avvicina posando la mano libera sul mio viso. Fa scorrere il pollice sulle mie labbra prima di parlare.
"Anche io lo sono con te"
Mi stringo a lui, lascio che mi tenga tra le sue braccia, che mi baci i capelli prima delle labbra.
Quando si allontana per sedersi alla guida, il mio corpo percepisce la mancanza del suo.
Sono consapevole che sia tutto troppo veloce, troppo amplificato, ma adesso non voglio pensarci.
"Dove stai andando?"
La strada non è quella che porta a casa mia e il sorriso furbo che compare sul suo viso, indica che lui lo sa bene.
"Non lo so. Dove ci porta la macchina. Ti dispiace?"
Uno sguardo fugace e riporta gli occhi sulla strada.
Rido divertita e per nulla infastidita da questo cambio di programma.
"Per niente"
Domani dovrò lavorare e non potrò godere della sua compagnia per tutto il giorno.
Un timido sole si affaccia dalle nuvole scure che non riescono a scalfire il mio buon umore oggi. Ciò che è successo si fa sentire, si fa pesante quando Louis diventa silenzioso ed è così lontano da me da sembrare irraggiungibile. Ma quando ride come sta facendo adesso, mentre racconta, tutto è più sopportabile, comprese le occhiaie e gli occhi spenti, ed io non posso che essere felice.
Continua a guidare senza una meta precisa, finché non arriva in centro e decide di fermarsi. Tira su il cappuccio della felpa per rendersi meno riconoscibile e fa per scendere quando lo blocco.
"Sei sicuro sia una buona idea?"
Sono preoccupata per lui.
"Fidati di me"
Lo seguo e capisco appena ci ritroviamo nel St. James's Park.
È poco affollato ed è quello che serviva ad entrambi oggi.
Mi lascio condurre da lui, in un angolo più appartato, mentre osservo la moltitudine di uccelli che lo popolano.
"Ti piace?"
Annuisco, chiedendomi perché non ho mai programmato una gita qui prima d'ora.
"Vieni spesso qui?"
Sembra conoscerlo a mena dito, come se non facesse altro che nascondersi agli occhi del mondo proprio qui.
"A volte. Quando ho bisogno di star solo e non posso rischiare che mi riconoscano per strada. Da lassù si vedono Buckingham Palace, Big Ben e London Eye"
Osservo il punto che indica, prima di perdermi nei suoi occhi.
Siamo seduti sotto un grande albero, lontano da occhi indiscreti.
"Posso baciarti?"
Sussurro avvicinandomi di più.
"Da quando devi chiedere il permesso?"
Sfiora il mio naso col suo e mi scosto appena, mentre sorrido, per impedirgli di baciarmi.
"Da quando siamo in un luogo pubblico"
Sono io ad avvicinarmi adesso e lui a ritrarsi. Ride del mio broncio.
"L'hai fatto prima tu"
"Si, ma io posso"
Ride ancora, baciandomi prima con dolcezza e poi con più foga. Tanto che mi ritrovo a cavalcioni su di lui, le sue mani tra i miei capelli a spingermi verso la sua bocca come se non bastasse.
"Louis"
Sussurro senza staccarmi realmente.
"Dovremmo allontanarci, siamo in un parco"
Risponde con un sospiro profondo e se non fossi seduta, vacillerei sotto il suo sguardo bruciante.
"E per fortuna. Oggi sono poco forte"
Lo abbraccio stretto, spero non senta il battito impazzito del mio cuore.
"Raccontami qualcosa di te"
Mi piace ascoltare il suono della sua voce.
"Credo tu sappia tutto, no?"
Non ha tutti i torti, ma ci sarà pur sempre qualcosa che non conosco di lui.
"Effettivamente..ma qualcosa che non hai mai detto a nessuno"
Ci pensa un po', e prima di parlare mi bacia il naso.
"Quando ho capito che mio padre biologico" il disprezzo nella sua voce è papabile " non si era comportato bene con mia mamma, ero piccolo. Non avrei potuto far nulla. Però, il giorno dopo il mio sedicesimo compleanno, ho bevuto e sono arrivato sotto casa sua. Avevo un'altra bottiglia in mano e la mia intenzione era quella di spaccargliela in testa.
Non so il perché, ma dopo due ore lì davanti, me ne sono andato. Senza far nulla. Per fortuna, o non sarei mai stato qui dove sono adesso"
Gli accarezzo il viso, con il capo sulla sua spalla e l'altra mano sul suo petto che vibra sotto il dolore dei ricordi.
"Non voglio essere come lui. Non voglio aver nulla a che fare con lui"
Non aggiungo nulla, non sarebbe giusto da parte mia dire qualcosa.
"A volte, quando bevo penso di essere esattamente identico ad Austin. E mi faccio schifo da solo"
L'ha chiamato per cognome, il suo vero cognome. Ha sputato tutto il risentimento nei confronti di un padre che ha capito di aver un figlio solo dopo la fama raggiunta da quest'ultimo.
"Mi dispiace tanto Lou. Ma sono certa che non sarai mai come lui. Non te lo permetterò"
I suoi occhi cercano i miei e sostengo quel blu così tormentato in cerca risposte che spero di potergli dare.
"Come ho fatto a meritare te?"
Mi spiazza, facendomi arrossire e facendo mancare un battito al mio cuore.
"Mi devo abituare a questa versione di te?"
"A quale?"
"Questa così diretta."
Gesticolo in imbarazzo, sotto il suo sguardo divertito e più sereno.
"Non vuoi che lo sia?"
Scuoto la testa velocemente perché non è questo che intendevo.
"No, è che è strano. È strano svegliarmi stretta a te, poterti guardare senza nascondermi e baciarti senza dovermi trattenere. È strano stare così come sto adesso, è strano pensare che tu possa volermi. Credo che il mio cervello creda sia tutto un film mentale"
Ride, reclinando la testa all'indietro.
"E dimmi la verità: è meglio la realtà o i tuoi film mentali?"
"Eh, quando succederà di più saprò dirti"
Arrossisco nel pronunciarlo, ma è la verità ed il guizzo malizioso nei suoi occhi non fa altro che farmi imbarazzare di più.
"Eloise Sulkin, tu non smetti di stupirmi. Prima di conoscerti, credevo fossi troppo timida anche solo per poter pensare una cosa simile e adesso mi ritrovo ad esser io quello costretto a trattenermi"
Sollevo le spalle con fare saccente prima di scoppiare in una fragorosa risata.
"Gli strani casi della vita. E ancora non hai visto niente"
Sarebbe dovuto uscire diversamente, probabilmente non avrei dovuto sussurrarlo o permettere al mio sguardo di mutare. Ma quando si tratta di Louis non ho più controllo e mi lascio andare completamente a lui che si riappropria delle mie labbra, stringendomi ancora più forte, con il respiro corto.
"Eloise allontanati o rischio grosso qui"
I suoi gesti non rispecchiano le sue parole.
"Andiamo a casa?"
Scuote la testa energicamente.
"No, o non tengo la mia promessa. E non ho alcuna intenzione di venire meno a due giorni dall'averla fatta"
"Non torneremo mai a casa?"
Sorrido incapace di fare altrimenti.
"Ti prendi gioco di me, Sulkin?"
"Può darsi"
Le sue dita scostano velocemente il tessuto e rido sonoramente a causa dei suoi movimenti che mi provocano il solletico.
"Vieni con me" sussurra dopo essersi fermato.
Mi alzo e afferro la sua mano appena la porge, aggiustandosi meglio il cappuccio sul capo.
Nessuno presta attenzione a noi, nessuno lo guarda. Qualcuno si sofferma su di me ma nessuno sembra riconoscerlo.
Sarebbe comunque difficile dato che riuscirebbero a vederne solo il naso e le labbra.
"Sei sicuro di riuscire a vedere o finiremo nel laghetto con i pesci?"
"Son sicuro, tanto quanto lo sono del fatto che tra poco non avrai più parole"
Mi incuriosisce e smetto di stuzzicarlo, perdendomi nell'osservare i dettagli finché una figura vicino a una panchina proprio davanti a noi, attira la mia attenzione. Lo fa soprattutto perché Louis si sta dirigendo verso di lui, scostando il cappuccio per mostrargli il viso lasciandomi interdetta.
"Ciao Finn"
Lo saluta come se si conoscessero da tempo ed è proprio così a quanto pare.
"Ciao ragazzo. È da un po' che non ti si vede"
Si stringono la mano ed io continuo a star in silenzio al fianco di Louis.
"Non è stato un bel periodo"
Il clochard annuisce, come se sapesse cosa sia successo.
"Se ne è andata, non è vero?"
Trattengo il fiato, corro a guardare il ragazzo che ho accanto e che sembra reggere bene il duro colpo.
"Se ne è andata Finn"
Il silenzio diventa protagonista prima che il nuovo personaggio parli ancora.
"La vita è una gran bastarda, Louis. Ti può dare tutto e togliere tutto in un secondo. Non sappiamo mai quanto tempo ci resta"
Mi scruta curioso, ma non chiede di me. Come se sapesse di dover aspettare che le cose gli vengano rivelate.
Louis gli si siede affianco, mentre io resto in piedi, a stringermi nella giacca che indosso.
Mi chiedo come faccia Finn a vivere quassù, con solo una coperta. Mi sento in colpa per aver di più di lui, mi sento in colpa per non aver abbastanza per poterlo aiutare perché vorrei tanto farlo.
Sorride Finn, anche se di motivi per farlo ne ha pochi. Sorride e capisco che non gli serve un tetto, un vestito nuovo o una macchina per farlo: gli serve qualcuno che gli regali emozioni.
"È carina"
Glielo bisbiglia facendo sorridere anche Louis.
"Già. Ed è anche intelligente ma non dirglielo che te l'ho detto"
Sorridono entrambi, mentre cerco di reprimere una risata che si libera quando Finn ripete esattamente le parole di Louis.
"Piacere Eloise"
Gli porgo la mano, cogliendolo di sorpresa.
"Piacere Finn. In genere le donne non mi porgono la mano. In realtà lo fa solo Louis"
Mi si stringe il cuore al pensiero di un uomo tanto solo, che non riceve altro che occhiate diffidenti e piene di giudizio.
"Perché non capiscono niente. Non che Louis capisca di più, ma non dica che gliel'ho detto"
Sorride di nuovo, guardando divertito il ragazzo in questione che invece sì sta sollevando per afferrarmi.
"Questa me la paga, signorina"
Fa per avvicinarsi al mio viso ma mi scosto velocemente.
"Credi sia il caso?"
Sussurro di modo che solo lui possa sentire.
"Finn sa molte cose. Mi fido di lui tanto da baciarti"
Non replico quando unisce le nostre labbra, in un bacio veloce.
"Ci siamo conosciuti due anni fa"
L'uomo stretto nel piumone sporco, inizia a raccontare una storia che volevo sentire da quando l'abbiamo incontrato.
"Era abbastanza triste. Non mi ha voluto rivelare il perché quel giorno ed io non volevo rischiare di infastidire l'unico ragazzo che si era seduto accanto a me dopo tanto tempo. Mi ha allungato una banconota ed è andato via. Il giorno dopo non mi aspettavo di certo di vederlo tornare. Abbiamo parlato un po' di più e mi ha rivelato il suo nome. È tornato ogni giorno e siamo diventati.." sembra stia cercando il termine adatto prima di guardare Louis ed azzardare una definizione.
"..amici. Finché sua madre non si è ammalata e non sei arrivata tu. Allora, ha iniziato a venire meno"
Mi sento in colpa per aver privato quest'uomo del tempo che Louis gli dedicava.
"Non mi aspettavo che ti portasse qui oggi, ma sono felice l'abbia fatto"
Sorrido, incapace di far altro perché vorrei solo abbracciarlo forte.
"Questa felpa e questa coperta, sono i primi regali che Louis mi ha fatto"
Non devo piangere, ma si sta rivelando difficile.
"Mi ha anche proposto di lavorare per lui, ma ho rifiutato."
Vorrei chiedergli perché ma la stretta un po' più forte di Louis sul mio fianco, mi porta a desistere.
"Questo per dirti che non è poi così male come ragazzo. Un po' rompipalle a volte, ma tutto sommato è okay"
Gli sorrido prima di guardare lui negli occhi. Vorrei dire tante cose, ma taccio stringendolo forte a me.
"Adesso andiamo Finn"
Mi allontano permettendogli di avvicinarsi a lui e mi volto quando noto che gli sta dando qualcosa, salutandolo poco prima di allontanarci.
"Va tutto bene?"
Lo chiede dolcemente, col pollice che mi sfiora il viso.
"Si. Perché non me l'hai detto?"
"Non lo so. Non era mai il momento giusto. Non volevo pensassi mi riempissi la bocca di parole"
Solleva le spalle e le riabbassa velocemente.
"Louis non l'avrei mai pensato. Anzi, sono fiera di te"
Il sorriso che si apre sul suo volto è uno dei più belli che gli abbia visto fare.
"Sei piaciuta anche a Finn, devo essere geloso?"
"Può darsi" rido divertita, prima che le parole dell'uomo mi tornino in mente e devo chiederglielo per forza.
"Perché ha rifiutato la tua proposta di lavoro?"
Louis sospira, guarda in avanti prima di parlare ancora.
"La natura umana è molto complessa.
Finn non è da meno. Era un giocatore d'azzardo. Se la cavava bene, quindi vinceva abbastanza. Finché un periodo ha iniziato a perdere di seguito e in breve tempo non aveva più nulla. Sua moglie l'ha lasciato, sbattendolo fuori di casa e lui reputa questa la giusta punizione perché..loro figlio era malato ed i soldi che lui ha perso, sarebbe potuti servire per le cure. Anche se è guarito ormai, Finn non se lo perdona e preferisce vivere in una condizione come quella, che meritarsi una seconda possibilità"
Non dico nulla, non ci sarebbero parole adatte. Perché Finn ha sbagliato, ma non riuscirei a non concedergli una seconda possibilità. Siamo umani, tutti sbagliamo. L'importante è riuscire a ripartire dagli errori e migliorare. Credo che se dovessi riparlare con Finn, cercherei di spiegargli questo.
"Siamo arrivati"
Lo spettacolo che mi si presenta davanti è così bello da mozzare il fiato.
"Wow"
"È stata la reazione che ho avuto io la prima volta"
Sta sorridendo e quando mi volto verso di lui, il paesaggio passa in secondo piano perché lo spettacolo più bello rimane lui.
"Volevo mostrarti questo posto da un po' di tempo. Volevo presentarti Finn ancor prima ma non ero sicuro che con te avrebbe tenuto la bocca chiusa. Ha sempre pensato che ci avrei dovuto provare prima"
"Gli hai parlato di me? Di noi?"
Sorride colpevole.
"Potrei averlo fatto"
"E cosa gli hai detto?"
Sono curiosa, soprattutto di sapere cosa pensava nei mesi scorsi quando ci rincorrevamo senza acchiapparci.
"Gli ho detto" scosta un ciuffo finitomi davanti agli occhi " che stavo perdendo la testa per te"
Il mio cuore corre veloce, lo stomaco si restringe e non so neppure cosa dire. Arrossisco, nascondendo il viso tra le mani, scatenando la sua debole risata.
"Gli ho anche detto che avevo paura di fare casino e che preferivo rimanerti amico."
Scosta le mani, le porta sul suo petto, circondandomi con le sue braccia.
"Vuoi che continui?"
Sussurra, il suo viso vicinissimo al mio ed il mio cervello è ormai disconnesso. Riesco solo a concentrarmi sul suo respiro caldo, sul suo corpo stretto al mio, sui suoi occhi.
"Voglio baciarti fino a non avere più fiato"
Le parole escono da sole e non aspetto che lui risponda qualcosa. Bacio il suo sorriso, bacio le sue labbra e appena le muove sulle mie, tutto sparisce e rimaniamo solo noi due.
---
Il capitolo non mi piace. Non sarebbe dovuto uscire così, ma..è andato. Non riesco più a scrivere di loro, ho una sorta di blocco. 😕
Spero vi possa piacere.
Al prossimo,
Luisa 💗
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