27
Sono le nove e Louis sta per arrivare.
Non so dove voglia portarmi, so solo che ho voglia di andarci. Ieri ho esagerato, sono ancora restia nei suoi confronti. Non voglio scottarmi, la situazione è già abbastanza fuori controllo di per sè.
Le parole di Harry si rifanno vive e si ripetono come un mantra mentre mi guardo allo specchio e il sorriso appare da solo perché ho pensato a due occhi blu. L'idea che stia venendo qui, che mi stia portando chissà dove, mi piace.
Tanto.
Lui mi piace e non posso far a meno di pensarci, di volerlo vedere.
Dannazione. Devo darmi una regolata, non posso continuare così.
Per lui siamo solo amici, se dovesse capire che sto iniziando a provare qualcosa di più, potrebbe scappare a gambe levate ed io non sono disposta a perderlo. Lo voglio nella mia vita, in qualsiasi ruolo voglia rivestire.
Suona, interrompendo i miei pensieri, e mi precipito fuori.
"Dove vai?"
Gregg mi osserva curioso mentre fa colazione.
"Mi crederesti se ti dicessi che non lo so? Con Louis"
Il suo sguardo diventa serio prima di parlare.
"Stai attenta, Is"
Mi avvicino per lasciargli un bacio sulla guancia.
"So cavarmela, fratellino. A più tardi"
La sua macchina è proprio davanti al portone. Credevo venisse con Steve, invece siamo soli. Non so se sia un bene o meno, ma appena lo vedo qualcosa succede dentro di me.
Nonostante tutto ciò che mi ero ripromessa, non posso controllarlo e lo stomaco mi si stringe, mentre un gran sorriso sorge sul mio volto.
Devo stare attenta, devo ricordarmi di quelle foto e soprattutto che per lui non sono niente più che un'amica. Dovrei ripetere questo come un mantra.
Ma quando me lo trovo davanti, con una maglia bianca e dei jeans neri e i capelli ordinati e gli occhiali da sole, non riesco a ricordare nulla.
"Ciao"
Era soprappensiero finché non ho aperto la portiera e ha sorriso nel vedermi. Forse si aspetta un bacio sulla guancia, ma non glielo darò. Non me la sento di avvicinarmi ancora, l'unica volta in cui l'ho fatto, lui è scappato con qualcun altro e non ho intenzione di rivedere nessun'altra immagine. Grace le porterebbe immediatamente sotto il mio naso ed io non voglio.
"Ciao. Pronta ?"
"Per dove?"
Si immette nel traffico e non riesco a non guardare la vena pronunciata sul collo, il cipiglio concentrato che assume prima di parlare.
"Non te lo dico. Sappi solo che sarà molto lungo. Tre ore e mezza"
"Tre ore e mezzo? Dove stiamo andando?"
Non risponde, sorride e continua a guidare. Non otterrò alcuna informazione e decido di non insistere. Me lo dirà quando vorrà e il paesaggio che scorre veloce, è una buona distrazione da lui.
Il suo profumo sembra più forte oggi, sembra che io riesca a percepirlo maggiormente.
Ho deciso di non leggere i cartelli stradali, di scoprirlo solo a destinazione e nonostante sia molto curiosa, ci sto riuscendo.
"Tutto bene?"
Abbassa la musica per un attimo, solo per riuscire a sentirmi.
Annuisco e nonostante siano passate due ore e avrei bisogno di sgranchirmi le gambe, non mi lamento.
Inizia a parlare, racconta qualcosa, mi fa ridere e rende piacevole la restante ora e mezzo che manca.
Ma quando iniziamo ad avvicinarci alla meta, diventa irrequieto e non capisco il motivo finché non leggo un cartello in particolare: DONCASTER.
Mi volto velocemente a guardarlo.
Non può averlo fatto, non può avermi portato qui.
Un sorriso consapevole nasce sul suo volto confermando qualsiasi ipotesi io abbia.
"Benvenuta nella mia città"
Tante domande vorticano, domande a cui non so dare una risposta. Probabilmente sto correndo troppo, probabilmente sto ingigantendo tutto.
"Non ci sono mai stata prima d'ora"
Parcheggia fuori da una grande casa e scendo velocemente seguendolo fino alla soglia. È silenzioso e non ha più quell'espressione divertita che ha avuto fino a poco fa. Non la ha neppure appena entra e si blocca un attimo come se stesse aspettando qualcosa o qualcuno, che non arriverà.
Mi guardo intorno e mi piace. Il soggiorno è ampio, due grandi divani disposti uno davanti all'altro, un'ampia vetrata che permette al sole di penetrare ed illuminate tutto. L'ambiente aperto comunica con la cucina e una porta scorrevole la separa dal giardino retrostante.
"È bella"
Non so cos'altro dire ma sembra bastare affinché sorrida.
"A mamma è sempre piaciuta l'idea di uno spazio grande. Tra l'altro, con la nostra famiglia, sarebbe stato impossibile vivere in uno spazio più piccolo. Vieni"
Mi porge la mano che non esito ad afferrare e mi lascio condurre sulle scale, con il cuore che batte forte.
Sembra che nessuno abbia spostato nulla e me ne da conferma quando parla.
"Non tocchiamo mai nulla quando veniamo"
"Perché?"
Sospira, non mi guarda più prima di rispondere, sento solo la presa sulla mia mano diventare un po' più forte.
"Perché se non dovesse tornare, sarà tutto come ha lasciato lei. Almeno per una volta"
Abbasso il capo, non voglio aggiungere nulla, perché sarebbe stupido. Cosa dovrei dirgli? Sappiamo bene entrambi quale sia la situazione.
Mi limito a stringere anche io la sua mano perché voglio sappia che sono qui, sono con lui. Lo seguo ancora, quando prosegue lungo il corridoio ed arriva ad una stanza.
"Questa è la mia camera. Non ridere, ero piccolo e mia mamma ha voluto trasferire ogni cosa dalla vecchia casa, quindi anche i miei 'averi' da adolescente"
Non riesco a reprimere un sorriso, non lo faccio neppure quando apre e mi ritrovo un ambiente pieno di poster di dj's, calciatori, macchine e qualcos'altro che non so neppure identificare.
"Ha voluto portare proprio tutto"
Sorrido ancora, ma non trattengo una risata quando scorgo un post delle Spice-Girls.
"Smettila"
Sta sorridendo anche lui, ma sembra in imbarazzo. Passa una mano tra i capelli e non lo avevo mai visto così, ma è adorabile.
"Sapevo non fosse una buona idea portarti qui"
Non lo pensa davvero, lo posso leggere nei suoi occhi.
"Completamente differente da casa tua a Londra"
"Per fortuna! T'immagini la cucina tappezzata di Spice Girls?"
Rido ancora insieme a lui che rimane in piedi mentre mi siedo sul letto.
"Ero davvero piccolo, qui dentro ho fatto le mie prime esperienze, adesso sono cresciuto"
"Avrei da obiettare, ma.."
"Andiamo, che è meglio"
Afferro di nuovo la sua mano e mi lascio condurre da lui, mentre mi mostra luoghi che sono stati importanti anche se è mancato spesso da casa. Stiamo per uscire fuori quando un oggetto in particolare attira la mia attenzione.
"È un pianoforte?"
Si ferma anche lui, guarda dentro la stanza e annuisce.
"È mio"
I miei occhi corrono a guardarlo ed incontrano i suoi. Vorrei rimanere così, immobile a guardarci dentro.
Invece si sposta, si avvicina e solleva il telo, posizionandosi davanti.
"Vuoi sentire qualcosa?"
Annuisco incapace di parlare. La sola idea mi sta mettendo in difficoltà perché tutto questo è troppo per me.
"L'ho scritta per lei"
Non capisco a chi si riferisca, vorrei chiederglielo ma le note diffondono e taccio. La risposta alla mia domanda arriva immediata appena inizia a cantare.
Wish that you could build a time machine
So, you could see the things no one could see
Feels like you're standing on the edge
Looking at the stars and wishing you were them
What do you do when a chapter ends?
Do you close the book and never read it again?
When do you go when your story's done?
You can be who you are, who you'll become
Oh, Oh Oh, if It all goes wrong
Oh, Oh, Oh, darling just hold on
La sua voce, le note riempiono la stanza, riempiono me e il mio cuore che sta per esplodere perché questo è davvero troppo. Le sento scorrere sulla mia pelle, le sento insinuarsi sotto, le sento risvegliare ogni parte di me, le sento abbattere il muro che ho costruito, le sento cancellare ogni altro pensiero. Esiste solo lui.
The sun goes down and it comes back up
The world it turns, no matter what
Oh, Oh Oh if it all goes wrong
Darling just hold on
Darling just hold on
It's not over till it's all been said
It's not over till it's your dying breath
So, what do you want them to say when you're gone
That you gave up, or that you kept going on?
Non ci riesco, non riesco a trattenere le lacrime e le lascio andare perché è tutto troppo forte per poterlo contenere. Guardarlo suonare, guardarlo cantare con così tanto cuore sapendo che l'ha scritta per la madre, sta mandando in tilt le mie emozioni, sta mandano in tilt me.
What do you do when a chapter ends?
Do you close the book and never read it again?
When do you go when your story's done?
You can be who you are, who you'll become
Oh, Oh Oh, if It all goes wrong
Oh, Oh, Oh, darling just hold on
Sono ancora ferma, ancora in piedi incapace di muovermi quando smette. Non si volta ed io non riesco a dire nulla, non riesco a fare nulla. Resterei qui ferma, per non rovinare questo momento, resterei immobile a guardarlo girato di spalle, con le mani ancora sui tasti, con i muscoli contratti e il capo basso. Lo guarderei all'infinito mentre si volta verso di me ed i suoi occhi hanno un mare dentro. Quello che mi piace tanto, quello in cui affogherei e da cui mi lascerei trascinare, da cui mi lascerei salvare.
Rompe il silenzio, io non sono pronta a farlo. La mia voce non sarebbe abbastanza stabile.
"È nata così, come una ballata lenta. Quando sono stato a Los Angeles ho incontrato un dj, Steve. Forse collaboreremo, sai?"
"È bellissima"
La mia voce è solo un sussurro, sono talmente sommersa di sensazioni da averla persa completamente.
Mi guarda ancora, negli occhi lucidi, e nota le lacrime sulle mie guance, la sua espressione cambia. Non so cosa stia leggendo, non so cosa stia provando ma tutto ciò che voleva trasmettere è arrivato. Vorrei lo sapesse, vorrei non ne dubitasse.
"Che succede?"
Scuoto la testa, lasciando andare altre lacrime prima di avvicinarmi e alzare una mano sul suo viso. Gli sfioro le guance, delicatamente e poi non riesco a non farlo, non riesco a non abbracciarlo di slancio.
"È meravigliosa"
Ricambia l'abbraccio, stavolta sono in vantaggio, sono in piedi, lui è seduto.
Lascia che accarezzi i suoi capelli, cerca di tranquillizzarmi ma ho bisogno di lasciar andare tutto o impazzirò sul serio. La sensazione allo stomaco è forte, tanto da sentire il cuore farmi male.
"Smetti di piangere per favore?"
Sussurra, con la testa sul mio stomaco e vorrei dirglielo che se ci riuscissi lo farei davvero.
"Solo se risuoni ancora per me"
Ho bisogno di risentirlo, ho bisogno di essere al suo fianco adesso, ho bisogno che la sua voce vibri dentro me, imprima ogni fibra, ho bisogno che sia solo tra me e lui.
Mi osserva prima di accettare, si specchia nei miei occhi scuri, e con un cenno della mano, mi invita a sedermi accanto a lui. Non me lo faccio ripetere e mi ritrovo davanti al piano ad osservare come le sue dita si muovano esperte, a guardare come le vene del suo collo si tendano mentre mostra una piccola parte di cuore che nessuno ancora conosce.
La mostra a me.
Sono incantata, sono rapita dalla magia che si libera e quando finisce vorrei iniziasse daccapo.
"Com'è al secondo ascolto?"
"Ancora più bella"
È la verità. E non so se sia particolarmente suscettibile perché si tratta di lui, perché so da che emozione è scaturita, perché posso leggerla sul suo viso, perché l'ho sentita fino in fondo, ma la trovo perfetta.
Sto perdendo completamente il controllo, non riesco più a frenare le sensazioni, le emozioni, non dopo questo.
"Scusa"
Gli dico velocemente con un mezzo sorriso mentre asciugo le lacrime.
"Di cosa?"
Sorride anche lui, mentre mi scruta attento.
"Per questo"
Mi indico, indico i miei occhi lucidi, le scie bagnate, la voce tremula.
"Hai mai suonato?"
Scuoto la testa, vorrei solo posarla sulla sua spalla, lasciarmi circondare dalle sue braccia.
"Vuoi provarci?"
L'idea di me e lui a suonare insieme, o solo di lui a suonare con me accanto, risveglia in me immagini che mai avrei creduto di poter visualizzare. Immagini di quotidianità che non accadranno mai e mi rendo conto di quanto viaggiare con la mente sia pericoloso, per me, adesso.
"Okay"
Lo dico velocemente per imporre al mio cervello di smettere di correre, per concentrarmi su qualcos'altro che non sia lui, la sua voce o il fatto di essere a casa sua.
Mi spiega come fare, sfiora le mie dita senza sapere cosa scatena, cosa mi permette di provare.
È tutto amplificato adesso, ogni gesto, ogni risata, ogni sguardo.
Devo stare attenta, devo sperare che i miei occhi non parlino come al solito, o potrebbero rivelargli tante cose, cose che non sono pronta a dirgli ma a cui, forse, sono pronta a dare una possibilità.
Stono qualche volta, facendolo ridere, finché prende la mano nella sua e non capisco più nulla. Mi faccio guidare da lui, lascio che mi faccia suonare in questo modo e non mi importa il pezzo, importa solo che adesso siamo io e lui.
Non esiste nessun altro, nessuna complicazione, non esiste il mondo.
Solo io, lui e un piano.
Il tempo passa e tra poco dovremmo tornare a Londra, nonostante non voglia, perché non voglio metter fine a questa giornata con lui. Abbiamo mangiato e l'ho fatto lentamente con la paura che appena finito saremmo dovuti andare via, ed io non voglio. Non so se si sia accorto di qualcosa, ma ha continuato a sorridermi tutto il tempo. Forse perché ho cercato di farlo ridere più volte. Ne avevo bisogno, ne ho bisogno.
"Questo è il giardino"
Ci affacciamo solamente e posso scorgere una porta da calcio ed è come se li vedessi tutti insieme a giocare qui fuori.
"Perché sorridi?"
Le nostre mani sono unite, sono vicinissima a lui, non posso farne a meno. La mia guancia è sul suo braccio e devo inclinare leggermente il capo per poterlo guardare.
"Vi immaginavo giocare a calcio qui, con Ernie"
Lascia un bacio sulla mia fronte del tutto inaspettato e, senza accorgermene, stringo la manica della sua maglia tra le dita della mano libera che vi ho posato.
"Andiamo, ti porto da un'ultima parte e poi partiamo o Lot mi ammazza se non arrivo in tempo per i gemelli"
Lo seguo, separandomi da lui solo per rientrare in macchina.
Stamattina ci sono salita con uno spirito completamente diverso da quello che ho adesso.
Devo chiederglielo però, volevo farlo da quando abbiamo varcato la soglia e mi sono bloccata, ma ora ho bisogno di sapere o inizierò a correre e non posso permettermelo.
"Lou perché mi hai portata qui?"
Mi guarda interrompendo qualsiasi cosa stesse facendo, prima di parlare.
"Perché volevo sapessi qualcosa in più su di me"
Vorrei dirgli tante cose, vorrei dirgli che non c'era bisogno, che a me va bene per come è, che so chi è veramente. Invece mi limito a tacere e stare così, occhi negli occhi.
È lui ad interrompere il contatto visivo, fa manovra e mi devo sforzare per non continuare a fissarlo, per non imprimere ogni sua espressione, anche la più piccola.
Ci fermiamo davanti allo stadio e ho già capito prima che possa parlare.
"Qui passavo un sacco di tempo con Stan. Non facevamo altro che palleggiare e tirare in porta"
Indica alla nostra destra e sorrido nel vedere un unico pezzo di prato verde su cui loro passavano i pomeriggi. Riesco quasi ad immaginarlo, con i suoi pantaloncini rossi, calciare entusiasta ed ascoltare il tifo da lontano, con gli occhi sognanti che solo un bambino può avere.
"Oh, pensavo giocassi già dentro lo stadio"
"Ah ah, spiritosa! Se non fossi entrato nei One Direction, sarei stato un calciatore famoso. Ricordalo Sulkin"
Rido, non voglio prenderlo in giro, ma è proprio quello che capisce lui.
"Un giorno faremo due tiri e non vedo l'ora di vedere quanto sei schiappa"
"Louis! Non è vero!"
Lo è, ma non ho intenzione di rivelarglielo.
"Invece sì"
Rimette in moto, stavolta direzione Londra.
"Non è vero. Però dovresti comprarti un para-palle..sono abbastanza pericolosa"
Si volta appena quanto basta per capire se sia seria o meno, ed io sono serissima.
"Da piccola, ho dato un calcio così forte ad uno che stava per svenire. Mi dispiace, io miravo alla palla poi non so cosa sia successo"
Ride, ride di gusto e riesce a contagiarmi.
"Hai mirato sempre ad una palla"
"Esatto"
Continuiamo a scherzare, le tre ore e mezzo volano e siamo sicuramente più leggeri rispetto all'andata. Io lo sono e mi dispiace che la nostra gita sia finita.
"Andiamo a casa, dovrebbero arrivare li"
Annuisco. Non voglio tornare al mio appartamento, voglio restare un altro po' con lui.
***
La stanza si è fatta troppo silenziosa. Solo le immagini sullo schermo fendono il nulla che accade. Non percepisco rumore anche se c'è, perché le sue dita stanno sfiorando le mie ed io non ho il coraggio di ritrarmi.
Il cuore sta correndo verso un percorso che non deve intraprendere e il respiro che tento disperatamente di regolarizzare non sembra rispondere ai miei comandi.
É un semplice tocco, ma quando si tratta di Louis nulla è semplice e sto imparando a capirlo.
Non so se anche io gli faccia lo stesso effetto, se il rossetto che ho messo, stasera mi faccia apparire più bella ai suoi occhi.
Ricambio il tocco perché voglio farlo, perché non riesco a restare impassibile.
Guardo dritta, davanti a me, ma lo sento giocare con le mie dita che adesso rincorrono le sue che adesso rincorrono le mie. E mi piace. Da morire.
"Cosa ti sembra il film?"
Mi sta provocando? Mi volto a guardarlo ed è dannatamente vicino ed i suoi occhi stanno fissando le mie labbra ed io sto perdendo il senno.
"Bellissimo" sussurro, tanto basta, tanto può sentirmi potrebbe farlo anche senza che io parli veramente.
Si avvicina e sto impazzendo al pensiero che possa baciarmi perché non so se sono pronta, perché è sbagliato, perché potrei non farcela. Invece posa la testa accanto alla mia, prende la mia mano nella sua e attenta al mio cuore in tutti i modi possibili.
Un respiro profondo che non sfugge alla sua attenzione, sfugge al mio controllo.
"Non riesci a respirare?"
"Spiritoso"
Sorride compiaciuto e consapevole di ciò che sta facendo. Non posso però accettare la sconfitta, non gliela darò vinta ed è per questo che mi assicuro mi stia guardando ancora prima di mordere il labbro inferiore nel modo più innocente che conosca.
Assottiglia lo sguardo e non so cosa sarebbe successo se Doris non avesse chiamato a gran voce dall'altra stanza, costringendoci ad alzarci e precipitarci li.
Ha solo avuto un incubo, ma si stringe a lui e a me si stringe il cuore nel guardarlo mentre la consola, le accarezza i ricci e le sussurra dolci parole.
"Sei e saresti un buon padre" gli dico quando richiudiamo la porta alle nostre spalle e sorride e vorrei lo facesse ancora.
"Ci provo"
Accarezzo con gli occhi il suo profilo, la barba appena accennata che tenta di nascondere quelle labbra che adesso inumidisce, facendomi deglutire rumorosamente.
Mi schiarisco la voce per parlare, per dire qualcosa ma prima che possa farlo mi sento sollevare e non riesco a trattenere un urlo.
"Se svegli i bambini, vedrai cosa ti succederà"
"È solo colpa tua, mettimi giù!"
Rido, rido a voce bassa per non farmi sentire e mi sento leggera. Non solo perché non tocco terra.
Mi lascia andare solo davanti al divano, troppo velocemente e lentamente allo stesso tempo.
"questo per cosa era?"
"Per facilitarmi questo"
Le sue mani corrono sulla mia pancia e mi ritrovo stesa mentre tento di non far troppo rumore, di allontanare le sue dita che mi fanno il solletico, e a ridere fino alle lacrime.
"Ti prego, armistizio"
Si ferma, ma non si allontana. Mi sovrasta e quando diventa serio mi spaventa la sensazione che mi stringe lo stomaco. Mi guarda ed io non mi tiro indietro. Che legga tutto ciò che può leggere, che vuole leggere.
Si scosta e mi tende la mano per aiutarmi, senza una parola senza..niente.
Ho bisogno di spostarmi , ho bisogno di aria fresca, ho bisogno di ossigeno che mi aiuti a riacquisire la ragione che sembro aver perso ultimamente.
Per questo mi alzo, vado verso la terrazza ma lui mi blocca.
"Che fai?"
Lo guardo con un sorrisino beffardo prima di parlare, perché è l'unico modo che ho per difendermi, per difendere me stessa, il mio cuore da lui.
Perché si tratta di questo adesso: preservarmi. Lui scherza, lui mi sfiora, lui mi guarda senza sapere che io invece muoio ad ogni tocco, che la mia mente parte ad ogni battuta e i miei occhi bramano i suoi, sempre.
"Scappo dalla terrazza. Sai è la via più comoda. Perché usare la porta?"
Non è divertito, però, dalle mie parole. Anzi, è serio. E non lo capisco. Non riesco più a farlo, mi sono lasciata coinvolgere troppo senza che me ne accorgessi neppure.
"C'è qualcosa che non va?"
Lo chiede senza sapere che si, ho mille problemi perchè non dovrei essere qui, non dovrei reagire in questo modo, non dovrei pensare certe cose. Eppure a me sembra vada tutto benissimo.
"No, torno subito"
Si convince e mi lascia andare.
Respiro a pieni polmoni e guardo all'insù, quel cielo che ultimamente ho abbandonato perché ho ritrovato l'oceano in due occhi che non dovrebbero interessarmi così tanto.
Chissà se qualcuno da lassù sta ascoltando i miei pensieri, se li approvano o se vorrebbero darmi un monito preciso, se conoscendo la storia completa, sappiano come andrà a finire e mi vogliano mettere in guardia.
Una stella cadente attraversa il nero, spezzando la monotonia, e veloce come è arrivata va via. Ho letto che un amore può essere come una stella cadente: improvviso, passionale, fugace. Non ne ho mai provato uno simile e non credo di volerlo fare. Non sono tipa da relazioni veloci, ci metto troppo cuore io. Ci metto me stessa ed inevitabilmente mi brucio lasciando un po' di me e portando via un po' dell'altro.
Suonano costringendomi a rientrare dentro, ho la sensazione che non mi piacerà chi varcherà quella soglia. Ogni ipotesi viene confermata quando Briana irrompe nella stanza, senza degnarmi di una parola, di un saluto. Solo uno sguardo, quanto basta per rendersi conto della mia presenza e poi dare ordini a Louis su Freddie. Quanto vorrei dirle che non c'è bisogno , che lui fa il possibile e che si impegna sul serio anche senza che lei gli stia addosso. Quanto vorrei sbatterla fuori dalla porta quando le sue mani corrono sul viso di Louis che non riesce a realizzare in tempo per sottrarsi alla sua carezza.
Mi sento di troppo, probabilmente lo sono, per cui vado fuori di nuovo. Qui nessuno mi farà sentire un'intrusa, qui nessuno potrà farmi sentire fuori posto.
"Eloise"
La sua voce arriva dritta ad un punto indefinito dentro di me che risponde ad ogni stimolo recante il nome di Louis.
Mi volto a guardarlo e non so perché ma vederlo sulla soglia con suo figlio tra le braccia, è un colpo al cuore che si stringe, si riempie di malinconia mentre la mente corre lontano ed immagina scenari impossibili, scenari dolceamari.
"Guarda chi c'è "
Le manine che si protendono verso di me sono uno stimolo per smuovere le gambe pesanti e lo acchiappo, stringendolo un po' anche a me.
"Ciao ometto "
Quegli occhi chiari che mi ricordano suo padre ed il sorriso birichino che mi rivolge ed io che lo mangerei di baci.
"Posso fumare mentre lo tieni un po' tu?"
Vorrei tanto rispondere che no, non può. Invece annuisco semplicemente lasciandolo fuori.
Non mi accorgo nemmeno quando ritorna da noi, sono talmente intenta a fingere di starnutire per far ridere Freddie. Non sono pronta all'impatto tra la sua mano e la guancia che mi fa sussultare, suscitando l'ilarità del più piccolo.
"Questo per cosa era?"
Mi ritrovo a chiedere prima che possa rendermi conto di ciò che dico.
"Perché è bello il modo in cui lo fai"
Lui sorride ma io sono confusa dalle sue parole e continuo a guardarlo per carpirne il senso dai suoi occhi ma, evidentemente, non posso riuscirci.
"Cosa?"
Freddie mi assale, tira i miei capelli alla ricerca di attenzioni che io sto rivolgendo solo al padre.
"Prenderti cura degli altri"
La mia bocca si apre per formare una O, prima che arrossisca, prima che la sua mano ritorni sulla mia guancia e mi faccia rabbrividire piacevolmente.
Non aggiungo nulla, mi riconcentro su Freddie anche se è difficile adesso.
"Credo abbia sonno"
I suoi occhietti stanno per chiudersi, lui tenta di resistere ma non credo ci riesca per molto.
"Vuoi farlo addormentare tu?"
Lo chiede come se fosse semplice e probabilmente lo è, probabilmente non dovrei dare tanto peso a queste parole che invece reputo importanti perché lo sta affidando a me.
"Certo"
Ed è così che mi ritrovo a cantare sottovoce una ninna nanna mentre lo stringo tra le braccia. In genere, ho a che fare con bambini più grandi ma riesco a cavarmela comunque. Non devo aspettare molto perché crolli in un sonno profondo, con un braccio intorno alla mia schiena e l'altra mano dentro la maglia su cui ha creato una profonda scollatura.
"Buon gustaio il mio ragazzo"
Sollevo gli occhi al cielo ma non sono infastidita, mi aspettavo qualche battuta simile da parte sua. Mi fa strada e senza accendere la luce, lo poso sulla culla mentre Louis accende la radiolina collegata a quella che ha in cucina.
E non so il perché, non so il come ma ci ritroviamo sulla soglia ad osservarlo. Mi attira a se, passando un braccio sulle mie spalle e mi sento strana. Mi sento come se tutto questo fossi così sbagliato ma allo stesso tempo così giusto. Come se fossimo una famiglia, anche solo per un attimo. Appena realizzo ciò che sto pensando, mi sento a disagio e mi scosto sotto il suo sguardo attento.
Lo lascio solo sulla soglia a guardare suo figlio come è giusto che sia.
Sento i suoi passi alle spalle che accelerano quando mi vede impugnare la giacca leggera. È tardi, non posso restare ancora. Non si tratta più di lui, si tratta di me.
"Cosa stai facendo?"
La sua mano blocca la mia, costringendomi a confrontarmi con quegli occhi tanto limpidi prima, un po' più burrascosi adesso.
"Vado a casa. È tardi, Lou"
Corre ad osservare l'orologio, come se non si fidasse delle mie parole.
"Resta"
Non posso. Non posso farlo e basta, lui dovrebbe saperlo, lui non dovrebbe chiederlo.
"È meglio di no"
"Ho tre bambini in casa, non posso farcela da solo"
Credo non sia così invece, credo possa cavarsela perfettamente. Sto per ribattere quando sfila il foulard dal mio collo e aggiunge solo due parole "per favore".
Non sono loro a farmi desistere, non è il modo in cui mi guarda ma il tono con cui lo chiede. Come se avesse davvero bisogno di me.
"Lou non troverò un taxi più tardi"
In realtà è che lui non potrà accompagnarmi neanche se volesse ed io non son così coraggiosa da avventurarmi da sola per le strade della città con uno sconosciuto.
"Non ti serve un taxi. Rimani qui. Fino a domani"
Stavolta sono io che corro a guardarlo per assicurarmi che non sia impazzito.
"Qui?"
Annuisce e se non volessi correre troppo, più di ciò che sto facendo, direi che è speranza ciò che leggo sul suo viso.
"Io dormo sul divano, tu avrai il letto"
Sto per parlare ancora quando lui lo rifà, annientando ogni mia voglia di rinunciare, ogni mio briciolo di buon senso.
"Per favore"
Lo capisce dal mio sguardo, lo so che l'ha capito perché sorride sfilandomi la giacca a vento ed io..io non oppongo resistenza.
"Non ho nulla per la notte però Lou"
So che vorrebbe dire qualcosa di imbarazzante per me, perché è Louis, perché non si è mai posto il problema, perché so che scherza e perché con me può.
Invece risponde seriamente, dicendo solo che mi darà qualcosa di suo. Ed è ciò che fa, scappa dentro la sua camera e riemerge con una grande e lunga maglia in una mano ed una felpa.
Sorrido perché è troppo tenero per non farlo. Porto una mano alla bocca per cercare di nasconderlo, ma se ne accorge ed è per questo che si sta avvicinando pericolosamente chiedendo spiegazioni.
"È che ti ci vedo a fare l'uomo di casa"
È la prima scusa che mi viene in mente e lui non se la beve, non lo fa e mi costringe ad indietreggiare per sfuggire alla sua presa prima che sia io stessa a sporgermi verso di lui. Lo abbraccio, lui ricambia, e nonostante sappia che non dovrei sentirmi come mi sento, non lo controllo.
"Sulkin Sulkin, cosa devo fare con te"
Avrei tante idee ma taccio e vado ad indossare il pigiama che poi tanto pigiama non è e me ne rendo conto appena l'ho addosso.
Ho le gambe completamente nude e sono nervosa perché non mi ha mai visto così. Le parole di Jamie risuonano adesso 'lasciati andare' e afferro più forte il lavabo per allontanarle, per non perdere il controllo. Perché se mi lasciassi andare veramente stasera potrei combinare un casino e non posso. Non posso.
I suoi occhi accarezzano la mia figura, soffermandosi sulle gambe mentre cerco di coprire qualche centimetro in più.
"Mi serve il cuscino"
Mi piace il modo in cui lo fa, mi piace come non si perda nessun dettaglio, mi piace come segue ogni minimo movimento.
"Il divano non è tanto comodo, Lou."
Devo essere completamente impazzita, completamente.
Scruta il mio viso alla ricerca di qualcosa che non troverà.
"Non è un problema"
Stavolta sono io ad insistere. Lo faccio perché so che lui non farà mai qualcosa che non voglio, non oltrepasserà il limite.
Chiudo il pensiero di Daniel in un angolo remoto, lo chiudo a chiave anche se ultimamente è sempre più facile non pensarci, sempre più difficile concentrarmi su di lui, sempre più complicato rispondere ai suoi input. Il mio corpo sembra rispondere solo ad altri, altri che non sono i suoi, altri che sta ricevendo adesso mentre Louis mi sfiora il viso e mi guarda intensamente per assicurarsi vada davvero bene, per sfondare la fortezza che ho costruito intorno ai miei pensieri perché non posso farglieli conoscere, non posso lasciarli andare, non posso lasciarmi andare.
Mi allontano, indietreggio e aspetto che mi segua mentre mi siedo sul letto liberandomi della collana che indosso, che mi lega ancora a qualcuno che non c'è adesso e forse non c'è neppure più nel mio cuore che adesso batte forte, fortissimo.
Scuoto la testa, questo non è vero. Non credo possa esserlo, non dopo tutto questo tempo, non può essere stato spazzato via.
"Eloise se è un prob-"
Porto due dita sulle sue labbra e lo costringo a tacere.
"Smettila e basta. Non dobbiamo mica far di più che dormire"
La sto rendendo semplice invece è molto di più, perché dormire insieme significa mostrarmi senza difese, significa mostrarmi sconvolta al mattino, significa ritrovarlo quando aprirò gli occhi e non so se sono pronta, ma voglio accada. Voglio sapere come é quando apre gli occhi, quando ha i capelli sparati in aria, prima di prendere il caffè. Dopo oggi, voglio sapere come è averlo accanto anche perché ho la sensazione che non ricapiterà più.
"Beh se volessi, non hai che da chiedere"
Ed è questo che fa, rende semplice anche le situazioni più imbarazzanti.
"Buonanotte"
Gli do le spalle, e so che non riuscirò a dormire tanto facilmente.
"Buonanotte" risponde, ma voglio guardarlo un'altra volta ancora ed è per questo che mi volto trovandomi faccia a faccia con lui che mi guarda sorpreso.
"Vuoi dirmi che potrebbe l'ultima volta che ci vediamo? Daniel mi ammazzerà appena lo verrà a sapere?"
Rido malinconicamente alle sue parole perché ha ricordato l'unica persona che non avrebbe dovuto ricordare, non adesso.
"Probabile"
I suoi occhi mi incatenano e nonostante tutte le controindicazioni del caso, nonostante il brivido che risale la schiena, non mi sottraggo. Il mio cuore è impazzito ormai, batte tanto forte che son sicura che se guardassi, vedrei il mio petto tremare.
"Cercherò di fare attenzione" sussurra come se qualcuno possa sentirci, qualcuno che non deve saperlo. Interrompo il gioco di sguardi che inizia a farsi pesante per me, per il mio equilibrio precario che lui mette ancora più a rischio afferrando la mia mano. La stringe, incastra le sue dita con le mie e questo è l'unico contatto che ci concediamo, che ci possiamo permettere mentre la pelle brucia e Morfeo mi accoglie dopo la lunga giornata appena trascorsa.
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Scrivere questo capitolo mi ha provata emotivamente.
Eloise è esplosa, é totalmente sopraffatta dalle emozioni ed è comprensibile dopo il gesto di Louis.
Più di così non avrebbe potuto fare. L'ha portata nella sua vita, con tutte le scarpe.
Detto questo, lascio a voi i commenti.
Spero sia all'altezza di ciò che avevo in mente, dove era talmente perfetto che non credo sia stato possibile riprodurlo.
Voglio Louis.
Al prossimo,
Luisa.
Ps: l'episodio dell'aver calciato la palla sbagliata è accaduto sul serio. Il ragazzino/bambino ha smesso di odiarmi, ma vi posso solo dire che dal giorno mi hanno messa in porta nonostante fossi troppi tappo per parare. Ma è colpa sua, se non avesse scartato il pallone, io avrei beccato quello e non lui. (😂)
#aintsorry
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