24
"La ringrazio"
Steve mi osserva dallo specchietto e sorride.
"Ci diamo del tu? Mi fai sentire vecchio, altrimenti"
Mi ha preso alla sprovvista, ma accetto la sua proposta.
"Ci sto. Allora grazie Steve e buonanotte"
"Buonanotte Eloise"
Non avrei mai creduto che questa giornata potesse diventare piacevole. Non dopo ieri per lo meno.
"Dove diavolo eri?"
Sussulto nel sentire la voce di Jamie prima che possa raggiungere la porta di casa.
Sollevo lo sguardo e lo ritrovo con Harry e Grace sul pianerottolo che mi attendono.
"Cosa-cosa ci fate qui?"
"Ti stavamo aspettando El. Dato che il tuo telefono è spento"
"E neppure il tuo nuovo amico sembrava aver voglia di rispondere"
Parlano tutti insieme senza permettermi di dire qualcosa.
"Okay. Entriamo dentro e vi spiego"
Mi seguono, Harry è un po' titubante e so anche il perché.
"Gregg non c'è"
Mi guarda sorpreso ma la sua espressione cambia e riconosco il mio amico adesso.
Vorrei dire altro ma le mani di Grace mi afferrano il viso e stringe le guance impedendomi di parlare mentre mi fa voltare a destra poi a sinistra poi su poi giù.
"Che stai facendo ?"
Chiedo con non poca fatica.
"Mi assicuro tu stia bene. Dopo ieri sera non ne sono sicura e dato che mi hai ignorata per tutto il giorno, devo controllare"
Parla rapidamente, tanto che se non mi fossi concentrata non avrei capito nulla.
"Grace non agitarti, sono qui e sto bene. Benissimo."
Sembra convincersi e si siede davanti a me, che resto in piedi pronta alla raffica di quesiti.
"Come è andata con Daniel?"
Jamie è il primo a dare il via.
"Male. Mi ha sbraitato contro e non mi ha cercato fino ad oggi."
"E tu?"
Guardo Harry in cerca di capire cosa intenda.
"E io non l'ho fatto."
Passo una mano sul viso, ho bisogno di raccontare loro tutto perché possano capire.
"Se l'è presa con me. Perché non ho allontanato Louis. È tornato a Bournemouth e oggi doveva partire. Non so se l'abbia fatto o meno. Mi ha chiamata solo non molte ore fa e mi ha chiesto se avessi capito i miei errori. Abbiamo litigato e..gli ho chiuso il telefono in faccia."
Sollevo lo sguardo e li osservo in cerca di qualsiasi reazione.
"Dove sei stata fino ad ora allora?"
È Harry a chiedermelo.
"Con Louis. Siamo andati al concerto di Ed Sheran"
Sorrido, non posso fare a meno di farlo. Per un attimo ripenso a quei momenti e devo stare attenta a tornare qui, in questa stanza o potrei rischiare di perdermi.
"Oh oh"
Osservo Jamie che sorride a sua volta.
"Che succede?"
La mia espressione interrogativa lo sprona a parlare.
"Conosco quel sorriso, Eloise"
Mi volto per impedirmi di arrossire, di dar loro qualsiasi segnale che confermi la sua teoria.
"Non conosci un bel niente Jamie. Ho solo passato una bella serata"
Afferro dell'acqua, di cui non ho bisogno, solo perché non sono pronta a voltarmi. Non ancora.
"E poi? Il concerto è finito da un po'"
"Abbiamo cenato insieme"
Torno da loro e lo sguardo preoccupato di Grace non promette nulla di buono.
"Dopo ieri?"
"Ieri è stata colpa di Daniel. E non voglio più parlarne Grace. Anzi, volevo scusarmi con te. Ti abbiamo rovinato la festa e non avrei voluto andasse cosi"
"Non è stata rovinata. Ma se Daniel vedesse le foto che succederebbe?"
I miei occhi si spostano su Harry adesso.
"Non lo hanno riconosciuto. E, siccome Daniel ha chiesto a Gregg di controllarmi, ti dico che non me ne può fregare nulla. Che le veda e faccia come gli pare. Sono stufa delle sue pretese, sono stufa delle sue paranoie"
Sono ammutoliti. Il riccio annuisce, la mia amica continua a guardarmi come se volesse leggere cosa mi passa sulla testa e capisco che se non sto attenta, lei potrebbe capire tutto ed io non sono pronta, non posso permettere che accada.
La serratura scatta distogliendo l'attenzione da me alla persona che ha appena fatto il suo ingresso: Gregg.
Harry contrae la mascella e si irrigidisce, Grace porta una mano sul ventre e l'unico che sembra essere indifferente è Jamie.
Si fissano per un tempo che pare interminabile.
Poi Gregg parla e ho paura.
"Non credevo avessimo visite"
"Eravamo preoccupati per lei"
Harry stringe la presa su Grace che ha appena parlato, visibilmente nervoso.
"Capisco"
Fa per voltarsi, ma prima che possa far un passo, guarda Harry e parla ancora.
L'atmosfera tesa, l'astio tra loro è palese.
"Styles volevo dirti che mi dispiace. Non ero in me ed ho esagerato. Non succederà più."
Sposta lo sguardo su Grace e lo riporta su Harry che con un cenno del capo, accetta le sue scuse permettendo a mio fratello di congedarsi.
***
È una bella mattinata. O almeno cerco di far sì che lo sia. Sono uscita, ho passeggiato da sola, senza alcuna fretta, godendomi la vista che una città come Londra ha da offrirmi.
È un po' più grigia di Bournemouth ma è altrettanto bella. Mi ha accolta e se inizialmente non la sentivo mia, adesso non posso dire lo stesso.
Saluto Rup, era da un po' che non lo incontravo ma non sembra propenso a chiacchierare e appena salgo le scale, scorgo una figura famigliare.
"Grace"
Un sorriso appare sul mio volto appena la vedo. Si accarezza il pancione ma non sembra serena appena i suoi occhi incontrano i miei. Fingo di non accorgermene subito, e la abbraccio.
"Ti sono mancata così tanto?"
"Mi manchi sempre El, anche dopo cinque minuti. Posso entrare?"
È strana. Quasi non è Grace.
"Lo chiedi pure?"
La guardo ancora, sono improvvisamente agitata. Non mi piace il cipiglio sul suo volto.
"Harry?"
Devo capire che sta succedendo, e dalla sua risposta potrò farlo.
"Da qualche parte a scrivere nuovi successi mondiali. Hai avuto una bella giornata?"
Sta cercando di prendere tempo, di alleggerire la situazione ma è turbata, me ne sono accorta. Non si tratta di lui, almeno credo.
"Si, sono passata a comprare questi fiori. Mi piacciono troppo"
Sono blu. Rose blu. Le ho viste mentre passavo davanti alla vetrina e non ho potuto far a meno di prenderle.
"Tu come stai?"
"Bene, si. Sto bene. Posso avere un bicchiere d'acqua?"
Sembra provata e la guardo stranita. Non ha mai dovuto chiedere, è sempre stata a suo agio tanto da versarsela da sola.
Prima di tornare ero leggera, non felice, ma leggera. Adesso ho come l'impressione che debba dirmi qualcosa che non mi piacerà.
Le verso l'acqua, prendo un po' di tempo prima di chiederglielo.
Beve un piccolo sorso a conferma che in realtà non ne aveva bisogno.
"Grace che succede?"
"Siediti"
Il cuore inizia a batter un po' più veloce. Sono preoccupata, il suo tono non mi piace. È troppo serio.
"Grace, stai bene? È successo qualcosa? Qualcosa a Mya?"
Per un attimo ho paura, una paura irrazionale che possa essere così. Solo uno, perché poi parla ponendo fine ad ogni dubbio.
Fa un respiro profondo, recuperando dalla borsa, la risposta alle mie domande. Estrae il cellulare e cerca, mentre la osservo confusa.
"Odio doverlo fare, lo odio perché so come ci sente ad essere dall'altra parte. Questo però è anche il motivo per cui devo farlo El, nella speranza che tutte le mie preoccupazioni siano infondate e non ti faccia così male..."
Mi sta confondendo, ma tutto appare più chiaro appena pone sotto il mio naso delle fotografie.
"Cosa-cosa sono?"
Domanda stupida, si vede perfettamente cosa sono. E chi c'è.
Louis e due ragazze.
Louis che bacia prima una poi l'altra.
Louis e le sue mani su di loro, le loro su di lui.
Sento gli occhi di Grace addosso, devo nascondere questo senso di fastidio e delusione che sento, devo nascondere qualsiasi cosa sia e che non ho il diritto di provare.
"Si è divertito" cerco di sorridere il più tranquillamente possibile " me le mostri per farmi vedere cosa sa fare?"
Scherzare e tutto ciò che mi rimane per non farle capire cosa sta succedendo in me. Ho gli occhi lucidi e spero solo non se ne sia accorta.
"Te le mostro perché sappiamo entrambe che cosa sa fare, ma tu ultimamente sei finita per dimenticartelo e non puoi, El."
Respiro profondamente, le porgo il telefono prima che inizi a tremare perché sono agitata. Ho un nodo in gola e quelle immagini...non è il Louis che conosco quello, non può esserlo.
Ma in fondo, cosa so io di lui? Che sua madre sta male e ha bisogno di una spalla su cui sfogarsi? Cosa mi ha promesso per poter provare questo? Niente.
Lui non mi ha promesso niente, sono stata io a far tutto.
"Grace siamo amici e non ho dimenticato nulla. Può fare quel che vuole. Di quando sono?"
Non riesco a non chiederlo ma non la guardo in faccia mentre lo faccio. Appena parla mi rendo conto di aver aspettato la risposta con più ansia di quanto avrei dovuto.
"Ieri sera. Mentre tu ci raccontavi quanto è stato bello il concerto di Ed in sua compagnia, lui stava facendo questo."
Dopo il concerto. L'ha fatto dopo che ho lasciato mi stringesse a sé e non so se è più questo a farmi male o l'idea di qualcun altro con lui.
Non dovrebbe, sto con Daniel ma..è strano e non so spiegarlo. Probabilmente sono io quella a non andar bene a nessuno, io ad aver costruito una situazione che esiste solo nella mia mente. Che stupida. Chissà che avrà pensato mentre posavo la testa sulla sua spalla.
Sospiro ancora, senza nascondermi adesso. Ho bisogno che la smetta, ho bisogno di pensare, anzi di camminare.
"Si vede che non era così divertente per lui e ha avuto bisogno di un altro tipo di divertimento. Non può farle di certo con me queste cose"
Cerco di ridere, di regolare il tono della voce e di sfuggire al suo sguardo che non mi da tregua.
Grace, per favore, smettila.
Sorride ma so che non è un sorriso sincero questo. So che non se l'é bevuta.
"Okay."
"Solo okay?"
"Okay, volevo solo che tu vedessi e sapessi, tutto qui. Se non ti hanno fatto effetto allora è solo un bene, no?"
"Già"
Vorrei tanto parlarle, ma cosa potrei dirle? Che mi danno fastidio? Che lui mi piace e che appena l'ho capito, succede questo..dannazione.
"Hai parlato con Daniel?"
Daniel non mi ha richiamata.
Non l'ha fatto ieri, non l'ha ancora fatto oggi. Ed io aspetto, ancora, qui.
"No grace. Non mi ha cercata. Nemmeno un messaggio.
E sono così arrabbiata e delusa. Credi che abbia sbagliato io? Che la colpa sia mia? Perché lui dice così ed io non so cosa pensare. Gregg non la pensa come lui, ma.."
Sospiro, passo una mano sul volto.
Ho bisogno della mia amica, di sapere cosa pensa.
"Gregg ha ragione, El. Aveva promesso che sarebbe cambiato e forse l'ha fatto perché altrimenti non gli avresti dato un'altra possibilità, ma alla prima difficoltà è ricaduto nei suoi errori. Non sentirti in colpa, stavi solo facendo quello che ti sentivi di fare e se lui non è in grado di capire cosa può renderti felice, allora è lui a sbagliare."
La guardo, vorrei tanto credere del tutto a ciò che sento, ma mi sento colpevole comunque.
"Davvero?"
"Davvero" sorride, posando entrambe le mani sul pancione, "E anche Mya lo pensa. Vogliamo solo che tu sia felice e se c'è chi ti impedisce di esserlo allora dovrebbe solo uscire di scena. Non hai bisogno di una persona così."
Lo ripetono tutti ultimamente. Non so , però, se riuscirei a lasciarlo andare davvero.
"Non sono sicura di riuscire a lasciarlo andare Grace. E se poi mi accorgessi che ho sbagliato e volessi di nuovo lui? Non posso tornare indietro."
Non è giusto, nei suoi e nei miei confronti. Se dovessi prendere questa decisione, sarebbe definitiva. E forse è questo che mi spaventa così tanto.
Non è mai uscito completamente dalla mia vita. Ha continuato a chiamare, a cercarmi nonostante tutto e tutti. E ci ho creduto così tanto che potessimo funzionare.
Grace sta per rispondere ma il suo telefono squilla e sorride, facendomi capire chi sia.
"Harry sono a casa di El"
Le chiedo di salutarmelo e lo fa prima di chiudere e dirmi che deve raggiungerlo.
In realtà avrei voluto lei restasse qui con me, ma va bene così. Sarà per un'altra volta.
"Penso che non ci sia margine di errore. Non c'è quando si tratta di rispetto e lui non ne ha avuto nei tuoi confronti. Sei una donna El, una con la D maiuscola che ha bisogno di un uomo al suo fianco. Uno che ti rispetti, ti cui ti fidi e che non ti tradisca. E non sto parlando di tradimento nel vero senso della parola. Non dovrebbe tradire nemmeno le tue aspettative e tu su di lui, ne hai sempre avute tante."
Non si sta riferendo solo a Daniel, l'ho capito dal suo tono.
La abbraccio, per quanto Mya lo permetta, perché non riesco a guardarla.
"Ti voglio bene, Grace"
Ed è una delle poche certezze che ho adesso.
Sono sola. Devo spegnere la testa e anche il telefono. Daniel non si è fatto vivo, evidentemente non sono così importante da voler chiarire subito. Preferisce il silenzio, preferisce non pensarci.
Sblocco lo schermo, nessun messaggio, nessuna chiamata persa.
Sto per spegnere quando il nome di Louis lampeggia sullo schermo.
Non so se sono pronta a sentirlo, non dopo quelle immagini che continuano a ripetersi nella mia mente adesso che lui mi sta cercando.
Perché non ho preso le distanze quando ho potuto? Perché ho lasciato che mi coinvolgesse così?
Premo il verde appena prima che riagganci.
"Pronto"
La voce esce strana, non sembra nemmeno la mia.
"Buongiorno. Tutto okay?"
Ha la voce rauca, segno della nottata che ha trascorso, ma sembra vigile.
"Io si. Tu?"
Stringo più forte il telefono. Non posso sbilanciarmi, non sono nessuno per farlo. Ma sono così infastidita.
"Dove sei?"
Non risponde alla mia domanda, e ho paura voglia venire qui. Non voglio vederlo. Non adesso.
"Sto per uscire"
Non aggiungo altro, ma lui lo chiede lo stesso.
"Possiamo vederci?"
Vorrei dire si, ma la risposta che do è un no.
"Devo andare a fare una commissione urgente"
Spero non suoni così falso come nella mia testa.
"Più tardi? Mi puoi chiamare quando torni a casa?"
Annuisco anche se non può vedermi.
"Okay"
Non lo farò. Lo so già. Ho bisogno di spazio, ho bisogno di staccare la testa, di allontanare i problemi e lui non è la persona ideale. Per cui, oggi non ci sarà posto per lui. Domani non lo so.
"A più tardi?"
È una domanda, forse ha capito anche lui che qualcosa non va, ma posso sempre fingere che sia dovuto a Daniel. Non al fatto che l'ho visto..
Sospiro. Non posso avere pretese di questo tipo, non dovrei neppure pensarci.
"Ciao"
È tutto ciò che dico prima di chiudere e chiamare Giulia. Ho bisogno di svagarmi e stasera non ho intenzione di stare a casa. Voglio uscire, voglio ballare, non voglio pensare. Accetta di buon grado la mia proposta e inizio già a pensare cosa indossare.
Voglio sentirmi bella stasera, voglio sentirmi abbastanza.
Louis
"Louis, apri la porta"
Sono sul divano, la TV a volume bassissimo perché ho un enorme cerchio doloroso alla testa.
"Louis, svegliati e apri questa porta"
Harry sta quasi urlando e la conferma del fatto che sia incazzato, arriva quando apro davvero e lui si fionda dentro.
"Dove sono? Mandale via devo parlarti"
Lo guardo confuso finché non si spiega meglio.
"Chi?"
"Sai chi"
Il sorriso sarcastico che mi rivolge mi permette di capire e la mia risposta arriva serafica.
"Sai che non ci sono. Non porto nessuno nel mio letto, Harry. Non a casa mia"
Non l'ho mai fatto. Preferisco un hotel, ma non toccheranno mai una cosa così personale come il mio letto.
"Le ha viste Lou"
È seduto, io sono in piedi davanti a lui e per un attimo aggrotto la fronte ma so benissimo di chi sta parlando.
"Ci sono delle foto, molto esplicite"
Sospiro, non mi sono accorto dei Flash o comunque non ne sarei stato in grado. Ho bevuto fino a che il suo viso ha smesso di essere davanti a me.
"Sei sicuro le abbia viste?"
Annuisce, il cipiglio severo è ancora sul suo viso.
"Grace era a casa sua. Sono sicuro gliele abbia mostrate nonostante le abbia detto di non farlo"
Mi siedo anche io adesso, ma lui non sembra voler restare.
"Volevo solo dirtelo. Devo passare a prendere Grace a casa di Eloise"
Vorrei andare con lui, ma non so se sia una buona idea.
"Okay. Grazie per avermelo detto"
So che vorrebbe sapere il perché, so che non lo sta chiedendo perché sa anche che non lo ammetterei. O forse si sbaglia perché con lui lo farei. Anzi, non aspetto altro. Perché sono stato stupido e appena richiude la porta alle sue spalle mi lascio andare sul divano e chiudo gli occhi.
Vederla andare via ieri sera mi ha fatto capire quanto avrei voluto che restasse. Sono uscito, perché dovevo distrarmi, perché ieri sembrava diversa e avevo bisogno di capire che invece non sto combinando nessun casino con lei. Non posso permettermelo. Ma ad ogni chioma riccia che scorgevo sulla pista, il mio cuore sussultava.
La vedevo ovunque ed il mio piano non stava funzionando, anzi, si stava ritorcendo contro di me. È per questo che ho bevuto tanto ed è per questo che quando mi si sono avvicinate ne ho approfittato.
Una bionda, l'altra mora. Lisce.
Credevo fosse l'occasione giusta, credevo di aver trovato la soluzione, invece non ho fatto altro che pensare comunque a lei. Fino all'hotel, non ho fatto altro che notare le differenze e pensare a quanto lei sia diversa.
Ho dovuto spegnere la testa, con la speranza che stamattina andasse meglio. Invece non è così.
Non lo è, perché appena ho aperto gli occhi mi sono chiesto che diavolo ho combinato. Non lo è, perché in realtà lei è dentro la mia testa, ancor di più, e non vuole uscire. Non sono serviti baci e mani altrui, non è servito a niente stare con due ragazze allo stesso momento, lei è sempre qui. Non so come sia possibile.
Non lo è, perché adesso lei le ha viste e a mente lucida ammetto che avrei voluto fosse meglio non lo avesse fatto. Non mi ha scritto, non so se ha acceso il telefono, ma ho bisogno di sentirla.
Ci provo, squilla ma non risponde subito e quando lo fa è strana. È distante ed io ho fatto un casino.
Devo vederla per capire, devo rimettere apposto le cose. Non me lo permette. Voglio credere sia davvero impegnata, ma qualcosa mi dice sia solo una scusa per starmi lontana.
Ho fatto un casino, un altro.
Spero mi richiami, spero mi voglia vedere anche lei.
Non le ho neppure chiesto di Daniel, magari ha chiarito con lui e non vuole saperne più di me. Ed è questo che continuo a ripetermi finché si fa sera e lei non mi ha ancora richiamato.
Lo faccio io e il suo telefono è spento.
Riprovo, ma la segreteria è l'unica a rispondere.
Non è possibile.
Chiamo Steve, devo andare da lei e capire. Mi vedrà anche se non vuole vedermi.
La strada scorre lenta, io sono agitato. Credevo andasse diversamente, ecco perché l'ho fatto. Credevo potesse aggiustar tutto, invece ha solo peggiorato le cose. Io..dannazione.
La macchina non si è fermata del tutto quando scendo e mi precipito per le scale. Saluto quello che riconosco essere Rup, con un cenno del capo e mi ritrovo davanti alla sua porta. Busso, ma non risponde nessuno.
Aspetto, magari sta arrivando. Invece no. Busso ancora, ma niente.
Riscendo veloce dal portiere e ho bisogno di sapere.
"Ha visto Eloise?"
Mi osserva torvo e sembra non voglia rispondere.
"È urgente"
"Si è uscita poco tempo fa"
È uscita e non mi ha chiamato. Qualcosa non va, decisamente.
"Sa dove andava?"
"No. Non sono la sua segretaria"
Fingo di non aver colto il suo tono sarcastico.
"Come era vestita?"
Questo mi darà più informazioni su dove stia andando.
Solleva un sopracciglio, ma non ho intenzione di giocare ancora per molto. Per questo parlo prima che possa farlo lui.
"Sappiamo entrambi che l'hai notato, Rup. L'hai guardata per bene, soprattutto se indossava qualcosa di scollato. Per cui niente stronzate, non servono"
Mi guarda come se l'avessi colto il fragrante prima di parlare.
"Sembrava dovesse andare a ballare. Jeans di pelle molto stretti. Una maglia con la schiena completamente nuda"
Deglutisce solo al ricordo e un po' mi fa tenerezza, talmente è sfigato.
"Grazie"
Scappo, non so dove andare ma a costo di cercarla in qualsiasi locale della città, la troverò stasera.
Si è vestita, o meglio svestita troppo. Per lo meno credo non sia il suo stile questo. Non l'ho mai vista in questo modo e l'immagine cozza con l'idea che ho di lei.
"Steve prova al Green"
L'ultima volta siamo stati lì.
Non può essere andata con Grace ed Harry, non credo sia con Jamie, sarebbe venuto a prenderla a casa. E non è con Gregg, o Rup li avrebbe visti uscire insieme.
Steve frena, ed io mi catapulto fuori. Chi se ne frega se mi dovessero riconoscere.
C'è una marea di gente, non so come farò a trovarla qui dentro.
Qualcosa mi dice che non c'è, e nonostante mi concentri, non riesco a scorgerla.
Risalgo in macchina, meno convinto che questo piano possa funzionare.
Non posso aspettare a domani, o che rientri stasera. Ho bisogno di vederla adesso.
"Dove andiamo?"
Sto pensando, sto cercando di immaginare dove possa essere.
Poi mi viene in mente il locale dove l'ho vista quella sera, alla festa di compleanno della sua amica.
Ed è li che stiamo andando adesso.
Affollato anche questo, ma ho più speranza di poterla scorgere.
Salgo le scale per avere visione della pista, e senza che i miei occhi facciano molta fatica, eccola lì.
La riconoscerei tra mille.
Sta ballando, con le mani in aria, con una ragazza che sembra proprio la sua amica. Ma non sono sole. Ci sono dei ragazzi con loro.
Uno ci sta provando spudoratamente con l'altra, lei sembra tenere le distanze finché uno si avvicina per dirle qualcosa.
Scatto anche se non ne ho diritto e scendo veloce per raggiungerla.
La sua schiena completamente nuda mi si para davanti e se lei non stesse cercando di allontanare la mano di quello lì che cerca di posarla sul suo fianco, rimarrei incantato a guardarla.
La tiro verso di me e si volta arrabbiata, pronta a colpirmi. Poi mi vede ed i suoi occhi cambiano.
Le sorrido, ma il tipo di prima non molla la presa e cerca di polemizzare e allontanarla da me.
Non ha capito un cazzo.
"Non toccarla"
È la prima cosa che scappa dalla mia bocca.
"Altrimenti che succede? È con me"
Si avvicina, se è convinto di farmi paura, si sbaglia di grosso.
Rido, e continuo ad urlare per sovrastare la musica.
"Non lo è mai stata. Andiamo"
Afferro la sua mano mentre la guardo nel pronunciare l'ultima parola, ma quello là non sembra d'accordo.
"Ho detto che è con me"
"E a me non frega un cazzo. Non toccarla o ti spacco la faccia"
Vado in avanti, ma lei mi trattiene per la maglia.
"Louis, per favore no. Andiamo via. Lou, andiamo via io e te"
Non la sento perché la sposto prima che il colpo possa arrivare a lei. Colpisce lo zigomo, restituisco il colpo e lo faccio barcollare all'indietro. Sono così arrabbiato che non mi fermo, gli assesto un calcio sugli stinchi e poi sullo stomaco, appena cade a terra.
Afferro nuovamente Eloise e scappiamo verso l'uscita secondaria prima che i buttafuori mi afferrino in malo modo.
Steve è già qui e possiamo partire subito.
È silenziosa, non mi guarda neppure.
Lo zigomo è gonfio, fa male ma il pensiero che lei ce l'abbia con me porta tutto in secondo piano.
"Eloise"
Forse voleva stare là dentro con quello, forse non voleva vedermi ed io ho deciso per lei.
"Eloise"
Si volta solo adesso e la sua espressione è vuota ma i suoi occhi no.
Sono talmente torbidi da non riuscire a leggerli.
"Mi dispiace"
Non so cos'altro dirle.
Mi dispiace per l'altro giorno, per ieri, per stasera e per tutto il resto.
Abbassa lo sguardo ma io voglio solo che lo lasci su di me.
"Perché non mi hai richiamato?"
"Perché dovevo uscire"
"Eloise"
"Le persone hanno impegni Louis, non vivono in funzione tua"
Incasso il colpo e tento di cambiare argomento.
"La tua amica?"
"C'è suo fratello. E quello era un suo amico. Non c'era affatto bisogno di scatenare una rissa!"
È arrabbiata, non si accorge neppure di aver alzato il tono di voce.
"Mi dispiace"
"Lo dici spesso ma non sembra capisca cosa significhi"
Ho rovinato tutto ancora. Perché non posso farne una giusta?
Steve entra nel garage di casa e lei sta per protestare ma parlo prima che lo faccia.
"Devo parlarti. Poi ti riporto a casa"
"Non dovevo essere a casa. Dovevo essere lì a divertirmi e a non pensare a niente per una sera. Ma tu, hai rovinato tutto"
Se non la smette, mi costringe ad afferrarla e stringerla forte. Mi sto trattenendo solo perché ho paura che mi possa respingere.
"Ti riporto dove vuoi"
Sospira, faccio scattare la serratura e mi segue. Ma quando mi precede mentre richiudo la porta, vorrei decisamente stare qui.
I jeans strettissimi le fasciano le gambe ed il sedere, la schiena nuda, completamente. Solo un filo tiene il top insieme.
Deglutisco senza riuscire a staccare gli occhi di dosso, nemmeno quando si volta e risalgono la sua figura fino ad incontrare il suo sorriso accennato.
"Che c'è? Non hai mai visto dei vestiti?"
Non so se sia un bene il fatto che stia scherzando, ma vorrei solo dirle che in realtà se non sta zitta glieli tolgo e fanculo a tutto il resto.
Non è servito proprio a niente ieri sera.
"Sei arrabbiata con me?"
L'ho presa alla sprovvista, mi guarda ed apre la bocca per replicare, frenandosi un attimo dopo.
"Si. Volevo divertirmi. Non è concesso solo a te"
Eccola, la frecciatina che aspettavo da tutta la sera.
"È questo il problema? Ti ha dato fastidio?"
Si volta, dandomi le spalle ancora una volta, e se non fosse importante quello che ha dirmi io rimarrei ipnotizzato nel guardarla camminare.
Dannazione.
"No. Perché dovrebbe darmi fastidio"
L'ultima parte abbassa il tono di voce, quasi lo stia dicendo a se stessa.
Sinceramente spero le sia così fastidio da non riuscire a sopportarlo. Preferirei mi urlasse contro, mi dicesse tante cose da non riuscire a zittirla. Invece guarda fuori dalla finestra e non aggiunge altro.
"Non lo so. Sembri arrabbiata"
"Non mi piace che tu dia questa immagine di te. Non mi piace che venga in un locale, prenda a pugni qualcuno e mi porti a casa tua. Era la mia serata, sarei dovuta essere io a porvi fine non tu. Tu non sei questo"
Credo si riferisca alle immagini di ieri, al pugno di oggi.
"Perché ti comporti in questo modo ? Perché lasci che ti etichettino in questo modo?"
Non ho una risposta da darle, quindi abbasso lo sguardo e vorrei solo si avvicinasse.
Cosa dovrei dirle?
Cercavo di non pensare a te? Mi ha dato fastidio la sua mano?
Cosa dovrei fare?
"Ti fa male?"
Risollevo lo sguardo ed è vicina. Alza le dita per sfiorare lo zigomo e nonostante faccia male, lascio che mi tocchi.
I suoi occhi sono sempre tormentati ma meno rispetto a prima.
Per fortuna il top è totalmente accollato davanti o non mi sarei trattenuto.
"Hai del ghiaccio?"
Basta questo per ricordarmi chi è Eloise. Ho fatto lo stronzo, le ho rovinato l'uscita e lei si sta prendendo cura di me.
"Si"
"Siediti"
È tutto ciò che dice mentre va verso il freezer ed io mi siedo davvero. La guardo, non mi perdo nessun movimento e vorrei poterla toccare. Quella schiena è un invito troppo forte per me.
Torna con qualcosa in mano, ma non sono concentrato su questo.
Si siede accanto a me, il suo profumo arriva più forte ed io vorrei solo lasciarmi andare.
Mi fa inclinare la testa e posa il ghiaccio, mentre una smorfia di dolore sorge sul mio viso.
"Sei proprio un cretino"
È seria mentre lo dice.
"Perché?"
"Per tante cose"
Non mi guarda negli occhi, si limita a premere col ghiaccio e poi allontanarlo. Ma non permetto che lo faccia lei, non adesso che è così vicina.
Passo una mano dietro il suo corpo e la posiziono sulla sua schiena. Sussulta anche se cerca di nasconderlo, ma non posso farne a meno. Non ci riesco e la sua pelle liscia sotto le mie dita mi fa sentire diverso, mi fa sentire bene e mi ipnotizza.
"Perché ti sei vestita così?"
La voce dovrebbe uscire più stabile ma non succede.
Adesso si che mi guarda, perplessa.
Forse ho sbagliato domanda.
"Come dovrei vestirmi, scusa?"
"Non pensavo fosse il tuo genere"
Cerco di giustificarmi.
"Non lo è. Infatti non è mio questo"
Indica il top, ma la sento poco perché credo di aver sfiorato un punto sensibile e la sua schiena si ricopre di brividi.
Fa per alzarsi, ma glielo impedisco.
"Non rimetti il ghiaccio?"
Lo fa, mentre continuo ad accarezzarle la schiena e non mi interessa se non è il caso, se forse dovrei lasciarla andare e permetterle di allontanarsi.
Non voglio.
"Diventerà nero?"
Ho bisogno che mi parli, che mi guardi. In realtà vorrei che mi abbracciasse e vorrei far tanto altro. Ma non posso.
"Credo di sì. Ben ti sta, così tutti sapranno che sei scemo"
"Vacci piano con i complimenti, potrei emozionarmi"
Un sorriso sarcastico si dipinge sul suo volto.
"Non ti sono bastati quelli di ieri sera? O non te li hanno fatti bene?"
Adesso si alza senza che possa fermarla. Posa il ghiaccio nel lavabo e non si volta subito, come se stesse tentando di riacquisire la calma.
Mi alzo anche io e la raggiungo. Non la tocco, non so come potrebbe reagire.
"Non erano importanti. I tuoi lo sono di più"
Finge di non avermi sentito. Mi sono esposto, ma lei finge che non abbia detto nulla.
"Devo andare"
Non è la risposta che mi aspettavo.
"Cosa devi fare?"
"Dormire. La gente lo fa"
È di nuovo pungente, ma non ha capito che non glielo permetterò.
"Sei arrabbiata Eloise? Non uscirai da questa casa finché non saprò che è tutto apposto"
L'ho detto. Deve sapere.
Si volta esterrefatta. Forse ho esagerato.
"Vuoi tenermi in ostaggio? Non dirmi cosa devo fare, non sei mia madre e sembri Daniel."
Colpito e affondato.
"Voglio solo parlare con te. Non con questa versione"
"Di cosa vuoi parlare, di grazia?"
Mi avvicino adesso, poso le mani ai lati del suo corpo e la guardo. Con i tacchi siamo quasi alla stessa altezza.
"Del perché non mi hai chiamato oggi, non hai voluto vedermi e del perché mi rispondi in questo modo. E non sbagliare risposte Eloise, potrebbe essere pericoloso"
Doveva suonare divertente,invece non lo è nemmeno alle mie orecchie. Appare più la promessa di qualcos'altro.
"Ti ho già risposto. Non sono arrabbiata, mi da fastidio come ti faccia a merda e ti mostri per quello che non sei. Fine"
"Perché non mi hai chiamato"
"Sei pesante. Te l'hanno mai detto?"
"Eloise non sbagliare risposta"
Mi avvicino ancora, incapace di stare fermo. Adesso il suo viso e vicino al mio e le sue labbra sono così invitanti. Le inumidisce mentre guarda in basso, prima di riportare lo sguardo su di me, ignara di cosa sta scatenando.
Cazzo.
"Avevo bisogno di stare sola. Di staccare il cervello per una volta. Va bene come risposta?"
Sussurra. Forse l'ho messa a disagio. Ed è per questo che mi allontano, prima che possa peggiorare la situazione.
Devo riacquisire la lucidità.
"Non succederà più"
Potrebbe suonare come una promessa che le sto facendo, e credo lo sia.
"Puoi far quel che vuoi Lou. È la tua vita, sto solo cercando di farti capire che ci si può mostrare per come si è al mondo, senza rimanere schiacciati. Non dovresti aver paura, sei una bella persona e non capisco perché ti nascondi dando un'immagine diversa dalla realtà."
È davanti a me e le braccia corrono sole. La attiro, la stringo forte, le sue mani sul mio petto, il suo viso sul mio collo e le bacio i capelli, carezzandole la schiena, ancora.
"Non tutti capiscono, non tutti sono te. Ed io sono anche quello El"
Non replica, la sento respirare più forte e la stringo più a me. Ne ho bisogno, ne ho avuto bisogno tutto il giorno.
"Mi arrendo. Non riuscirò a farti cambiare idea"
Sorrido scostandola di poco.
"Sono anche un po' cocciuto. Mi dispiace aver fatto a pugni col tuo amico. Pensavo volesse approfittarsi di te"
"Non è un mio amico e non so che intenzioni avesse, ma non avevo bisogno del tuo aiuto. L'avrei allontanato da sola"
"Certo, come no."
"Credi che se ci avesse provato, non lo avrei rispedito da dove è venuto? A meno che non avessi voglia anche io di starci con lui"
Questo non mi piace. La guardo per capire se sia seria ma non riesco a cogliere nessun indizio.
"Volevi starci?"
Mi da fastidio. Tremendamente fastidio.
"Stai con Daniel, non puoi starci"
Adesso ride, ride di me.
"Da quando sei diventato il paladino di Daniel? Prima o dopo averlo fatto incazzare come una belva?"
Questo non ha importanza deve rispondere alla mia domanda.
"Non cambiare argomento"
"No, Lou. No"
Adesso va decisamente meglio.
"Vi siete sentiti?"
Scuote la testa, sedendosi sul divano.
"No. Non so più nemmeno cosa siamo a questo punto. Credo voglia una pausa, e forse è meglio anche per me"
Non sono la persona adatta con cui parlarne. Purtroppo per lei.
"Fai ciò che credi sia meglio per te"
È tutto ciò che mi sento di dirle.
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Louis fa sempre casini perché crede di aggiustare le cose. Invece no.
Ma è comunque un pulcino, rissoso, ma un pulcino💗
Grazie a Moonlight92 per i discorsi di Grace, e sappiate che se fosse stato per me Harry avrebbe detto qualche parolaccia. Ma lei non è d'accordo, il suo bambino è educato e ha le corde vocali candide. 😝
(Love u Gracy)
Al prossimo,
Luisa 💗
(P.s.: in realtà Harry non deve andare a prenderle. L'ha detto apposta. È Grace che lo raggiunge a casa loro, poi. Giusto per chiarire)
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