Daughter of the stars
PRIMA DI INIZIARE SPECIFICO CHE QUESTA OS NON È DI MIA PROPRIETÀ. IO SONO SOLO COLEI CHE HA ACCETTATO DI PUBBLICARLA QUI. TUTTI I DIRITTI A Mrsunshine_
Nicole correva. Correva tra la boscaglia procurandosi tagli e graffi sulle mani e sulle gambe scoperte. L'afa di quel giorno si faceva sentire anche di sera, facendo faticare la ragazza a respirare, o forse era il suo cuore che pompava sangue troppo velocemente.
Corse un altro po' barcollando, poi cadde a terra sbucciandosi un ginocchio e ferendosi i palmi delle mani. Cercando di non cacciare fuori un urlo di dolore, si allungó per terra tremando, cercando un po' di sollievo nel fresco della terra.
Si girò lentamente a pancia in sù per poter rimirare quella volta celeste della quale il padre si ostinava ancora a scoprirne i segreti più oscuri.
Le stelle brillavano alte nel cielo, senza prestare la minima attenzione alla loro muta spettatrice, che tremando le osservava meravigliata come se fosse la prima volta.
Cominciò ad aggrapparsi ad ogni minimo ricordo che potesse rallegrarle almeno un po' il morale. Sognò di essere tra le morbide coperte del suo letto, nel piccolo appartamento a Brooklyn dove viveva con suo padre. Cercò di focalizzarsi sui pensieri fatti ad alta voce di quest'ultimo, su tutte le formule matematiche che ripeteva quasi ogni sera all'infinito, fino a tarda notte e di cui lei non capiva nemmeno la metà. Pensò a quel piccolo fascio di luce, proveniente sempre dallo studio del padre, che illuminava ogni notte la sua stanza facendo sembrare il buio un po' meno pauroso. Non era forse così infine la sua vita allora? Una grande stanza buia, intrisa di domande e misteri non risolti, illuminati solo da un piccolo fascio di luce dove si ostinava a focalizzarsi?
Pensò al campo estivo da cui era appena fuggita, e alla delusione che avrebbe avuto il padre dopo aver saputo come sua figlia aveva combinato l'ennesimo macello.
Teneva le palpebre volutamente alzate, anche se avrebbe solamente voluto dormire e scomparire, perchè ogni volta che li chiudeva si rivedeva passare davanti agli occhi le immagini di quella professoressa di Sport che apriva la mandibola in un modo inumano, mostrando i denti appuntiti nella sua direzione. Cominciò a tremare un po' dalla paura un po' dal freddo.
Chiuse gli occhi ma invece di quei denti affilati, vide solo il nero.
Sto morendo? Pensò. Poco dopo si sentì accarezzare la guancia da una mano morbida e calda. Non aprì gli occhi, non voleva. Una voce nella sua testa le parlò e a quel punto aprì gli occhi.
Con un sussulto si risvegliò nella sua camera a Brooklyn. Sentiva i capelli lunghi e castani-biondi appiccicati sulla fronte, quindi li scansò con un gesto della mano. Sbattè più volte le palpebre come per accettarsi che si trovasse davvero nella sua camera e non in quella foresta nella quale era fuggita. Avvertì l'impulso di nascondersi e non uscire più di lì, ma rimase ferma dov'era.
Si rilasciò cadere a peso morto sul letto e fissò il soffitto.
Non sei al sicuro.
Era vero. Lo sapeva anche suo padre ormai. Sembrava quasi che più crescesse, più imparasse cose dalla vita, quest'ultima diventasse sempre più difficile e complicata: quasi lo facesse per dispetto. Non seppe quanto rimase così nel suo letto anche se sembrò un'eternità, così si alzò e senza far rumore si avvicinò alla finestra. Camminava in punta di piedi sul pavimento freddo e portava le mani avanti cercando di non sbattere in qualche oggetto della sua stanza. Quando arrivò davanti la finestra, l'aprì e con uno scricchiolio aprì le persiane.
Non potrai nasconderti per sempre, ci sono cose che devono essere affrontate, prima o poi.
Ora era appoggiata alla finestra: l'aria fresca le pizzicava le guance e i rumori delle macchine riuscivano a sentirsi in lontananza. Sospirò e chiuse le palpebre. -"Tutto deve essere affrontato prima o poi- pensò -niente può essere lasciato al caso, sopratutto sé stessi"- .
Eppure era là, a porsi quelle domande. Sapeva di non essere come tutti gli altri, lo stava imparando ad accettare: non importava quanto la gente normale pensasse fosse strana, perchè la gente normale non sognava quello che sognava lei e non vedeva ciò che vedeva lei.
-"Tutto è relativo- gli aveva detto una volta il padre - persino l'infinito. Dove possiamo avere la certezza di sapere che questo non ha una fine?"-.
Si portò una mano al collo, dove la collana con il pendente in argento riposava sul suo sterno. Il ciondolo rotondo, metà una luna e metà un sole, sembrò riscaldarsi nella sua mano e Nicole sorrise. Non aveva mai conosciuto sua madre, e suo padre ne parlava raramente, ma forse era meglio così. Ogni cosa aveva il suo tempo e ogni problema aveva la sua risposta, e se una risposta non c'era allora voleva dire che non vi era nessun problema da risolvere.
Ricordò le parole nella sua testa quando era nel bosco, poi aprì gli occhi.
Tesoro, sarai una grande eroina. Assomigli così tanto a tuo padre... io veglierò su di te e ti proteggerò, per quanto possibile. Lo so, le stelle me lo diranno... [...]
Nicole alzò gli occhi blu al cielo e le rivide: adesso non aveva più paura.
Nota dell'autrice
Ciao ragazzi! Spero vi sia piaciuta questa OS scritta un po' a Random un po' perchè mi andava e volevo sapere se vi potesse piacere. Ringrazio tantissimo Lisa per avermi permesso di poterla pubblicare nella sua raccolta! Le ho chiesto io il permesso di poterla pubblicare qui perchè, a mio parere, non sarebbe stato molto logico pubblicarla "da sola" e senza essere molto letta, quindi eccoci qua! La ringrazio ancora e per chi non lo avesse capito sono Mrsunshine_ ! Kisses e alla prossima <3
SPAZIO PER ME
*SUONI RADIO*
ECCOMI! CI SONO! SONO LISA! 🙃🙃🙃
NE APPROFITTO PER SCUSARMI DELLA MIA INATTIVITÀ, SPERO NON SIATE TROPPO ARRABBIATI CON ME...
DETTO QUESTO GRAZIE PER LE 67K VISUALIZZAZIONI. NON CI CREDO ANCORA!
PER ULTIMO: APPLAUSI PER Mrsunshine_ CHE HA FATTO UN OTTIMO LAVORO😍😍😍
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