Capitolo XVII: Un equivoco chiarificatore
Capitolo XVII: Un equivoco chiarificatore
"Allora, com'è andata ieri con Rachel?", domandò Leilani a Danny mentre si trovavano soli nel cucinino a prepararsi un caffè.
"Bene... Mi ha riaccompagnato a casa, io mi sono fatto una doccia e mi sono cambiato, mentre lei è tornata a casa sua. Più tardi, dopo cena, ho riportato Grace da lei."
Leilani ardeva dalla voglia di chiedergli maggiori dettagli, ma non era nella sua natura essere indiscreta, per cui si limitò a dire:
"Sono contenta di vedere che avete appianato le vostre divergenze al punto da uscire insieme con Grace..."
"Sì, il nostro rapporto è molto migliorato", confermò Danny, mescolando lo zucchero nella tazza, "Pensa che eravamo arrivati ad un punto che i nostri avvocati ci avevano proibito di comunicare direttamente... Meno male che non è più così."
Dopo l'avventura dei vicini di casa rapinatori di diamanti, tra loro si erano chiarite molte cose, ma Danny non avrebbe mai sperato che sarebbero cambiate in meglio così tanto.
"Sì, soprattutto per Grace", osservò Leilani, che aveva visto compiersi vere tragedie famigliari quando i genitori non riuscivano a comportarsi civilmente, durante e dopo una separazione.
"Hai ragione", concordò Danny, "Purtroppo mentre eravamo impegnati a litigare per ogni singola virgola dell'accordo di custodia, non ci siamo resi conto di quanto male stavamo facendo a Grace. Grazie al cielo è acqua passata."
Attraverso la porta aperta, udirono un trillo proveniente dalla plancia dell'Enterprise.
"Un altro virus!", sbuffò Leilani uscendo di corsa, "Peggio di un attacco dei Klingon..."
OOO
"Sono stata veramente bene, con Danny e Grace, l'altro giorno."
La dichiarazione di Rachel non colse affatto di sorpresa Leilani. Erano sedute in una pasticceria portoghese su Kapahulu Avenue, Leonard's Bakery, gustando i migliori dolcetti alla banana di tutta Oahu accompagnati da caffè freddo. Grace si era momentaneamente assentata per andare al bagno.
"Sono contenta che abbiate appianato le vostre divergenze."
L'asserzione di Leilani era neutra, ma pronunciata in tono partecipe. Rachel annuì:
"Sì, ne sono contenta anch'io. Adesso parliamo... voglio dire, parliamo, capisci? Prima ci mettevamo in continuazione i bastoni tra le ruote... per ripicca, per orgoglio, non so neppure più perché. Ad ogni modo era un comportamento insensato, e deleterio per tutti, per me, per Danny, soprattutto per Grace. Mia figlia ora è molto più serena di prima, e lo sono anch'io."
"Non bisogna mai perdere di vista il benessere dei figli", affermò Leilani, con un'involontaria nota di rimprovero nella voce, "È preciso dovere degli adulti proteggerli, anche a costo di rimetterci."
"Sì, hai perfettamente ragione", annuì Rachel, "In questo, sia Danny che io abbiamo sbagliato."
"L'importante è che ve ne siate resi conto e abbiate smesso", approvò Leilani, prendendo l'ultimo boccone e posando la forchetta, "Danny è stato eccezionale, con quel bambino...", osservò poi, per vedere la reazione di Rachel. A caldo, era stata molto eloquente; ma ora, a distanza di giorni?
Lo sguardo dell'altra donna si fece leggermente sfocato mentre ricordava la scena.
"Sì, proprio eccezionale", confermò sorridendo leggermente, con un'evidente traccia di orgoglio nella voce, "Ho sempre saputo che è un eroe, che ha abnegazione e coraggio da vendere, ma non lo avevo mai visto in azione, non così direttamente."
Leilani lo vedeva in azione praticamente ogni giorno, ma non lo disse: non voleva ricordare a Rachel la pericolosità del suo mestiere di tutore della legge.
La fierezza nel tono dell'amica le diede lo spunto:
"Hai pensato ai tuoi veri sentimenti per Danny?", domandò di punto in bianco.
Rachel le rivolse un sorriso un poco storto:
"Non demordi, eh?"
Leilani scosse la testa in segno negativo:
"Mai, perché essere onesti è la cosa più importante al mondo; onesti con se stessi, non solo con gli altri. Mentire porta sempre a disastri. Soprattutto mentire sui sentimenti che si provano."
"Tu non menti mai a te stessa?", la provocò Rachel, ma non c'era astio nella sua voce, solo una certa dose di imbarazzo.
"Non sono perfetta", rispose l'altra con totale sincerità, "Certo che mi capita. Ci ho provato anche riguardo ai miei sentimenti per Steve. Ma sono troppo abituata ad essere onesta con me stessa, ed alla fine ho dovuto arrendermi e riconoscere che ero innamorata cotta di lui, mi piacesse o meno."
In quella sopraggiunse Grace; inconsapevole di star interrompendo un discorso delicato, notò il proprio bicchiere quasi vuoto e domandò:
"Mamma, posso avere un altro succo? Ho sete..."
"Ma certo, scimmietta, stesso gusto?"
"No, stavolta lo vorrei all'ananas..."
Mentre aspettavano che il cameriere si avvicinasse per prendere il nuovo ordine, Rachel mormorò a Leilani:
"Non sono ancora pronta."
Il suo tono era quasi vergognoso. Leilani le diede un colpetto sulla mano con fare incoraggiante:
"Ognuno ha bisogno dei propri tempi, non crucciarti..."
OOO
Tre giorni dopo cambiò tutto.
La Five-0 stava braccando una banda di trafficanti d'armi; una volta individuato il loro covo, tramite Leilani avevano chiamato una squadra SWAT di rincalzo ed avevano fatto irruzione nel capannone, ma era scoppiato un conflitto a fuoco di notevoli dimensioni. I trafficanti comunque si erano ritrovati ben presto a mal partito ed avevano tentato la fuga con un furgoncino blindato, lanciandosi a tutta velocità contro l'uscita e facendola saltare, ma erano stati bloccati da due mezzi corazzati della SWAT. Disperati, i malviventi avevano aperto il fuoco con tutto quello che avevano, in prevalenza fucili e mitragliatori.
Da una telecamera del controllo del traffico, Leilani stava seguendo la sparatoria col fiato sospeso; Danny si sporse da dietro uno dei mezzi blindati della SWAT quel tanto che bastava a prendere la mira e sparare, ma si avvide che non aveva un buon angolo di tiro.
"Coprimi!", gridò a Kono, che prontamente eseguì, cominciando a sparare all'impazzata con la sua Beretta calibro 9. Danny balzò fuori dalla protezione del furgone con l'intento di raggiungere una catasta di bidoni a pochi metri, da dietro la quale poteva prendere meglio la mira, ma venne raggiunto da un proiettile in pieno petto, che colpì con la forza di un maglio il suo giubbotto antiproiettile e lo scaraventò lungo e disteso a diversi metri di distanza.
Leilani sussultò, e solo la sua professionalità le impedì di lanciare un grido di orrore.
"Danny!", chiamò nell'auricolare, con voce tesa, "Danny, mi senti?"
Ma il detective non rispose: probabilmente era solo svenuto, ma poteva anche essere morto o moribondo.
"Agente a terra! Agente a terra!", urlò Kono nell'auricolare.
"Chiamo il 911!", disse Leilani, mentre già stava componendo il numero del pronto intervento. In quella venne colpito un altro agente, appena al di sopra dello scollo del giubbotto antiproiettile; il sangue zampillò mentre veniva scagliato all'indietro e cadeva di schiena.
Anche tra i delinquenti c'erano dei feriti; ormai ne rimanevano in piedi solo due. Uno venne steso da un tiratore scelto della SWAT, l'altro da Steve, che era riuscito a raggiungere la postazione a cui era diretto Danny prima di essere colpito.
Finalmente conclusa la sparatoria, Steve si precipitò da Danny, imitato da Kono; un attimo dopo arrivò anche Chin. Videro subito che il detective del New Jersey non era morto, perché si stava muovendo. Già si udivano le sirene dell'ambulanza in avvicinamento.
"Per la miseria, che legnata ragazzi...", Leilani lo udì borbottare attraverso l'auricolare, ed un gran sospiro di sollievo le uscì dai polmoni.
Sul luogo della sparatoria, Steve si inginocchiò accanto al detective e lo aiutò a mettersi seduto.
"Come ti senti, Danny?", lo interrogò.
"Come se mi avesse appena investito un autotreno", rispose l'altro con una smorfia, "Porca puzzola che male... Non riesco quasi a respirare..."
Steve conosceva bene il dolore provocato dall'impatto di un proiettile di grosso calibro contro un giubbotto antiproiettile: la protezione ti salva la vita, almeno nella maggior parte dei casi, ma ti lascia delle grosse contusioni, ed a volte anche delle costole rotte.
"Ma hai fiato abbastanza per lamentarti, vedo", lo prese comunque in giro, per spazzar via la tensione, "Andiamo, non è la prima volta che ti centrano col giubbotto addosso..."
"Ha ha", fece Danny sarcasticamente, ma la sua sofferenza non era simulata né esagerata.
Arrivò l'ambulanza e ne balzarono di corsa i paramedici, che su segnalazione di Steve si diedero immediatamente da fare attorno all'altro agente ferito. Poco dopo arrivò anche un secondo mezzo di soccorso.
"Andiamo, ti faccio fare un controllo", disse Steve. Aiutato da Chin, mise in piedi l'amico ed assieme lo sostennero fino alla seconda ambulanza; Kono li seguì.
Passando accanto alla Camaro parcheggiata poco lontano, Danny osservò:
"Ehi, mi hanno fatto un buco nel parafango..."
Steve guardò e vide che effettivamente una pallottola vagante aveva perforato la carrozzeria.
"Lo farai aggiustare", rispose laconicamente, affidando il detective alle capaci mani dei paramedici, "Ora vai a vedere se anche tu hai bisogno d'esser aggiustato."
Sopraggiunse un furgone della TV locale, che intelligentemente andò a mettersi in un angolo appartato, fuori dai piedi; ne discesero un cronista armato di microfono ed un cameraman, che si mise subito a riprendere la scena mentre il giornalista cominciava a parlare nel microfono.
Steve lanciò loro un'occhiata seccata ma, dato che non stavano intralciando le operazioni, li ignorò.
Mentre la SWAT si occupava dei criminali, quelli feriti e quelli morti, una giovane paramedica di colore della seconda unità di soccorso controllò le condizioni di Danny; lo fece sdraiare sulla barella, gli levò il giubbotto e gli tastò espertamente la gabbia toracica.
"Fa male?", gli domandò. Danny assentì:
"Abbastanza."
"Meglio fare una radiografia per accertare che non ci siano fratture", decretò la giovane, "La portiamo in ospedale."
Lo caricarono sull'ambulanza e partirono, senza sirene poiché non si trattava di un'emergenza. Pochi istanti dopo partì anche la prima ambulanza, questa invece a sirene spiegate: le condizioni dell'agente ferito erano critiche.
I tre rimanenti membri della Five-0 si guardarono.
"Andate pure, voi due", disse Steve, "Io vado in ospedale, appena dimettono Danny lo riporto in sede. Se intanto volete cominciare a redigere il rapporto..."
"Ma certo, capo", annuì Chin, "Dai, andiamo, Kono..."
Mentre Steve saltava a bordo della Camaro, i due cugini poliziotti si diressero al proprio mezzo, ma vennero intercettati dal cronista.
"Scusate..."
"No comment", disse sbrigativamente Chin.
"Solo una domanda: quello non era il detective Williams? Quello che domenica scorsa ha salvato la vita al figlio di Grant Hidona?"
"Proprio lui", confermò Chin, non vedendo che male potesse esserci, "Ora se vuole scusarci..."
Il giornalista non insistette, per fortuna, così i due poterono squagliarsela.
OOO
Rachel stava guardando la TV, mentre Grace stava facendo i compiti in camera sua. Non c'era niente di particolarmente interessante, neppure sulla pay-TV, per cui stava facendo zapping da un canale all'altro. Giunse sul canale delle news locali, dove passavano proprio in quel momento alcune immagini del salvataggio di Bobby Hidona da parte di Danny. Sentendo un moto di orgoglio per l'ex marito, si fermò a guardare; le parole del cronista la gelarono:
"...è stato ferito gravemente poco fa in una sparatoria alla periferia di Honolulu e ricoverato d'urgenza allo Straub Hospital, dove i medici stanno lottando per la sua vita..."
Rachel emise un grido soffocato; spense di colpo la TV e corse di là, dove la domestica stava rigovernando la cucina.
"Oliana, devo andar via, c'è un'emergenza", disse, affannata, "La prego, dia un'occhiata a Grace e si assicuri che faccia merenda, ma non le dica niente, solo che la mamma è dovuta uscire per un imprevisto, d'accordo?"
La donna, una robusta hawaiana sui cinquant'anni che stravedeva per Grace, annuì:
"Ma certamente, signora... posso chiederle che cos'è successo?"
"Un mio amico sta male", rispose Rachel, non volendo entrare in particolari, "corro da lui. Non so a che ora tornerò, se faccio tardi chiami la solita babysitter."
"Non c'è problema, signora, aspetterò tutto il tempo necessario."
"Grazie, Oliana, è davvero gentilissima..."
Rachel infilò un paio di scarpe sportive, poco adatte alla tenuta elegante che indossava – camicetta sbracciata di seta e pantaloni di Fendi – ma comode, abbrancò la borsetta e si precipitò in garage, dove salì di corsa sulla sua Mercedes. Il portone si stava ancora sollevando quando l'auto passò, con a malapena lo spazio sufficiente perché non sbattesse contro il basculante. Anche la grande cancellata di ferro battuto non aveva ancora completato l'apertura quando la Mercedes sfrecciò tra i due battenti; sgommando, Rachel accelerò lungo il quieto viale alberato, diretta a tutta birra in città.
OOO
Rachel piombò nell'atrio dell'ospedale e corse al banco dell'accettazione. Col volto rigato di lacrime, scarmigliata ed affannata, era molto lontana dal suo solito aspetto composto e molto british.
"Mi scusi", si rivolse in tono urgente all'infermiera che stava prestando servizio, "hanno ricoverato un poliziotto ferito gravemente, dove lo posso trovare?"
L'altra la guardò con simpatia:
"Lei è una parente?"
Rendendosi conto che, se avesse detto la verità, molto probabilmente non le avrebbero fornito alcuna informazione, Rachel decise di mentire:
"Sono la moglie."
L'infermiera annuì con aria partecipe:
"Lo stanno ancora operando. Appena il chirurgo avrà finito, verrà a parlare coi parenti. Vada in sala d'attesa, è lì appena dietro l'angolo..."
Le indicò, e Rachel, dopo aver ringraziato con un cenno, vi si recò. Trovò Steve seduto su una delle poltroncine.
"Steve!", chiamò con voce tesa. Se era lì anche lui, significava che Danny era davvero messo male; strano però che non ci fosse il resto della squadra, considerando il loro affiatamento avrebbero dovuto essere tutti lì...
"Rachel? Come mai sei qui?", domandò Steve, alzandosi ed andandole incontro.
"Ho sentito il notiziario TV, mi sono precipitata..."
"Non era necessario, Danny non ha niente di grave..."
"Come sarebbe a dire?! Hanno parlato di una sparatoria..."
"Sì, infatti, e Danny s'è beccato una pallottola, ma aveva il giubbotto antiproiettile e al massimo potrebbe avere una costola rotta..."
"Ma... ma... come...?"
Rachel piombò seduta sulla poltroncina più vicina, priva di forze. Si asciugò le guance ancora bagnate: aveva pianto per tutto il tragitto, a malapena distinguendo la strada a causa delle lacrime che le fuoriuscivano copiose dagli occhi. Aveva creduto d'esser sul punto di perdere Danny per sempre, e adesso Steve le stava dicendo...
"Non capisco", mormorò in un soffio, "Chi è rimasto ferito, allora?"
"L'agente Norman Kaluana, della SWAT", rispose Steve, sedendosi accanto a lei, "Lui sì, che è grave. Speriamo che se la cavi... Ma Danny sta bene – insomma, relativamente bene, te lo assicuro."
Rachel ripensò al momento in cui aveva udito la notizia. Il cronista stava già parlando, il discorso era a metà, ed in effetti lei non aveva udito il nome del poliziotto ferito; ma poiché stavano passando le immagini di Danny durante il salvataggio del bambino alla festa della governatrice Jameson, lei aveva dato per scontato che stesse parlando di lui.
"Oddio, non sta morendo allora...", sussurrò con un filo di fiato.
"No, certo che no", la rassicurò Steve. Lo ama ancora, pensò. Leilani aveva visto giusto.
In quella sentirono la voce di Danny:
"Rachel? Che ci fai, qui?"
Steve e Rachel alzarono lo sguardo verso il detective; Rachel balzò in piedi e letteralmente volò incontro a Danny, gli buttò le braccia al collo e lo baciò sulla bocca, lì in mezzo a tutti.
Per un lungo istante, Danny rimase assolutamente immobile, del tutto spiazzato da quella reazione imprevista. Poi abbracciò la donna e la strinse a sé, ricambiando il bacio.
Molti dei presenti lanciarono occhiate alla coppia avvinghiata, chi divertito, chi sorpreso: era chiaro come il sole che si amavano alla follia e verosimilmente si erano appena ritrovati dopo una qualche disgrazia.
Steve sorrise e si rilassò sulla poltroncina, guardandoli apertamente: era felicissimo per l'amico. Premette il pulsante di attivazione dell'auricolare, che ancora indossava.
"Dea, c'è uno sviluppo inaspettato..."
"Che sta succedendo?", domandò Leilani dalla plancia dell'Enterprise.
"È arrivata Rachel, credendo che l'agente ferito grave fosse Danny, e non appena l'ha visto sano e salvo gli è saltata addosso."
"Saltata addosso? Come?"
"Lo sta baciando proprio qua davanti a tutti", rispose Steve. Attraverso l'auricolare, udì la risata di Leilani.
"Fantastico! Lo sapevo che quei due erano ancora pazzi l'uno dell'altra, era solo questione di tempo..."
"E del tuo zampino, scommetto!"
"Beh, diciamo che ho cercato di aiutarli un pochino", ridacchiò l'esperta di informatica, "Peccato che mi sto perdendo la scena..."
"Niente paura, faccio una foto e te la invio..."
Steve tirò fuori il suo iPhone e scattò una foto ai due, poi la mandò a Leilani.
Nel suo ufficio, la maga dei computer vide l'immagine comparire sul monitor e sul suo viso sbocciò un ampio sorriso.
"Urrà!", mormorò, lietissima per gli amici che si erano finalmente ritrovati.
Frattanto, nella sala d'attesa dell'ospedale, finalmente Rachel staccò la bocca dalla bocca di Danny. Entrambi erano senza fiato.
"Wow...", mormorò il detective, sopraffatto, "Devo farmi sparare più spesso..."
La donna gli rifilò un pugno sulla spalla, dall'alto in basso, e non molto gentilmente.
"Ahi!", guaì lui.
"Non dirlo neanche per scherzo, Daniel Williams!", lo rimbeccò Rachel, furibonda. Poi tornò a baciarlo a perdifiato.
"Quei due dovrebbero andare in albergo", osservò qualcuno vicino a Steve, in tono tra il divertito e lo scandalizzato. Steve decise che era il momento di intervenire, seppure in modo blando; si alzò ed andò a battere sulla spalla dell'amico. A fatica, Danny si staccò dalle labbra dell'ex moglie.
"Che c'è? Non vedi che sono occupato?!", brontolò quasi sgarbatamente.
"Me ne vado", disse Steve, divertito dal suo tono bellicoso, "Lo capisco, quando sono di troppo... Rachel, ti affido Danny, portalo a casa tu."
Quando Steve se ne fu andato, Danny guardò Rachel negli occhi. Senza tacchi, era ugualmente un paio di centimetri più alta di lui.
"Non ho mai smesso di amarti", disse in un soffio. Rachel si sentì pungere gli occhi da nuove lacrime, ma stavolta erano di felicità.
"Neppure io, Danny..."
Posò la fronte contro quella dell'ex marito e chiuse le palpebre, ma le lacrime debordarono ugualmente e le scivolarono lungo le gote.
"Ho dovuto arrivare a temere di perderti per ammetterlo... Ti amo, Danny. Ti amo... Portami a casa."
Lui si sciolse dal suo abbraccio e la prese per mano. Recuperarono la borsetta di Rachel, abbandonata sulla poltroncina in cui poc'anzi si era brevemente seduta, ed uscirono dall'ospedale. Mentre passavano per l'atrio, con occhi solo l'uno per l'altra, l'infermiera che aveva indicato a Rachel di andare ad accomodarsi in sala d'aspetto li vide e corrugò la fronte, senza capire; poi scrollò le spalle e tornò al suo lavoro, pensando giustamente che c'era stato un equivoco. Quel che non sapeva era che questo equivoco, a differenza di quanto succede di solito, invece di provocare confusione aveva portato ad un chiarimento.
Giunti vicino alla Mercedes, Rachel allungò le chiavi a Danny, che le prese un poco sorpreso:
"Vuoi che guidi io?"
"Sì", rispose lei, sorridendo, "Ti ho detto di portarmi a casa, no?"
Danny guardò le chiavi, sentendosi improvvisamente impacciato come un quindicenne.
"Ehm... a casa mia?", volle sincerarsi. I baci che si erano scambiati erano stati roventi come la lava del Kilauea, tanto che sarebbe stato disposto a saltellare fino a casa propria su una gamba sola con lei in braccio, pur di portarcela e di trascorrere le prossime ore a fare l'amore con lei fino a non riuscire più a sollevarsi dal letto, ma non voleva mettere il carro davanti ai buoi.
Il sorriso di Rachel si fece più ampio e si venò di malizia.
"Certamente", confermò. Danny premette di scatto il pulsante per sbloccare la Mercedes e le aprì la portiera.
"Allora salga in carrozza, milady", le disse, ricambiando il sorriso. Rachel sentì un caldo brivido correrle lungo la schiena: era così che lui usava chiamarla, nell'intimità del loro letto.
Mentre saliva in macchina, Rachel si tolse la fede nuziale e la buttò in borsetta: non era più la moglie di Stan, non lo era mai stata veramente, perché nel suo cuore non aveva mai cessato di essere la moglie di Danny.
Come Danny prese posto sul sedile del guidatore, Rachel gli posò una mano sul ginocchio. Il detective vide subito che non indossava più l'anello di Stan, e comprese che la decisione di lei era irreversibile.
Sentì scosse elettriche salirgli fino all'inguine e oltre, dritto fino al cuore.
Nei minuti seguenti, anche se normalmente era un guidatore giudizioso, il detective Danny Williams cercò di battere il record di percorrenza tra lo Straub Hospital e casa sua.
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