Capitolo XIV: Una brutta sorpresa
Capitolo XIV: Una brutta sorpresa
Il sabato pomeriggio seguente, Leilani andò a casa di Steve per trascorrere con lui il fine settimana, come oramai era loro abitudine fin dalla prima volta – almeno quando non c'era un caso da seguire – alternandosi una volta a casa di lei e una volta a casa di lui. Arrivando, vide che nel vialetto c'era un'auto sconosciuta, una decappottabile rossa fiammante. Chiedendosi chi mai poteva essere, Leilani parcheggiò, prese dal sedile accanto la borsa con le poche cose che le sarebbero servite durante il fine settimana e scese dall'auto, per poi avviarsi all'ingresso. Pescò dalla borsetta le chiavi – lei e Steve si erano scambiati le chiavi delle rispettive case otto giorni prima – e le usò; entrando in casa, dal breve corridoio d'ingresso che portava al soggiorno udì una voce femminile dire in tono estatico:
"Oh Steve, non sai quanto ti amo..."
Leilani si sentì gelare; ma no, si disse, sarà la TV, casualmente il nome del personaggio era uguale a quello del suo uomo. Avanzò di pochi passi fino ad affacciarsi sul soggiorno, dove quel che vide la paralizzò.
Steve era seduto sul divano, ed in braccio, accovacciata sul suo grembo, teneva una donna bruna; i due si stavano baciando appassionatamente.
"Catherine...", sentì Steve dire. Le dita prive di forza di Leilani lasciarono cadere a terra la borsa; gli occhi sbarrati, la donna vide i due sul divano sussultare al rumore, staccarsi e guardare nella sua direzione.
Steve si drizzò di colpo e balzò in piedi; con un'esclamazione indignata, la donna cadde sul tappeto, battendo il fondoschiena.
"Leilani!", esclamò Steve, "Non è come pensi!"
Che cliché trito e ritrito, pensò Leilani, stordita. Senza una parola, piroettò su se stessa e si precipitò di corsa fuori dalla casa, volando verso la propria macchina, le dita che frugavano freneticamente nella borsetta alla ricerca delle chiavi. Le trovò, aprì col telecomando, balzò a bordo e mise in moto, ingranò la retromarcia e sterzò violentemente per girare il veicolo, poi innestò la prima e partì a razzo, facendo fischiare le ruote.
Steve si era fiondato dietro di lei, chiamandola a gran voce; raggiunse la porta d'ingresso che lei stava saltando a bordo e di nuovo urlò il suo nome, ma Leilani lo ignorò. Allora si catapultò lungo il vialetto con uno scatto degno di un centometrista che gli fece quasi raggiungere il SUV bianco di Leilani; ma stava già accelerando lungo il vialetto, e lo lasciò a mangiar la polvere.
"Maledizione!", gridò, furibondo. Ma non era furioso con Leilani, lo era con se stesso, per essersi cacciato in quella situazione. E con Catherine, che aveva contribuito a cacciarcelo.
La colpevole si affacciò sulla soglia.
"Chi era, quella?", domandò, sbalordita, massaggiandosi il fondoschiena offeso. Steve si girò sentendo il sangue montargli alla testa:
"CHI ERA QUELLA?!", sbraitò, "ERA LA DONNA CHE AMO!!!"
Tornò verso casa a grandi passi; sul suo volto c'era un'espressione così ferale che Catherine istintivamente si ritrasse.
"Co... come?", balbettò, "Non mi avevi detto che stavi con un'altra..."
"E ci credo, non mi hai lasciato la possibilità di parlare!", strepitò Steve, fuori di sé dalla collera, "Vieni qui dopo dieci mesi che mi hai mollato, senza chiedere niente, senza pensare che forse posso aver trovato un'altra persona, mi dici semplicemente scusa tesoro ho sbagliato e poi mi salti addosso! Ma cosa ti credevi di fare, ripartire da dove eravamo come se non fosse successo nulla?!", Steve si fermò per riprendere fiato, tentando disperatamente di calmarsi, "Ascoltami, Catherine, sei stata importante per me, e per tutto il tempo che siamo stati insieme non ho guardato altre donne; ma ora amo Leilani, l'amo veramente, e non intendo perderla per niente al mondo, perché lei è la donna della mia vita, e nessun'altra. Va' via e non cercarmi più."
Catherine si sentì riempire gli occhi di lacrime: il tono di Steve era deciso e definitivo, e non le dava alcuna speranza. In quei mesi di lontananza, aveva avuto modo di pentirsi amaramente della sua decisione di lasciarlo, così non appena aveva potuto era tornata e lo aveva cercato. Sì, era stato molto stupido da parte sua non prendere in considerazione la possibilità che lui frattanto poteva essersi trovato un'altra donna. Ma chi si era creduta di essere, la Dea dell'amore personificata, ché lui non poteva dimenticarla?
"Perdonami", disse in un soffio, "Ho sbagliato tutto. Ho sbagliato a lasciarti, ho sbagliato a tornare, e soprattutto ho sbagliato a presentarmi senza preavvisarti. Mi spiace se ho messo in crisi la tua relazione con la tua nuova ragazza. Me ne vado, e non mi vedrai più, non temere."
Tornò in soggiorno a riprendere la borsetta, che aveva lasciato cadere a terra; uscendo passò accanto a Steve, che si scostò per agevolarle il passaggio. Lo guardò un'ultima volta:
"Nella vita ho fatto cose di cui poi mi sono pentita", disse sottovoce, "L'averti lasciato è una di queste. Ti auguro ogni felicità."
Il dolore nel tono di Catherine placò la rabbia devastante che ancora ribolliva dentro Steve. Aveva amato questa donna, anche se in un modo neppure lontanamente paragonabile a come amava Leilani, ed in nome di quel sentimento non poteva serbarle rancore, né per la sofferenza che gli aveva cagionato mollandolo, né ora per l'inopportuno ritorno.
"Anch'io ti auguro ogni felicità, Cathy", dichiarò sinceramente, usando il diminutivo con cui l'aveva sempre chiamata, "Troverai un uomo migliore di me."
Lei annuì, ma allontanandosi mormorò tra sé, stando attenta a non farsi sentire:
"Ne dubito, Steve. Ne dubito."
Steve la guardò salire in auto e allontanarsi, poi corse in casa a prendere le chiavi del pickup; meno di dieci minuti dopo era davanti alla porta di casa di Leilani e suonava il campanello, più e più volte, ma senza ottenere risposta. Del resto, il suo SUV non era posteggiata nel vialetto come al solito, e l'ispezione attraverso la finestrella del garage gli rivelò che non si trovava neppure lì. Allora provò a chiamarla al cellulare; lei non rispose, ma del resto non se lo era aspettato, anche se ci aveva sperato.
Steve si guardò attorno. Dove poteva essere andata? Ci pensò su, poi prese una decisione e tornò a salire in macchina, dirigendosi verso la casa dei genitori di Leilani. Non trovandola, andò a casa di Nahele e Sheila, ma non la trovò neppure lì. Al cugino ed a sua moglie raccontò che lui e Leilani avevano bisticciato e che voleva chiederle perdono, e Sheila si offrì di chiamare Leilani. Mise il vivavoce ed ottenne risposta al terzo squillo:
"Ciao Leilani, sono Sheila."
"Ciao Sheila..."
"Ehi, che tono abbacchiato... È successo qualcosa?", le chiese l'amica, fingendo di non sapere niente. Steve si irrigidì: se Leilani le raccontava cosa era accaduto – o meglio, quel che credeva fosse accaduto – Sheila lo avrebbe buttato fuori di casa senza appello. Ed anche Nahele.
"Sì, ma ora non ho voglia di dirti cosa, porta pazienza..."
"Dimmi dove sei, Leilani!", la esortò Sheila, "Ti raggiungo e parliamo..."
"Grazie tesoro, ma ora non ho proprio voglia di parlare", disse Leilani, e il suo tono affranto fece stringere il cuore di Steve, "Me ne vado a zonzo per un po', ci sentiamo dopo", e con queste ultime parole, chiuse la comunicazione.
Sheila guardò Steve con le sopracciglia aggrottate:
"Dovete aver litigato proprio di brutto", considerò, "Non è da lei esser così avvilita da non aver voglia di sfogarsi parlando dei suoi guai."
"Hai ragione", ammise Steve, "e la colpa è solo mia: in pratica, Leilani crede che io l'abbia tradita con Catherine, la mia ex, ma non è così. Sheila, te lo giuro: piuttosto di fare del male a Leilani, mi ucciderei. Ora voglio solo trovarla per spiegarle tutto."
Sheila lanciò un'occhiata a Nahele: anche loro, una volta, avevano passato un momento così.
"Va' a casa sua", gli consigliò il cugino, ricordando la propria esperienza, "Aspettala: prima o poi deve tornarci, a casa. E quando lo farà potrai parlarle... se te ne dà la possibilità", ci fu un altro scambio di sguardi tra i due coniugi e Sheila accennò ad un sorriso, "Altrimenti dovrai trovare un altro modo per farti ascoltare."
OOO
Steve parcheggiò l'auto accanto al portone del garage di Leilani; disponendosi ad una lunga attesa, accese la radio e si sintonizzò su una stazione che trasmetteva solo musica. Dopo alcuni brani, che intese solo distrattamente, l'occhio sempre puntato sulla strada per vedere se arrivava il SUV bianco di Leilani, passò un brano che Steve conosceva bene, avendo ereditato dal padre la passione per la musica celtica: era Black is the Colour, una ballata d'amore del diciottesimo secolo originaria della Scozia, patria dei suoi antenati McGarrett. Si mise ad ascoltarla con attenzione, e s'accorse che il testo esprimeva esattamente i suoi sentimenti per Leilani. Prese l'iPhone e scorse la lista delle canzoni memorizzate; come pensava, la trovò nella playlist denominata musica celtica. Ecco, pensò: l'avrebbe fatta ascoltare a Leilani, una volta chiarite le cose tra loro.
Il pomeriggio si trascinò in lunghe ore d'attesa, ma Steve non demordeva. Tentò un altro paio di volte di contattare Leilani via cellulare, non ottenendo mai risposta. Per una persona ragionevole e sempre disposta al dialogo come lei, era segno che doveva essere furibonda oltre ogni limite; o preda di una disperazione nera, pensiero che lo faceva stare ancor più male, sapendosene la causa, per quanto involontaria.
Concluse che, se Leilani vedeva il suo pickup parcheggiato davanti casa, era capace di girare al largo; così si risolse di spostare l'auto in un punto in cui l'avrebbe vista arrivare, ma dal quale difficilmente sarebbe stato scorto da lei.
Finalmente, verso l'imbrunire, vide sopraggiungere il SUV di Leilani; lasciò che svoltasse nel vialetto, attese qualche istante per lasciarle il tempo di posteggiare e di entrare in casa, poi si avvicinò lentamente, tenendo il motore ad un regime di giri molto basso in modo che non fosse troppo udibile. Parcheggiò in strada, non volendo apparire come un invasore entrando nella proprietà privata di Leilani – un'altra cosa a cui arrivando ore prima non aveva pensato – scese ed andò a suonare al campanello. Quando lei non rispose, Steve bussò rumorosamente:
"Leilani, so che ci sei, ti ho vista arrivare", disse a voce alta, "Se non vuoi parlarmi lo capisco. Ma almeno ascoltami, ti prego. Ti assicuro che quello che hai visto non è assolutamente quello che sembra. Permettimi di spiegarti, ma non attraverso una porta chiusa..."
Si accorse che il suo tono era diventato supplichevole e si bloccò un istante: Steve McGarrett che implorava qualcuno? Decise che non gliene fregava niente: Leilani era troppo importante perché il proprio orgoglio potesse impedirgli di aggiustare le cose tra loro.
"Leilani", riprese, "rimarrò seduto qui davanti alla soglia finché non te la sentirai di aprire. Puoi liberarti di me solo se chiami la polizia e mi denunci per stalking."
Attese un paio di minuti, poi fece un sospiro rassegnato e si sedette sul pavimento del portico, la schiena appoggiata contro la parete a fianco della porta d'ingresso. Se fosse stato necessario, avrebbe trascorso lì la notte.
Passò una ventina di minuti, che a Steve sembrò un'eternità. Poi udì lo scatto della serratura e la porta s'aprì; sulla soglia comparve Leilani, che lo guardò con faccia scura.
"Sei proprio ostinato, Steve McGarrett", osservò con voce tesa, "Ho deciso di ascoltarti: entra."
Steve balzò su come una molla e seguì Leilani nel salotto dove, mesi prima, aveva servito a lui ed agli altri invitati un delizioso aperitivo hawaiano.
"Dunque, riassumendo", lo precedette Leilani, incrociando le braccia, "Entro in casa tua, invitata da te per un romantico fine settimana insieme, e ti trovo sul divano con seduta addosso un'altra donna mentre vi baciate, non prima di averla sentita dichiarare appassionatamente il suo amore per te. Ora, cosa dovrei pensare di tutto questo?"
Il suo atteggiamento difensivo ed il suo tono, più amareggiato che adirato, strinsero il cuore di Steve. Non sopportava di vederla addolorata, tanto più a causa sua.
"So cosa possa esserti sembrato", cominciò, "ma non è così che stanno le cose", fece un respiro per prendere un attimo di tempo e riordinare le idee, "Ho sentito suonare il campanello. Mi è parso strano, dato che non stavo aspettando nessuno tranne te e tu hai le chiavi, ma ho pensato che potevi essertele dimenticate e sono andato ad aprire senza sospettare niente. Ma invece di te, sulla porta ho trovato Catherine, la mia ex. Sono rimasto talmente di stucco che non sapevo cosa dire. Lei mi ha chiesto se poteva entrare, e siccome non sono un cavernicolo le ho detto di sì. Siamo andati in soggiorno, e finalmente sono riuscito a domandarle che cosa voleva. Lei mi ha semplicemente detto ho sbagliato a scaricarti, scusami e mi è saltata in braccio. Io ho perso l'equilibrio e sono piombato a sedere sul divano – e meno male che avevo quello, dietro, altrimenti finivo a terra di schianto. Poi lei mi ha detto ti amo e mi ha baciato. Ho cercato di liberarmi senza farle male – ti assicuro che mi si era avvinghiata addosso come una piovra – e tu sei arrivata proprio in quel momento. Quando ti ho sentita, non ho più badato a farle male o no, me la sono scrollata di dosso e ti sono corso dietro per cercare di spiegarti..."
Leilani ripensò alla scena che le si era parata davanti, ponendo piede nel soggiorno di Steve. Il cuore le batteva a colpi sordi nel petto: come innamorata, la sua gelosia le faceva rifiutare a priori la spiegazione di Steve, ma come poliziotta – per quanto virtuale – si rendeva conto che era plausibile. E Steve era effettivamente balzato in piedi mollando Catherine per terra senza tante cerimonie. Pensò che la donna doveva aver ricevuto una bella botta sul culo. Ben le stava, così imparava ad andare a insidiare gli uomini delle altre! Le venne un'inaspettata quanto inopportuna voglia di ridere, ma forse era solo un po' di isterismo. Si morse un labbro per controllarsi.
"E Catherine?", indagò, "Che ha detto?"
"C'è rimasta male", rispose Steve, "ma le ho esposto la situazione in modo molto energico: ha capito che io ora amo te e te soltanto, e ha accettato di farsi da parte. Anzi, mi ha augurato ogni felicità."
Leilani attese che le nuove informazioni le entrassero bene in mente; adagio, sciolse le braccia strettamente intrecciate e si strinse le mani.
"Generoso da parte sua", mormorò, provando compassione per la rivale, "Probabilmente io non sarei riuscita a dire una cosa simile."
Intravedendo una barlume di speranza, Steve le prese le mani tra le proprie.
"Leilani, devi credermi... Non c'è stato assolutamente niente tra me e Catherine, oggi. Mi ha solo colto di sorpresa, talmente tanto da spiazzarmi: non sapevo più cosa fare, cosa pensare... Non intendo negare la sincerità del sentimento che ho provato per lei, ma è finita mesi fa. Ci ho messo un po' a rassegnarmi, ma poi sei arrivata tu e tutto è cambiato...", l'attirò verso di sé, ma la sentì ancora rigida e rinunciò ad abbracciarla, tanto meno a baciarla, "Oggi mentre ti aspettavo ho sentito una vecchia canzone scozzese che esprime alla perfezione quello che sento per te, Lani: vorrei che l'ascoltassi anche tu."
Leilani notò che l'aveva chiamata col nome che le riservava soltanto nell'intimità e che significava paradiso, e sentì le farfalle nello stomaco. Maledizione, non era una quindicenne alla prima cotta! Eppure era proprio così che Steve la faceva sentire...
Steve si tolse di tasca l'iPhone, a cui collegò la cuffietta col filo, poi le porse uno degli auricolari, tenendo l'altro per sé. Cercò la ballata nella playlist e diede l'avvio.
Sulle note introduttive, Steve tornò a prenderle le mani nelle sue e se le posò sul cuore, poi si chinò in avanti; dal momento che non sapeva cantare, essendo stonato come una campana, si limitò a mormorare le parole all'orecchio libero di Leilani:
Black is the colour of my true love's hair [Nero è il colore dei capelli del mio vero amore]
Her lips are like a rose so fair [Le sue labbra sono come una rosa leggiadra]
She's got the sweetest face [Ha il viso più dolce]
And the gentlest hands [E le mani più gentili]
I love the ground whereon she stands [Bacio il terreno su cui cammina.] (*)
Bacio il terreno su cui cammina... Quelle parole colpirono Leilani nel profondo. In vita sua, mai nessuno gliele aveva rivolte.
I love my love and well she knows [Amo il mio amore e lei lo sa bene ]
I love the ground whereon she goes [Bacio il terreno su cui cammina ]
And how I wish the day will come [E quanto desidero che venga il giorno]
When she and I can be as one [In cui lei ed io saremo una cosa sola]
Leilani si sentì percorrere la schiena dai brividi: se Steve intendeva quelle parole alla lettera, le stava dicendo che stava pensando al matrimonio. No, impossibile, si disse, lui non è il tipo da matrimonio! E nemmeno io, non molto almeno...
Black is the colour of my true love's hair [Nero è il colore dei capelli del mio vero amore]
Her lips are like a rose so fair [Le sue labbra sono come una rosa leggiadra]
She's got the sweetest face [Ha il viso più dolce]
And the gentlest hands [E le mani più gentili]
I love the ground whereon she stands [Bacio il terreno su cui cammina.]
Whereon she stands... Whereon she stands... [Su cui cammina... Su cui cammina...]
Di nuovo, le ultime parole della strofa, amplificate dall'eco, la commossero profondamente, tanto che le venne un groppo in gola.
I go to the Clyde and mourn and weep [Vado al Clyde e mi dispero e piango]
But satisfied I never can sleep [Ma soddisfatto non posso mai dormire]
I'll write her a letter, [Le scriverò una lettera,]
Just a few short lines [Solo alcune brevi righe]
And suffer death ten thousand times [E soffrirò la morte diecimila volte.]
Stavolta le lacrime debordarono dagli angoli degli occhi di Leilani. Il tono di Steve era intenso e zeppo d'emozione, e non si sarebbe stupita di vedere lacrime anche nei suoi occhi.
Black is the colour of my true love's hair [Nero è il colore dei capelli del mio vero amore]
Her lips are like a rose so fair [Le sue labbra sono come una rosa leggiadra]
She's got the sweetest face [Ha il viso più dolce]
And the gentlest hands [E le mani più gentili]
I love the ground whereon she stands [Bacio il terreno su cui cammina.]
I love the ground whereon she stands [Bacio il terreno su cui cammina.]
I love the ground... [Bacio il terreno...]
(*) La traduzione testuale sarebbe Amo il terreno su cui lei sta, ma in italiano ha poco senso, per cui ho preferito una traduzione meno letterale ma che rispetti il significato della frase.
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