Capitolo IX: Confronto a cuore aperto

Capitolo IX: Confronto a cuore aperto

Il mercoledì della settimana seguente, Steve entrò in ufficio ed andò difilato nella piccola cucina in fondo al corridoio: aveva bisogno urgente di una dose di caffeina. Passando davanti all'ufficio di Leilani, rimase di sale: attraverso i vetri, le cui tapparelle erano aperte, scorse la donna tra le braccia di Danny, ed una stilettata gli trafisse il cuore.

Il suo volto si fece di pietra.

Che ci fosse molta simpatia tra Leilani e Danny era stato chiaro fin dal primo momento in cui l'esperta di sorveglianza satellitare e di computer era entrata a far parte del gruppo. Ma nonostante la palese attrazione di Danny nei suoi confronti, Leilani non si era mai sbilanciata, ed alla fine era sembrato che i due diventassero ottimi amici, ma niente di più. Eppure adesso, contrariamente a quanto era sembrato finora, era tra le braccia di Danny. E la pugnalata che Steve aveva sentito al cuore era più dolorosa di qualsiasi altra avesse mai ricevuto in vita sua. Al matrimonio di suo cugino Nahele, quando aveva preso piena coscienza del sentimento che provava per Leilani, aveva pensato che Danny sarebbe stato l'unico altro uomo al mondo a cui l'avrebbe lasciata, ma adesso che era impietosamente confrontato con la realtà dei fatti, la sofferenza che provava era così lancinante da minacciare di farlo piegare su se stesso, quasi incapace di respirare.

Okay, si disse, cercando di riprendere fiato. Meglio Danny che chiunque altro, ti sei detto... Certo che però faceva male ugualmente. Cielo, se faceva male...

Ma... c'era qualcosa che non quadrava: Leilani stava piangendo. E Danny le stava accarezzando i capelli con un atteggiamento da fratello maggiore, non da amante.

"...accidenti, ma perché dovevo innamorarmi proprio di lui...?", la udì gemere.

"Non possiamo decidere noi di chi innamorarci e di chi no", rispose Danny in tono simpatetico, "Al cuore non si comanda. Però so che lui ha molta stima per te..."

"Non mi basta", singhiozzò Leilani, "Come può bastarmi la sua stima, quand'è il suo amore che vorrei...? Ah, che stupida che sono..."

"No che non sei stupida", la consolò Danny, cullandola proprio come se fosse stata la sua sorellina, "L'amore non è mai una cosa stupida."

Steve strinse i pugni: se non era Danny, allora chi era? Brutto bastardo, come osava far soffrire così Leilani? La sua Leilani? Chiunque avesse la fortuna di essere amato da lei era un idiota a non contraccambiarla! Desiderò averlo di fronte per fargli comprendere chiaramente il concetto a suon di pugni.

Silenziosamente, si allontanò. Il degenerato che ardiva infliggere quel patimento a Leilani pregasse qualunque fosse il suo dio affinché Steve non lo beccasse mai, o se ne sarebbe pentito un milione di volte.

L'ex Navy SEAL si ritirò nel proprio ufficio e finse di non aver visto né udito niente.

OOO

Nei due giorni seguenti, Steve fece del suo meglio per mascherare il proprio malessere emotivo, senza rendersi conto di fallire miseramente: tutti i membri della squadra si accorsero del suo umore nero, che si rivelava nella fronte perennemente aggrottata, nella piega severa della bocca, nelle spalle rigide e soprattutto nel tono di voce, dove in sottofondo si percepiva una specie di continuo ringhio. In particolare quando Leilani era presente, Steve pareva camminare sulle uova, e la giovane donna si chiedeva disorientata che cosa stesse succedendo. Neanche Kono, col suo acuto spirito d'osservazione e la consapevolezza della tensione sessuale esistente tra i due, non riuscì a capirlo.

"Ci mancava ancora questo...", ringhiò Steve, apparentemente rivolto al monitor del suo computer. Leilani stava passando in quel momento davanti alla porta aperta del suo ufficio, diretta a casa dato che era appena trascorso l'orario d'ufficio, e lo udì.

"Che succede, Steve?", domandò, affacciandosi sulla soglia. Anche se da un paio di giorni lui si comportava stranamente con lei, se aveva un problema lo avrebbe aiutato volentieri.

Steve girò di scatto gli occhi su di lei ed il suo sguardo la colpì: sembrava quello di un animale braccato. Fu solo un istante, poi Steve distolse gli occhi e si appoggiò all'indietro contro lo schienale della poltroncina.

"Ah... niente, credo che il mio computer di casa abbia beccato un virus: sono connesso in remoto e mi sembra che stia dando i numeri..."

Leilani entrò e si avvicinò alla scrivania, posizionandosi a fianco di Steve, che parve irrigidirsi. La donna sospirò mentalmente: ma cosa gli aveva fatto?

"Lasciami vedere", lo invitò, decidendo per il momento di soprassedere. Stando ben attento a non sfiorarla neppure, Steve batté qualche tasto e sullo schermo comparvero strani simboli.

"Accidenti, ti sei preso un trojan horse coi fiocchi", sentenziò Leilani, "Se vuoi, domani vengo fino a casa tua e ripulisco il tuo computer, poi ti installo un firewall di quelli tosti e anche un paio di diavolerie elaborate da me medesima", concluse con un sorrisetto feroce: le sue diavolerie erano molto efficaci.

"Ehm... Grazie Leilani, sei molto gentile, ma non mi sogno neppure di farti lavorare di sabato..."

"Scherzi?", lo dismise lei, scrollando le spalle, "Si tratta solo di un'ora, un'ora e mezzo al massimo. Se poi porti il tuo computer sul patio, non mi spiacerebbe affatto lavorare in vista della spiaggia, e poi magari fare una nuotata in mare...", fece una risatina per evidenziare che era solo una battuta e che non ci stava provando con lui – anche se le sarebbe piaciuto da matti farlo, "Comunque, se proprio ti sentirai in debito, mi offrirai quella famosa bistecca di cui abbiamo parlato mesi fa a casa mia."

Suo malgrado, Steve fu costretto di sogghignare: il senso dell'umorismo di Leilani era semplicemente irresistibile.

"E va bene, genio del computer, a che ora vuoi venire?"

"Verso le tre va bene?"

"Okay, ti aspetto."

Con un cenno del capo, Leilani si congedò ed uscì; la udì salutare vivacemente gli altri tre componenti del team, poi aprire e chiudere la porta. La mente di Steve divagò: certo che gli sarebbe piaciuto offrire la cena a Leilani sul patio di casa sua... una vera cena a lume di candela ed innaffiata con lo champagne, non una banale bistecca cucinata sul barbecue... e magari far seguire qualcosa di ben più appassionato in camera da letto...

Si riscosse da quei pensieri osé e fulminò con gli occhi il monitor, che ancora mostrava strani ghirigori. Con un moto di rabbia, premette il pulsante del reset. Magari avesse potuto resettare anche se stesso e i suoi sentimenti... quanto più semplice sarebbe stata la sua vita...!

OOO

Stavano lavorando da quasi un'ora sul computer di Steve, seduti al tavolo sul patio che dava sul giardino dietro la casa di Steve, affacciato sul cristallino mare color turchese della baia di Kailua. Per maggior comodità, entrambi si erano liberati delle calzature ed erano a piedi nudi.

Steve si chinò sulla spalla di Leilani per osservare meglio il monitor, mentre il personale programma antivirus da lei elaborato, che gli aveva appena installato, partiva per una scansione completa della macchina. Senza rendersi conto della vicinanza dell'uomo, Leilani mosse le spalle e le braccia per stiracchiarsi, ed involontariamente gli sfiorò il torace. Steve si ritrasse di scatto.

Per un attimo, Leilani rimase paralizzata dallo sbigottimento. Poi corrugò la fronte: no, così non poteva andare avanti.

"Ehi Steve, si può sapere cos'hai?", sbottò, prendendo la cosa di petto.

La sua domanda lo colse alla sprovvista.

"Ah... niente, niente", bofonchiò. Leilani lo fissò accigliata, poi chiuse il portatile con uno gesto secco: il programma antivirus era stato lanciato, per cui potevano anche lasciarlo a se stesso, per il momento.

"Un accidente", proruppe la giovane donna, in tono più preoccupato che irritato, "Sono giorni che ti vedo sulle spine, quando mi sei attorno. Ti ho fatto un torto senza accorgermene?"

Steve sussultò e si ritrasse involontariamente da lei; Leilani fu ferita dal suo atteggiamento e per reazione sentì le lacrime spuntarle negli occhi. Sbatté rapidamente le palpebre: maledizione, non doveva fargli vedere quanto stava male per colpa sua! Non poteva farci niente, se lui non l'amava come lei amava lui! Come aveva detto Danny, al cuore non si comanda: come lei non poteva farci nulla se era innamorata di Steve, così Steve non poteva farci nulla se non la ricambiava.

"Non mi hai fatto niente", dichiarò Steve in tono più aspro di quel che intendeva. Leilani inghiottì il nodo che le aveva chiuso la gola.

"E allora che cosa c'è?", insistette, "Non sopporto di vederti inquieto con me... Siamo amici, e gli amici si dicono le cose, anche quelle poco piacevoli, no?"

Steve strinse le labbra: la pensava allo stesso modo, e lei lo sapeva, accidenti. Lo aveva incastrato.

"Sì, è vero", ammise, "ma a volte ci sono cose che è meglio non dire."

Lei si alzò di scatto dalla sedia, quasi mandandola a gambe all'aria, ed in tre passi si avvicinò al limitare dell'erba del giardino; incrociò le braccia sotto il seno, guardando verso l'oceano, il cui colore verde cristallino era punteggiato del bianco della spuma delle onde, che s'increspavano invitando i surfisti a solcarle sulle loro tavole. Steve non poté fare a meno di notare come i jeans neri elasticizzati che indossava, lunghi appena sotto il ginocchio, le fasciavano i fianchi, mettendo in risalto il suo notevolmente attraente lato B.

"Non sono d'accordo", dichiarò la giovane donna, con forza, "Le cose non dette finiscono con il provocare tensioni che il tempo peggiora fino a farle diventare irrisolvibili. Se hai un rospo, sputalo e basta! Siamo abbastanza amici da poterci chiarire civilmente, o no?"

Steve comprese che Leilani adesso era davvero ad un passo dall'adirarsi con lui. Quella era l'ultima cosa al mondo che voleva.

Si alzò e la raggiunse, fermandosi alle sue spalle, incapace di incontrare il suo sguardo.

"Va bene", si arrese, "ma solo se mi prometti che non ti arrabbierai con me."

Leilani strinse maggiormente le braccia in un inconscio atteggiamento di autodifesa. Così facendo, il suo seno si sollevò, sbocciando ulteriormente dalla generosa scollatura della canotta rossa che indossava. Gli occhi di Steve furono calamitati da quelle stuzzicanti rotondità, ma si costrinse a distogliersene.

"E come faccio, se non so di cosa si tratta?", brontolò lei irritata, ma sotto il tono spazientito l'uomo colse una traccia di tristezza che lo sorprese.

"Hai ragione", riconobbe a malincuore, "E va bene, se dopo vorrai mandarmi al diavolo sarai nel tuo diritto", fece una pausa per pensare alle parole migliori, ma si rese conto che non ce n'erano e tanto valeva dire le cose nella maniera più semplice possibile; sospirò, "Mercoledì ti ho visto con Danny in ufficio. Stavi piangendo. Non volevo origliare, ma ho sentito che stavi deplorando il fatto di esserti innamorata di un uomo che non ti ricambia."

Vide le spalle di Leilani irrigidirsi. Ecco, adesso l'aveva fatta davvero infuriare, concluse sconsolato.

"No, non dovevi origliare", lo riprese la giovane donna in tono duro, e lui si sentì sprofondare, "Ma ad ogni modo, che cosa diavolo t'importa?"

No, questo non poteva lasciarglielo.

"M'importa", sbottò, "perché non voglio che tu soffra. Chiunque sia l'uomo che non ti contraccambia, è un perfetto imbecille!"

Leilani si girò di scatto verso di lui, fissandolo a bocca aperta:

"Che cosa?!"

"Mi hai sentito", borbottò Steve, improvvisamente imbarazzato, "Ho detto che è un imbecille. Se avessi io la sua fortuna..."

S'interruppe di botto, a momenti stramazzando a terra: ma che stava facendo? Per poco non le spiattellava i propri sentimenti! Si passò nervosamente la mano tra i corti capelli scuri e guardò altrove.

Leilani richiuse di scatto la bocca, facendo schioccare i denti. No, non poteva essere. Aveva udito male. Steve non poteva aver detto quello che le era parso.

"Se tu avessi la sua fortuna...?", si ritrovò invece ad incalzarlo, sottovoce, "Cosa faresti, Steve?"

Quello era terreno pericoloso. Magari lui le avrebbe accarezzato la guancia con fare da fratello maggiore e le avrebbe detto qualcosa sul tipo sei una brava ragazza e meriti il meglio. Se l'avesse fatto, lei avrebbe urlato di frustrazione. Perché il problema era che il meglio era proprio lui, ma se lui non la voleva, lei non poteva farci assolutamente niente. Ah, com'era ingiusta la vita!

"Io...", mormorò invece Steve. Pareva esitare. Strano, lui non esitava mai. Non poteva, non col lavoro che faceva, né con quello che aveva fatto in passato. Leilani trattenne il respiro.

Steve era interdetto. Confuso. Disorientato. E spaventato.

Spaventato?

Non esiste, si disse.

Tornò a guardarla. Leilani vide l'esitazione sparire dal suo sguardo, sostituita dalla consueta espressione risoluta che lo caratterizzava.

Non si sarebbe limitato a dirlo, pensò Steve: glielo avrebbe dimostrato concretamente.

"Farei questo", affermò, prima di prenderle il volto tra le mani e di chinarsi in avanti, posando le labbra sulle sue.

Per un lungo momento, Leilani sentì oscurarsi tutti i suoi sensi. Il cuore le salì in gola, la bocca dello stomaco le si chiuse, e le ginocchia le tremarono. Per non cadere, si aggrappò alle braccia di Steve.

Lui le baciò le labbra, una, due volte. Poi gliele sfiorò con la punta della lingua e lei, rispondendo alla sollecitazione puramente per istinto, le schiuse. Sentì la lingua di Steve superare la soglia, tuffarsi nella sua bocca, accarezzarle il palato in modo sensuale ed amorevole allo stesso tempo. Appassionato ma dolce. Una richiesta, non un'imposizione.

Leilani mosse la propria lingua e con essa sfiorò quella di Steve, rispondendo al suo bacio con altrettanto trasporto ed altrettanta tenerezza. Steve reagì prendendola tra le braccia e stringendola contro di sé; lei sollevò le braccia e gliele annodò dietro la nuca.

Si baciarono a perdifiato per un tempo interminabile. Si staccarono per respirare, si guardarono negli occhi, basiti, poi tornarono a baciarsi con una veemenza che ebbe il potere di sconvolgerli nel più profondo delle loro anime. A nessuno dei due pareva di aver mai baciato qualcuno con tanta intensità.

Steve cominciò a sentire i bermuda andargli stretti. Strano, considerando quant'erano larghi e confortevoli. E sotto indossava pantaloncini da bagno, aderenti ma elastici ed assai comodi. Inoltre aveva caldo. Un caldo che andava al di là della temperatura esterna. Era un calore che gli veniva da dentro, non tanto dal bassoventre, quanto soprattutto dal cuore.

Leilani lo stava baciando tanto appassionatamente che non c'era spazio per molti dubbi. Possibile che avesse potuto riferirsi a lui, quando aveva parlato a Danny dell'uomo di cui era innamorata?

Si staccò dalle sue labbra, seppure con estrema riluttanza. Aveva bisogno di fugare ogni incertezza, ma lei lo precedette:

"Steve... Che cosa... Che cosa vorresti dire, baciandomi così?"

La domanda lo sbalordì. Non era chiaro? Le stava dichiarando che l'amava... Ma poi comprese che lei aveva bisogno di sentirglielo esprimere a voce.

"Ti amo", le disse allora, semplicemente. E poi aggiunse, per buona misura, "E quell'altro è un idiota, se non ti ama come ti amo io."

Se quello che era appena accaduto era stato uno scivolone, per Leilani – un momento di debolezza dovuto allo sconforto di sapersi non ricambiata da colui di cui era innamorata – lui le avrebbe offerto quella via d'uscita. Se lei gli avesse risposto su quella traccia, lui si sarebbe ritirato, l'avrebbe lasciata andare. Era contento di averle rivelato i propri sentimenti, comunque sarebbe andata. Lei lo meritava. E al diavolo le conseguenze.

Per un lungo momento, Leilani rimase in silenzio a guardarlo. Lacrime brillavano nei suoi occhi. Steve cominciò a sentir pesare una grande malinconia sul proprio cuore: lei gli voleva bene e non desiderava addolorarlo, rifiutandolo, ma...

"Non c'è nessun altro", sussurrò lei, e Steve per un momento non credette alle proprie orecchie, "Quel giorno con Danny stavo parlando di te. Sei tu il perfetto imbecille di cui sono innamorata, Steve..."

Steve aprì bocca come per parlare, poi la richiuse, incapace di spiccicar parola. Allora tornò a baciarla perdutamente, esprimendo coi fatti quello che non riusciva a verbalizzare. Leilani lo ricambiò senza riserve, stringendosi addosso a lui per tutta la lunghezza del suo corpo. Non fu sorpresa di sentire contro il ventre l'evidenza del suo desiderio per lei, ma ciò non di meno se ne sentì lusingata. La risposta del proprio corpo fu immediata, un gran calore nelle pelvi indice di quanto anche lei lo desiderasse. Mosse il bacino, sfregandosi contro il solido rigonfiamento sul davanti dei suoi pantaloni. Steve mugugnò di piacere; le sue mani scivolarono in basso e si posarono sulle sue natiche, premendola risolutamente contro di sé. Leilani emise un gemito sospiroso.

"Fermati", Steve le mormorò contro le labbra, "o non risponderò più di me stesso..."

"Proprio quello che voglio...", sussurrò lei, senza malizia.

Steve non era un uomo che si lasciava trascinare dal momento senza rendersi conto di quello che stava facendo. Se così non fosse stato, sarebbe morto molte volte, nel corso della sua carriera prima come SEAL, poi come agente della squadra speciale di cui era a capo. Quindi, per quanto gli sarebbe piaciuto semplicemente prendere Leilani in braccio e portarla di sopra, in camera da letto, si staccò da lei per poterla guardare negli occhi.

Sentendolo ritrarsi, la giovane donna socchiuse le palpebre e lo guardò con velati di desiderio. C'era in essi uno sguardo interrogativo.

"Sei sicura?", le domandò Steve, sottovoce. Non voleva precipitare le cose, anche se avrebbe dato un braccio per poterle fare l'amore fino a sera, e poi per tutta la notte.

Leilani apprezzò. Era vero, stavano correndo un po' troppo precipitosamente, tuttavia non avevano più sedici anni, erano entrambi oltre la metà del terzo decennio di vita, e lei era perfettamente conscia di quel che voleva. Inoltre, stava sognando quel momento da mesi.

Mise meglio a fuoco lo sguardo in quello di Steve; i suoi occhi cangianti avevano assunto il colore degli zaffiri, un blu così profondo da sembrare quasi nero.

"Assolutamente sì", rispose, in un tono chiaro che non lasciava spazio a dubbi.

Le mani di Steve le risalirono la schiena in un movimento carezzevole, infilandosi sotto la lunghissima coda di cavallo dei suoi capelli fino alle spalle, e poi di lì ai lati del collo finché le sue mani non racchiusero a coppa il suo volto, come poc'anzi.

"Anch'io", le rivelò sottovoce, chinandosi a sfiorarle nuovamente le labbra con un bacio. Poi si ritrasse e guardò la sua chioma raccolta.

"Potresti scioglierti i capelli?", le domandò sussurrando, incerto della propria voce, "Ti ho vista così solo quel giorno a casa tua, quando hai danzato e mi hai stregato definitivamente..."

Leilani sorrise e fece come le chiedeva; i capelli le ricaddero come una cascata di lucida seta nera sulla schiena, lunghi fino alla vita. Realizzando finalmente la fantasia di oltre quattro mesi prima, Steve infilò le dita tra le seriche ciocche e le accarezzò gentilmente, socchiudendo gli occhi alla sensazione. Poi abbassò il viso e le baciò la fronte, le tempie, le palpebre abbassate, il naso, gli zigomi, ed infine le labbra.

"Leilani, tesoro, mi dispiace", le mormorò, "Sono stato veramente un idiota. Mi sono reso conto di essere completamente perso di te al matrimonio di Nahele e Sheila, ma in realtà lo sono stato fin dal primo momento che ti ho vista. Non è appropriato da parte mia, come tuo superiore, ma non posso impedirmelo, neanche se lo volessi... e non lo voglio. Sono stato innamorato altre volte nella mia vita, ma mai come con te. Ho questa strana sensazione... come se ci appartenessimo. Come se fossimo destinati a stare insieme. Ti amo più dell'aria che respiro. Ti amo con tutto me stesso. E se solo non fossi stato un completo imbecille, te lo avrei detto mesi fa e ti avrei risparmiato le lacrime che ti ho visto versare l'altro giorno... Puoi perdonarmi?"

Leilani non si aspettava un discorso simile; man mano che Steve parlava, si sentiva sempre più frastornata, e lacrime di commozione le riempirono lentamente gli occhi. Gli accarezzò una guancia.

"Perdonarti...?", mormorò, sopraffatta: non aveva mai pensato che Steve potesse esporsi così tanto, farsi vedere tanto vulnerabile agli occhi di qualcuno, lui che era il classico tipo tutto d'un pezzo. Doveva davvero fidarsi profondamente di lei, non più solo come collega a cui affidare la vita e l'incolumità sua e di tutta la squadra, ma ora anche come persona, come compagna, a cui affidare il proprio cuore ed i propri sentimenti. Sentì di amarlo più che mai.

"Non c'è niente da perdonare", affermò, "Sì, ero triste perché pensavo di non avere possibilità, con te, ma... fosse anche solo per vivere questo preciso istante, Steve, ne è valsa la pena."

Mentre lei parlava, il cuore di Steve faceva le capriole. Mai prima in vita sua aveva scoperto così completamente i suoi sentimenti, ma con Leilani gli era venuto spontaneo. Ciò più di tutto gli dava la reale misura della profondità e della sincerità di quello che provava per lei. Sollevò una mano per accarezzarle a sua volta una guancia.

"Non ne sono convinto", disse lentamente, "Ho ancora voglia di prendermi a schiaffi, ma... intendo fare in modo che ne valga la pena per davvero."

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