Capitolo IV: In azione
Capitolo IV: In azione
"Dove diavolo è?", sbraitò Steve nell'auricolare.
"Svolta alla prossima a destra!", lo istruì Leilani, senza perdere minimamente la calma. Era d'importanza fondamentale, in quei frangenti, quando l'azione era frenetica e l'adrenalina alle stelle, che lei rimanesse fredda e lucida.
Steve sterzò bruscamente e la Camaro bianca s'infilò nel vicolo. Danny si tese come la corda di un violino, ma non protestò: il modo temerario di guidare di Steve un giorno o l'altro gli avrebbe fatto venire un infarto, ma stavano braccando un pericoloso trafficante di droga e non era il caso di sottilizzare troppo. Neanche sul fatto che insisteva sempre per guidare lui la sua Camaro. D'altra parte, però, Danny era consapevole che anche lui guidava in modo spericolato quando c'era un inseguimento da fare.
Nel suo ufficio, ingombro di ogni sorta di diavolerie elettroniche, Leilani era seduta davanti allo schermo gigante e seguiva il segnale del tracciatore GPS che era stato piazzato di nascosto nella macchina di Russ Kamika, il maggior trafficante di droga delle Hawaii, pizzicato poc'anzi con una grossa partita di cocaina da Steve e Danny, che si erano finti compratori. Kamika aveva scoperto il loro gioco ed i suoi due scagnozzi avevano subito tirato fuori le pistole; entrambi erano stati colpiti dai tiratori scelti della SWAT che avevano preventivamente circondato l'area, ma Kamika era riuscito ad infilarsi sulla sua Porsche ed ora filava a tutta birra per le strade di Oahu, in fuga. Quel che non sapeva, era che nella fodera della valigetta coi soldi che gli era stata consegnata da Danny e Steve c'era un segnalatore di posizione.
"Ora a sinistra!", disse Leilani, e Steve eseguì. La Camaro sbandò paurosamente e Danny chiuse un attimo gli occhi, invocando la protezione divina.
"È in trappola!", esclamò Leilani, ora una traccia di eccitazione nella voce, "Quello è un vicolo cieco... la prossima a sinistra, Steve!"
La donna armeggiò con un'altra tastiera e su metà schermo comparve la visuale di una telecamera di sicurezza installata nel vicolo. Zumò sulla Porsche argentata di Kamika e lo vide scendere con in mano una pistola.
"Fate attenzione ragazzi, è armato!", avvertì i due inseguitori. Steve piantò entrambi i piedi sul freno e la Camaro si arrestò slittando, in un pauroso stridore di gomme, a distanza di relativa sicurezza dalla Porsche. Kamika sparò, e sia Danny che Steve si tuffarono fuori dell'auto, le armi già in pugno. Risposero al fuoco, e dopo pochi secondi il trafficante fu colpito e sbalzato indietro da un colpo ben piazzato di Danny.
Leilani lo tenne sotto osservazione tramite la telecamera di sicurezza, mentre i due agenti della Five-0 si avvicinavano con circospezione. Kamika giaceva riverso, ma aveva ancora la pistola in pugno. Quando Steve fu a due metri, si mosse.
"Steve, attento!", gridò Leilani. L'ex SEAL reagì fulmineamente e sparò, mirando alla mano di Kamika, che urlò mollando l'arma.
"Grazie, Dea", disse Steve nel microfono dell'auricolare. Leilani inarcò le sopracciglia, stupita, ma decise di attendere a chiedergli spiegazioni per quella singolare apostrofe.
"Non c'è di che", si limitò quindi a rispondere.
In lontananza si udirono le sirene delle auto della polizia in avvicinamento. Danny estrasse le manette e le mise ai polsi del malvivente, senza preoccuparsi se per caso le stringeva troppo.
"Russ Kamika, ti dichiaro in arresto", disse a denti stretti, "Hai il diritto di stare in silenzio. Se rinunci a questo diritto, tutto quello che dirai potrà essere usato contro di te in tribunale. Hai diritto ad un avvocato. Se non puoi permettertelo, te ne verrà assegnato uno d'ufficio. Hai capito bene quali sono i tuoi diritti, brutto delinquente?"
Lo scrollò poco cerimoniosamente, e Kamika mugugnò una risposta.
"Non ti ho sentito!", Danny gli ringhiò nell'orecchio, "Parla più forte!"
Kamika gridò di dolore a causa delle ferite e gemette:
"Sì, sì, ho capito!"
Due auto della polizia si fermarono bruscamente vicino alla Camaro di Danny e ne scesero degli agenti, le armi spianate. Come videro che Kamika era ammanettato, le misero prontamente via.
"È tutto vostro", disse Steve, affidando il trafficante all'agente più anziano, "Il detective Williams ha effettuato un regolare arresto."
"Complimenti, signori", disse l'agente con un sorriso feroce, "Erano anni che stavamo dietro a questo stronzo."
Lo condussero via su un'auto; l'altra si mise al seguito con un solo agente, mentre il secondo rimaneva a piantonare la Porsche, in attesa del carro attrezzi che l'avrebbe portata al deposito della polizia di Honolulu.
OOO
Mezz'ora dopo, Steve e Danny erano nuovamente alla sede della Five-0 nello Ali'iolani Hale. Udendoli entrare, Leilani si affacciò dal suo ufficio e li squadrò attentamente, una traccia d'ansia sul volto.
"State bene, voi due?", volle sapere. Danny le rivolse un gran sorriso:
"Sani e salvi, grazie a te", dichiarò, gli occhi azzurri che brillavano.
"Bel lavoro", affermò Steve, annuendo.
"Grazie", rispose la donna, avvicinandosi guardando Steve con aria interrogativa, "Posso chiederti come mai prima mi hai chiamato Dea?"
Steve dovette ripensarci: non si era reso conto d'aver usato quell'epiteto.
"Nei SEAL, l'elemento che controlla l'intera missione via elettronica viene chiamato Dio", spiegò, "perché supervisiona tutto... sta sopra a tutti gli altri, per così dire. Mi è venuto per associazione."
"Beh, direi che è azzeccato", intervenne Chin, "Leilani significa Fiori del paradiso, e una dea sta in paradiso, no?"
"Bel paradiso!", rise Leilani, accennando con la testa al suo ufficio colmo di apparecchiature che lo rendevano ben poco attraente, e che lei aveva cercato di ingentilire con simpatici pupazzetti sparsi tra monitor, tastiere e computer vari. Inoltre, aveva installato diverse lampade di sale che, affermava, assorbivano l'energia elettromagnetica emanata dalla strumentazione, rendendo l'ambiente più sano. La profusione di tecnologia d'avanguardia, che faceva assomigliare la stanza ad un'astronave, le aveva già meritato il soprannome di plancia dell'Enterprise, in riferimento alla celebre saga televisiva Star Trek.
"No, sono d'accordo con Chin", affermò Danny, "L'appellativo calza bene. Propongo di chiamarla in questo modo, durante le operazioni, che ne dite ragazzi?"
"Approvo", disse subito Chin. Steve si strinse nelle spalle:
"Sì, approvo anch'io."
Leilani guardò Kono, che osservava la scena dall'altro lato della stanza.
"A te cosa ne pare?", domandò, arricciando il naso, "Non è troppo pretenzioso?"
La ragazza ci pensò su un attimo prima di rispondere:
"Nella posizione in cui ti trovi in quei frangenti, hai nelle mani molte vite", osservò, "Io direi che la definizione Dea sia appropriata."
Leilani parve riflettere seriamente, mentre il suo sguardo diventava sfocato.
"Non l'avevo mai vista in questo modo", disse a bassa voce, "Avete ragione, però non posseggo l'infallibilità propria di una divinità, e spero di non dovervi mai deludere...", si interruppe ed i suoi occhi neri tornarono vivaci come sempre, "Va bene, se proprio volete, chiamatemi Dea, allora. Ma mi raccomando, solo durante le missioni, altrimenti se vi sente qualcuno al di fuori, potrebbe pensare che sia il riferimento a qualche giochetto sessuale..."
Tutti scoppiarono a ridere: Leilani faceva spesso allusioni e doppi sensi a tema sesso, ma non era mai volgare.
Quando tornò nel proprio ufficio, Steve ripensò al momento di smarrimento che aveva visto in Leilani mentre parlava dell'impossibilità d'essere infallibile; era sembrata sinceramente preoccupata di non poter loro assicurare l'incolumità al cento percento. Pareva essere davvero una persona che si prendeva molto a cuore il benessere degli altri.
OOO
Nelle settimane seguenti, Leilani incrementò ulteriormente il suo arsenale elettronico. La squadra ne ebbe beneficio ogni caso sempre di più, convincendo Steve di aver portato il livello di sicurezza per i suoi membri al massimo possibile. Uno ad uno, tutti e quattro giunsero a doverle, se non la vita, almeno la loro incolumità, e per più volte.
OOO
Quel giorno, la squadra erano di ritorno da una missione particolarmente difficile: avevano debellato una tratta di schiave sessuali dalla Corea del Sud. Diversi mesi prima avevano avuto a che fare con un caso assai simile, ma stavolta era stato anche peggio: le vittime erano poco più che bambine.
Da quando lo stesso tipo di traffico era stato eliminato a Los Angeles ad opera dell'FBI – Leilani aveva collaborato al caso – i criminali si erano spostati su Honolulu. Steve si era finto un tenutario di bordelli camuffati da centri benessere, a caccia di giovanissime bellezze esotiche, spalleggiato dal socio Chin. Era stato orribile scoprire le ragazzine segregate dentro un container, in cui avevano fatto tutto il viaggio da Seul su una nave cargo con a malapena abbastanza di che bere e mangiare, un solo gabinetto chimico e alcune coperte per giaciglio. Erano in grave stato di disidratazione e di denutrizione, mezze morte di paura, e molte erano state ripetutamente stuprate prima di venir rinchiuse nel container. A quella vista raccapricciante, c'era mancato davvero poco che Steve non facesse una strage dei loro carcerieri, e non con la pistola, ma a mani nude. Kono, che era intervenuta subito dopo l'apertura del container per dare supporto psicologico alle povere ragazze con la sua presenza femminile, a momenti era stramazzata per l'orrore; e Danny era diventato verde, sul punto di vomitare, il pensiero rivolto alla figlia Grace che, di lì a pochi anni, si sarebbe trovata nella fascia d'età di quelle sventurate.
Leilani aveva seguito tutta la missione con le sue apparecchiature; il supporto elettronico che aveva fornito era stato preziosissimo, soprattutto quando si era trattato di usare un satellite militare fornito di sensori ad infrarossi per localizzare il container con le prigioniere, in tal modo azzerando i tempi di ricerca che altrimenti sarebbero potuti diventare molto lunghi, dato l'enorme numero di cassoni ammassati nel porto. Nonostante avesse visto una scena del tutto uguale quando aveva seguito il caso a Los Angeles, Leilani non poté trattenere le lacrime e dovette distogliere lo sguardo dallo schermo. Fortunatamente, stavolta non c'era nessuna ragazzina morta, a differenza di Los Angeles dove avevano trovato tre cadaveri.
Quando la squadra rientrò, balzò al collo di Danny – il primo ad entrare – e lo abbracciò di slancio.
"Grazie", gli disse a bassa voce, "grazie a nome di tutte quelle povere bambine."
Danny rimase un momento completamente interdetto, poi ricambiò l'abbraccio, un po' goffamente, ma dalla sua espressione era chiaro che quelle effusioni gli facevano piacere.
Come Steve entrò e vide la scena, si bloccò sulla soglia.
"Ma che...", cominciò, solo che non poté aggiungere altro perché Leilani si sciolse dall'abbraccio di Danny e buttò le braccia al suo collo.
"Grazie per aver salvato quelle piccole vittime", gli mormorò all'orecchio. Non era appropriato che un subalterno abbracciasse il proprio capo, ma Leilani aveva già dimostrato di infischiarsene delle convenzioni. Da bravo militare, Steve sarebbe stato invece più rigido in merito, ma le sue braccia agirono prima che potesse riflettere e si chiusero attorno alla figura minuta della giovane donna.
"Abbiamo solo fatto il nostro dovere", cominciò a dire, ma Leilani già si stava scostando per riservare lo stesso trattamento a Kono, e subito dopo anche a Chin.
"Ehi, questi sì che è un bel modo di tornare in ufficio dopo una missione!", scherzò il poliziotto hawaiano.
"Siete stati grandiosi, ragazzi", dichiarò Leilani, guardandoli uno ad uno, in tono chiaramente commosso, "Quelle bambine ora sono salve e potranno tornare dalle loro famiglie. E soprattutto, quei mostri marciranno in galera per molti anni! Anche se devo dire che, se dipendesse da me, li sacrificherei più che volentieri a Pele."
"Pure io", fu d'accordo Kono, e anche Chin annuì.
"Io li porterei personalmente sul Kilauea e li lancerei nel lago di lava uno ad uno...!", grugnì ferocemente Steve.
Danny non aveva capito il riferimento.
"Pele?", fece, rendendosi conto di fare la figura dell'ignorante ma troppo incuriosito dalla reazione dei colleghi.
"La dea hawaiana del fuoco", rispose Leilani, "La sua dimora è il vulcano Kilauea. È la protettrice delle persone appassionate e governa ogni focolaio, in particolare la lava. È il mio nume tutelare", aggiunse. Kono la guardò senza nascondere la propria sorpresa:
"Non sapevo che praticassi l'antica religione", disse. Leilani scollò le spalle:
"Tutte le donne della mia famiglia sono seguaci della religione tradizionale: mia nonna era una sacerdotessa di Pele, e lo è anche mia madre. Forse un giorno lo diventerò anch'io."
Steve la squadrò con malcelato stupore:
"Ka'iulani!", esclamò. Danny, l'unico presente a non capire la lingua hawaiana, lo guardò con aria interrogativa.
"Perché dici così, capo?", domandò Kono, sorpresa; anche Chin inarcò le sopracciglia con espressione meravigliata.
Steve si strinse nelle spalle:
"Ho fatto qualche ricerca: conoscevo il capitano Rivelli di fama, ma volevo saperne di più sulla tua famiglia, Leilani... è mia abitudine cercare di conoscere il più possibile chi lavora con me", si giustificò, improvvisamente timoroso di offenderla. Leilani annuì per indicare d'aver capito: approvava la cosa, anche lei voleva sapere con chi aveva a che fare ed a sua volta aveva svolto le proprie ricerche, né più né meno di Steve. "Così, "proseguì allora il capo della Five-0, rassicurato, "ho scoperto che tua madre fa parte del lignaggio regale hawaiano, essendo una discendente collaterale della Regina Lili'uokalani. E se un domani diventerai anche una sacerdotessa, una kahuna, allora sarai Ka'iulani", si rivolse a Danny, che continuava a non capire, "Significa sacra e regale."
Il detective emise un fischio ammirato:
"Caspita! Vuoi dire che abbiamo una principessa e futura sacerdotessa in squadra?"
Leilani sbuffò:
"Dai, non farla tanto lunga! Il fatto di essere nata da una madre che è una principessa à stato solo un caso: poteva accadere a chiunque. Mentre per quanto riguarda diventare kahuna, quella sarà eventualmente una scelta consapevole. Perciò, se devi darmi il merito di qualcosa, è solo per questa seconda faccenda, se e quando si dovesse concretizzare."
"Ehi, non t'arrabbiare!", la esortò Danny, "È solo che in vita mia non ho mai incontrato una principessa...", ci pensò un attimo, "Ah, a dire il vero, non ho mai incontrato nemmeno una sacerdotessa o futura tale... Capirai quindi se sono leggermente impressionato..."
Sorrise con una buffa smorfia che disarmò subito Leilani.
"Va bene, va bene", si arrese ridendo, "Basta che non ti metti a inchinarti o a farmi salamelecchi..."
"D'accordo, prometto!", dichiarò Danny, alzando le mani in un gesto di resa. Leilani diede un'occhiata circolare con un certo cipiglio, ma sorrideva:
"Vale anche per voi."
"Sì, certo, okay", dissero gli altri in coro, ridendo. Soddisfatta, la giovane donna fece un cenno di saluto e tornò ai suoi computer, decisa a non riparlare più della faccenda che, almeno per quanto riguardava la sia ascendenza regale, la imbarazzava alquanto.
Steve tornò nel proprio ufficio chiedendosi perché si era sentito in dovere di dare delle motivazioni a Leilani relativamente alle sue ricerche su di lei e sulla sua famiglia: era prassi normale, a quei livelli di sicurezza. Teneva troppo alla sua opinione, concluse: non era bene, non era obbligato, lui era il capo e poteva fare come gli pareva senza render conto a nessuno.
Scosse la testa: ma chi voleva prendere in giro? Gli capitava di giustificare le sue decisioni anche con gli altri membri della sua squadra, e questo perché non erano solo colleghi, ma amici, una vera famiglia elettiva. Di cui ora anche Leilani faceva parte.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top