Capitolo I: Un nuovo collaboratore per la Five-0
Capitolo I: Un nuovo collaboratore per la Five-0
Il cellulare di Steve McGarrett, capo dell'unità speciale Five-0, emise un trillo specifico che gli disse subito di chi si trattava: la governatrice delle Hawaii in persona, Patricia Jameson.
"McGarrett", rispose.
"Buongiorno comandante", lo salutò la donna all'altro capo della linea, apostrofandolo col suo rango della Marina, di cui tecnicamente faceva ancora parte quale tenente comandante dei SEAL ed ex agente dei servizi segreti. Il suo tono rilassato disse a Steve che non si trattava di una chiamata per un crimine, la qual cosa era decisamente insolita.
"Buongiorno Governatrice", rispose, perplesso.
"Ho parlato con la signorina Rivelli", gli annunciò la Jameson.
"L'esperta di computer e di sorveglianza satellitare", si rammentò Steve.
"Chiamarla solo esperta è riduttivo", dichiarò la governatrice, "Genio è più calzante. Quando è uscita dal college, se la sono contesa CIA, FBI, NSA e perfino NCIS. Ha scelto l'FBI perché le offriva la possibilità di combattere il crimine, come suo padre."
"Che le ha detto a proposito di venire a lavorare per noi?", Steve arrivò subito al punto.
"Ha accettato. È stata molto felice dell'opportunità di tornare a casa senza però dover rinunciare al tipo di lavoro che svolge. Per lei, è una missione."
"Abbiamo bisogno di persone così", affermò Steve, "Quando arriva?"
"Tra due settimane, il tempo tecnico per organizzare il trasloco. La chiamo, quando sarà disponibile a cominciare."
"Molto bene. Un'esperta – o come dice lei, un genio – ci faciliterà enormemente il lavoro."
"Ne sono sicura", concordò la Jameson, "E, come d'accordo, disporrà di tutte le apparecchiature più tecnologicamente avanzate che potrò farle avere. Sarà lei stessa a dirmi che cosa."
"Ottimo."
"Ora la saluto, comandante, buona giornata."
"Altrettanto a lei, Governatrice."
Steve depose il sofisticato iPhone 4 sulla scrivania e si passò una mano tra i corti capelli scuri. Buona giornata un accidente, pensò sconsolato. Da quando due mesi prima Catherine Rollins, il tenente della Marina con cui aveva una relazione saltuaria da anni, lo aveva mollato perché il loro rapporto non aveva possibilità di uno sviluppo stabile a causa del suo lavoro – o meglio, del lavoro di entrambi – si sentiva a terra. Era stato veramente innamorato di Catherine, e l'averla persa gli pesava sul cuore come un macigno. Sospirò: non poteva farci niente, era la vita, e doveva prenderla come veniva.
"Ehi Steve!", lo chiamò Danny Williams dall'altra stanza, "Vieni un po' a vedere!"
Steve si alzò e andò nella sala comune della sede della squadra speciale Five-0, situata nel prestigioso Ali'iolani Hale, ex palazzo governativo reale, al 417 di South King Street nel centro di Honolulu; qui Danny stava guardando l'enorme schermo del televisore al plasma che campeggiava su una parete.
"Che c'è?", domandò l'ex Navy SEAL, vagamente seccato. Danny era la miglior spalla che potesse desiderare, e col tempo era diventato un ottimo amico, ma in quel momento voleva star da solo a leccarsi le ferite.
Danny ignorò il tono brusco di Steve: sapeva della rottura con Catherine e, poiché era divorziato non per sua volontà, immaginava bene cosa stesse passando l'amico. Perciò si limitò a indicare lo schermo, dove scorrevano le immagini di una manifestazione filantropica di surf:
"Quella è la nostra Kono", gli fece notare.
Kono Kalakaua, la loro collega più giovane, da adolescente era stata una campionessa di surf, ma un incidente le aveva danneggiato un ginocchio al punto che non le era più stato possibile proseguire la carriera da professionista. A suo tempo si era però fatta un certo nome, e così, quando c'erano eventi di questo genere, veniva sempre chiamata e lei si prestava volentieri. In quel momento si stava esibendo sulla sua tavola professionale, tra gli applausi del numeroso pubblico.
"È brava", dichiarò Steve, sinceramente. Era brava anche come poliziotta: pur essendosi unita al loro gruppo appena diplomata all'accademia di polizia – anzi, a dire il vero aveva cominciato a lavorare per loro ancor prima della cerimonia del diploma – aveva subito dimostrato un gran talento. Chin Ho Kelly, suo cugino e quarto membro della loro task force, aveva dichiarato tutto orgoglioso che non si trattava altro che di talento di famiglia. Entrambi discendevano infatti da una dinastia di poliziotti pluridecorati.
Come la donna che la governatrice Jameson aveva chiamato a lavorare con loro, sovvenne d'un tratto a Steve. E come lui stesso: suo padre, John <Jack> McGarrett, era stato un ottimo poliziotto, prima di venir ucciso per aver investigato troppo da vicino un caso di corruzione, dopo esser andato in pensione. Steve strinse involontariamente i pugni: era quello il motivo ultimo che lo aveva deciso ad accettare la richiesta di Patricia Jameson di comandare un'unità speciale anticrimine per le Hawaii. Prima o poi, avrebbe preso i bastardi che avevano ammazzato suo padre e li avrebbe consegnati alla giustizia.
"Grace è pazza di Kono", disse Danny, riferendosi alla figlia di nove anni, per stare vicino alla quale si era trasferito dal New Jersey alle Hawaii, quando la sua ex moglie Rachel si era risposata con un ricco imprenditore ed era venuta ad abitare a Honolulu, "È la sua eroina, ed è tornata alla carica che vuol imparare il surf."
"E tu che le hai detto?", volle sapere Steve, suo malgrado tirato fuori dal proprio umor nero. Ma non era da lui crogiolarsi nell'autocompassione, e si ritrovò a sentirsi grato all'amico per avergli offerto una distrazione.
"Beh, le avevo già detto di no, ma Rachel non è contraria, e poi Kono mi ha detto che è disposta a darle qualche lezione, così... insomma..."
"...stai cambiando idea", completò la frase Steve, sogghignando. Anche lui praticava il surf – dopotutto era lo sport nazionale delle Hawaii – sebbene neanche lontanamente al livello di Kono.
"Sto prendendo in considerazione di cambiar idea", puntualizzò Danny, "Lo sto solo prendendo in considerazione, chiaro?"
Il suo tono piccato allargò il sogghigno di Steve. L'attitudine sempre molto formale e controllata del collega era spesso fonte di vivaci scambi di battute tra di loro, che non avrebbero potuto essere più diversi: pur avendo entrambi un fisico molto prestante, Steve era bruno, altissimo, vestiva casual ed aveva sempre un atteggiamento tra l'ironico e l'insolente, mentre al contrario Danny era di altezza al di sotto della media, biondo con occhi azzurro cielo, indossava sempre camicia e cravatta e si comportava in modo impeccabile in ogni occasione. Perfino quando gli capitava di dover strapazzare qualche criminale, conservava una certa classe.
"Va bene, va bene", ridacchiò, sollevando le mani in un comico gesto di resa, "Alle Hawaii non puoi, semplicemente, non praticare il surf. Grace sarebbe presa in giro dai compagni di scuola. Fai bene a prendere in considerazione di cambiare idea."
Danny sbuffò e tornò a guardare le evoluzioni di Kono tra le onde, mentre il commentatore ne intesseva le lodi e ricordava la sua carriera come giovanissima surfista.
"Ha chiamato la Jameson", disse Steve, approfittando di una pausa pubblicitaria, "Ha ingaggiato la maga di computer che ci occorre. L'ha definita un genio."
"Bene!", approvò Danny, poi fece una smorfia, "Beh, spero che il fatto che sia un genio non la renda una stronza arrogante e insopportabile, sai, di quelle che rimarcano a ogni piè sospinto la loro superiorità intellettuale..."
"Speriamo di no", rispose Steve, "Altrimenti dovrai metterla al suo posto."
"Io?", si scandalizzò Danny, "Sai bene che non ne sarei capace, sono troppo un gentiluomo..."
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