9.
Una vampata di calore salì lungo il collo di Harry, ma si scostò comunque da Louis arrabbiato.
" Non sono il tipo che si vende in cambio di un favore " affermò indignato. " Per me non esiste nulla di più ripugnante. Sono venuto qui per proporti un affare limpido e onesto."
Louis alzò un sopracciglio con aria di scherno.
" Davvero ben confezionata come proposta. Hai usato i tuoi argomenti e il tuo abbigliamento in modo molto convincente."
" Era solo per riuscire a sembrare un invitato al party" replicò Harry in tono severo. "Tu sei un uomo quasi irraggiungibile e mi è costata molta fatica riuscire a contattarti. Sono mesi che cerco di parlarti."
Louis si strinse nelle spalle.
" A te e a un sacco di altre persone non importa niente di me, eccetto quando pensano di usarmi per ottenere quello che vogliono. È sempre la stessa solfa."Fece una pausa per conferire enfasi a quello che stava per aggiungere. " Allora, quanto ti serve?"
Forse fu la nota di scherno nella sua voce, la sensazione di essere stato giudicato indegno, di non essere nulla ai suoi occhi.
Harry si sentì meschino, brutto, rifiutato.
Un moto di rabbia lo travolse.
Che diritto aveva di respingerlo in maniera così sprezzante senza nemmeno averlo ascoltato?
" Non sono qui per una donazione " ribattè fiero. " Posso darti qualcosa in cambio..."
" Ah sì? E che cosa?"
" Uno scopo, un senso di solidarietà..."
Un'ombra di fastidio passò sul volto di Louis.
" Ora basta!" dichiarò con voce stanca. " Veniamo al punto. Tutto l'anno incontro gente piena di fervore per la propria causa e stasera non mi va di sentire sermoni. E, visto che alla fine si tratta invariabilmente di denaro, dimmi subito quanto ti serve e io ci penserò su."
Harry impallidì, sentendo la rabbia tramutarsi in vergogna.
Era andato lì per usarlo anche lui...era egoista come tutti gli altri, e cieco.
Non aveva considerato che anche lui poteva aver bisogno di qualcosa, un bisogno mai soddisfatto se il suo intuito non l'aveva tradito.
Solo perché quell'uomo si nascondeva dietro una corazza di cinismo non significava che non avesse una sensibilità.
Avrebbe voluto dirgli che non pretendeva niente da lui, ma non era vero e ormai non poteva più tirarsi indietro.
Il futuro di Carol e di Alan dipendeva dall'esito positivo di quell'incontro.
" Mi dispiace che tu la pensi così " si scusò con sincerità. " Vorrei non aver mai dovuto chiederti aiuto. Non è divertente nemmeno trovarsi nella posizione di chi elemosina qualcosa, sai? Ma sei l'unico che può aiutarci. Non si tratta tanto di offrire del denaro, quanto la tua esperienza e consulenza. E per te c'è davvero qualcosa in cambio."
" Che cosa esattamente?"
" Innanzitutto una grande soddisfazione."
Negli occhi di Louis balenò un lampo di interesse.
" Vai avanti, sono curioso di sapere come immagini di potermi soddisfare."
" Tu hai creato Leisure Island dal nulla. Sono sicuro che questo ti avrà dato non poca soddisfazione " suggerì Harry, procedendo con cautela.
" Abbastanza" ammise Louis.
" Non sarebbe una soddisfazione ancora più grande fare qualcosa per un posto che ha un grande significato affettivo per te?"
Le labbra di Louis si strinsero in una linea sottile e un'improvvisa espressione di odio apparve nei suoi occhi blu.
" Nessun posto ha un significato affettivo per me " affermò freddamente. " Io compro e vendo. Non mi affeziono a niente e a nessuno, quindi credo che sia inutile continuare su questo piano. Allora, misterioso ragazzo della notte, quali altri assi hai nella manica? A te la prossima mossa..."
La rivelazione della gelida solitudine dell'esistenza di quell'uomo aveva lasciato Harry di sasso.
Non avere nessun legame, nessun posto chiamato casa...
Rabbrividì al pensiero di una vita così vuota.
Avevano sempre fatto affidamento su una grande famiglia e un mucchio di amici, non riusciva quasi a concepirla.
Il successo doveva essere costato molto caro a Louis Tomlinson, se quello era il risultato.
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