48.
I due ragazzi fecero silenzio e rivolsero a Harry uno sguardo implorante perché si opponesse alla decisione di Garret, ma lui aveva capito che l'atteggiamento del pescatore derivava da una tragedia di vent'anni prima anche se questo non giustificava certo le sue parole.
" Garrett...dobbiamo tentare."
" No, mai!" dichiarò lui con veemenza.
" Non voglio la morte di quell'uomo sulla mia coscienza" insistette Harry. " Dobbiamo andare, altrimenti come potremo vivere con questo rimorso? "
" Almeno vivresti!" ribattè il vecchio con rabbia. "Tornare in alto mare adesso è una pazzia! Perché mettere in pericolo la vita tua e di due ragazzi per salvare uno sciocco che si è cacciato nei guai? È un'assurdità."
Per un attimo Harry vide un'ombra di dolore passare nei suoi occhi prima che Garret distogliesse bruscamente lo sguardo.
I ragazzi lo fissarono disperati affinché insistesse.
Harry esitò, assalito dagli scrupoli, soprattutto per il bene dei ragazzi, ma in effetti non si poteva ignorare una richiesta di aiuto, neanche se questo significava mettere in pericolo la vita di tutti loro.
"Garret, non hai alcun diritto di prendere questa decisione al nostro posto" disse Harry pacato. " Se è per la tua vita che ti preoccupi..."
Lui lanciò un'occhiata sprezzante.
"La mia vita non significa nulla per me."
" Allora non usare la mia o quella dei ragazzi come scusa" fu la replica immediata di Harry. " Non lo accetto, Garret. Non possiamo lasciar morire un uomo se c'è anche una sola possibilità di salvarlo."
Il vecchio li scrutò uno a uno con uno sguardo gelido.
Non disse nulla.
Le sue spalle erano rigide quando rivolse nuovamente l'attenzione alla rotta.
Strinse le mani sul timone con tale forza che le nocche divennero bianche mentre l'imbarcazione continuava a fendere le onde.
I ragazzi fecero gesti imploranti in direzione di Harry, ma lui scosse il capo.
Non c'era modo di costringere Garret a cambiare idea e lui era l'unico che poteva manovrare il peschereccio in quelle condizioni.
La decisione adesso spettava soltanto a lui.
La prua della barca voltò molto lentamente verso la direzione del vento.
I ragazzi allora sorrisero a Harry sollevati.
Lui ricambiò con un mezzo sorriso, sperando di non aver condannato tutti loro a morte e poi chiamò Alan per informarlo che stavano andando in soccorso del navigante.
Garret lo fissò cupo e silenzioso.
Da quel momento in poi parlò solo per impartire brevi comandi che tutti eseguirono alla lettera.
Le tre ore successive furono le più terrificanti che Harry avesse mai vissuto.
Il vento ruggiva violento, alzando montagne d'acqua.
La visibilità era quasi nulla.
Un attimo venivano sollevati da un'onda enorme, un attimo dopo sprofondavano tra una muraglia di flutti.
Le assi del peschereccio scricchiolavano sotto le spinte incessanti del mare.
Era fin troppo chiaro che ormai avevano ingaggiato una battaglia all'ultimo sangue con gli elementi della natura eppure nessuno di loro propose di rinunciare e tornare indietro.
Fu per puro caso che trovarono il naufrago.
Uno dei ragazzi vide per un attimo l'imbarcazione con l'albero spezzato e Garret dovette ricorrere a tutta la sua abilità per avvicinare il peschereccio in modo da effettuare il salvataggio.
Quando finalmente ebbe portato il Southern Cross a qualche centinaio di metri sottovento rispetto al cabinato, accese tutte le luci e ordinò ai ragazzi di gettare un'ancora galleggiante dalla fiancata.
Serviva rallentare la barca.
"Non possiamo avvicinarci di più?" chiese uno dei ragazzi.
"Troppo pericoloso, si rischia una collisione. Speriamo solo che quel tizio abbia abbastanza cervello da seguire la procedura" brontolò Garret.
Poi emise un grugnito di approvazione quando il naufrago cominciò a gettare alcuni barili di latta in mare.
" Gasolio" spiegò. " Ha bucato i barili che, galleggiando verso di noi, formeranno una macchia d'olio che calmerà le onde, poi dovrebbe lanciare una corda con attaccata una ciambella di salvataggio. Il vostro compito " disse scoccando un'occhiata seria e autoritaria ai due ragazzi " è di agganciare la ciambella e di recuperare il naufrago. La parte più difficile sarà issarlo a bordo sano e salvo senza farlo sbattere contro la fiancata della barca."
Ma in effetti nemmeno il resto fu facile.
Solo le corde di sicurezza a cui i ragazzi erano legati impedirono loro di cadere in mare mentre provavano ad agganciare la ciambella di salvataggio.
Erano troppo esausti per esultare quando ci riuscirono.
Ciononostante tirarono la corda con notevole energia incitati dalla vista dell'uomo all'altra estremità che si avvicinava sempre di più.
Il peschereccio beccheggiava talmente che fu un vero incubo far salire il naufrago a bordo, ma alla fine ce la fecero e lo portarono sottocoperta.
Tutti e tre erano inzuppati e tremanti.
Senza una parola o un'occhiata di approvazione Garret volse la prua del Southern Cross verso riva.
Harry si rendeva conto che il compito di portarli a casa sani e salvi, richiedeva tutta la sua concentrazione così non fece alcun tentativo di parlargli.
Malgrado tutti gli anni di esperienza Garret non potè fare nulla quando furono travolti da un'immensa ondata.
La barca ondeggiò paurosamente e Harry senti l'elica, uscita dall'acqua, girare a vuoto con un lamento stridulo.
Garret imprecò e diede meno gas mentre il peschereccio si inclinava da un lato slittando giù dalla cresta di spuma fin dentro l'abisso che si apriva sotto.
Fu come cadere dal tetto di un edificio a tre piani.
La forza dell'impatto scagliò Harry e Garret contro i montanti della timoniera.
Senza le corde di sicurezza sarebbero stati spazzati via.
Una barca più piccola avrebbe ceduto sotto la violenza delle onde, ma fortunatamente il Southern Cross era stato costruito per resistere anche alle tempeste antartiche.
Affogheremo tutti pensò Harry con il cuore in gola.
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