47.
Carol scosse Harry da un sonno profondo il mattino seguente.
Erano appena le sei, ma Zachary era al telefono e insisteva per parlare con lui.
Pensando confusamente a qualche possibile contrasto tra lui e Louis, Harry si alzò barcollante dal letto.
"Che cosa c'è che non va?" chiese subito ansioso.
"Come ci si sente ad essere una star della televisione?"
" Ma di che cosa diavolo stai parlando?"
" La polizia ha arrestato Patterson. L'hanno incriminato ufficialmente. Insomma si sono decisi ad incastrarlo e tutto per merito tuo " concluse Zachary ridacchiando.
" No!"
Non riusciva a crederci.
"E invece sì! Ieri hai dato il colpo di grazia a quel poco di credibilità che gli restava, Haz. La tua intervista ora è il materiale più scottante che ci sia in giro."
Harry era senza parole.
Si sentiva come un condannato a morte graziato dopo che già gli avevano messo il cappio al collo.
" E quindi ho pensato di comunicartelo subito perché non intendo più contattare Louis Tomlinson " dichiarò il fratello in tono allusivo.
E gettare al vento l'opportunità di una promettente carriera, pensò Harry.
" Questo non cambia nulla" protestò.
" Cambia tutto Harry! Sei sulla cresta dell'onda e puoi arrivare dove vuoi."
" Non mi interessa" replicò lui con fermezza. "È stata solo fortuna, Zachary. Sono contento che l'intervista non si sia risolta in un fallimento per la Q2RV, ma ormai per me questo capitolo è chiuso e tu avevi promesso di parlare con Louis di quella offerta."
" Smettila, Harry,di far complimenti! Ormai il nostro accordo non è più valido!"
" Ma sì che è valido! Non ci tengo a quel lavoro, Zac. Ho cose più importanti da fare."
"Per esempio?"
" Vivere e amare!"
Silenzio...poi lentamente: " Spero che tu sappia che cosa stai facendo, fratellino."
" Ti avviso che, se non accetti, quel posto resterà vacante!"
Lui sospirò.
" Va bene, Harry, ma a una condizione."
" Quale?"
" Se avrò bisogno di un consiglio dovrai darmelo."
Harry rise sollevato.
" Ma certo, stupido!"
La voce del fratello riacquistò la consueta allegria.
" In questo caso telefono subito a Louis Tomlinson."
" Sarebbe ora! "
" Beh, come sai, in questo campo il tempismo è tutto. A proposito, non farti vedere in giro oggi. Tutti i giornalisti, inclusa la tua amica Nerida, ti stanno già dando la caccia quindi per un po' sparisci. Dammi il tempo di organizzarmi poi ti chiamerò per un'intervista esclusiva, pensi di poterlo fare?"
" Senz'altro. È proprio quello che avevo in mente. Convincerò Garret a portarmi a fare un giro con il suo peschereccio. Lascia un messaggio ad Alan, lui può rintracciarci via radio."
" Perfetto....all'azione, fratellino!"
La linea fu interrotta bruscamente, Harry abbassò il ricevitore lentamente chiedendosi se non avesse fatto un errore a raccontare a Zachary il suo progetto di salire sul peschereccio di Garret.
A Louis la notizia non sarebbe piaciuta, visto che tra lui e il vecchio pescatore non correva buon sangue, ma ormai era determinato a scoprire tutta la verità su quella tragedia a qualunque costo!
Quando spiegò ad Alan che cosa stava succedendo e il suo proposito di eclissarsi sul peschereccio, il ragazzo si accigliò.
" Non credo che sia una buona idea uscire in mare oggi, zio. Il barometro sta scendendo. Si prevede una burrasca."
" Sono sicuro che Garret sa bene quand'è il momento di rientrare in porto, Alan " lo rassicurò lui.
Il ragazzo non sembrava convinto.
" Beh, allora resterò in contatto radio con voi" mugugnò alla fine.
Sfortunatamente Garret aveva già preso impegni per quel giorno.
Doveva portare a pesca due ragazzi del villaggio.
Harry ovviamente poteva accompagnarli, ma Garret l'avvisò che il mare sarebbe stato piuttosto mosso.
Lui salì in barca senza esitare.
Il maltempo era l'ultima delle sue preoccupazioni e l'infastidiva di più la presenza dei ragazzi che non gli permisero mai di parlare con Garret in privato.
A un certo punto Harry sì rassegnò ad aspettare il momento del ritorno a casa.
Alan li chiamò all'ora di pranzo, era in ansia perché il barometro stava ancora calando.
Il vento si era alzato e il mare stava diventando così agitato che pescare ormai sembrava una prova di resistenza piuttosto che un' eccitante sfida.
Malgrado ciò i due ragazzi furono riluttanti a smettere, fino a quando le onde non divennero alte quasi un metri.
Garett allora dichiarò che era ora di tornare e si mise al timone.
Mentre si avvicinavano a Haven Bay, il mare era decisamente grosso, ma Harry non aveva paura.
La radio gracchiò e Alan si rimise in contatto con loro.
Dopo aver chiesto la loro posizione, comunicò che c'era stato un S.O.S.: un navigante della Nuova Zelanda con l'albero spezzato dal vento non riusciva più a controllare il suo piccolo cabinato che, sballottato dalle onde in alto mare, imbarcava acqua ogni minuto di più.
Erano tutti nella timoniera.
Quando Garrett rispose con calma ad Alan che il Southern Hair Cross non poteva tentare un salvataggio, gli altri lo fissarono scioccati.
" Perché non andiamo, signor McKeogh?" chiese uno dei ragazzi in tono di protesta appena Garret spense la radio.
" Possiamo farcela" lo supplicò l'altro, angosciato al pensiero di lasciare annegare qualcuno.
Il vecchio pescatore si voltò per fronteggiarli.
" Non intendo rischiare tre vite per salvarne una" dichiarò. "Un uomo che si avventura in mare da solo sa benissimo i rischi che corre ed è responsabile unicamente della sua vita. Io vi ho portati a pesca e ho la responsabilità di condurvi a casa sani e salvi. Non posso farmi distogliere da nient'altro."
" Ma quell'uomo sta affogando!"
" Non esiste un codice morale del mare?"
Garett si irritò visibilmente.
" Ho detto che torniamo a casa e questo faremo!" esclamò a denti stretti.
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