38.
In qualche modo Harry riuscì a mantenere un'espressione impassibile mentre si voltava verso di Louis.
Capì subito che conservava a fatica il controllo di sé dato che il suo viso era una maschera di pietra e negli occhi balenava una luce minacciosa.
" Desidera fare qualche commento, signor Tomlinson?" gli domandò affabile mentre il cuore gli batteva impazzito.
Louis si alzò bruscamente dalla sedia ed esordì con voce quasi strozzata:
" Potrei parlarti un attimo in privato?"
" Naturalmente " replicò Harry con disinvoltura, pur sapendo che lui stava per dargli una lavata di capo, ma ormai niente poteva indurlo a tornare indietro.
Rivolse un sorriso amabile ai presenti seduti al tavolo.
"Per favore, scusatemi, torno tra poco " li rassicurò, augurandosi che fosse vero.
Louis fece strada fino alla porta e l'aprì .
Harry si soffermò prima di attraversarla, incontrando gli occhi dei dirigenti che si erano voltati tutti a guardarli uscire.
Alzò il mento con orgoglio.
" Il signor Tomlinson ha ragione" dichiarò determinato a mantenere la fiducia e l'autorità che aveva appena conquistato. " Questa interruzione vi darà tutto il tempo di ascoltare la vostra coscienza. Parlatene tra voi se preferite e formulate tutti i progetti che ritenete necessari per rimettere in piedi questa azienda."
Sentì Louis inspirare profondamente e oltrepassò la porta senza ulteriori esitazioni.
Una volta fuori sul corridoio, Louis gli afferrò il braccio con forza e lo condusse in un ufficio ampio e lussuoso.
Harry ignorò la morsa che provava allo stomaco e chiese con voce argentina:
" È questo il mio ufficio?"
" Doveva esserlo" ringhiò Louis e, conficcando le dita nella carne morbida delle sue braccia, lo costrinse a girarsi per guardarlo in viso.
" A che gioco stai giocando, Harry?" sibilò. " Sapevi benissimo che era una carica puramente nominale! Ed eri d'accordo!"
" Sì lo ero, ma poi ho cambiato idea perché..."
"Hai l'abitudine di rimangiarti la parola?" gli domandò con gli occhi fiammeggianti.
"Mai! Io vado sempre fino in fondo. Te ne accorgerai quando..."
"Mi stavi prendendo in giro, ieri?"
" Non ho mai preso in giro nessuno in vita mia!"
Le labbra di Louis si incresparono in un sorriso amaramente ironico.
"No, mi hai solo fatto cadere ai tuoi piedi per poi piantarmi in asso e ora stai cambiando di nuovo le carte in tavola."
"La spiegazione è semplice, Louis" si affrettò a rassicurarlo Harry.
" Niente con te è semplice!" gridò lui. "Niente!"
Gli lasciò le braccia con un gesto di esasperazione, poi cominciò a camminare su e giù per l'ufficio nel tentativo di controllarsi.
Harry tenne a freno la lingua turbato dallo scoppio di rabbia di Louis e al tempo stesso stranamente lusingato da quell'atteggiamento.
Era sempre meglio della maschera di cinismo dietro cui soleva nascondersi.
Forse era riuscito a toccare una corda sensibile del suo animo, costringendolo a riflettere su cose che aveva considerato scontate per anni, ma quando si voltò Louis aveva un'aria più combattiva.
" Eri d'accordo sul fatto di ricoprire una carica puramente nominale, Harry" gli ricordò ancora. " Che cosa stai cercando di fare?"
Harry trasse un profondo respiro e tentò di parlare in tono calmo e ragionevole.
" Louis, tu hai intenzione di licenziarmi. È questo il tuo piano. Hai accettato il fallimento senza nemmeno provare ad evitarlo, ma io non ci riesco. Prima devo dare il massimo e impegnarmi con tutte le forze. Questo tuo cinico piano può distruggerci e distruggerebbe la mia fiducia in me stesso. Mi dispiace, ma non posso vivere secondo le tue regole."
" E io non posso vivere secondo le tue" ribatté lui. " Hai cambiato le condizioni del nostro accordo..."
" Mi hai costretto tu ad accettarle."
" Perché rappresentavano la soluzione più giusta!"
" No!" Harry desiderava disperatamente che lui capisse. "Louis, hai detto che avrei dovuto restare in carica per un mese e, visto che dovrò lavorare qui e tu venderai comunque, che cosa c'è di male se provo a..."
" No! No! No! Dobbiamo attenerci all'accordo."
" Ma perché? Non puoi aspettarti che rimanga qui seduto per un mese a girarmi i pollici guardandomi intorno come uno stupido. Non è possibile. Daremo l'impressione di due emeriti idioti, tu per avermi assunto e io per essere totalmente incapace."
" Posso sopportare anche questo " ribatté lui in tono burbero, "se ci sono costretto."
Harry alzò il mento con aria di sfida.
" Beh, io no!"
Louis serrò le labbra.
" Non intendo cambiare le condizioni del nostro accordo, Harry."
" Allora licenziami,ora! Non intendo venire qui per un mese e stare con le mani in mano solo per essere mandato via quando sarà finito. Se vuoi negarmi qualunque possibilità di fare qualcosa di costruttivo, lasciamo perdere subito. Puoi sempre annunciare che abbiamo avuto un' insanabile divergenza di opinioni. Ti costerà molto meno che mantenere in piedi questa farsa."
" E tu potrai di nuovo allontanarti da me."
Harry arrossì improvvisamente, poi si ricompose.
" Dipende solo da te, Louis" disse con pacata dignità.
" Per un accordo ci vuole il consenso di entrambe le parti. Con la forza non si ottiene sempre tutto."
Gli scoccò un'occhiata indagatrice.
" Non intendi accettare nessun'altra condizione, vero?"
Era più un'affermazione che una domanda e Harry non capiva che cosa nascondessero quelle parole.
Per un attimo fu tentato di dirgli che avrebbe accettato tutto pur di restargli vicino.
Ma a che cosa sarebbe servito se avesse perso la fiducia in se stesso?
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