72 💢

Mackenzie, ferma davanti ai fornelli, sospirò pesantemente. I suoi pensieri erano rivolti al padre che ancora non si era fatto né sentire e né vedere quel giorno, ed erano ormai le nove e mezza di sera. Dove ti sei cacciato stupido uomo? Pensò la ragazza arricciandosi una ciocca di capelli tra le dita mentre col pollice, della mano libera, continuava a sbloccare il suo iPhone, quasi come se da un momento all'altro si aspettasse una chiamata da parte dell'ospedale o dalla polizia che l'avvisava che a suo padre era successo qualcosa.

«Dio, ma perché quel uomo mi deve far preoccupare così tanto?!» sbraitò all'aria Mackenzie, sbuffando innervosita e scuotendo il capo. Spense il fuoco poi fece scivolare la bistecca fatta sulla piastra, in un piatto di ceramica tutto sbeccato – uno dei pochi che era riuscita a salvare dopo che suo padre aveva dato di matto un paio di mesi prima.

Durante quella minuscola cena, Mackenzie controllò parecchie volte il suo cellulare, ma da parte di quell'ubriacone di suo padre nessun messaggio.

Sparecchiò il tavolo, mettendo nel lavello il piatto, le posate e il bicchiere che aveva usato e giurando a se stessa che li avrebbe lavati la mattina seguente prima di andare all'università, perché in quel momento non ne aveva proprio voglia.

«Ti prego, torna a casa. Torna sano e salvo a casa.» pregò Mackenzie, stringendosi una mano sullo stomaco che stava già incominciando a bruciare per l'ansia.

Pochi minuti dopo la porta venne spalancata con così tanta violenza che Mackenzie gridò con tutto il fiato che aveva in corpo e prese, nel momento di foga, un coltello dal cassetto, pensando potesse trattarsi di un ladro.

In quel condomino più e più volte dei ladri avevano fatto visita. E più e più volte avevano arruffato tutto quello che potevano trovarci di valore negli appartamenti, motivo per cui molti affittuari se n'erano andati via. Anche Mackenzie vorrebbe potersene andare da quel sudicio appartamento, ma non poteva. Non aveva abbastanza soldi da parte per potersi trasferire in un altro posto e nel bar che lavorava durante i fine settimana, non guadagnava così tanto come si sarebbe aspettata, e le mance dei clienti erano minime. Tirchi bastardi.

Per non parlare del fatto che suo padre si presentava a lavoro sempre ubriaco quindi non guadagnava quasi nulla perché non lavorava, ma beveva sempre. Quindi trasferirsi era solamente un sogno che non si sarebbe mai avverato o almeno fino a quando non avrebbe deciso di andarsene da casa, lasciando nella merda il padre.

«N-nicole, shei quui?» biascicò completamente ubriaco il padre di Mackenzie entrando in casa con passo dondolante e col viso completamente rosso e dallo sguardo perso.

Mackenzie si spalmò una mano sulla faccia poi scosse il capo indispettita. Era ovvio che fosse stato fuori ad ubriacarsi però la ragazza sapeva che un giorno il suo fegato si sarebbe spappolato per colpa di tutto quell'alcool e suo padre, poteva pur star certo che non sarebbe stata lei a donargli metà del suo. Se lo poteva scordare quel dannato ubriacone, pensò lei, incrociando le braccia al petto.

«No, papà. Mamma non c'è più. È morta tanto tempo fa, ricordi?» mormorò con gli occhi lucidi, pensando a sua madre e al suo caloroso sorriso che probabilmente nel vedere suo padre in quello stato si sarebbe di certo spento. Sua madre aveva sempre odiato non vedere dei grandi sorrisi sui loro volti, ma da quando era morta, suo padre non lo aveva quasi mai fatto e lei dalla morte di Celin ancora meno.

La ragazza si avvicinò velocemente al padre e facendogli passare un braccio sopra la sua spalla, lo trascinò fino al divano dove l'uomo cadde di peso morto, emettendo un profondo sospiro.

«Vuoi finirla di conciarti in questo modo? Non vedi che ti stai distruggendo?» da che pulpito, pensò amaramente lei, ma suo padre si era già addormentato e aveva persino incominciato a russare.

Mackenzie alzò gli occhi al cielo. Ogni santissima volta era così. Lei lo sgridava, provava a farlo ragionare e lui nel mezzo della conversazione – se non prima ancora di averla iniziata – si addormentava e il mattino dopo non si faceva mai trovare a casa quindi non riusciva mai a discutere con lui di quella sua dipendenza.

Passandosi una mano tra i capelli, decise di tornarsene in camera sua a finire quel disegno che aveva iniziato da poco, ma il suono del campanello la fermò ancor prima di aver appoggiato la mano sulla maniglia della porta. E ora chi è?

Inarcando un sopracciglio, corse verso la porta d'ingresso e la spalancò, così come i suoi occhi che si allargarono per la sorpresa, «Ethan? Che ci fai qui?».

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top