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Becky 💎:
Giuro su Dio che se non mi apri la porta
quando suono al tuo appartamento, ti uccido, okay?
Sono preoccupatissima per te!
Quindi faresti meglio a cagarmi, capito Mackenzie?!
15:31 ✔️✔️

Lilac Princess 👑:
Ti prego aiutami, non so cosa fare
15:38 ✔️✔️

Becky 💎:
Sto arrivando, piccola mia 💗
15:38 ✔️✔️

Lilac Princess 👑:
Grazie Becca ❤️
15:39 ✔️✔️

Rebecca arrivò a casa dell'amica dopo circa venti minuti di strada. Quando suonò al campanello, si aspettò di dover attendere un paio di minuti, se non moltissimi, prima di vedere la porta spalancarsi, invece Mackenzie l'aprì quasi all'istante, buttandosi poi tra le braccia dell'amica. Incominciò a singhiozzare e a stringere i pugni intorno alla stoffa del giubbotto di Rebecca, come una bambina piccola mentre quest'ultima le accarezzava dolcemente la schiena, sussurrando lentamente «shhh» per tranquillizzarla almeno un pochino.

Dopo circa cinque minuti in cui stettero immobili e abbracciate davanti alla porta dell'appartamento, entrarono dentro e per poco Rebecca, non ci inciampò su due scatoloni vuoti di pizza lasciati per terra vicino a divano.

«Kenzie, mi vuoi spiegare cosa sta succedendo? Perché sono due giorni che non viene all'uni e perché stai evitando peggio della peste mio fratello? Anche lui è molto preoccupato.» Quando Mackenzie sentì Rebecca pronunciare "mio fratello" e poi "è molto preoccupato" percepì una fitta trafiggerle il cuore dolorosamente.

«Il problema è lui. Io... Io penso di amarlo ancora. Cazzo, è davvero così?!» si passò una mano tra i capelli arruffati, spalancando gli occhi come un'allucinata poi strinse i pugni e si tirò alcune ciocche per il nervoso.

Rebecca si rattristò nel vedere la sua migliore amica in quello stato poi si mordicchiò il labbro inferiore mentre cercava di pensare a cosa dirle. «Kenzie, tu non hai mai smesso di amarlo. Solamente tu e quel cretino di mio fratello non ve ne siete resi conto. Tu perché nascondevi il tuo amore per lui dietro agli insulti che gli scrivevi sui social e lui perché credeva ciecamente che la ragazza che amava, lo odiava così tanto.» ammise infine la bionda, andando poi ad abbracciare la sua migliore amica che si era come paralizzata sul posto ed era diventata più bianca di un cencio.

Mackenzie boccheggiò in cerca d'aria mentre sentiva la bile salirle nuovamente fino alla gola, «Io... Io non voglio amarlo. Non voglio soff-» non fece in tempo a finire la frase che scansando con una forte spinta Rebecca, rigettò il pranzo sul pavimento del suo piccolo salotto. Rebecca gridò allarmata e con gli occhi spalancati poi corse in cucina per prendere una bacinella e uno strofinaccio che andò a bagnare per poi pulirle la bocca una volta tornata in sala.

La ragazza fissava preoccupata la sua migliore amica respirare a fatica, piegata in due e col viso sporco di vomito. Con una mano le accarezzò la schiena per cercare di tranquillizzarla mentre con l'altra andò a pulirle il viso pallido e dalle labbra bluastre. Mackenzie sentiva la gola bruciarle fortemente, le lacrime continuavano a bagnarle le guance bollenti, aveva il naso tappato dal vomito e il petto che si alzava ed abbassava fin troppo velocemente.

«Ehi. Ti prego calmati. Devo portati in ospedale? Cazzo, erano mesi che non vomitavi più quando diventavi nervosa o ti preoccupavi troppo per qualcosa.» sbraitò Rebecca con voce carica di preoccupazione e nervosismo.

Purtroppo, Mackenzie dopo la morte della sorella e col fatto che suo padre giorno dopo giorno aveva incominciato a ubriacarsi sino a diventare quello che era ora, ovvero un alcolizzato, si era sempre tenuta ogni cosa dentro. Rabbia, tristezza, nervosismo, stanchezza, ogni emozione negativa lei l'aveva tenuta dentro di sé. E con tutte le sue forze, le aveva soppresse per non farsi vedere debole dall'unico uomo che avrebbe dovuto sostenerla e aiutarla invece di scaricarle ogni cosa addosso, come se lei non potesse soffrire. Aveva cercato in ogni modo di nascondere ogni emozione negativa che aveva provato durante tutti quegli anni, ma alla fine si era ritrovata a rimettere tutto quello che mangiava quando sentiva che anche solo una di quelle sensazioni tornava a galla.

Un po' come in quel momento. Era nervosa e si stava preoccupando troppo per quelle emozioni che stava provando nuovamente per Ethan e che non voleva riconoscere.

Era anche terrorizzata da quello che sarebbe potuto succedere una volta che si fosse mostrata per quello che era. Una persona fragile che cercava sempre di mostrarsi più forte di quanto potesse mai essere. Una persona che aveva sofferto tantissimo e che per quello, ancora adesso ne mostrava le conseguenze.

Come l'avrebbe trattata Ethan se solo fosse venuto a conoscenza di quella cosa? Avrebbe continuato a considerarla una ragazza forte e o l'avrebbe vista semplicemente per la ragazza fragile che non voleva essere?

«Mackenzie. Ehi, mi senti?» Rebecca gridò e Mackenzie riaprì gli occhi che aveva precedentemente chiuso per la stanchezza poi annuì, «Ho bisogno di – tossì – farmi una doccia.» biascicò lei con voce rauca.

«Ne sei sicura?» la ragazza aiutò Mackenzie a raddrizzare la schiena poi con passi lenti e tenendola stretta a sé per paura di un suo possibile mancamento, l'accompagnò fino al bagno poi la fece sedere sul bordo della vasca.

«Sì, n'ho bisogno. Puzzo da far schifo». Rebecca annuì tristemente poi aprì il rubinetto dell'acqua calda della vasca da bagno, «Però ti fai un bagno e non la doccia. Non penso di riuscire ad entrarci anche io in quella minuscola doccia».

Mackenzie si strofinò una mano sul naso pieno di vomito, facendone uscire una piccola pallina informe e annuì alla sua migliore amica che la stava fissando con circospezione e con apprensione. Rebecca emise un sospiro stanco poi annuì a sua volta, «Vado a pulire di là, tu intanto svestiti, cercando ovviamente di non ammazzarti poi vengo qui per tenerti d'occhio».

«Va bene. Grazie Rebecca. Grazie di tutto.» sussurrò con voce rauca e bassa la ragazza dai capelli color lavanda, facendo inevitabilmente sorridere con dolcezza la sua migliore amica, «Farei di tutto per te e lo sai».

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