capitolo 4 ~ ti ho trovato!
Poi ripenso anche a quella sera, quella sera in cui persi tutto quelle a cui tenevo.
Solo a ripensarci le lacrime premono per uscire.
Le asciugo con il dorso della mano e continuo a camminare, ho una fame che non ci vedo, sarei disposta a tutto per qualcosa da mangiare e da bere, anche un letto sarebbe gradito.
Sono tre anni che lo cerco, tre fottuti anni buttati al vento.
Commette un omicidio e poi sparisce nel nulla senza lasciare alcuna traccia.
Lo stomaco protesta, non ce la faccio più, sono tre giorni che non mangio niente, mi sono persa in questa stupidissima foresta e non riesco a trovare la civiltà.
Di tornare indietro non se ne parla nemmeno, non voglio certo arrendermi così.
Ad un certo punto sento un fruscio e vedo un cespuglio muoversi leggermente.
Prendo il coltello e mi avvicino cautamente.
Sto per chinarmi quando un oggetto non identificato mi salta addosso atterrandomi e puntandomi la lama di un'accetta al collo.
-Una domanda, rispondi male e muori - dice togliendosi un grande paio di occhiali arancioni e mostrando i grandi occhi castani. -Chi sei?-.
-Sai, mi schiacci il pancreas e certamente non vengo a dire ad uno schizzofrenico con le accette qual é il mio nome!- gli urlo in faccia.
Gli pugnalo una spalla e lui si toglie all'istante come se gli facesse ribrezzo vedere il suo stesso sangue.
Mi metto in piedi a fatica e lo prendo per i capelli.
-E tu chi sei, boscaiolo?- chiedo in un sussurro.
-Allontanati dal ragazzo - una voce alle mie spalle mi fa sobbalzare.
Mi volto ma non faccio in tempo a mettere a fuoco la scena che un proiettile mi prende in pieno stomaco.
Vedo giusto una maschera simile alla mia e uno smile triste prima di svenire del tutto.
Mi sveglio che é sera, lo vedo dalla luna fuori dalla finestra.
Ho una benda che mi fascia là dove mi ha colpito il proiettile.
Sono in un letto a baldacchino dalle coperte rosso sangue, la stanza non la conosco e i vestiti che ho indosso ancora meno.
La maschera! Dov'é la maschera?!
Dopo cinque minuti di ricerche disperate la porta si apre rivelando un'infermiera che sembra uscita direttamente dalla corte del diavolo.
-Cosa ci fai in piedi? Sei debole e hai bisogno di riposo, su, mettiti lunga - dice accompagnandomi sino al materasso.
-Non vorrei sembrare scortese, ma tu chi saresti? Come sono arrivata qua? - chiedo stringendo un lembo della coperta.
-Io mi chiamo Ann, sono l'infermiera di questo posto chiamato Creepyhouse, diciamo una sorta di alloggio per assassini come te e sei arrivata grazie a tre abitanti della casa- risponde prendendo una ciotola di minestra e porgendomela.
Oddio che fame!
Non faccio complimenti e la divoro, ho talmente tanta fame che quasi quasi mi mangerei anche il piatto ma sono quasi certa che i cocci di porcellana non siano il meglio per il mio stomaco.
-Adesso che hai spazzolato la minestra, sai dirmi il tuo nome e il perché vagavi tutta sola in una foresta?- chiede Ann accavallando le gambe.
-Mi chiamo Jane e giravo da queste parti per trovare una persona che mi ha praticamente rovinato la vita- le rispondo.
-Capisco, beh, vedi di riposarti, tornerò fra due orette per darti degli antibiotici - dice alzandosi e andando verso la porta. - e oh, questa é tua - e mi lancia la mia maschera.
-Grazie - dico sorridendo.
La mattina seguente Ann mi permette di conoscere gli abitanti della Creepyhouse e mi confida che hanno provato ad entrare nella mia stanza per tutta la notte.
Arrivo in salotto e trovo tutti sui divani che mormorano.
- Ragazzi, lei é Jane, salutate - dice Ann.
Tutti scoppiano in cori gioiosi e vengono verso di me.
-Ti divertirai sicuramente! - esclama una bimba dagli innumerevoli tagli saltellando e rivolgendomi un sorriso dolce.
-Grazie, piccola- e le accarezzo la testa ricambiando il sorriso.
-Ehi che cos'é tutto questo... - alzo lo sguardo e volgo gli occhi verso la porta dell'ingresso.
Rimango ferma a fissare quel ragazzo per forse minuti.
La pelle diafana si confonde quasi con la felpa bianca se non fosse per gli schizzi di sangue che questa riporta, gli occhi sono cerchiati di nero ed esprimono sorpresa, una sorpresa che non ho mai avuto "l'onore" di vedere, ma la cosa più agghiacciante resterà sempre quel sorriso scavato nelle guance.
Il cuore batte a mille.
-Jeff...- lui mi fissa come se non credesse ai suoi occhi.
- Jane?-.
Angolino me
Allora da adesso comincia la vera storia, infatti il tempo é al presente perché non si parla più di semplici ricordi.
Ho saltato la parte in cui si parla della sera in cui Jane divenne Jane the Killer perché la sapete tutti e sarebbe noiosa (forse) da rileggere.
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top