1 capitolo~ le origini
Il giorno dopo mia madre mi accompagnò nel cortile della scuola dove corsi subito da Jessica e Keira, due mie care amiche d'infanzia.
- Tesoro! Metti il cappello- mi aveva urlato dietro mia madre sventolando il cappello viola con il pompon rosa.
-Mamma, sta per suonare la campanella!- le feci notare correndo via verso l'entrata dove Jessica e Keira stavano scomparendo trascinate dalla folla di studenti.
Entrai nel piccolo atrio affollato.
Mi dava sui nervi stare stretta tra tutti quei bambini.
Jessica mi prese per il polso e mi trascinò nel nostro piccolo "angolino da emarginate", come lo avevamo ribattezzato noi.
- Avete visto il bambino nuovo?- chiese Keira con sguardo sognante.
- Di che bambino stai parlando?- chiedemmo grattandoci la testa confuse io e Jennifer.
La campanella suonò e lei non fece in tempo a terminare la frase.
Entrate in classe ci sedemmo ai banchi in fondo.
Mi piaceva farmi notare di solito, ma ai primi banchi c'erano quegli idioti di Brody, Ferdinand e Paul, una compagnia che non era tra le mie preferite.
- Ciao bambini, oggi c'é un nuovo studente qui con noi, é molto timido, quindi vi chiedo di essere gentili - disse la maestra.
Tutti annuirono parlottando fra loro.
-Ecco, io che vi avevo detto?- disse Keira saltellando sulla sedia guardando prima me e poi Jennifer.
-Jeffrey, entra - Sobbalzai quando sentì il nome del mio nuovo vicino di casa e le mie guance si tinsero di un dolcissimo rosso ciliegia quando lo vidi che passava tra i banchi per poi affiancare la maestra.
All'ora di ricreazione la maestra ci permise di giocare nel giardino davanti alla scuola.
Stavo mangiando tranquillamente la mia merendina al cioccolato quando Ferdinand, quel grosso idiota, me la rubò di mano.
- Quella é la mia merenda!- protestai stringendo i pugni lungo i fianchi.
- Però a me piace, quindi me la mangio io!- disse.
Mi protesi verso di lui per riprendermi il dolce ma lui lo allontanò.
Stavo per mettermi ad urlare quando:
- Ehi, tua madre non te la compra la merenda?- Jeffrey intervenne.
Aveva il cappuccio della felpa nera alzato e le mani dentro le tasche dei jeans, non sembrava minimamente turbato.
- Si, ma io ho ancora fame - disse lui.
- Non sono affari miei, dalle la merendina -.
- Ma chi ti credi di essere?- Ferdinand lo prese per il bavero della felpa.
Jeffrey non sembrava minimamente turbato da quello che stava succedendo, e anzi, sembrava annoiato.
- Superiore di te, io non me la prendo con le bambine -.
Sapevo che stava andando verso la morte certa, ma la paura e la timidezza mi bloccarono sul posto, non riuscivo nemmeno a correre per avvertire la maestra che si trovava nell'atrio a parlare con la bidella.
- Lascialo stare!- nemmeno mi accorsi che quelle parole lasciarono le mie labbra.
Me ne curai solo quando Ferdinand mi guardò male poggiando Jeffrey con i piedi per terra.
Lo ammetto, avevo paura.
Indirtreggiai.
- Se no?- mi sfidò. - Vai a piangere dalla maestra?-.
- Io non piango a causa di un cretino come te - avevo un tono inviperito.
Talmente freddo e cattivo che Ferdinand mi guardò come se fossi impazzita.
Qualcuno mi fermò da dietro.
- Ma guarda chi abbiamo qua, Jennie, sai che non ci si deve mettere contro di noi- Paul mi sussurrò quelle parole all'orecchio.
- Perché? Se no ci picchiate?- chiese Jeffrey con tono di sfida.
- Esatto - intervenne Brody.
- Ma fammi il piacere - sbuffò Jeffrey.
- Ti pare giusto prendertela con una ragazza?- aggiunse.
- Cosa vorresti dire?- chiesi irritata da quella domanda.
- Dice che sei debole, e ha ragione- disse Brody.
Mi scaldai parecchio.
Pestai il piede a Paul che mi mollò.
Sentivo le dita formicolare e non a causa del gelo, ma per colpa della rabbia.
Non mi ero mai sentita così.
- Per la cronaca, io che sono una ragazza sono dieci volte migliore di tutti e quattro - dissi prima di allontanarmi.
Della merendina me ne fregava ben poco.
Sentì qualcuno che mi prendeva per il polso.
Mi voltai e vidi gli occhi freddi di Jeffrey.
Rabbrividí,quegli occhi erano quasi agghiaccianti per quanto azzurri.
- Cosa?- chiesi e mi accorsi di un fastidioso bruciore all'altezza delle gote.
- Non volevo dire quello - disse grattandosi la nuca a disagio.
Sospirai.
- Ti perdono - dissi.
Lui mi sorrise e l'imbarazzo crebbe mel mio gracile corpo da bimba.
- Tu torni a casa da sola?- chiese.
- Si, perché?-.
- Ti va se andiamo assieme?-.
Sembravo ustionata su tutto il viso a causa del rossore, quanto odiavo quel vizio di arrossire per tutto.
-Certo-
Attesi impazientemente la campanella che annunciava la fine della lezione e poi ficcai tutto in borsa per raggiungere il corridoio.
- Ci vediamo domani - Mi salutò Keira affacciandosi dall'auto di sua madre assieme a Jennifer.
- Amore, sicura di non volere un passaggio?- mi chiese la signora Robinson.
- JANE! ANDIAMO?- arrossì.
- Penso proprio che me la farò a piedi - commentai.
Le mie amiche sparirono dentro l'auto con sorrisi maliziosi .
- Ah, capisco, divertiti - disse la donna prima di accendere il motore.
Raggiunsi Jeff mentre la macchina rossa si allontanava.
Restammo in silenzio per metà strada e per due o tre volte mi accorsi che lo stavo fissando.
-Io... - lo dicemmo all'unisono prima di scoppiare a ridere.
-Prima tu - mi spronò lui.
-Volevo solo ringraziarti per avermi difesa, sei stato gentile - dissi accarezzandomi un braccio a disagio.
Lui avvampò, era carino anche con il viso arrossato. -Tu invece? Che volevi dirmi? -.
-Veramente mi vergogno un po' a chiedertelo - cominciò in imbarazzo. -Vorresti venire a fare i compiti da me domani?-.
Per poco non mi uccisi inciampando su una pozzanghera d'acqua.
Lui mi prese prontamente per il polso.
-Va bene - risposi deglutendo.
Lui sorrise.
Senza accorgermene eravamo arrivati a casa.
-Va bene!a domani!- mi urla agitando un braccio mentre corre a casa.
Rimango a fissare la madre che lo abbraccia sulla soglia per poi portarlo dentro.
Dopo un paio di minuti che stavo scrutando la porta di quercia una goccia d'acqua mi scivolò lungo la fronte.
Stava piovendo e non me ne ero nemmeno resa conto, quanto stavo messa male da uno a Jane?
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