Tra chi e chi
I pomeriggi per entrambi trascorsero in quel modo, per qualche settimana. Dopo le lezioni si vedevano in quel luogo solitario e passavano il loro tempo in silenzio, lei a disegnare le nuvole, lui a guardare la ragazzina ogni volta che poteva. Ogni tanto lei le mostrava i suoi disegni e difficilmente l'altro capiva al volo che forma avessero quelle nuvole da lei ritratte.
"Deve imparare a leggere le nuvole!"
Ogni tanto però scappava qualche chiacchiera: com'era andata la giornata, cosa avevano mangiato a pranzo, se avrebbe nevicato anche l'indomani; ma Silva non si era mai scomposta, non aveva lasciato trapelare il suo segreto, se non per il dettaglio che la notte dormiva poco e niente. E non era finita qui: Silva sembrava cambiare poco a poco. Durante le lezioni sorrideva più spesso, a volte con lo sguardo perso nel vuoto, ed ogni tanto si sistemava i capelli con quelle mollettine che portava il giorno stesso in cui qualcosa era cambiato nella sua vita. Valery invece era sempre più sospettosa e preoccupata: Silva non le parlava affatto, non la salutava nemmeno, non sapeva che fine facesse di pomeriggio e non si era nemmeno mai azzardata a seguirla sul serio. Ci aveva provato un paio di volte ma non capiva come, riusciva sempre a far perdere le sue tracce per il castello. Per di più non poteva chiedere in giro se l'avessero vista. Per qualche ragione sapeva che avrebbe provato ... una sorta di imbarazzo.
Qualcosa successe una settimana prima di Natale. Quel mattino Valery era decisa a scoprire che fine facesse Silva a fine lezioni. Ma per farlo aveva bisogno di aiuto. E solo una persona avrebbe potuto aiutarla: Literius.
La ragazza dai folti ricci color fuoco ebbe la fortuna di trovarlo da solo, seduto in sala grande, a leggere un libro. Tutti intorno pensavano a studiare o giocare. Le candele sospese a mezz'aria, la finta neve che cadeva lentamente nella stanza e le luci natalizie appese qua e la davano una certa atmosfera allegra e spensierata al grosso salone. Da lontano, sulla soglia del grande portone, Valery scrutava Literius, chiedendosi se fosse la scelta giusta da fare. Eppure non aveva che lui a cui chiedere. Si fece coraggio e gli si avvicinò, sedendosi accanto a lui.
Literius alzò lo sguardo verso di lei, sorpreso di vederla accanto a sé. A volte era talmente immerso nella lettura che a stento si accorgeva di cosa gli succedeva intorno.
"Ciao ..." - disse lei, timida.
"Ciao" - l'altro invece rispose senza problemi.
I due non si erano mai parlati. Cioè, avevano chiacchierato qualche volta, ma nulla di più. Stavolta l'argomento era serio.
"Ehm ... ascolta Literius ..." - cominciò lei guardandosi un attimo intorno per assicurarsi che nessuno li stesse guardando con troppa attenzione - "Ho ... un favore da chiederti".
"Che tipo di favore?" - domandò subito il ragazzo.
"Si tratta di Silva ... però prima che te ne parli, voglio che tu mi dica onestamente cosa pensi di lei ... di quello che è successo qualche settimana fa e quanto saresti intenzionato ad aiutare me e lei" - la giovane dagli occhi smeraldo andò dritta al punto, guardando il suo interlocutore in viso senza paura.
Quest'ultimo fu preso alla sprovvista. E chi se l'aspettava una cosa del genere dall'unica amica della ragazza più strana della scuola?
Per Literius Rastamarvious, Silva non era mai stata strana, stupida, brutta o qualsiasi altra cosa inventata dai suoi compagni. Per lui era semplicemente Silva Shiverspine: una ragazza silenziosa che amava disegnare e che preferiva stare da sola la maggior parte del tempo. Si era accorto di come a volte lo guardasse per minuti interi, senza dire una parola. Sapeva di piacergli almeno un po' e sentiva la cosa reciproca, un minimo almeno. Inoltre non aveva potuto fare a meno di notare come lei e Valery si fossero allontanate in quel periodo, doveva esser successo qualcosa.
"Non ho nulla contro di lei ..." - spiegò il moro - "Qualunque sia il problema, sono disposto ad aiutare".
La situazione però diventava sempre più bizzarra: due Serpeverde con buone intenzioni decisi ad aiutare un terzo Serpeverde. Dicevano che il cappello non si sbagliasse mai ma questa volta sembrava avesse torto. Magari quello poteva essere uno di quei trii destinati a diventare come una famiglia.
Valery tirò un sospiro di sollievo sentendo quelle parole, capì di potersi fidare. Però, prima di iniziare una qualsivoglia conversazione, fece cenno all'altro di seguirla fuori in corridoio, lontano da occhi indiscreti. Si appostarono fuori la sala, dietro la statua situata davanti alla grande finestra che illuminava il corridoio.
"Allora? Che succede?" - domandò curioso Literius.
"Ora ti spiego ...".
Valery cominciò a spiegare la situazione: che dopo il brutto scherzo di Larissa, Silva si è dileguata per un giorno intero. Che il professor Piton era riuscita a trovarla e che successivamente avevano parlato in privato. Silva non aveva voluto parlare con lei di che cosa avevano discusso i due e da allora non si rivolgono la parola. Ogni pomeriggio scompare per andare chissà dove ed ogni volta che prova a parlarle, lei la ignora bellamente.
"Capisci? Non so perché faccia così ... io volevo che si fidasse di me ... e invece scappa" - concluse la ragazza con lo sguardo basso.
"Okay ma ... come vuoi che ti aiuti?".
Rialzò la testa - "Parla con lei".
"C-Come? E di cosa?".
"Non lo so! Falla parlare! Aiutami a capire dove vada ogni pomeriggio! ... Mi manca la mia amica ..." - la voce di Valery iniziò a tremare. Non lo aveva mai ammesso, ma Silva era la sua migliore amica. Perderla per un litigio così stupido sarebbe stato imperdonabile.
Literius, vedendo la sua reazione, si decise a pronunciare le parole che la ragazza desiderava con tutto il cuore di udire - "Va bene, le parlerò" - accennò anche un piccolo sorriso, sperando che l'altra seguisse il suo esempio.
"Grazie Literius ..." - sussurrò lei, finalmente più serena, facendo splendere quei suoi occhi smeraldo sotto la debole luce del sole che li illuminava.
~ Time skip alla lezione di pozioni ~
Anche quel giorno c'era lezione di pozioni e Silva era come sempre in prima fila, in attesa di iniziare. Da quando avevano iniziato a vedersi il pomeriggio, durante le lezioni cercavano di dare il meno possibile nell'occhio o chissà che avrebbero pensato gli altri. Alla fine non facevano niente di che, semplicemente passavano del tempo insieme. Ma tornando al presente. Quel giorno, come tutti gli altri, Silva indossava le sue mollettine. Il professore aveva detto che gli stavano bene. Ma quel giorno il professore tardava ad arrivare.
"Strano ..." - pensò la ragazzina guardando la cattedra vuota.
Oltre a quello, quel giorno ci fu una seconda anomalia. Accanto a lei, al posto di una sedia vuota, c'era Literius. Inizialmente cercò di non farci caso, ma più tempo passava e più la sua attenzione si spostava sul suo compagno di banco che la fissava senza dire una parola. Silva guardava dritto davanti a sé, ma percepiva quegli occhi color oro guardarla, scrutarla, come un gufo sul suo trespolo. Finalmente il moro si decise ad aprir bocca - "Ciao".
"C-Ciao ..." - sussurrò lei, guardandolo con un po' di timidezza.
"Come ... come stai?" - il solito sbocco di conversazione.
"Bene ... ehm ... e tu?" - rispondere a una così semplice domanda non era mai stato così difficile.
"Bene anche io ..." - e fine della conversazione.
Valery era seduta nelle retrovie e vedendo la situazione incepparsi, gesticolava cercando di incoraggiare Literius a parlare di più, a dire altro, mandare avanti la conversazione insomma.
"Ultimamente non ti vedo molto in giro ..." - la conversazione, miracolosamente, sembrò riprendersi - "Se non hai da fare oggi ... ti va di studiare insieme?".
Silva rivolse lo sguardo dalla parte opposta, probabilmente stava arrossendo ma non poteva saperlo.
"Cos'è ... questa sensazione?" - sentiva come una morsa al petto, qualcosa che le afferrava il cuore e lo stringeva forte. Faceva male. Ma perché?
Guardò davanti a sé, guardò a cattedra vuota, e capì. Sentiva come del rimorso. Si era dimenticata di Literius, il primo ragazzo che le sia mai piaciuto, e nella sua testa c'era soltanto il professore. Certo, non era bello e giovane come il suo compagno ma la capiva, la ascoltava e non la giudicava. Cosa le dava la certezza che Literius, sotto mentite spoglie, non avesse un secondo fine? La risposta era difficile da formulare e mentre ci pensava, irruppe nell'aula polverosa e colorata dalle mille fialette, Albus Silente. Il silenzio cadde nella stanza.
"Miei giovani Serpeverde" - cominciò il suo discorso, portandosi le mani giunte sul davanti - "Oggi non ci sarà alcuna lezione di pozioni, sono desolato".
Al contrario, esultarono tutti, seppur internamente.
"Avrete le prossime ore libere, fino all'inizio della vostra prossima lezione" - l'uomo anziano puntò il suo sguardo su Silva, stranita da quello sguardo - "Auguro una buona giornata a tutti" - e detto questo tutti si alzarano per correre fuori dall'aula.
"... Allora?" - domandò Literius.
Lì al momento non poteva dargli la risposta, prima voleva sapere perché il professore non era venuto a lezione, così gli rispose titubante - "T-Ti farò sapere più tardi" - e si alzò dal banco per dileguarsi nei corridoi dei sotterranei.
Valery e Literius si scambiarono uno sguardo deluso prima di uscire dall'aula: il loro piano era fallito e potevano solo aggrapparsi a quella risposta a metà.
Il tempo trascorse in fretta e si fece pomeriggio. Silva aveva fino a quel momento evitato di parlare con Literius, ogni tipo di contatto era categoricamente da evitare. Intanto, si era messa alla disperata ricerca del professore, partendo da un corridoio a caso della scuola.
"Dove cercarlo? Nella sua dispensa privata di pozioni? Il suo studio? Di fuori? O la sua camera magari?"
" ... "
"Ma cosa sto pensando?!".
Proprio in quel momento, tra uno studente che andava di là e uno di qua, le tagliò la strada Silente.
"Ma certo! Il Preside saprà sicuramente qualcosa!".
Senza domandarsi nemmeno due volte se fosse opportuno o meno, si precipitò verso l'uomo dalla lunga barba grigia - "S-Signor Preside!".
"Ah, buon pomeriggio signorina ... Shiverspine, vero?"
"S-Si ...".
"Ha bisogno di qualcosa?" - l'uomo le sorrise gentilmente, sospettando già cosa stesse per chiedergli.
Silva fece un grosso respiro prendendo, insieme a quanta più aria possibile, il coraggio di fare una domanda che forse nessuno avrebbe mai avuto la cura di porsi - "Ecco, ahm ... perché il professor Piton non è venuto a lezione oggi?".
"Si è ammalato, signorina. Ma non si preoccupi, non è nulla di grave, solo un po' di febbre. Tra una settimana tornerà sicuramente a fare lezione".
"Malato?" - pensò preoccupata le - "Per ... per colpa mia??".
Se ne sentiva colpevole. Era stata lei a trascinarlo ogni santo pomeriggio di fuori, sotto la neve al freddo. Avrebbe dovuto ammalarsi lei al posto suo. Lei che nemmeno riusciva a sentire il gelo invernale o il calore del sole. Eppure il professor Piton non aveva mostrato alcun segno di indebolimento, il giorno prima sembrava star bene. Che stesse cercando di nasconderlo?
"Signorina Shiverspine?".
La voce del Preside la fece tornare alla realtà.
"Sa, ci sono volte in cui l'essere umano è posto davanti a delle scelte, scelte che non può rifiutarsi di fare" - continuò lui.
"C-Come?"
"Ci sono solo due cose che spaventano l'uomo in casi come questi: la paura di fare la scelta sbagliata e pentirsene, e la paura dei giudizi altrui".
"Non capisco ..." - sussurrò lei, alquanto confusa. Perché tutto ad un tratto se ne usciva con queste metafore?
"Ma in questo caso, i giudizi non devono spaventarla. Perché non ci sarà nessuno a guardarla" - e detto questo, se ne andò.
Silva rimase sola nel corridoio poco trafficato, a fissare il vuoto - "Eh?"
"Significa che ... che ... che significa!?"
Corse a rifugiarsi in bagno per pensare e sopratutto per non farsi beccare ancora da Literius, o peggio ancora, Valery. Si rinchiuse in una delle cabinette e si poggiò con la schiena contro la parete, il suo sguardo rivolto verso l'alto soffitto.
"Che cosa faccio? Andare a studiare con Literius o vedere come sta il professore?"
Literius gli era sempre un po' piaciuto ma ultimamente era come se se ne fosse già dimenticata. Si erano parlati per la prima volta dopo solo tre anni di scuola passati a guardarsi da lontano. Oltre al suo aspetto, che trovava alquanto carino, non sapeva nient'altro di lui: partendo da che interessi avesse fino a cosa gli piacesse mangiare a pranzo. E lui non sapeva nulla di lei. Col professore invece era un po' diverso. Con lui parlava, si sentiva a suo agio, anche se discutevano di cose stupide e di poco valore. Era suo amico. O almeno, così credeva. Perché nel momento in cui pensava ad ogni volta che gli era stato molto vicino, a quelle poche volte in cui le aveva sfiorato le guance o i capelli, lei sentiva il cuore battergli forte. Un batticuore misto a paura e contentezza.
"Me ne sono innamorata? ... No ... non è possibile ... non si può ...".
Nonostante questo interrigativo fisso nella sua mente, Silva prese la decisione di andare a trovare il professore. Uscì dal bagno e tornò tra i corridoi. Destinazione: l'alloggio del professore.
{N.d.A.}
:33 > Probabilmente questi fantomatici alloggi non esistono ... ma ehi, è una fanfiction, non badateci, okay? :S Intanto volevo avvisarvi che presto arriverà una sorpresina ~ Terrò la bocca chiusa per la salvaguardia mia e vostra u _u Più mia che vostra :x Shiao! ~
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