Strani approcci - parte seconda

Il giorno dopo Silva si avviò al posto indicatole dal professore, dopo essersi assicurata che l'uomo avesse finito le lezioni e che la stesse seguendo da lontano. Aveva paura di uscire da sola dal castello, ma avere la consapevolezza di avere gli occhi della sua ombra puntati addosso, la tranquillizzavano. Arrivarci non era stato facile, ma ne valse la pena perché in quella zona non c'era davvero nessuno. Davanti a lei vi era una splendente pozza d'acqua ghiacciata. Tutt'intorno, solo vegetazione, al momento poco rigogliosa data la stagione. Con se aveva portato tutto l'occorrente per passare l'intero pomeriggio, fino al tramonto, sulla sponda di quel laghetto: il suo quaderno, matita, temperamatite, gomma da cancellare e qualche caramella. La ragazza alzò lo sguardo al cielo, disseminato di varie nuvole grigie e, proprio come aveva detto il professore, alcuni rami si intrecciavano in quell'angolo di cielo. Per non destare troppi sospetti, aveva deciso di indossare un cappotto e senza farsi troppi problemi si mise seduta ai piedi di un grosso albero piazzato lì davanti, tra la neve. Piegò le ginocchia in avanti e usando le gambe come appoggio per il quaderno, iniziò ad abbozzare qualche nuvola.

Intanto, non molto lontano, il professore si faceva strada lungo il sentiero che portava a quel posto, il punto in cui un tempo passava il suo tempo con Lily. Non avrebbe mai immaginato di consigliare un posto tanto speciale ad il primo alunno che gli passava davanti, considerando che lui non dava consigli (intenzionalmente buoni) a nessuno, ma sentiva che Silva Shiverspine era un caso particolare, uno per cui valeva la pena esporsi, giusto un pochino. Per via del freddo l'uomo indossava, al posto del mantello, una giacca lunga, un cappotto nero dall'aria elegante ma cupa; alle mani portava un paio di guanti in pelle neri che non lasciavano passare neanche un po' d'aria fredda. In poco tempo arrivò nel posto pieno di ricordi e vi trovò Silva, guarda caso seduta proprio sotto l'albero dove lui e Lily un tempo si stendevano a guardare il cielo e chiacchierare, giovani e spensierati. Silva alzò lo sguardo su di lui non appena fu nel suo campo visivo, lo squadrò per pochi attimi e poi tornò a disegnare senza dire una parola.

Piton gli si avvicinò e la salutò - "Buon pomeriggio".

"Salve" - la ragazzina rispose in tono disinteressato, quasi distratto, per come era immersa nel disegno.

Forse conversare con Shiverspine non sarebbe stato pou così facile. Forse per niente. Solo una perdita di tempo. Del suo prezioso tempo che avrebbe potuto trascorrere a risistemare i suoi polverosi scaffali pieni di pozioni di ogni genere e colore. Conversare di chissà che poi. Di cosa potevano mai parlare? Simili e vicini, ma distanti dentro. Quasi rassegnato ma troppo orgoglioso per darlo a vedere, il professore si poggiò con la schiena contro l'albero, guardando in direzione del lago.

Silva invece alzò lo sguardo, temendo che stesse guardando lei e il suo operato, ma smentì presto il suo timore e tornò a disegnare. Passarono a quel modo almeno un'oretta, circondati dal silenzio invernale. Ogni suono naturale era attutito dalla neve. Non una sola folata di vento, solo il freddo a far loro compagnia.

"Sta in piedi da almeno un'ora ..." - pensò Silva, quasi si stesse preoccupando per lui - "Forse dovrei chiedergli di sedersi?".

Con quel pensiero in testa alzò lo sguardo, non per rivolgerlo alle nuvole, ma per guardare l'uomo dietro di sè: era poggiato contro la ruvida corteccia dell'albero spoglio, con gli occhi chiusi e la testa leggermente posata sul tronco.

"È sveglio?" - domandò sussurrò senza farsi troppi problemi.

Severus sobbalzò, l'improvviso suono, per quanto pronunciato a toni bassi, interruppe il suo leggero riposo - "Si" - sbattè lentamente le palpebre con gli occhi un po' persi nel paesaggio davanti a loro.

"Guardi che può sedersi" - ammise lei.

"Fa freddo" - rispose lui - "L'ultima cosa che mi serve è indebolire le mie ossa con questo freddo".

"Come non detto" - pensò la ragazza - "Contento lei" - e tornò a disegnare.

Dentro di sé ammetteva che quella non era stata la miglior risposta che potesse dargli, ma dopotutto era la verità. Nonostante questo non fece passare molto tempo che finalmente si decise ad azzardare qualche mossa: con un'insolita fatica, si mise seduto a terra, accanto a Silva, con le gambe distese davanti a sè, il tutto sotto gli occhi sorpresi di quest'ultima.

"Si è deciso allora".

In cambio non ricevette alcuna risposta, ovviamente, e tornò con la testa sul quaderno.

"Ha già provato a disegnare altro?" - domandò lui.

"Certo che no".

"Ovviamente".

Non era proprio l'approccio giusto. Entrambi erano troppo uguali per poter costringere l'altro a parlare. Un po' presuntuosi e molto solitari. Dal punto di vista di lui, l'unica cosa era stare lì in totale silenzio, perché sapeva che sarebbe stato gradito quello, piuttosto che chiacchiere da salotto.

"Anche la scelta di farmi venire fin qui è stata una sua cosa professionale?" - domandò improvvisamente Silva senza distrarsi dal suo disegno.

"Possibile".

"Mh".

"Perché ha accettato questa proposta?" - la voglia di fare domande però restava. Ancora non era riuscito a capire perché durante le lezioni lo guardasse così assiduamente.

"Perché ..." - qualcosa la fece esitare, crucciò lo sguardo sulla nuvola storpia e grigia che stava abbozzando - "Perché si sta meglio da soli".

"Ma ora non è sola" - confermò lui.

Il tono seccato di lei disse tutto - "Così pare".

"Vuole che me ne vada?".

La ragazzina lo guardò facendo scattare la testa, con un'espressione preoccupata, per davvero - "No".

"Molto bene".

Dunque non voleva essere lasciata sola. Forse non lì. Ogni piccola cosa lo spingeva a voler sapere di più. Ora che ci pensava, c'era una cosa su cui ancora aveva dei dubbi, magari poteva cominciare con quello.

"Cosa c'era nella Stanza delle Necessità?".

La domanda mise la ragazza sulle spine: poteva dirglielo?

"N-Nuvole" - disse smorzando un sorrisetto nervoso, alzando lo sguardo al cielo.

"Sono la sua ossessione, mi pare si capire".

Già. Raramente si interessava ad altro. E definirla una con la testa fra le nuvole sarebbe stato il titolo perfetto per lei.

"Si ... ci sono tutto il giorno, ma nessuno alza mai la testa per guardarle".

In quel momento a Severus parve di cogliere un qualche commento profondo e importante. Si stava riferendo ancora alle nuvole, no?

"Strisciano lentamente nel cielo ... e vengono notate solo quando coprono il sole, quando sono d'intralcio. E non sono nemmeno grigie ...".

"Ah no?" - era curioso di sapere dove voleva andare a parare.

"Secondo lei ... le nuvole sono consistenti?" - per qualche ragione si paragonava alle nuvole. Lei era sempre nei paraggi ma nessuno la notava se non era tra i piedi. In più se oscurava il sole, quest'ultimo gliela faceva pure pagare. Provate ad immaginare chi fosse il sole.

"Non saperei ...".

"Io l'ho toccata una nuvola ..." - la ragazzina sorrise leggermente al cielo, pensando che la sagoma di quella nuvola era proprio accanto a lei e per qualche strano istinto cercò di farglielo capire - "Quando ero nella Stanza".

"Nella Stanza? Quindi ... quando ho sentito quella sensazione ..." - Piton si guardò la mano, la stessa che si sentì sfiorare quella sera. Dunque era lei.

"E non sono nemmeno grigie, le nuvole. Ci sono i colori nelle nuvole".

Colori? Nelle nuvole? E da quando? Severus guardava criptico la tredicenne che teneva lo sguardo fisso nel cielo. I suoi occhi splendevano come il ghiaccio sotto al sole, occhi che restavano impassibili ma sereni nella solitudine che trovavano in quell'infinito spazio azzurro.

"E di che colore sono?"

"Guardi bene" - lei indicò il cielo, facendo spostare gli occhi nocciola dell'uomo nella stessa direzione. L'indice di Silva era puntato su una delle tante nuvole di passaggio - "Che colori vede?".

"... bianco?".

"Si sforzi di più" - ripeté lei, all'apparenza un po' infastidita dalla risposta incerta del professore.

Severus guardò ancora una volta quella nuvola e non solo, si sforzò di guardare anche tutte le altre. Lentente iniziava a vedere i riflessi, le sfumature: in alcuni tratti, dove erano meno spesse, quasi gli sembrava di intravedere quell'azzurro degli occhi di Silva.

"Gialle ..." - iniziò mormorando lui - "Azzurre ... e grigie" - stavolta era più sicuro - "Ha ragione" - e tornò a guardare Silva, con una sicurezza che non aveva mai sentito prima - "Ci sono i colori nelle nuvole".

"Non tutte le persone se ne accorgono" - Silva sorrise malinconia, tuffandosi per l'ennesima volta con lo sguardo nelle nuvole.

"Già".

Piton capì cosa stava intendendo Silva: stava paragonando lei stessa ad una nuvola. Tutti la vedevano in un determinato modo e nessuno si sforza di guardarle attraverso. Di vedere i suoi colori e le sue sfaccettature. Eppure a lui sembrò di intravederle, quando poco prima aveva sorriso al cielo. Avrà mai sorriso così per qualcuno? Per la sua amica magari?

Senza rifletterci molto allungò la mano verso i capelli di lei e gli scostò una ciocca dietro l'orecchio, seppur un po' impedito nei movimenti per colpa dei guanti. Silva scostò lo sguardo verso l'uomo che gli stava accanto, rendendosi conto solo in quel momento di quanto gli fosse stato vicino per tutto quel tempo. Severus la vedeva arrossire ma Silva non sentiva nulla sulle sue guance, solo il suo cuore che stranamente aveva cominciato a battere veloce.

"Le mollette tra i capelli le stavano bene" - disse l'altro, con un'insolita dolcezza, non sembrava nemmeno lui.

Silva non riusciva nemmeno a rispondergli, gli occhi color ghiaccio erano fissi su quelli castani del professore, era decisamente vicino, più di quanto non lo fosse mai stato. Lui si avvicinò ulteriormente, incantato a sua volta da quelle schegge azzurre e splendenti, ma questo fece tornare alla realtà Silva, che indietreggiò con lo sguardo rivolto dall'altra parte.

"Ma cosa sto facendo?!"

Entrambi pensavano alla stessa cosa:

Sono il suo professore, sono un adulto.

Sono una sua studente, ho solo tredici anni.

Perché sento questa ... strana attrazione? 

Il resto del pomeriggio trascorse nel più totale dei silenzi. Silva continuò a disegnare nuvole fino a che non iniziò a scendere il buio, ed allora iniziò a dare segni di preoccupazione.

"Torniamo dentro?" - domandò lei ansiosa, alzandosi dal terreno seguita dall'uomo in nero.

"Certamente".

Iniziarono a camminare verso il castello e Silva non faceva altro che guardarsi intorno titubante, col timore di essere seguita, e questo atteggiamento non era di certo sfuggito al professore.

"Ha paura di qualcosa, Shiverspine?".

"Mh-mh ..." - strinse al petto il suo amato quaderno, avanzando il passo.

"E di cosa, se posso chiedere?".

"I Dissennatori ..." - sussurrò lei.

"Tutti hanno paura dei Dissennatori" - affermò lui un po' deluso, si aspettava chissà cosa e invece ...

"Ho tutte le ragioni per essere spaventata, più di chiunque altro" - ribatté lei quasi offesa, guardandolo un po' adirata.

"E quale sarebbero? Sentiamo".

Ma non arrivò risposta. Più passavano i minuti e più Silva tremava, non dal freddo ma dalla paura e Severus quasi si sentiva in dovere di consolarla, qualunque fossero le motivazioni che la spingessero a temere i Dissennatori fino al punto di non voler uscire da sola. Erano ormai giunti all'entrata del castello e si pentì di non aver fatto nulla fino a quel momento. Ma fatto cosa poi? Lui non poteva. Non doveva.

"Da qui in poi va da sola ... d'accordo?" - domandò lui sottovoce, una volta fermatosi davanti a lei. Nel mentre, aveva iniziato a nevicare ed entrambi avevano i capelli e gli abiti costellati di piccoli fiocchi di neve. Due ombre scure come la notte stellate di neve.

Silva rispose subito - "Si ..." - fece per andarsene ma si fermò prima di dargli le spalle - "Domani ... domani ci vediamo di nuovo lì?".

Piton si aspettava qualcos'altro, non una domanda del genere, ma se l'aspettava. Sarebbe tornato di nuovo a passare un pomeriggio immerso in lunghi in compagnia di una nuvola? Perché no.

"Si, stessa ora ... " - si avvicinò ancora una volta alla ragazzina. Inizialmente esitò, ma poi le carezzò velocemente la testa, con tutta la delicatezza che era capace di dimostrare - "Buonanotte ..." - concluse infine, lasciando Silva alla soglia del castello. Passarono pochi istanti e la ragazzina si rifugiò dentro l'edificio, con il quaderno che le faceva da copertura per il suo viso color ciliegia.

{N.d.A.}
:33 > Sono tornata alla carica! :D Chiedo venia se fin'ora può essere rrrisultata lenta e pallosa, ma ehi, c'est la vie u _u Intanto, non vi fate mai sentire, uffi :,( So che ci siete e.e Ma comunque, un grrrazie speciale va a LindaAngeloni7 u _u I tuoi commenti mi danno quel poco di furrrza in più che mi serve per alzare le mie chiappette e scrivere qualcosa XD E niente, bye bye a tutti! (☆ - ☆)/

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