Ore piccole

Dopo la cena in sala grande, che Silva aveva passato nel più totale dei silenzi mentre Draco non faceva altro che infastidire lei e Valery, le due risalirono nel loro dormitorio fermandosi prima in sala comune per chiacchierare un po'. I caminetti erano accesi e riscaldavano l'aria umida nella stanza, insieme ai vari studenti che leggevano o giocavano tra quelle quattro mura tappezzate di verde.

Valery e Silva si sedettero al loro solito posto, ormai era diventato come di loro proprietà e nessuno osava avvicinarvisi per paura che Silva potesse in qualche modo offendersi per averle rubato il posto.

Il posticino in questione era accanto ad una delle finestre dal vetro color smeraldo che di giorno illuminava l'intera sala insieme a tutte le altre vetrate, facendo splendere gli arazzi e i tappeti di un verde vivissimo. Si misero lì, inizialmente silenziose, a guardare gli altri componenti della casa. In particolare Valery si divertiva a guardare Draco che, non molto lontano da loro, era seduto ad un tavolo a giocare a scacchi magici con un loro compagno e stava miseramente perdendo: ad ogni mossa che faceva l'altro Draco si arrabbiava e minacciava di voler abbandonare la partita perché era troppo noiosa.

Silva invece era preoccupata. Quella discussione che aveva avuto con Larissa prima di cena l'aveva messa sulle spine, non sapeva cosa aspettarsi. Ma di una cosa era certa: doveva parlarne con Valery, approfittare del fatto che quelle tre antipatiche non fossero lì a guardarle di traverso e raccontarle tutto.

"Senti Valery ..." - iniziò Silva, parlandole a bassa voce.

"Mh?" - la chioma dell'altra vibrò nell'aria quando si voltò a guardarla.

"Prima ... quando sono salita a posare i libri ... ho parlato con Larissa" - e qui Valery si mostrò abbastanza sorpresa, avvicinandosi di più a lei, che continuò - "Cioè, lei ha parlato a me, dicendo che cercava te".

"Me? E cosa voleva?" - domandò curiosa.

"Non lo so, di certo non aveva intenzione di dirmelo ... in più ha detto che dovrei stare attenta ..." - ed abbassò lo sguardo.

Ora che ne era a conoscenza, nemmeno a Valery andava giù questa storia: dovevano stare attente? Che significava? L'ultima volta che Larissa disse una cosa del genere, una Tassorosso si svegliò con tutti i vestiti nell'armadio tagliuzzati in tanti piccoli pezzi, e la cosa peggiore era che Silente non poté farci nulla perché anche lei era il tipo con i genitori importanti e le prove contro di lei erano ben poche, o comunque ben occultate. Questo faceva andare in bestia la giovane Hilton, ed iniziò ad alzare la voce - "Se solo si azzardano a fare qualcosa, giuro che- ..." - fu fermata dagli occhi pallidi di Silva, che sembravano scongiurarla di non dare spettacolo e non arrabbiarsi.

"Silva, non possiamo lasciarle fare quello che vogliono ..." - continuò Valery, moderando il tono della voce.

"Lo so ..." - rispose l'altra, scostandosi da una guancia una sottile ciocca di capelli - "Ma anche se facessimo qualcosa ci daranno filo da torcere per tutto l'anno, se non quelli futuri ...".

Le due si scambiavano sguardi pensierosi, in cerca di una possibile soluzione, o un piano per prevenire qualsiasi cosa stessero progettando quelle tre.

"Potremmo dirlo ad un Professore, se non Silente stesso ... magari se glielo diciamo in anticipo ...".

"Potrebbe anche pensare che è tutto un nostro piano" - affermò Silva.

"Beh ... in effetti ... siamo pur sempre delle Serpeverde" - constatò Valery, un po' fredda. Ha sempre odiato quel genere di pregiudizi. Solo perché sei una Serpeverde, vuol dire che sei una pessima persona: non bisogna mai fidarsi di un Serpeverde. Ogni volta che ci pensava si convinceva sempre di più che forse il cappello parlante si sbagliò quel giorno di tre anni fa e che doveva essere mandata in un'altra casa.

"Reagiremo" - disse improvvisamente Silva, guardando l'altra negli occhi con serietà.

"R-Reagire?? Dici sul serio?? E come?? Insomma ...".

"Qualsiasi cosa faranno a noi, noi la faremo a loro"  - il tono della sua voce era ancora basso, ma fermo, sembrava davvero intenzionata a farla pagare amaramente a ognuna di loro.

"Ma Silva ... e se facessero qualcosa di .. di più ... non so ... fuori dalla nostra portata? Non possiamo abbassarci ai loro livelli se vogliamo farle smettere ... rischieremmo anche noi".

"Vero ... allora non ho idee" - ammise Silva, incrociando le braccia e guadando fuori dalla finestra un po' indispettita.

"Il minimo che possiamo fare è tenerci pronte ..." - concluse Valery, guardando insieme a Silva fuori dalla vetrata che lentamente si appannava per il freddo all'esterno. La neve non sembrava voler smettere di venir giù. Alcuni fiocchi si adagiavano sul davanzale esterno, accumulandosi a tutti gli altri e formando una sottile e morbida striscia di neve. Silva per prima staccò lo sguardo da quel silenzioso spettacolo per dare un'altra controllata alla sala. Ricevevano occhiate innocue dagli altri studenti, ma non poteva importargliene più di tanto. A lei bastava che non ridessero di loro, che non le prendessero in giro senza motivo.

Mentre con lo sguardo vagava sui volti di tutti i presenti, si ritrovò a guardare negli occhi Literius Rastamarvious, un ragazzo spesso silenzioso come lei, che era in un angolo a leggere insieme a qualche suo amico. Aveva dei capelli bruni solitamente scompigliati ma che gli davano un'aria carina, sembrava gentile rispetto a molti altri Serpeverde, in più aveva due occhi castani spettacolari che quando venivano colpiti dalla luce del sole sembravano fatti di miele. Gli capitava spesso di ritrovarsi a guardarlo, un po' gli piaceva, o almenp così sembrava. Si guardavano in silenzio, a distanza, mentre tutti gli altri in sala non si accorgevano di loro. Lui le sorrise. Lei abbassò lo sguardo imbarazzata, un po' di rosa si fece vivo sulle sue guance bianche come la neve.

"Accidenti ..." - mormorò senza rendersene conto, attirando l'attenzione di Valery che con una sola occhiata capì in che situazione si trovava l'amica.

"Perché non vai a parlargli?" - gli disse con tono incoraggiante.

"N-Non posso!".

"Come non puoi! Perché no?" - domandò allora Valery.

"Perché non gli piacerei ...".

"Ma se vi mangiate con lo sguardo!" - e a quel punto Silva fece gesto di far silenzio, mettendosi l'indice davanti alle labbra e arrossendo di più. Lei stessa se ne rese conto e si voltò subito verso la finestra per non farsi vedere da nessuno in quello stato.

"Ok ok, scusa! Eheh ..." - Valery non riusciva a fare a meno di sorridere quando faceva così. Erano la prova che Silva era umana come chiunque altro e, cosa ancor più bella, permetteva solo a lei di vederla così. Improvvisamente dimenticava come apparisse agli occhi di tutti e la vedeva semplicemente come una ragazza timida e insicura di se. Lasciava avvicinare solo chi sapeva non l'avrebbe delusa e Valery era stata una delle prime, se non la prima in assoluto.

Il tempo scorse veloce e si fece ora di andare a letto. Arrivò il Professor Piton in sala ad avvertire tutti di andare a dormire prima che mettesse in punizione l'intera casa. Tutti corsero nei propri letti senza fiatare, Larissa in particolare sorrise a Silva e Valery prima di rimboccarsi le coperte. Le due si scambiarono un'occhiata preoccupata non appena le loro teste si adagiarono sui cuscini; la disposizione dei letti era alquanto irritante, perché l'indifesa Silva si trovava proprio accanto a Larissa, mentre dall'altro lato, alla sua sinistra, c'era Valery. Le luci si spensero e lentamente tutte le ragazze nella stanza si addormentarono, una ad una cadevano nel mondo dei sogni. Valery cercava di rimanere sveglia per far compagnia a Silva il più possibile ma la stanchezza glielo impediva sempre. Larissa, dall'altra parte, fissava i capelli neri di Shiverspine che spuntavano da sotto le coperte, con un sorriso insolito. Poi si addormentò anche lei.

L'unica ancora sveglia era, appunto, Silva. Già negli anni precedenti le risultava difficile addormentarsi, ma quest'anno la cosa era peggiorata. Proprio non voleva saperne di dormire.

Quell'anno a sorvegliare Hogwarts c'erano i Dissennatori, i guardiani di Azkaban.

Silva non dormiva per questa ragione: se i Dissennatori si fossero avvicinati, lei non li avrebbe sentiti arrivare.

Si rigirava nel letto più volte, in cerca di una posizione comoda, provando a scacciare i pensieri negativi, ma erano più forti di lei. Non voleva che accadesse di nuovo.

Il suo sguardo era rivolto verso la finestra, con la paura che potessero arrivare da un momento all'altro senza che lei si accorgesse si nulla. Passarono almeno altre due ore prima che Silva Shiverspine riuscisse ad addormentarsi, ormai erano quasi le due del mattino. Alla fine si addormentava sempre, in un modo o nell'altro, ma era comunque una tortura per lei convincersi che sarebbe andato tutto bene.

E l'ombra
dall'altro lato della porta,
stanca ed assonnata,
si allontanò in cerca di riposo.

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