Ma c'è dell'altro
"Ancora un'altra cosa, Shiverspine ..." - mormorò Severus, sempre più stanco nonostante fino a quel momento non avesse fatto altro che porre domande a quella povera, lacrimosa ragazza. In quelle piccole gocce splendeva lo stesso azzurro spento delle sue iridi, poco illuminate dal candelabro che pendeva al centro della stanza.
"Perché ha - coff - così tanta paura dei Dissennatori?".
La domanda che meno di tutte voleva sentire. Il motivo della sua fobia, il motivo per cui quell'anno non avrebbe voluto metter piede ad Hogwarts.
"Perché ..." - la piccolina esitava a parlare, aveva troppa paura di rivelare una cosa tanto personale, perfino al professore. Smise di parlare e come presa da una sorta di attacco di panico silenzioso, lasciò scorrere le sue lacrime senza alcun freno.
Severus invece voleva a tutti i costi sapere il motivo di questa sua paura, ma farla parlare in quello stato, spaventata e col viso invaso dalle lacrime, sarebbe stato crudele. E di queste frivolezze lui se ne infischiava, spesso e volentieri. Ma non questa volta. Aveva un'idea sul che cosa fare ma non avrebbe dovuto farlo in principio.
L'uomo si spinse verso la parte centrale del letto, lasciando abbastanza spazio per far sì che un corpo piccolo e snello riuscisse a sistemarsi proprio accanto a lui. Nonostante i sensi un po' appannati, riuscì ad afferrare Silva per il polso e la tirò verso di sé con quella poca forza che bastava a rendere tutta la situazione imbarazzante e fuori dagli schemi. La ragazza strabuzzo gli occhi al gesto inaspettato, confusa e sempre più intimidita.
Senza dire una parola, l'uomo fece cenno alla ragazza di stendersi lì accanto a lui, senza ovviamente alzare le coperte, sarebbe stato troppo. Passò qualche istante e Silva si rifiutava di muoversi dalla sua posizione: mezza china sul letto del professore, a pochi centimetri dal suo volto. Quello sì che era guardare una persona da vicino, vicinissimo. Quei pochi attimi passati a specchiarsi l'uno negli occhi dell'altra sembravano non finire mai. Attimi in cui Silva non era mai stata così rossa in viso, attimi in cui non avrebbe sentito tutto il calore che il suo corpo stava provando. E proprio mentre nella testa di Silva iniziavano ad affiorare strani, veloci e fugaci pensieri, il professore fu colto da quella cosa che viene definita "azione fatta senza pensare".
Staccò la testa del cuscino, prendendosi tutta la calma del mondo e, posò le labbra su quelle della ragazza. Lei rimase come paralizzata, troppo presa dal panico del momento per allontanarsi da quel contatto imminente e che ora era in pieno svolgimento.
Lui si allontanò dalle labbra sottili di lei poco dopo, guardando poi in pieno volto la ragazza e aspettandosi di tutto: magari un urlo tra il terrorizzato e disgustato, un altro pianto, o una ramanzina magari. Ma lei si limitò a ricambiare quello sguardo stanco che era pronto ad analizzare ogni sua mossa.
Ma fu proprio grazie a quel bacio che Silva capì cosa volesse il professore. Senza proferire parola riguardo a quel gesto, si stese accanto a lui con i piedi che sporgevano dal letto verso il camino. L'uomo intanto, non si era mai sentito così male e allo stesso tempo bene in tutta la sua vita. Ora era lui quello a esitare, anche solo di muovere un muscolo.
"P-Professore ..." - sussurrò improvvisamente Silva per richiamare la sua attenzione, stando attenta a non alzare lo sguardo.
La voce di lei lo spinse ad agire: la avvicinò di più a sé con il braccio libero, stringendola in una sorta di mezzo abbraccio. Un abbraccio gentile e intenzionato a rincuorare la giovane. Un abbraccio di cui lei non avrebbe mai provato il calore. Nemmeno se lo ricordava più com'era abbracciare qualcuno e sentirne il tepore, ma in compenso riusciva a sentire il suo odore. Aveva lo stesso odore che c'era nell'aula di pozioni, probabilmente perché passava la maggior parte del suo tempo lì dentro, ma misto a qualche fragranza ... un fiore particolare di cui le sfuggiva il nome. Comunque sia, quell'odore riuscì a calmarla, chiuse gli occhi e per un po' si lasciò stringere dall'altro, senza pensare più a nulla.
"Continui pure" - disse ad un certo punto Severus, sentendola un minimo più calma rispetto a prima.
Silva teneva ancora la testa contro il petto del professore e riaprì gli occhi, emanando un sospiro stanco e triste - "Perché non li sentirei a-arrivare ... non li ho sentiti arrivare ...".
"Non li ha?" - ribattè lui un filino confuso.
"È successo ... poco prima che entrassi ad Hogwarts. Ero a casa, nel mio letto. Era notte fonda e stavamo dormendo tutti ... ad un certo punto sentii delle urla
... erano di mia madre ... mi svegliai e non appena aprii gli occhi mi ritrovai un Dissennatore che fluttuava proprio sul mio letto! Come se cercasse me! Mia madre era sull'uscio della porta di camera mia paralizzata dalla paura, mentre quel mostro era sul punto di farmi qualcosa di orribile ... subito dopo arrivò mio padre e per qualche ragione il Dissennatore scappò via ... se avessi sentito il freddo, me ne sarei potuta accorgere prima! E invece ho quasi rischiato di morire!!".
Dissennatori? A casa di una Serpeverde? Cos'era questa storia?
Silva riprese a piagnucolare, lasciandosi trasportare da quei ricordi spaventosi. Severus, giusto perché credeva che quelle lacrime sarebbero arrivate a farlo annegare nel suo stesso letto, iniziò ad accarezzarle la testa, facendo scivolare la mano sui capelli neri e lisci di lei. E per fortuna ebbe successo. Ogni tanto intrecciava le dita con alcune ciocche di capelli, sensazione che a lei sembrava piacere.
"E questo è il motivo per cui - coff - non riesce a dormire la notte ... non è così?"
"S-Si ...".
"I suoi genitori hanno indagato su questa "visita particolare" nel cuore della notte?".
"Non l-lo so ... n-non ne parlano mai ...".
Era troppo sospetto. Un Dissennatore irrompe in casa di purosangue e questi fanno finta di non aver visto nulla ... che fosse tutto collegato alla particolarità di Silva e alla sua sconosciuta provenienza?
"Capisco ..." - mormorò lui in risposta, senza aggiungere altro.
E tornò il silenzio, seppur per poco.
"P-Professore?".
"Si?".
Con una certa timidezza, Silva domandò - "P-Posso restare ancora un po' così?".
Lo sapeva bene che era inutile, ma il profumo che sentiva e la strana ma piacevole sensazione allo stomaco che stava provando la persuadevano a restare accanto a lui. Severus, ancora una volta, pensò poco alla risposta - "Mh ... va bene ... ma non si addormenti, o sarò costretto a spingerla giù dal letto per svegliarla".
"Ahah ..." - l'altra rise leggermente, consapevole che sarebbe rimasto uno scherzo fintanto che non si fosse addormentata sul serio - "Okay ...". Chiuse gli occhi e si concentrò unicamente sugli altri sensi disponibili che aveva: olfatto e udito. Perché non la vista, vi starete chiedendo? Beh, perché il professore stava facendo lo stesso. Teneva gli occhi chiusi e sentiva il dolce profumo che emanavano i capelli di Silva, probabilmente alla vaniglia, a giudicare da come quell'odore calmasse il suo mal di testa. Il suo corpo, all'apparenza fragile, era tutt'altro che freddo: era un corpicino caldo, tutto accoccolato contro il suo petto. Il suo respiro, che prima era veloce e sconnesso, ora era calmo leggero. Non era mai stato così con una ragazza, neanche da giovane. E la cosa lo fece riflettere, fin troppo.
"E se stessi sbagliando tutto? ... Quello che sta accadendo ... non può accadere ...".
Ma non riusciva a farne a meno: era consapevole che tutto quello che stava provando, compreso quello che stava provando la ragazza che stringeva tra le braccia, non sarebbe durato a lungo. Più ci pensava e più desiderava di non riaprire gli occhi che gli avrebbero mostrato la realtà per quello che era, qualcosa di impossibile. E mentre si perdeva nel labirinto che era diventato la sua mente, dolorante per il malanno che si era beccato, finì con l'addormentarsi lì com'era, con Silva accanto.
[ • • • ]
Era passata almeno un'oretta da quando i due avevano smesso di parlare e Silva era rimasta buona e tranquilla nella stretta del suo, a quanto pare, amato professore. Non si muoveva da un po', quindi presunse che si fosse addormentato e le parse una buona occasione che non le sarebbe dovuta sfuggire. Spinta da chissà cosa, con la sicurezza che si sarebbe sentita meno in imbarazzo dato lo stato di non-coscienza dell'uomo, appoggiò l'orecchio contro il petto di Severus.
Riusciva a sentire il battito del suo cuore. Era un po' sconnesso e lento, si capiva solo da quello che non si sentisse molto bene. Rimase a quel modo per qualche minuto, come a voler memorizzare quel ritmo, fino a che non alzò lo sguardo verso il volto dormiente del professore. Era carino vederlo dormire così profondamente una volta ogni tanto, uno di quei pochi momenti in cui il suo viso non era corrugato da sentimenti negativi. Silva ancora non capiva esattamente perché il professore le avesse permesso di stare sul suo stesso letto o perché gli avesse rubato il primo bacio della sua vita a soli tredici anni. Ma in quel momento gli sembrava la cosa più bella che potesse mai accadergli.
E mentre pensava a tutte queste cose, si ritrovò ad accarezzare i lineamenti di Severus, con fare delicato, come farebbe un venticello leggero. L'uomo percepiva ben poco, se non una sorta di solletico, che gli faceva fare smorfie e muovere la testa in modo da far svanire quella strana sensazione che disturbava il suo sonno.
Smise dopo qualche altro minuto e si alzò dal letto, sistemando i propri vestiti e coprendo per bene le spalle dell'uomo addormentato con le coperte.
"Manca poco all'ora di cena ..." - mormorò guardando in grosso pendolo addossato alla parete che prima non aveva nemmeno notato. Poi rivolse ancora una volta lo sguardo verso Severus, intristendosi al sol pensiero di doverlo lasciare da solo.
Prima però doveva pensare a cosa dire esattamente a Valery e inventarsi una scusa per Literius. Si sedette sulla sedia, davanti al caminetto e riflettè. Si rigirava continuamente tra le mani il fazzoletto di stoffa che le aveva dato prima il professore, pensando a quanto Valery valesse per lei. Era la sua migliore amica, in fin dei conti, e meritava di sapere la verità, anche se questo avrebbe comportato severi giudizi su quello che stava accadendo a Silva. Decise quindi di dirle la verità. Per quanto riguardava Literius invece ... quello avrebbe potuto aspettare un altro po'.
Il pendolo fece scattare l'ultimo minuto e si fecero le sette.
"È meglio che vada" - pensò alzandosi dalla comoda sedia - "Però ... voglio poter far qualcosa".
Si avvicinò al letto con i passi silenziosi di un gatto e gli diede un veloce bacio sulla guancia. Si diresse verso la porta con un piccolo sorrisino sulle labbra senza voltarsi indietro.
Uscì, e la porta si chiuse.
Successivamente, Severus aprì lentamente gli occhi. In volto aveva lo stesso identico sorriso.
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