Decisione ultima

Arrivò il giorno. Il giorno in questione era lontano dall'ultima nevicata. Ormai quel manto candido che rivestiva Hogwarts era scomparso da molto e Silva stava voletieri all'aria aperta, tranne di notte ovviamente. L'anno scolastico era quasi finito. Il calore del sole sulla sua pelle non era però paragonabile a tutti gli abbracci che in quei - ormai - mesi Severus l'aveva avvolta. Al tepore che la invadeva quando le loro labbra si incontravano. Ma più andavano avanti e più la ragazza si sentiva soffocare. Era consapevole. E anche il professore lo era.

Una mattina, finita l'estenuante ora di pozioni, tutti si lanciarono in una corsa sfrenata verso la sala grande. Solo la giovane Silva rimase indietro, per lasciare un foglietto sulla cattedra del professore ben nascosto sotto un libro, ma con quell'angolino bianco bello sporgente che avrebbe sicuramente attratto l'attenzione di un tipo attento ai dettagli come lui. Appena lui ci buttò l'occhio sopra, si ritrovò a leggere quelle parole in corsivo, inconfondibili:

"Rimessa delle barche,
prima di pranzo.
SS".

Non perse tempo e con fare disinvolto si recò di fuori, attraversando il lungo pontile in legno e raggiungendo il piccolo molo, il punto in cui le piccole barche venivano ormeggiate. E lei era lì.

I capelli erano cresciuti notevolmente e dal toccare le spalle erano quasi arrivati ai gomiti. Gli occhi erano più profondi, più azzurri come il cielo che gelidi come il ghiaccio. E per il professore non faceva molta differenza. A lui piaceva Silva per come vedeva il mondo, per la sua innocenza e per come ci mettesse un pezzetto del suo cuore in ogni piccola cosa che faceva, a partire da come si dedicava a ritrarre le nuvole, quando la conobbe.

Silva lo vide avvicinarsi e sentiva già il cuore battere forte, con tonfi profondi, come se volesse sprofondare a terra. Quando si ritrovarono faccia a faccia, parlare so fece difficile per entrambi. Severus spezzò il silenzio per primo, facendo vagare lo sguardo verso il lago alla sua destra - "Allora... finisce così?".

Quello era ciò che Silva non aveva il coraggio di pronunciare. Lo avevano sempre saputo entrambi che il loro amore non sarebbe potuto andare avanti... lo avevano realizzato già da molto tempo. Dicono sempre che l'età non conta... ma stavolta era troppa. Silva avrebbe desiderato tanto poter nascere prima e vivere con Severus... ma inutile dire che era una cosa impossibile.

La ragazzina sentì le lacrime iniziare a sgorgare e come a volerle nascondere, si precipitò ad abbraciare il professore più forte che poté, come se quella fosse l'ultima volta che lo avrebbe visto. Proprio come una bambina, strusciava il visetto contro le sue vesti scure e Piton fu alquanto sorpreso del gesto, che accolse comunque con un sorriso malinconico e delle carezze tra i capelli.

"M-Mi dispiace" - sussurrava Silva, dandosi la colpa per essersi innamorata ed aver dato speranze ad un amore che non sarebbe potuto durare. "Non c-ce la faccio...".

Il professore la allontanò da sé per potersi far guardare: gli occhi bluetti di Silva erano un po' rossi ma decisamente luccicanti per le lacrime.

"Va tutto bene Silva" - Severus le scostò qualche ciocca di capelli dietro l'orecchio, nonostante a trattenerli ci fosse quella splendida mollettina rosa che le aveva regalato a Natale. La indossava sempre ormai, come se fosse una parte di sé. "Non piangere... la colpa non é né mia né tua...".

Facile a dirsi. Non ci crederete, ma anche Severus avrebbe voluto piangere in quel momento; si stava facendo forza per entrambi, per non rendere quell'addio più doloroso di quanto non fosse già.

Silva teneva lo sguardo basso, provando un po' d'imbarazzo nel farsi vedere in lacrime.a quandl riacquistò la fiducia, alzò gli occhi e li puntò dritti in quelli scuri di lui - "Io... io non ti dimenticherò...".

"Silva..." - Severus voleva cominciare un discorso che nemmeno lui sapeva come articolare, ma venne interrotto dalla ragazza.

"Non m'importa quanto tempo passerà... quello che succederà... io non ti dimenticherò... non ci riuscirei neanche se volessi".

Stava comunque parlando al primo amore della sua vita, nato e stroncato a metà della sua fioritura... come dimenticare una cosa del genere? Dopo che le aveva anche salvato la vita? Viveva grazie a lui.

Dopo quelle parole, Severus capì che avrebbe fatto la medesima cosa. Una come Silva era difficile da dimenticare, se non impossibile. Si guardarono a lungo negli occhi, pregando che quel momento non finisse mai. La Serpeverde tornò ad abbracciarlo un'ultima volta prima di sforzarsi ad alzarsi sulle punte e baciarlo di sua iniziativa, con tutto l'affetto e l'amore che le restavano. Non avrebbe dimenticato quelle sensazioni, non quelle labbra e quel calore.

Quando si separarono anche gli occhi del professore erano lucidi. Più di prima. Silva capì che era il momento di andare... o sarebbe rimasta lì per sempre. Si allontanò lentamente da Severus, e ad ogni passo credeva di sentire come lo strappo di un tessuto, qualcosa che si rompeva. Ma lei non voleva questo.

"Ricordati del ritratto...".

Fu l'ultima cosa che gli sussurrò prima di lasciarlo solo. Il professore la guardò allontanarsi, mantenendo il contatto visivo con lei per tutti i gradini che li separavano dal castello.

Appena Silva sparì dalla sua vista, rivolse lo sguardo alle nuvole.

E sì, stava piangendo.

Severus lasciava scendere delle lacrime amare sul suo volto, stanco di dover abbandonare il secondo, breve, amore della sua vita. Ma non aveva altra scelta... però, proprio come era successo per il primo, era felice di aver potuto amare.




{N.d.A}
Per la rimessa delle barche ho immaginato esattamente quello riprodotto sul gioco per PS2 del Prigioniero di Azkaban... non so se qualcuno di voi l'ha mai giocato, ma era la mia location preferita (era inutile, perché non c'era niente di niente XD) e l'ho immaginata a quel modo... l'ho detto che è tutto lavoro di fantasia qui, quindi non picchiatemi se non è tutto uguale uguale all'originale! >_<

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