2.Finale Alternativo

14 luglio 1998

Un grido di puro terrore squarciò la quiete di Godric's Hollow, in Inghilterra. Lily lasciò cadere le posate nel lavello, sospirando; il gatto Toffie, prima acciambellato pigramente sul tappetto, schizzò fuori dalla porta aperta, proprio mentre James rientrava da uno dei suoi allenamenti con la squadra, la divisa da Quidditch ancora addosso. Bastò loro un'occhiata per intendersi e, in simultanea, si fiondarono sulle scale, diretti alla camera del loro primogenito.
                            *

Harry si svegliò da un sonno agitato, madido di sudore. Sulla parete candida della stanza suo padre gli sorrideva rassicurante dal poster dei Chudley Cannons. Un altro incubo: Voldemort, una luce verde, un urlo. E poi, il buio totale. Era sempre lo stesso: suscitava in Harry un senso di angoscia indescrivibile, che culminava nel momento in cui i suoi occhi incontravano quelli da serpente del Signore Oscuro, iniettati di sangue. Non ricordava come fosse sopravvissuto all'Anatema che Uccide, ma comunque non c'era più nessuno che avrebbe saputo spiegarglielo: suo padre e sua madre non erano in casa quel giorno, e i nonni erano morti. Non aveva modo di chiederglielo. Unico, inequivocabile segno del passaggio dell'Avada Kedavra era la sottile cicatrice a forma di fulmine che campeggiava sulla sua fronte, nascosta da un ciuffo disordinato di capelli corvini.
L

a serratura della porta scattò, lasciando filtrare la luce soffusa del sole pomeridiano. Gli occhi limpidi di Lily si spostarono sulla scrivania in mogano, sulla libreria traboccante di libri scolastici e sulla vecchia Firebolt sbeccata.
-Mamma, che ore sono?
Una voce proveniente dal cumulo di coperte e cuscini che era il letto di Harry la riscosse.
-Le due e mezza, tesoro.
-Non farò più nottata con Ron e gli altri.
Un sonoro sbuffo accompagnò le parole del diciottenne.
-Ancora quel sogno?
Suo padre si intromise nella conversazione; aveva la voce stanca e strascicava le parole: anche lui avrebbe avuto bisogno di dormire.
-Non capisco che senso abbia. Non l'ho sognato per anni e proprio adesso, rivivo tutto.
-È normale: sei preoccupato, come tutti di questi tempi.
-Vorrei solo poter chiedere a nonna Dorea o a nonno Charlus.
Un silenzio pesante scese tra i tre, interrotto solo dal ticchettio delle lancette della sveglia sul comodino.
-Domani viene Ginny a cena.
-Almeno ti sei scelto una ragazza che gioca bene a Quidditch.
-PAPÀ!
-Che c'è?! Era la mia benedizione!
                            *
James si lasciò cadere pesantemente sulla vecchia poltrona bordeaux del salone, massaggiandosi le tempie.
-Pensi che dovremmo dirglielo?
Lily teneva tra le mani una tazza di tè fumante: picchiettava il piede sul pavimento, visibilmente nervosa.
-Non credo. Teniamolo segreto ancora un po'... Il tempo di far calmare le acque...
A quelle parole, James alzò la testa:
-Non sono d'accordo. Ormai è abbastanza grande.
-È solo un ragazzo. Non è ancora pronto; conosci tuo figlio, si imbarcherebbe in qualche strana impresa con Ron e Hermione.
-Proprio per questo dobbiamo. E poi non credi che siamo stati egoisti a nasconderglielo?
-È solo per il suo bene.
Lily uscì dalla stanza, mettendo fine alla conversazione.
Solo per il suo bene, continuò a ripetersi. Non avrebbe saputo del sacrificio dei suoi nonni, non ancora.

Aveva i suoi genitori con sé.
Andava tutto bene.

AnonymusGirls_
_Henderson_is_mine_
AccioFirebolt_

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