chapter four
«Harry, dai veloce, siamo in ritardo.» Draco è davanti a lui di circa dieci passi e corre sicuro svoltando prima a destra e poi a sinistra.
Quando entrano in classe sono tutti silenziosi con le penne in mano.
«Per fortuna che la McGranitt non è ancora arrivata, non ci tenevo a fare tardi la prima lezione.» si lascia andare un sospiro di sollievo Harry mentre si accomoda. Sopra la cattedra un gatto grigio è seduto rivolto verso gli alunni. Questo fa un salto e si trasforma nella professoressa.
«È stata molto brava.» cerca di graziarla Draco per evitare di far perdere punti alla propria casa. La signora rimane in silenzio.
«Ci siamo persi...» mente Harry, in realtà lui si era svegliato tardi e il biondino stava cercando di farlo alzare dal letto in tutti i modi.
«Magari potrei trasformarvi in due orologi, così eviterete di fare ritardo la prossima volta.»
«Ci scusi professoressa.» abbassano la testa i due ragazzi.
«Mi auguro almeno che starerete attenti durante la lezione.» li guarda severamente lei.
«Sappiate che la trasfigurazione è una materia assai difficile e molto pericolosa, ci vuole quindi il massimo impegno e la massima attenzione durante le mie ore.»
Poi inizia a trasformare oggetti in animali e viceversa. Dopo numerosi appunti e dolori alle dita la McGranitt assegna a ognuno un fiammifero. Il loro compito è trasformalo in ago. Harry si arrende quasi subito, non pensava fosse così difficile la magia.
All'ora di pranzo la stanza è gremita di ragazzi.
«Occhi di coniglio, rumore di fischio trasforma quest'acqua in whisky!» recita uno dei grifondoro.
«Che sta facendo?» chiede Harry a Draco.
«Sta provando a trasformare l'acqua, peccato che non si faccia così, sicuramente andrà storto qualcosa, non devi fare incantesimi se non sei sicuro della riuscita... ecco sta a vedere.»
«Occhi di coniglio...» un'improvvisa esplosione blocca le parole del ragazzo. La sua faccia mostra macchioline nere di cenere e i capelli sono drizzati in aria come quando infili il dito nella presa elettrica. Tutti scoppiano a ridere e il ragazzo si guarda le mani deluso. Un bubolare di gufi inizia a insinuarsi nelle orecchie di Harry e mano a mano diventa sempre più forte.
«Uh posta.» sorride il biondino.
«Posta?»
In quell'istante innumerevoli gufi prendono a volare nella stanza portando con loro carte e cartoni da imballaggio. Li lasciano cadere affianco agli studenti (Alcuni anche sopra le loro teste) e poi si allontanano. Succede tutto molto velocemente.
«Non ci è mai rimasto secco nessuno per questa cose?» chiede Harry mentre un giornale arrotolato plana nel suo piatto.
«Non che io sappia.»
«Cos'è?» chiede un ragazzo dei grifondoro guardando una palla di vetro piena di fumo bianco.
«È una ricordella, so tutto di quell'oggetto. Il fumo al suo interno diventa rosso quando ti scordi qualcosa.» risponde la ragazza che tiene la mano sempre alzata, Harry la trova antipatica. È sempre in cerca di nuovi modi per dimostrare il suo sapere, è molto presuntuoso.
«Peccato che io non ricordi cosa ho dimenticato.» esclama lui sconsolato notando che il fumo diventa rosso.
I ragazzi vengono poi accompagnati nel cortile. Un'immenso prato verde si estende davanti a loro. Alla destra di ogni ragazzo è presente una scopa dal manico di legno marrone chiaro.
"Ora ci insegneranno a volare come le streghe" ride Harry tra sé e sé.
«Benvenuti alla prima lezione di volo.» dice una signora dai capelli bianchi corti e gli occhi piccoli e vispi con indosso una tunica nera. Il ragazzo stenta a credere che sia vero.
«Tendete la mano destra e dite "su"!» Spiega la professoressa. Tutti gli studenti si mettono alla prova. Un susseguirsi di "su" si propaga per tutto il cortile. Quando Harry ci prova al primo colpo e la scopa sale su senza bloccarsi o ricadere tutti si girano verso di lui per qualche secondo, e, ovviamente, il ragazzo sorride soddisfatto: è la prima cosa che gli riesca da quando è lì. Il secondo a riuscirci è Draco e poi, uno a uno, piano piano tutti, anche con qualche intoppo di mezzo (tipo il manico che finisce dritto sul naso), riescono ad avere la scopa tra le mani.
«Una volta afferrata la scopa dovete montarci e, mi raccomando, aggrappatevi bene, scommetto che non vogliate cadere mentre state volando. Quando soffio con questo fischietto dovete darvi una forte spinta con i piedi e tenere la scopa ben salda, non lasciatela. Sollevatevi un momento, inclinatevi leggermente in avanti e ritoccate terra. Tre due uno.» La professoressa fischia. Mentre tutti si preparano a staccare i piedi da terra un ragazzo si alza più del dovuto.
«Signor Paciock, ritorni subito qui.»
«Giù giù!» urla lui mentre perde il controllo della scopa. Quest'ultima comincia a vagare per il cortile, passando da destra a sinistra in poco, e il ragazzo, cercando inutilmente di fermarla, barcolla non poche volte e arriva addirittura a girare su se stesso. Intanto si avvicina pericolosamente al muro di mattoni della scuola fino ad andarci a sbattere ben tre volte. Si abbassa fino quasi a toccare terra e i compagni sono costretti ad aprire uno spazio per farlo passare con la scopa se non vogliono essere travolti. Alla fine si ferma impigliato a circa duecento metri da terra salvato dalla sua giacca, che però si spezza così lui cade a peso morto sul terreno. La professoressa si fa largo tra gli studenti per controllare il ragazzo. Alla fine appura che si è rotto il polso e lo porta in infermeria.
«Mi raccomando voi tenete i piedi ben saldi sul prato mentre lo accompagno, altrimenti verrete espulsi.» dice.
A terra è rimasta la ricordella del ragazzo, probabilmente gli è cascata durante la caduta.
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