Una favola della buonanotte...un po' particolare
C'era una volta, in un tempo molto lontano, in un luogo dove la vita regalava ben poche gioie (soprattutto a chi possedeva il dono della magia), una famiglia composta da tre fratelli e una sorella. Il suo nome era Veronica, terza di quattro.
Purtroppo i genitori morirono in un incidente poco dopo la nascita dell'ultimo figlio.
I quattro fratelli, affidati ad uno zio che viveva nelle campagne di Birmingham, inconsapevoli dei loro poteri inespressi, trascorsero i primi anni della loro vita cercando il modo migliore di andare avanti fino al giorno in cui la magia bussò letteralmente alla loro porta. Uno sconosciuto, che si presentò come Dexter Fortebraccio, disse di poterli aiutare a scoprire i loro poteri magici. I ragazzi, incuriositi, si guardarono l'un l'altro: le vesti sporche e stracciate e il lerciume che li circondava li spinsero a sperare in una vita più fortunata. Iniziò il loro personale viaggio all'interno del mondo magico. Fortebraccio portò per mano i ragazzi nei labirinti della magia, fra pozioni ed incantesimi, formule e dissimulazioni... poi scomparve. Lasciò solo un biglietto che li esortava a migliorarsi e diventare più potenti, invitandoli ad entrare nella scuola di magia di Hogwarts della quale stava per diventare preside.
I ragazzi pensarono fosse troppo dispendioso nonostante le agevolazioni che avrebbero potuto ricevere.
Passati diversi anni i ragazzi non solo impararono ad affinare le loro capacità, ma conobbero anche un nuovo mondo in cui vennero a contatto con persone simili a loro. I quattro, ancora in giovane età, si fecero una promessa:
‹‹Useremo la magia solo per fare del bene, la nasconderemo agli occhi di chi la ignora e faremo di tutto affinché queste regole vengano rispettate. Non sarà facile, ma insieme ci riusciremo››.
Si impegnarono a mettere per iscritto queste regole per tramandarle ai posteri. Vera, l'unica donna del gruppo familiare oramai bellissima, mora, dai grandi occhi neri e dal portamento elegante e raffinato, fu incaricata alla stesura del testo. Presa una pergamena si mise sulla scrivania:
Prima Legge: "Un Mago non può recar danno ad un non mago o babbano che dir si voglia, né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, un essere babbano o nonmago riceva un danno".
Seconda legge: "I maghi devono sempre agire nel bene senza mai contravvenire alla prima legge".
Terza legge: "I maghi dovranno proteggere la propria esistenza purché non contrasti con la prima e la seconda legge".
Dopo qualche ora di duro lavoro Vera, come si faceva chiamare la ragazza, invitò i fratelli a dargli un'occhiata.
‹‹Vera, è perfetta››, esclamarono i fratelli con entusiasmo. La ragazza aveva buttato giù le basi di quello che, nel 1692, sarebbe stato redatto, in termini diversi, come "Codice di Segretezza Magica" .
Passarono un paio di anni senza problemi fino a che, un giorno, i quattro fratelli, che viaggiavano lungo una strada tortuosa e solitaria al calar del sole, giunsero nei pressi di un fiume troppo profondo per essere guadato e troppo pericoloso per essere attraversato a nuoto. Tuttavia, essendo ormai versati nelle arti magiche, bastò loro agitare le bacchette per far comparire un ponte sopra le acque infide. Ne avevano percorso metà quando si trovarono il passo sbarrato da una figura incappucciata: era la Morte. Era arrabbiata perché quattro anime l'avevano appena imbrogliata: di solito i viaggiatori annegavano in quel fiume.
La Morte, però, era astuta. Finse di congratularsi con i quattro fratelli per la loro magia e spiegò che ciascuno di loro meritava un premio per essere stato tanto abile da sfuggirle.
Così, il fratello maggiore, che nel corso del tempo diventava sempre più bellicoso, perdendo la retta via indicata dalle leggi, chiese una bacchetta più potente di qualunque altra al mondo. Bramava una bacchetta che facesse vincere al suo possessore ogni duello. Bramava una bacchetta degna di un mago che aveva battuto la Morte! Così, la Signora Incappucciata si avvicinò a un albero di sambuco sulla riva del fiume, prese un ramo e ne fece una bacchetta che poi diede al fratello maggiore.
Il secondo fece un passo avanti, altrettanto arrogante volle umiliarla ancora di più. Chiese il potere di riportare in vita tutti coloro i quali lei aveva già chiamato a sé. Così la Morte raccolse un sasso dalla riva del fiume, lo diede al secondo fratello e gli disse che quello avrebbe annullato l'effetto del suo bacio mortale.
La Morte chiese, poi, al minore che cosa desiderasse. Il fratello più giovane era il più umile e anche il più saggio dei quattro. Non si fidava della Morte, perciò chiese qualcosa che gli permettesse di andarsene senza che questa potesse seguirlo. E lei, quasi sofferente, a fatica, prese un lembo di stoffa della sua tunica ed emise un ghigno sordo mentre lo strappava. Dalla posizione delle sue braccia, nel porgere quel brandello di tessuto ai presenti, parve chiaro lo sforzo dell'Incappucciata di concedere tanto ad un comune mortale. Il giovane ora aveva fra le sue mani il Mantello dell'Invisibilità.
Con il pensiero già perso nelle sue fantasie di vendetta, la Morte rivolse lo sguardo all'unica donna del gruppo. Le pose la stessa domanda fatta ai fratelli. La ragazza, di getto, reclamò il suo dono: ‹‹voglio qualcosa che racchiuda in sé il potere dei doni ricevuti dai miei fratelli››.
Il suo scopo recondito, dopo aver seguito con attenzione l'atteggiamento dell'antica signora alle richieste dei tre fratelli, ed aver intuito i suoi piani di vendetta, era possedere qualcosa che la Morte stessa, pur volendo, non avrebbe potuto contrastare anche nel caso in cui uno dei tre doni fosse venuto meno. La morte fece un balzo indietro, ma poi si calmò e prese da sotto il suo mantello un oggetto molto particolare per forma e potere e lo consegnò alla ragazza che lo guardò. Erano due triangoli uniti tra loro alla base. Ognuno aveva un lato di pietra, uno di stoffa e la base di legno.
La ragazza prese il manufatto e sorrise soddisfatta.
Poi la Morte si scansò e consentì ai quattro fratelli di continuare il loro cammino, e così essi fecero, discutendo con meraviglia dell'avventura che avevano vissuto e ammirando i premi che la Morte aveva loro elargito.
A tempo debito i fratelli si separarono ed ognuno andò per la sua strada.
Il primo fratello viaggiò per un'altra settimana o poco più e, quando ebbe raggiunto un lontano villaggio andò a cercare un altro mago con cui aveva, da tempo, una disputa. Armato della Bacchetta di Sambuco non poté mancare di vincere il duello che seguì. Lasciò il nemico a terra, morto, ed entrò in una locanda, dove si vantò a gran voce della potente bacchetta che aveva sottratto alla Morte in persona e di come essa l'aveva reso invincibile. Quella stessa notte, un altro mago si avvicinò furtivo al giaciglio dove dormiva il primo fratello ubriaco fradicio. Il ladro rubò la bacchetta e per buona misura tagliò la gola al fratello più anziano. E fu così che la Morte chiamò a sé il primo fratello.
Nel frattempo, il secondo fratello era tornato a casa propria, dove viveva solo. Estrasse la pietra che aveva il potere di richiamare in vita i defunti e la girò tre volte nella sua mano. Con sua gioia e stupore, la figura della fanciulla che aveva sperato di sposare, prima della di lei prematura morte, gli apparve subito davanti, ma era triste e fredda, separata da lui come da un velo. Anche se era tornata nel mondo dei mortali, non ne faceva veramente parte e soffriva. Alla fine il secondo fratello, reso folle dal suo disperato desiderio, si tolse la vita per potersi davvero riunire a lei. Fu così che la Morte chiamò a sé il secondo fratello.
Sebbene la Morte avesse cercato il terzo fratello per molti anni, non riuscì mai a trovarlo. Fu solo quando ebbe raggiunto una veneranda età che il fratello più giovane si tolse il Mantello dell'Invisibilità per regalarlo a suo figlio. Dopodiché salutò la Morte come una vecchia amica e andò lieto con lei, da pari a pari, congedandosi da questa vita.
Veronica, in realtà, fu la prima a lasciare il mondo dei vivi.
La morte, che non avrebbe mai voluto esaudire la sua richiesta, lo fece ugualmente. Averlo equivaleva ad avere suoi stessi poteri, la ragazza avrebbe potuto decidere della morte e della vita, così come poteva fare la Vecchia Signora. Il giorno seguente all'incontro con la morte, la ragazza, ormai sola nel suo cammino, venne affiancata da una figura ambigua, simile a quella del giorno precedente che, però, non era la morte. Nonostante la ragazza chiese chi fosse, questa non rispose, accennò solo di essere un umile servo della morte stessa, poi iniziò a spiegare cosa ci facesse lì.
‹‹Sono qui per ordine della mia padrona, per farti vedere il tuo futuro, mostrarti ciò che succederà se proseguirai a vivere tenendo con te il dono fatto dalla morte...››.
Dopo un attimo di silenzio la figura riprese e parlare:
‹‹Avrai anni di sofferenza per le persecuzioni che la morte darà ai tuoi fratelli e a te, fino a che non li ucciderà facendo soffrire loro le pene più feroci, ma se avrai l'accortezza di accettare la sua offerta, essendo lei magnanima, li risparmierà››.
La ragazza, impaurita, chiese quale fossa la proposta.
‹‹Nascondi il tuo dono in un posto dove mai nessuno possa trovarlo, e concediti a lei senza remore, così, solo così, i tuoi fratelli verranno risparmiati››. La ragazza accettò per nulla intimorita, conscia di aver appena salvato la vita dei suoi amati fratelli.
Prima, però, scrisse una pergamena che nascose in una casetta lì vicino, nelle campagne di Birmingham, per poi consegnarsi fiera del suo gesto. La ragazza non seppe mai che la morte non avrebbe rispettato la parola, e a distanza di una settimana avrebbe iniziato a uccidere i suoi altri tre soggiogatori...
ANGOLO DELL'AUTORE
Spero che la voglia di leggere vi sia venuta da questo primo capitolo ma se non è arrivata provate ad arrivare al secondo capitolo così magari vi arriverà.
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