Un piano contorto
<<Amore, sono a casa>>Aveva appena varcato la soglia della porta, dopo quella lunga giornata, che a dirla tutta, era sembrata infinita. Non osava più smaterializzarsi dentro casa, dopo che Ginny, l'ultima volta che lo fece, al suo apparire, gridò così tanto da far affacciare tutto il vicinato. Normalmente non era così timorosa, anzi, ma in questo periodo tanto incerto, in cui era ormai ovvio che stessero cercando Harry per ucciderlo, era particolarmente suscettibile ad ogni movimento brusco.
<<Era ora, ero terrorizzata. Ho saputo di Godric's Hollow, pensavo fossi lì.
Pensavo che non saresti tornato neanche oggi...>>disse con voce piena di orrore, <<di sopra c’è Teddy, stasera starà qui. Andromeda aveva bisogno di riposare, mi ha chiesto la cortesia di tenerlo, non ci ho pensato su due volte ad accettare>> Ginny era in cucina e prima che Harry si affacciasse, aveva già cominciato a parlare, o meglio dire, gridare.
<<Hai fatto benissimo amore, ci vuole proprio una distrazione>> una volta che lo sguardo di Harry incontrò quello di Ginny, la rossa, vide che il suo viso era solcato dalla stanchezza: le occhiaie, ora più profonde e scure, facevano intuire il suo grosso sforzo nell’essere ancora sveglio. <<Harry, cosa c’è?>>
<<ho... io, devo…>> non riusciva neanche a dirlo, il solo pensiero di mettere alla prova qualcuno lo turbava. Ancora più difficile, se il compito era testare la fedeltà di Ron, il suo migliore amico e fratello di quella che sarebbe dovuta già essere sua moglie, o Hermione, praticamente sua sorella: la conosceva da quando aveva undici anni, e per sette anni è stata un’amica, una sorella, una confidente, e a tratti, aveva fatto anche le veci di sua madre. Forse, il più semplice da accusare era Draco, ma anche questo gli risultava difficile, maggiormente ora, che finalmente quando lo guardava negli occhi, vedeva solo verità e sincerità.
“Però forse il lupo perde il pelo ma non il vizio”. Ormai non faceva che ripetersi queste parole da ore, fra sé e sé. Era decisamente il più facile da prendere come caprio espiatorio... "Ma devo essere giusto, devo raccogliere prove, devo dargli la possibilità di smentirmi".
Alla fine si decise a spiegare la situazione a Ginny, nonostante la paura di ferirla e di perderla, voleva essere sincero con lei, ameno con lei doveva. Era l’ultima persona cui potersi affidare, a cui chiedere un consiglio, ma lei, in compenso, come ormai doveva aver imparato da tempo, con una tranquillità quasi innaturale, disse che era giusto che lui facesse tutto ciò, che verificasse a fondo su tutti, anche su Kingsley stesso.
<<Harry>> cominciò a dire, <<sono sicura che farai la cosa giusta, così come hai sempre fatto. Il tuo cuore è troppo puro per incolpare qualcuno senza averne le prove, ed è quello che certamente farai. Quando avrai un verdetto, indipendentemente da quale sia…>> a questo punto la voce si strozzò, non riuscì a terminare la frase: anche per lei il pensiero era troppo doloroso, ma si fece capire lo stesso, con lo sguardo.
<<Lo so>> disse Harry abbracciandola <<ho capito, tu mi sarai comunque accanto, chiunque sia il traditore>>
La serata proseguì. Cenarono in tranquillità, come non facevano più da tempo, e si divertirono entrambi a coccolare e giocherellare con Teddy, facendo, a tutti gli effetti, la famigliola felice.
Durante la cena arrivò un gufo da Shackebolt, nel quale informava Harry che la squadra di pattugliamento era pronta a lavorare con lui. Harry prese una pergamena e rispose velocemente.
Caro ministro, la ringrazio. Se vuole gentilmente farli venire a casa mia, le sarei davvero grato. In questo caso, sono sicuro che sia la soluzione migliore, altrimenti, sarò comunque lieto di venire io stesso.
Saluti,
Harry Potter
Harry si affrettò a legare il rotolino alla zampa di Nunzio, il gufo che condivideva con Ginny, e gli sussurrò di portare la risposta il più velocemente possibile.
A distanza di poco tempo da che Nunzio era partito, giunse un ulteriore gufo, che dava conferma alla sua richiesta e comunicava che da lì a un quarto d’ora, la squadra sarebbe arrivata a casa sua. Harry mise a fare il thè, e si rivolse alla rossa: <<Ginny, sarei felice se ci fossi anche tu, sempre se vuoi>>
<<Oh no Harry, non voglio! e poi c’è Teddy. Io sarò in cucina se avrai bisogno, ma preferisco non essere parte attiva in questa faccenda. È una cosa tua, e solo tua. È lavoro, ingrato, ma pur sempre lavoro, quindi non ha senso che io ci sia>>
<<Ma... ok d'accordo. Lo sai che ti amo?>>
Ginny non fece a tempo a rispondere, interrotta dal bussare alla porta. Dopo aver sorriso al fidanzato, controllò di essere in ordine e presentabile, sistemò la camicetta bianca che indossava, e andò ad aprire.
<<Prego, prego, entrate pure, il thè è quasi pronto>> Harry era sopraggiunto e attendeva che i quattro maghi entrassero, <<la donna che vi ha aperto la porta è la mia futura moglie, Ginny Weasley. Ora, se volete seguirmi nello studio!>> disse indicando la stanza poco distante dall'ingresso.
Dopo aver fatto entrare i maghi, e aver fatto comparire, con un colpo di bacchetta, altre due sedie nella stanza, ancora sulla soglia della porta, si voltò a guardare Ginny, e facendole un sorriso, tirò la porta dietro di sé.
<<Ah, Harry... Anche io!>> detto questo, la ragazza si allontanò definitivamente mentre sul suo viso faceva capolino un ghigno di soddisfazione.
Harry, ancora sorridente, chiuse totalmente la porta, e si accomodò sulla sedia dietro la scrivania. <<Bene, non voglio sembrare un falso modesto, quindi non mi presenterò, sono certo che voi sappiate perfettamente chi io sia, quindi...>>
L'uomo seduto davanti a lui, fece una risata strozzata e poi, prese a presentarsi, lo seguirono anche il collega, e le due donne accanto a loro. Finiti i convenevoli, iniziarono subito a lavorare. Il più anziano del gruppetto, nonché il primo ad essersi presentato, come tutti gli altri, portava una borsa a tracolla, poco più grande di una ventiquattrore. Si chinò e prese una serie di mappe che poggiò sulla scrivania. Erano tutti e quattro vestiti di grigio, un grigio topo abbastanza squallido ma, evidentemente, utile a confondersi meglio con i palazzi della città, pensò Harry. Dalla borsa di una delle due donne, quella bionda, con i capelli raccolti in un piccolo chiffon e il viso abbastanza scavato, si intravedeva una maschera, tutto bianca, della grandezza di una faccia normale, probabilmente magica, che forse cambiava sembianze a suo piacimento. Dalla tracolla della collega, che al contrario dell'altra aveva i capelli corti, neri e il viso nettamente più rilassato, intravide sbucare degli abiti, chiaramente babbani.
<<Allora signor Potter...>> iniziò l'uomo, ma fu subito interroto da Harry: <<la prego, mi chiami Harry>>
<<D'accordo, Harry, qui e qui>> disse indicando due punti sulla mappa, <<abbiamo individuato due luoghi di raccolta dei seguaci, ovvero dove vengono accolti, prima di essere portati qui>> e spostò velocemente il dito, in un punto molto più in alto nella mappa, quasi al confine della cartina <<dove vengono fatti arrivare, per procedere allo smistamento>> concluse l'uomo con tono deciso.
La donna dai capelli bruni, forse la più giovane del gruppetto, notò la perplessità sul viso di Harry: <<Si, siamo riusciti a sentire quello che fanno là dentro. Vengono suddivisi per compito, c'è chi fa parte delle squadriglie di assalto, ovvero sono quelli che hanno attaccato questa sera a Godric's Hollow, o a Hogmeade o a Hogwarts. Poi, ci sono quelli che chiamano "sentinelle", ovvero quelli che procurano le prede per gli attacchi: vengono fatte vagare in cerca di gruppetti di persone da attacare; ultimamente solo nati-babbani e mezzosangue. Ed infine, i "muri"...beh, di loro non sappiamo molto, spariscono immediatamente dopo la nomina>>
<<Ma... ma tutto questo è orribile!davvero orribile>> esclamò Harry mentre il suo volto si contorceva in smorfie di disgusto.
<<No, Harry>> intervenne per la prima volta il secondo uomo, visibilmente più giovane del collega, con capelli castano scuro, medio-lungi, legati in una piccola coda, <<la cosa orribile non è questa, la cosa orribile, è che più cerchiamo di fermarne qualcuno, meno ci riusciamo: ogni volta che siamo a tanto così>> disse mostrando pollice e medio separati da una linea impercettibile di aria, <<ci sfuggono>>.
<<Questo è il motivo per cui siete qui>> affermò Harry, che riprendendo lucidità, proseguì, <<siete qua, per cambiare le cose. È ormai ovvio che c'è una fuga di notizie, una talpa!>>
I quattro rimasero diverse ore a casa di Harry, lavorando alla preparazione del piano, interrotti solo da Ginny, che portò loro il thè con dei biscotti, fermandosi nella stanza giusto per il tempo necessario a posare il vassoio.
Solo quando era ormai notte inoltrata si congedarono, per darsi appuntamento due giorni dopo. La preparazione del piano prevedeva la decisione dell'orario degli attacchi, metodi di arrivo a destinazione, protezioni da utilizzare, e reparti che avrebbero partecipato. Da definire rimaneva solo chi sarebbe stato a capo delle vari spedizioni. Quello lo avrebbe saputo solo Harry e ,ovviamente, nessuno dei cinque partecipanti alla riunione a casa Potter, avrebbe fatto voce su quali fossero i luoghi da attaccare. Per essere certi di ciò, sigillarono il patto con un "Incanto Fidelius" per cui ognuno di loro, era il custode segreto di uno dei luoghi destinati all'attacco, più altri due che erano stati individuati. Ogni precauzione era stata presa. Ora mancava solo il "via alle danze".
*
Nel giorno seguente alla riunione, gli attacchi furono due, uno ad Hogsmeade: dove, per un mero colpo di fortuna, durante l'attacco comparve Abeforth Silente, che riuscì a far sì che nessuno morisse. L'altro, meno fortunato, fu a Diagon Alley, dove i morti inceve furono due, e si contarono diversi degenti al San Mungo.
Quella sera Harry, mediante il ministro, finalmente convocò Ron, Draco ed Hermione, assieme a Scipius, il signor Weasley e Bill. Di comune accordo, fu Shackebolt a parlare, disse esattamente le parole che Harry aveva detto di usare, ma nessuno dei presenti seppe la destinazione dell'indomani. Harry aveva deciso che le spedizioni sarebbero state contemporanee, solo in quel modo avrebbe avuto la certezza di scovare la talpa.
L'ora era fissata per le sei e trenta: l'obiettivo era di riuscire ad arrivare a destinazione entro le sette, quando, come avevano detto quelli della squadra di pattugliamento, i seguaci venivano assoldati o smistati.
Fu spiegato ai presenti anche il concetto di smistamento in: "squadre d'assalto", "sentinelle" e "muri".
La riunione durò poco più di un'ora, dopodiché vennero tutti invitati a riposare durante la notte, tenendosi pronti a tutto.
Harry si fermò qualche minuto in più al ministero, a parlare con Kingsley. Prima di andare a casa, passò dal San Mungo, dove trovò il padre di Ron, fuori dalla stanza dove si trovava la moglie Molly, ora in compagnia della figlia Ginny. Fece un leggero cenno con la testa al signor Weasley ed entrò nella stanza. Dopo aver dato un bacio a Ginny, e aver detto alla signora Weasley di smetterla di ringraziarlo per averla salvata almeno una decina di volte, i due andarono a casa assieme.
*
Quella mattina la sveglia suonò prestissimo, ma Harry, non fece fatica a spegnerla immediatamente. Non aveva chiuso occhio, intento a risolvere il problema una volta trovata la talpa.
E dopo che ho scoperto chi è? Che faccio? Gli chiedo perché? Avrò la forza di sopportare che sia uno tra Ron ed Hermione? Sarò io a far scoprire che Draco non è mai stato dalla nostra parte? Sarò io a far cadere il Ministro della magia?
Per tutta la notte cercò di dare una risposta a queste domande, e così facendo, non dormì che per poco più di mezz'ora.
Sebbene stordito, si preparò, e dopo aver salutato Ginny, si avvicinò a Teddy, che la sera prima avevano preso da casa di Andromeda, <<Quando sarai grande, mio caro Teddy, ti racconterò di quanto tuo padre fosse un uomo coraggioso e di come sia morto, per salvare la mia vita, in nome del bene...>> Teddy stava dormendo, ma alle parole di Harry, i suoi capelli, in quel momento di un semplice castano, divennero giallo canarino <<mi piacerebbe proprio sapere cosa farebbe lui al mio posto, chissà se sarebbe d'accordo o se sarebbe fiero...beh...io vado, augurami buona fortuna!>> e mentre dava un bacio sulla fronte al pargolo, i capelli cambiarono nuovamente colore, diventando rosso fuoco.
*
Arrivò al ministero, con ancora negli occhi la vista tenerissima di Teddy, per tornare subito alla realtà, quando vide tutti pronti, squadre del Ministero, Draco, Hermione e Ron.
Il signor Weasley, con accanto Bill, era intento a parlare con Shackebolt nel suo ufficio, pregandolo di poter, entrambi, prendere parte alla missione. Il ministro, come aveva suggerito la sera prima Harry, fu irremovibile.
Harry salutò tutti, ed entrò nell'ufficio mentre padre e figlio ne uscivano. Dopo essere stati qualche istante a parlare, chiamarono i tre ragazzi per farli entrare, ed Harry, prese subito la parola.
<<Il ministro mi ha chiesto, dato che è la mia vita ad essere in pericolo, se volevo essere io a decidere le destinazioni per ognuno di noi, e così ho fatto!
Ron, tu andrai a Dover, Hermione, tu Bristol, Draco invece, per te il viaggio è più lungo, andrai Newcastel. Prima di andare, il ministro vorrebbe che vi fermaste uno alla volta a parlare con lui, anche se mi ha chiesto di rimanere>>. Il ministro disse le stesse identiche parole ad ognuno di loro quando furono soli, modificando solo i nomi del discorso a seconda di chi si trovò difronte. Il primo fu Ron, poi seguirono gli altri due. <<Draco ed Hermione hanno un comportamento strano nell'ultimo periodo, quindi ti prego di perdonarmi se ho costretto Harry a mentire per me, la destinazione della tua missione, è in realtà Norwich.
<<Ma... come, oh, pensate sia uno di...>>Ron parve parecchio confuso ed incredulo, ma fu subito interrotto.
<<ti prego di non farne parola con nessuno, e mi raccomando, sii prudente>>
Una volta che Ron si fu allontanato, la scena si ripeté altre due volte. Hermione fu mandata segretamente a Southampton, mentre Draco venne indirizzato a Leeds.
Harry rimase seduto accanto al ministro per ore, assicurandosi che questo non comunicasse con nessuno. Ormai il piano era riuscito nella sua prima parte. Per la seconda, bisognava attendere.
Nel frattempo, erano state mandate delle squadre di perlustrazione a controllare le prime tre destinazioni dichiarate da Harry. Se tutto fosse andato secondo i piani, l'unico luogo in cui non vi sarebbe stato nessuno, era quello verso cui era diretta la talpa. Allo stesso tempo, le squadre inviate a Dover, Bristol e Newcastel, avrebbero dovuto trovare alcuni seguaci nella prima destinazione data al doppiogiochista, e nessuno in quelle destinate agli altri due.
Ora bisognava solo attendere...
Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top