Tu...proprio tu!

Tre patronus arrivarono a distanza di qualche minuto l'uno dall'altro. La talpa, pur non sapendolo, aveva appena dato a Harry e Kingsley, la prova che stavano aspettando. A conferma poi, ci fu anche il ritorno della squadra di perlustrazione.

Una sola delle destinazione date pubblicamente era stata trovata con seguaci al suo interno. La talpa, aveva provato a tradire anche questa volta, e così facendo si era messa sotto scacco.

Ad Harry si gelò il sangue, gli parve di essere circondato da centinaia di dissennatori, pronti a baciarlo e portargli via fino all'ultimo granello di felicità. Era in uno stato di confusione tale, da non riuscire a capire ciò che gli succedeva attorno. I quadri appesi alle pareti iniziarono a roteare in maniera bizzarra e nel giro di pochi istanti vide il camino sottosopra. Il cervello non lavorava più in maniera normale. Ormai, quello che si presupponeva essere il suo cuore, dopo un'accellerata, degna di una Nimbus duemila impugnata dal migliore cercatore al mondo, si era fermato, per battere tanto lentamente da sembrare fermo.

Nonostante avesse cercato di prepararsi mentalmente all'idea, quello che aveva appena appreso lo aveva trasportato in una realtà secondaria: un mondo in cui nulla aveva senso.

Non può essere vero, non può essere successo. È un sogno e fra poco sarò sveglio, Ginny mi stringerà forte, e mi dirà che è stato solo un bruttissimo incubo...

Assorto nei suoi pensieri non vide, né sentì più nulla per qualche minuto, anche se per lui potevano anche essere ore. Lui non lo sapeva, non poteva saperlo.

Quando Shackebolt lo tirò dal braccio, fu come svegliarsi, per tornare alla realtà, la più triste.

Harry, riprese possesso di sé. Ora i quadri erano tornati al loro posto, fermi sulle pareti. Così come il camino. Le cui fiamme erano nuovamente dove dovevano essere.

Aveva ancora gli occhi chiusi e la bocca spalancata. Quando finalmente riuscì a mettere a fuoco la figura davanti a sé, fu assalito da un fortissimo senso di nausea, e le tempie cominciarono a pulsare all'impazzata. Il dolore fu così forte che, nonostante vari tentativi, non poté evitare di svenire.

Il ragazzo si svegliò, sdraiato sul letto. Gli faveva male tutta la schiena e le gambe erano intorpidite. Istintivamente lanciò la mano destra di lato per prendere gli occhiali e li inforcò con veemenza.

Inizialmente pensò di essersi appena svegliato dopo un gran brutto sogno, ma, ben presto, si rese conto di non essere a casa sua, che Ginny non era sdraiata accanto a lui, ma seduta su una sedia alla sinistra, che lo fissava in silenzio.

<<Ma...dove...>> esclamò incerto, poi si fermò. Stava per chiederle dove fossero, ma fu solo un attimo, giusto il tempo che il suo cervello elaborasse tutte le informazioni immagazzinate: scorrendo a gran velocità, gli avevano suggerito il luogo in cui giaceva disteso: il San Mungo.

<<Ginny, perché...>>
<<Shh, non parlare amore, sei ancora debole>> lo anticipò dolcemente lei, <<Sei qui da tre giorni, ti hanno portato qui direttamente dal...>>

<<Dal Ministero, nel giorno in cui abbiamo scoperto la talpa>> replicò Harry. Ora, i ricordi di quello che era successo tre giorni prima, stavano affollando la sua mente.

Si accasciò sul letto, rassegnato ed intento a ricordare tutto. Qualche istante dopo riprese a parlare, <<Lo hanno preso? Dov'è? Devo parlare con lui, ora!>>

<<No amore, e anche se l'avessero preso, tu non andresti da nessuna parte. I medimaghi dicono che hai un estremo bisono di riposo, e così sarà>> disse decisa la ragazza. <<Riposo assoluto>> continuò con aria soddisfatta <<La cosa ridicola è che mia madre è uscita poche ore prima che tu arrivassi qui. L'abbiamo portata a casa, io Bill e papà, probabilmente mentre Kingsley portava te qua>> Ginny fece un sorriso ad Harry, che al contrario non aveva nessuna voglia di ridere.

Voleva sapere, non poteva starsene là, sdraiato e impotente. Avrebbe voluto correre a cercarlo e chiederli perché, perché avesse fatto tutto questo. La sua rabbia aumentò a dismisura quando, qualche istante dopo, nella stanza, entrò Hermione. Non voleva visite, voleva alzarsi e andarsene da lì.

<<Non puoi, smettila, sicuramente Ginny ti avrà riferito le parole dei medimaghi>> esclamò Hermione, come se gli avesse letto la mente, e ancor prima che lui pensasse realmente di alzarsi, lei lo aveva fermato. Solo in quel momento Harry salutò l'amica, ammettendo a se stesso che lei non centrava nulla, anzi, al massimo doveva ringraziarla, per essere là, a fargli visita. Ringraziarla per non essere lei la talpa.

<<Hermione perdonami, non avrei dovuto mentirti, dubitare di te, solo che...>>

<<Tranquillo Harry, Shackebolt mi ha spiegato tutto, e tu ti sei comportato come avresti dovuto, non hai sbagliato niente>>

Harry sorrise, un sorriso forzato, attorno a cui aleggiava una sorta di frustrazione.

Ginny notò che gli occhi del ragazzo sembravano tornati nuovamente pigri, sempre più propensi a chiudersi, e per quanto vedeva gli sforzi del ragazzo, si rese conto che la stanchezza avrebbe vinto su di lui.

Ginny guardò Hermione, che le fece un cenno con la testa, ed in un sussurro si rivolse al ragazzo: <<vado con Hermione a prendere qualcosa di fresco, quando torniamo ti racconterà tutto>> e così uscirono dalla stanza, in silenzio.

Harry fece di tutto per non soccombere alla volontà dei suoi occhi, ma fu una lotta molto breve...

<<Tu, proprio tu!>>Era in piedi, davanti alla tomba di Tom Riddle senior, anche se non sapeva perché fosse lì. Teneva il dito puntato contro un uomo, avvolto in una strana ombra, scura e fitta. Incappucciato, nascosto da capo a piedi da quel fitto alone nerastro, continava a ripetere solo quelle tre parole: "Tu, proprio tu"...

Dentro di sé, sapeva chi si celava dietro quella misteriosa figura, ma questa non voleva saperne di farsi vedere, né parlare. L'unica cosa che faceva, era ridere, una risata acuta, fastidiosa, irritante.

Harry camminò incontro alla figura davanti a lui, ma più camminava, più la figura sembrava distante. Stava cercando con tutte se sue forze di raggiungerla, ma il terreno sotto i suoi piedi sembrava scorresse al contrario. Forse era il suo inconscio a non volerlo. Forse era lui stesso a non voler arrivare a smascherare la persona che si celava dietro quella misteriosa oscurità.

D'istinto cercò la bacchetta nella tasca del pantalone, e con decisione gridò: <<Lumos>>. Una sorta di nevrosi lo stava divorando; l'unica cosa che voleva era arrivare faccia a faccia con lui, ma dopo aver capito che era inutile cercare di avvicinarsi, si fermò. Si guardò attorno, come attratto da qualcosa, lì dove pochi istanti prima non c'era nessuno, vide dal nulla, comparire due figure e dopo aver sgranato gli occhi, li riconobbe. Entrambe gravitavano a trenta centimetri da terra, avvolti in una luce intensa: raggi gialli, rossi ed arancioni si diffondevano per tutto il cimitero. Harry fissò la donna alla sua sinistra: era Lily, la madre, bellissima come sempre, i suoi capelli lunghi, come li ricordava, scivolavano delicatamente sulle sue spalle, e il rosso intenso era, se possibile, amplificato dalla luce che la avvolgeva. Attonito ed inebetito si voltò a destra, dove altrettanto stupefatto, vide il padre James.

<<Harry, non è colpa tua, né puoi farci nulla, magari un giorno avrà un'opportunità per redimersi>> Lily aveva le mani incrociate tenute all'altezza del basso ventre, mentre il viso era sereno, gli occhi erano stranamente luminosi, e il gli angoli delle labbra erano tese verso le guance.

<<Ma...mamma...lui, non può esser...>> le parole si strozzarono in gola, e le narici si bagnarono, rivoli copiosi ora scendevano dai suoi occhi.

<<Harry, credimi, parliamo per esperienza personale, sappiamo che cosa si prova, ma il tuo amore per lui non deve cessare, ha sbagliato, questo è innegabile, ma non smettere di provare affetto per lui. Forse sarà difficile, lo so, ma se smetti di farlo, un pezzo di te se ne andrà con lui. E questo, non ti aiuterà certo nell'obiettivo che ti sei prefissato. Ricordi Minus, lui... beh lui ha tradito tutti, ha fatto di te un orfano, si è schierato con il signore Oscuro, ci ha venduto...>>

<<Appunto, vedi... e voi non lo avete odiato? non avreste voluto ucciderlo? come vorrei fare io con lui?>> Harry sembrava ormai sull'orlo della disperazione, non accennava assolutamente a calmarsi.

<<oh si Harry, gli avrei voluto rompere il muso, quello si...ma tua madre, come sta cercando di fare con te, mi ha fatto capire che l'odio non porta a nulla. Men che meno da morti. Sarebbe stato un odio perenne, infinito...>>disse convinto James, <<e forse, anche per questo, in una parte remota del suo cuore, il nostro comportamento, la nostra assenza di odio nei suoi confronti, gli ha permesso di compiere un ultimo gesto di bontà nella sua vita, prima di morire>>

<<Ma...io...>> il ragazzo era ancora perplesso, e ormai, la figura, quell'ombra davanti a lui, pareva non attrarlo più. Ora, l'unica cosa importante erano i suoi genitori.

<<Vedi Harry>> iniziò nuovamente Lily, <<ricordi cosa è successo quel giorno a Manor Malfoy? ricordi che Minus ti guardò per un attimo prima di lasciarti andare? per poi morire per mano sua?>>

<<beh si, letteralmente direi>> la interruppe James, prendendosi un'occhiataccia dalla moglie, con la quale lo zittì.

<<Dicevo...>> riprese la Lily, <<quel gesto, proprio quel piccolo ritorno al lato buono, quella voglia dentro di lui di scusarsi, nonostante la sua codardia, ha permesso a te, e a Ron, di poter salvare Hermione. Ora, e lo capisco, ti sembra impossibile, ma se deciderai di odiarlo, senza dargli la possibilità di redimersi, allora sì, lo avrai perso per sempre, e sono certo che, in cuor tuo, non è quello che vuoi...>>

Una volta che Lily ebbe terminato di parlare, la luce intorno ai suoi genitori si affievolì ed Harry, ancora intontito, vide le due figure svanire velocemente. Tese la mano, come per cercare di toccare la madre, ma quando la sua, fu quasi su quella di Lily, sgranò gli occhi. I genitori, erano diventati due enormi cervi e si erano lanciati in una corsa che, stranamente, gli parve liberatoria. Li seguì con lo sguardo, convinto di vederli sparire da lì a poco, ma al contrario, i due animali, si diressero entrambi verso quell'ombra, che ora era tornata a ridere profondamente, per lanciarvisi addosso.

In quell'istante, finalmente, l'ombra svanì, permettendo ad Harry di vedere chi vi si celava dietro. Un uomo, in piedi, privo di difese e nudo, con lo sguardo vuoto, gli occhi bianchi, e le labbra dritte. Era privo di espressione. Non era più lui.

Non era più Ron...

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top