Prima o poi.
Una goccia scendeva inesorabile verso il pavimento. Niente avrebbe potuto arrestare la sua corsa...ma d'un tratto qualcosa di nero, piuttosto fastidioso a causa della sua ruvidezza, forse la manica di una giacchetta, toccò il suo viso giusto in tempo per evitare che la goccia incriminata, ormai seguita a ruota da molte altre, terminasse il suo percorso toccando terra. Il polsino della giacca stava asciugando le sue guance rosse e scivolose a causa di quelle gocce che non accennavano a placare la loro discesa come un fiume interminabile: lacrime! Tutto ciò che voleva in quel momento era affogare nel dolore che stava provando. Tuttavia qualcuno aveva asciugato il suo volto, eppure lui non aveva ancora sollevato lo sguardo: era troppo triste spiegare la causa del suo stato a qualcuno che non fosse "lei". Poi le narici si dilatarono...avevano riconosciuto una fragranza familiare! Gli ci vollero alcuni istanti perché guardasse in alto, ma quando lo fece per un attimo pensò di essere morto: il suo cuore sembrava essersi fermato! I suoi occhi avevano catturato un'immagine che ad una velocità lontana dal normale gliene avevano riportate alla mente molte altre. Ne fu frastornato a tal punto da sentirsi quasi svenire, ma con la consapevolezza che quella sensazione si sarebbe tramutata in realtà...
<<Ron!>>
<<H-Hermione? C-Cosa? Che ci fai qui?>>
Il ragazzo si alzò di scatto cercando di nascondere gli occhi rossi dati dal pianto. Ancora con il singhiozzo, farfugliava parole senza molto senso ma la ragazza, palesemente in imbarazzo, cercava ugualmente di non fissarlo, non voleva che anche lui si sentisse così. Ci fu qualche secondo di tenero ed innocente silenzio in cui i due si guardarono, senza ovviamente accennare ad un colloquio, poi la riccia, bella come sempre, prese in mano la situazione cercando di smorzare l'imbarazzo creatosi.
<<Ti trovo bene, sono passati più di due anni da...beh comunque, t-ti trovo bene!>>
<<Che fai prendi un giro ora? Voglio dire è chiaro che non sto bene! Sono due anni che chiedo di te a mia sorella ed a Harry, cercando di sapere dove sei e come stai, e quando per un evento, non so se fortuito o meno ti incontro, sono in lacrime come un bamboccio, chiuso in me stesso, e tu mi dici ti trovo bene!
Oooh ma dai!>>
<<Ron Weasley, sei uno stupido come sempre è non cambierai mai>>.
La ragazza, il cui viso si era nuovamente rattristato, si girò di scatto e fece per andarsene, poi il braccio del ragazzo la fermò.
<<Scusa!>>
<<Non volevo attaccarti è che sono un cretino! Lo sai! Ti prego torna qui e vieni a sederti, parliamo un po. Ti va di raccontarmi qualcosa di questo due anni?>>
La ragazza lo guardò assente, ancora con le lacrime che scivolavano lungo il suo viso, poi il lato sinistro delle sue labbra si alzò leggermente, inducendo in un mezzo sorriso. Hermione a quel punto decise di non continuare quel alterco, si avvicinò nuovamente a Ron e i due si andarono a sedere. Si erano spostati nella stanza più strana di tutta Grimmauld Place, quella in cui, sulla parete affianco alla porta vi era disegnato l'intero albero genealogico della famiglia Black, era inquietante come stanza, ma era l'unica in cui potevano stare un po' tranquilli senza occhi ed orecchie indiscreti.
La ragazza sospirò, si asciugò gli occhi ed iniziò a parlare.
Raccontò di come avesse deciso di rimanere in Italia, per studiare il mondo magico straniero, di come si fosse spostata per le varie province italiane. Disse di aver conosciuto un sacco di maghi e streghe molto potenti, di aver incontrato una figura molto strana che le ricordava, in un certo qual modo Silente, per intelligenza, bontà e potenza, anche se era convinta che non arrivasse all'ex preside di Hogwarts. Ma soprattutto di aver incontrato Draco Malfoy, che ormai nei ritagli di tempo era dedito alla ricerca di oggetti contenenti magia oscura, la cosa inizialmente la destabilizzò, ma poi si rese conto che non era più il Malfoy che loro avevano conosciuto, aveva una relazione con una ragazza molto bella e stavano mettendo in cantiere matrimonio e figli, non sembrava proprio il Draco di una volta. Poi, dopo un lungo sospiro disse:
<<In tutto questo, ho cercato di dimenticare, di dimentarti>>.
<<Ma non ci sono riuscito!
Scusa non volevo interrompere! Continua pure, è stato spontaneo!>>
<<Beh, in effetti, è quello che stavo per dire io Ron, ma non riesco ancora a perdonarti per quello che hai detto è fatto quel giorno. Sai, io ho passato molto tempo a cercare di farlo, pensando, in cuor mio, che non era come pensavo, ma quando ripenso a quel giorno l'unica cosa che provo è Rabbia, rabbia per aver creduto di essere innamorata di una persona che in realtà, è totalmente diversa da quella che pensavo che fosse>>.
<<Hermione, aspetta, non è così! Io dopo pochi istanti che siete uscite di casa vi ho rincorso, sarei partito anche subito, ma non vi trovate, ho passato giorni a cercarvi per tutta Londra. Ho chiesto anche alla Mcgranitt, ma nulla. Vi eravate dissolti, dileguati. Ho sperato di riuscire a beccare Paciok o Luna ma anche loro erano già con voi chissà dove. Per giorni non ho fatto altro che pensare a dove poteste essere. Io, non avrei mai neanche pensato di vivere senza di te, ma non sapevo dove trovarti né come mettermi in contatto con voi, con te. Volevo spiegarti, dirti che ero stato un cretino. Ti prego Hermione, perdonami. Dimmi cosa fare per cercare di recuperare, farò qualsiasi cosa. Sono disposto a tutto>>.
Le parole di Ron aprirono una breccia nel cuore della ragazza, che ebbe un sussulto e per un attimo pensò che il ragazzo che aveva davanti era stata la sua l'unica ragione di vita, che non potesse fare a meno di lui, che tutto potesse tornare come prima. Nel nulla, erano ancora entrambi in silenzio, la riccia si alzò e prese la direzione della porta, la aprì e prima di uscire, rimanendo di spalle esclamò con voce rotta dal pianto:
<<Ron mi dispiace, è finita. È finita il giorno stesso in cui sono uscita di casa senza di te, in quel momento ho deciso che non sarei tornata indietro e non lo farò. Né ora né mai. Addio>>.
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<<Ginny, sai che da quando abbiamo preso casa insieme, ci vediamo meno di quanto non facessimo prima?
Da quando ti hanno presa come professionista di quiddich ci vediamo a stento. Io a lavoro, e gli orari molto flessibili dell'auror non aiutano, tu, tra allenamenti e partire, ormai siamo due conviventi sconosciuti in casa>>.
<<Amore che ci possiamo fare? Certo non volevo succedesse tutto ciò.
Senti amore, ora però sono a pezzi, fammi fare una doccia così poi preparo la cena e ne parliamo a tavola per bene, ok?>>
La ragazza si avvicinò al moro, gli passò la mano sulla guancia, lo prese dal mento tirandolo e gli diede un bacio al volo prima di salire le scale della villetta a schiera, dove vivevano da qualche mese. Dopo giusto il tempo della doccia, come promesso, la rossa fece muovere la propria bacchetta e dopo averla agitata un paio di volte, senza però pronunciare alcuna parola o incantesimo, la tavola si apparecchiò da sola, al centro, una bellissima candela profumata alle rose. Qualche istante dopo, dal nulla, comparvero una serie di vassoi volanti all'interno dei quali vi erano le varie portate dalla cena e i due si sedettero a tavola.
<<Amore, è tutto fantastico, tu sei fantastica>>.
<<Grazie amore, vogliamo continuare il discorso di prima?>>
La ragazza fece la domanda ad Harry mentre con le dita si sfiorava il collo e lentamente faceva cadere la spallina della maglietta che indossava e che pian piano stava mostrando sempre più lembi di pelle.
<<N-no, o meeeglio, si, cioè di cosa potremmo parlare altrimenti?>>
<<Harry Potter avrai anche ucciso il Signore Oscuro ma spesso non ci arrivi proprio eh? Hai spento ogni entusiasmo!>>
La ragazza si ricompose, sistemò la maglietta nuovamente sulla spalla e riprese a mangiare.
<<E vabeh!! come è andata oggi a lavoro? >>
<<Eh?>>
Il ragazzo dopo aver scosso un paio di volta la testa, cercò di riprendersi, poi chiese alla ragazza:
<<Dicevi amore, mi ero distratto>>.
<<Seh seh, dicevo, come è andata oggi a lavoro?>>
<<Bene, tutto normale. Ah, ho incontrato Neville, da quando si è lasciato con Luna è un po... mogio, ma comunque il solito Paciok, ah ed è diventato insegnante ad Hogwarts, è il nuovo insegnante di pozioni. Me lo immagino già con i capelli lunghi, unti, alla Piton maniera insomma!>>
<<beh, come Piton, la vita te l'ha già salvata no?>>.
Dopo un grossa risata di entrambi, Harry ancora paonazzo e con delle lacrime trattenute sulle ciglia riprese poi a parlare:
<<E sempre stamattina ho saputo che domani lavorerò con, niente meno che!>>
<<Che?>>
<<Draco Malfoy! Sai, mi suona ancora strano. Però sembra comunque che sia definitivamente cambiato, o almeno così dice Kingsley>>.
Dentro di se Harry era ancora dubbioso sulla buona condotta del ragazzo biondo platino, ma doveva pur fidarsi se a dirlo era il ministro della magia in persona.
<<Davvero? Malfoy? e di cosa dovete occuparvi?>>
Amore non potrei dirtelo e lo sai, comunque, ci sono stati degli avvistamenti, diciamo particolari, saremo due o tre squadre di auror ad indagare. Di più non posso dirti amore mio>>.
La ragazza anche se interessata, non riuscì a trattenere uno sbadiglio che uscì praticamente da solo, tanto che non fece neanche a tempo a mettersi la mano davanti alla bocca.
<<Amore perdonami, io ora andrei a letto, sono a pezzi. Oggi l'allenamento è stato infernale>>.
Dopo qualche chiacchiera futile e qualche smanceria, Ginny si rivolse ad Harry sperando di trovare in lui comprensione. Così fu. Il moro le diede un bacio alquanto appassionato e poi le disse che lui sarebbe rimasto un altro po in piedi a guardare qualche programma babbano alla televisione. Le fece un sorriso e si mise comodo sulla poltrona davanti alla televisione, anche se mentre lo fece, come tutte le volte che ripeteva quel gesto, qualcosa lo portava ad immaginarsi come il suo odiato zio, e si disgustava. Quell'immagine non gli piaceva per niente. Scacciata dalla sua mente la visione fastidiosa di se stesso, grasso, tendente al pelato e con i baffi, prese il bicchiere di burrobirra dal tavolino accanto alla poltrona, mentre con l'altra mano afferrò il telecomando ed accese la Tv.
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