Pedoni, alfieri? No! il "Re"
<<Harry Potter, Harry Potter,
Non scappare dal mio mondo,
Tanto prima o poi ti prendo,
Harry Potter, Harry Potter,
La mia falce è assetata,
La mia mano già puntata...
Harry Potter, Harry Potter,
Rendiamo splendida la giornata>>
Veronica continuava ad intonare la cantilena, muovendosi ora per la stanza, scoccando incantesimi qua e là, facendo saltare in aria parti della tenuta, una dopo l'altra.
Nel frattempo Ron, raggiunse Harry ed Hermione. Ormai erano a pochi passi dal loro nemico.
<<Finalmente. Era ora che ti decidessi! Ti sei rassegnato a morire? Questo è lo spirito giusto, Harry Potter!>>
<<Oh, no, assolutamente. Sono qui per fare quello che mi sono prefissato. Mettere fine a questa guerra, sono qui per "uccidere la morte">>
<<Ah, ah, ah! Sappiamo entrambi che non è una cosa assolutamente possibile. Smettila di dire idiozie>>
Harry sorrise, come se non si trovasse dinanzi all'essere più infame che esistesse.
Cercò la forza di non crollare davanti al suo avversario, scavando a fondo dentro di sé, per trovare il modo migliorare di mostrarsi deciso e imperturbabile: <<Sai Veronica, o Vera, o... come diamine ti chiami, ti facevo più sveglia! Sai della profezia, allora perché non crederci! Sai->>
<<Perché è falsa! Ecco perché!>> Secca e carica di fastidio, la voce di Veronica interruppe Harry. Aveva quel tono tipico di chi attacca per non essere attaccato, sembrava si fosse tutto d'un tratto messa sulla difensiva, ed Harry, che aveva colto lo stato di timore della donna, subito rincarò la dose: <<Il solo fatto che tu sia così irritata lo dimostra, tu mi temi! Temi tanto me, quanto quella maledetta profezia. Hai ucciso in nome della paura, hai ucciso, non perché sia il tuo compito, che per quanto meschino ho imparato a mie spese essere giusto, no! Tu hai ucciso perché hai il terrore di scoprire che tu stessa stai andando incontro alla fine della tua immortalità. Fra poco non sarai altro che cenere, solo un vago ricordo nella mente dei pochi che hanno avuto la sfortuna di conoscerti, e tutto questo, perché io prenderò il tuo posto, riportando il mondo in equilibrio. Una morte vale una vita Veronica! Una vita... per una morte. Ricorda queste parole quando sarà giunto il tuo momento, ricordale bene... >>
Fu l'ultima frase a tramortire davvero Veronica, come se avesse appena ricevuto un colpo in testa. Nessuno dei due parlò più e lo scontro, quello definitivo, prese vita. Harry puntò la bacchetta con una velocità tale da sorprendere anche se stesso. Fu tutto talmente rapido da essere difficile da seguire. Una luce arancione puntò dritta verso Veronica che, di contro, rispose all'attacco immediatamente. I due raggi colorati finirono per scontrarsi, costringendo Harry e Veronica ad uno sforzo senza eguali per resistere all'incantesimo dell'altro.
******
<<Sai, per essere morto ti muovi davvero bene!>>
<<Black, smettila di fare il cretino, sbarazzati di lui, dobbiamo andare ad aiutare il tuo figlioccio!>>
<<Mocciosus, non dirmi cosa fare, non con quel tono!>>
<<Smettetela voi due->> intervenne Silente, a spezzare subito l'alterco, mantenendo però quel suo solito tono pacato che lo distingueva, anche nelle situazioni più drammatiche, <<E vedete di muovervi, non siamo qui per divertici! Non è una rimpatriata. Harry ha bisogno di noi>>
I tre erano schierati uno accanto all'altro, ognuno di loro stava fronteggiando uno dei fratelli Frost, i tre proprietari legittimi dei doni della morte. Il reale problema era uccidere dei fantasmi: come fare era la vera domanda. Essendo morti, già da tempo, non li si poteva uccidere ed in più godevano di una qualità fondamentale per i fantasmi, potevano rendersi inattaccabili con cose materiali, quindi anche con gli incantesimi.
Quei tre non erano degli sprovveduti.
Lo scontro fra i sei resuscitati si stava prolungando ben oltre il dovuto e l'ex preside se ne rese conto. Dovevano trovare una soluzione per poterli fermare, così da poter raggiungere Harry.
Fu a quel punto che a Piton venne un'idea, che per quanto assurda, forse avrebbe potuto funzionare.
<<Albus, se provassimo con quello che è successo nell'anno in cui è stata riaperta la camera dei segreti?>>
<<Oh, beh Mocciosus, è proprio una buona idea, effettivamente... devo dartene atto, aspetta solo un attimo che prendo dalla tasca del pantalone il basilisco che mi porto sempre in giro. Anzi, guarda, controlla tu nella mia tasca, non dovrebbe essere difficile da trovare! Non è poi tanto piccolo!>>
Piton si voltò di scatto verso Sirius, lo sguardo truce e la bocca a tratti digrignante. Sembrava volesse ucciderlo.
<<Sirius!>> gridò Silente con tono di puro rimprovero. Poi fece un cenno di assenso a Severus. Quest'ultimo prese ad attaccare anche il fantasma del maggiore dei tre fratelli, permettendo così a Silente di svincolarsi dal combattimento per il tempo necessario. Il fantasma colpì con uno schiantesimo Piton, che volo a terra, e puntò dritto sull'ex preside. Sul volto semi-trasparente comparve un ghigno, quello tipico di chi sa di avere la vittoria in tasca. Puntò la bacchetta di Sambuco, ultima bacchetta in suo possesso al momento della sua dipartita, e con un movimento secco e deciso, ma allo stesso tempo elegante, scoccò l'incantesimo più pericoloso, quello che ogni mago teme: l'anatema che uccide: l'Avada Kedavra.
La scia verde uscì dalla bacchetta e viaggiò decisa verso il suo bersaglio. Fu un attimo. Non ebbe nemmeno il tempo di girarsi completamente a guardare colui che l'aveva scagliata. Colpito sul fianco volò, sbalzato qualche metro più avanti, per poi cadere disteso a terra, immobile, con la barba lunga, come sempre ben curata, che ora si posava imperturbabile sul pavimento.
Doow, il fratello maggiore, il primo mago a maneggiare la bacchetta di sambuco, era stato l'artefice della morte di colui che, invece, ne era stato l'ultimo proprietario.
Pochi minuti. Questo era stato il tempo concesso a Silente dopo la sua resurrezione.
*****
<<Non puoi sconfiggermi Harry, non puoi farlo. Arrenditi!>> Con voce suadente, nonostante ad uno primo sguado sembrasse affaticata dallo scontro, Veronica provò imperterrita a dissuadere il moro da quella che, secondo lei, non era altro che una futile, se non del tutto inutile, resistenza. <<Muori da eroe. Muori per salvare i tuoi amici. Muori... e con loro sarò clemente! Forse...>>
<<Sai, effettivamente, hai ragione>> con la sorpresa praticamente di tutti quelli che stavano osservando la scena, tra chi lo faceva solo di sfuggita perché impegnato in un combattimento, o chi, come nel caso di Ginny, era ferma a fissare il proprio marito combattere, Harry abbassò di colpo la bacchetta. Il raggio di energia arancione che fino a qualche istante prima si stava scontrando con quello verde lanciato da Veronica, cessò, mirò verso terra e sparì nel nulla. Nello stesso momento, Harry finì qualche metro più dietro, scaraventato dall'impeto dell'Anatema che uccide lanciato di Veronica.
Tutto tacque. Uno strano silenzio, per chiunque surreale, avvolse la tenuta, ormai ridotta in macerie. D'un tratto, un vento, freddo e pungente, investì la stanza che aveva visto protagonista la guerra fino a quel momento.
I membri dell'Ordine sapevano che era un trucco, sapevano che c'era un piano a priori, che Harry si sarebbe rialzato, probabilmente più forte di prima.
Quanto tempo ci voleva però perché il ragazzo tornasse a respirare? Quanto tempo richiedeva il piano?
Anche la stessa Veronica era rimasta perplessa, tutto si sarebbe aspettata, meno che il ragazzo alla fine decidesse realmente di immolarsi, soprattutto dopo aver tentato con tutte la sue forze di evitare la sua vittoria.
Uno sbuffo, accompagnato da una espressione di incredulità, giunse ad interrompere definitivamente il silenzio. La donna poi iniziò a ridere, una risata piena di godimento, che scomparve velocemente, sommersa dalle risate dei seguaci, felici di potersi unire in quel gesto, quasi liberatorio.
Harry, svegliati, dimmi che non l'hai fatto! Dimmi che non hai fatto ciò che penso!
Sul volto di Ginny, impassibile, cominciò a formarsi un rivolo che assecondando la forza di gravità, le bagnò prepotentemente guance. Le lacrime sembravano scendere incondizionate, eppure gli occhi della giovane donna non volevano minimamente staccarsi dal punto in cui si erano fermati, tanto che nemmeno il naturale battito di ciglia, era più considerato come una possibilità.
La risata, prepotente ed arrogante, faceva da sfondo ai pensieri terrorizzanti di Ginny. Tutte quelle belle parole, tutti quei bei pensieri sul non lasciare la famiglia che finalmente aveva creato, sul non lasciare sola la moglie che aveva appena sposato...
Tutto sembrava essere stato dimenticato da Harry, che fra i pensieri di Ginny, aveva fatto tutto il contrario di quello promesso.
<<Preside, perché non si sveglia? Perché ancora non torna in vita?>>
<<Bella domanda Signor Scorpius, bella domanda. Non vorrei che quel pazzo...>>
<<Cosa? Non vorrebbe cosa, preside?>> il tono di voce di Albus era fra l'inquisitorio, quasi offeso, visti i dubbi a carico del padre, e il preoccupato, perché in effetti la situazione non era ben chiara a nessuno.
I membri dell'Ordine erano in balia dello sconforto, presi d'assalto da emozioni più disparate. Aver assistito per la seconda volta alla morte di Silente non era bastato, ora dovevano anche sopportare l'idea che Harry, per quanto in buona fede, avesse gettato al vento le possibilità di vittoria, facendosi uccidere. Consapevolmente o forse no, nessuno lo poteva sapere.
La domanda che però attanagliava tutti era una: Perché? Perché fare una cosa tanto azzardata?
Non c'era molto altro su cui rimuginare. Non c'era molto altro per cui tentare nuovamente di sovvertire i pronostici di quella famosa partita a scacchi, che ora più che mai sembrava essere in dirittura d'arrivo. Che ora più che mai, sembrava essere definitivamente persa.
Del resto, come puoi vincere una partita, quando i pedoni sono ormai praticamente tutti andati, torri ed alfieri impegnati a non farsi mangiare, ed il re è caduto?
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