Non c'era
<<Homenum Revelio>>. Harry lanciò l'incantesimo nella speranza di trovare Draco. Era ancora di fianco a Ron, che proseguiva ciondolando e trascinandosi passo dopo passo, senza aprire bocca, se non per sospirare di tanto in tanto. Era divorato dai sensi di colpa.
I due camminarono per una manciata di minuti, andando nella stessa direzione in cui Arthur, aveva visto sparire fra gli alberi gli aggressori.
Harry era intento a guardarsi attorno: destra, sinistra, sugli alberi, a terra, ovunque. Cercava qualsiasi cosa potesse aiutare a trovare o incastrare Malfoy. Ron di contro lo seguiva a testa bassa. Una distesa di alberi austeri, immersi in una nebbia, tanto fitta da sembrare tangibile, li circondava. Ad ogni passo, i ragazzi sentivano rami secchi spezzarsi, zoccoli correre sul terriccio reso umido dalla pioggia fina, che cadeva insistente. Nel giro di pochi istanti diventò molto più intensa e pesante. Le gocce, ormai enormi, sembrava scalfissero gli indumenti dei due ragazzi. Harry portando le braccia sulla testa, cercò invano di proteggersi, mentre Ron rimase impassibile alla cascata di pioggia, che diradò la nebbia ma che in meno di un giro di lancette d'orologio, li fece ritrovare completamente zuppi. Fra i ciuffi dei capelli fradici che gli coprivano gli occhi, il rosso scorse sotto un ramo spezzato, a pochi passi da loro, un oggetto che ne catturò l'attenzione. Era di un verdone scuro, però si distingueva benissimo. Quel piccolo pezzo di stoffa era troppo in contrasto con l'ambiente in cui si trovava. Senza dir niente all'amico, vi si avvicinò. Una volta sopra all'oggetto lo riconobbe. <<Harry forse ho trovato quello che cercavi e la prova che tanto voleva Shacklebolt>>, il rosso si chinò e raccolse il fazzoletto, la punta destra del labbro si rialzò, come non faceva da tempo, mostrando una smorfia di soddisfazione. <<Cosa hai trovato?>> esclamò Harry, portando la sua attenzione sull'amico.
<<Guarda qui?>>, Ron mostrò il fazzoletto appena raccolto. <<Ma è solo un fazzoletto, cosa dovremmo farci?>> <<né sei sicuro Harry? tu avrai anche sconfitto il Signore oscuro ma in quanto ad intuito fai davvero pena. Questo è il fazzoletto che quel figlio di... papà di Malfoy teneva nel taschino prima che venissimo qui. Deve essergli caduto scappando. Anche seee...in realtà io, beh io non l'ho visto, ho visto solo quel gigante, che per inciso farò fatica a scordare, ma la seconda figura di cui tanto parlate, tu e mio padre, io non l'ho vista>>.
<<Ron dici sul serio? Ne sei certo? questo cambierebbe tutto. Molto dipende da ciò che hai visto!>>. <<Harry, mi sono difeso da una sola, gigantesca ed orripilante creatura, la figura che mio padre dice di aver intravisto, non c'era>>. <<O-Ok ma il fazzoletto allora? Come ci è arrivato qui?>>. <<Io questo non lo so, ma una cosa è certa, c'è qualcosa che non quadra>>. I due continuarono a guardarsi senza parlare per qualche secondo e la pioggia non voleva saperne di cessare, anzi. Nonostante il ticchettio delle goccie sulle foglie degli alberi fosse tanto forte da disturbare il loro colloquio, sentirono i passi di qualcuno correre in lontananza, Harry si voltò è cominciò a girare su se stesso affannato, cercando di percepire da dove venisse il rumore, e fu in quel momento che avvertirono chiaro il peso dei vestiti che indossavano. Accenò ad una corsa verso i rumori da poco sentiti ed in quel istante le gocce smisero di schiantarsi sulle loro maglie. Al termine dell'ormai temporale, la nebbia calò nuovamente su di loro, i due si persero di vista, questa volta la coltre fu ancor piu densa, sembrava loro di poterla toccare. Ron dopo aver tentato più volte di spostarla cominciò a gridare: <<Harry, dove sei? Harry...? Harryyy?>> le grida però gli sembrò si bloccassero fra la nebbia. <<Ron... Ron? Ma, ma che sta succedendo? Roooon?>> Erano divisi, soli, e non riuscivano a vedere più in là del loro naso.
Devo correre, allontanarmi. Chissà se mi ha visto? Quel dannato impiccione. Se mi ha visto ora mi staranno cercando e non posso farmi trovare. In quell'insenatura nel terreno andrà benissimo, mi sembra buona per nascondermi. Devo cercare di uscire da questa fottutissima foresta e quella sembra un nascondiglio perfetto finché quei ficcanaso non se ne vanno.
Proprio mentre poggiò il piede per scendere in quell'anfratto perse aderenza col terreno, scivolando e rotolando più volte.
Una decina di minuti di silenzio, calato sulla foresta, dove animali e creature magiche si nascosero e ammutolirono, gli diedero la sensazione di essere rimasto solo; il dolore lancinante alla caviglia non gli permise di tranquillizzarsi. Solo la sua voce spezzò quel rumore muto che lo circondava. Un urlo di dolore uscì quasi involontariamente fra i denti digrignanti. Il dolore non lo destò, suo malgrado, dai pensieri che lo avevano attaccato. Ormai, da quando era entrato a far parte del gruppo dei mangiamorte, il silenzio era uno dei suoi nemici più ostili. Un solo e misero minuto di silenzio, per lui, equivaleva ad una lotta infinita con la sua coscienza, e la guerra, era sempre vinta da quest'ultima. Solo, in compagnia di sé stesso, dei suoi pensieri e delle sue paure, non poteva che perdere miseramente. Una remota parte, piccola, nascosta, invisibile ai più, era in grado di tenerlo in pugno. Era in grado di farlo sentire tanto piccolo quanto ignobile. Solo una persona era stata in grado di vedere quella parte. Ora che aveva trovato qualcuno che non lo giudicasse per le scelte fatte, non poteva perderlo; doveva tornare da lei, il prima possibile. Questo pensiero lo fece muovere repentinamente. Si alzò ed afferrò la bacchetta, riposta in tasca al completo nero, sporco di terra e bagnato dell'acquazzone piombato sulla foresta poco prima. Nell'afferrare il pezzo di legno di biancospino con il nucleo di crine di unicorno, i suoi occhi si sgranarono. Con la mano libera sfiorò i capelli spostando il ciuffo finito ormai davanti agli occhi, asciugò la fronte incrucciata, e ancora tremante, provò invano ad attaccare i due lembi di legno, mantenuti assieme da una sola e minuscola fibra; solo un filamento legnoso evitava che la bacchetta fosse separata in due parti.
O-ora che faccio? Come cazzo è potuto succedere?
Un'immagine gli si parò davanti agli occhi, era come vedesse se stesso attraverso gli occhi di qualcun'altro. Correndo, lontano da Potter ed i suoi compagni cadde, inciampando su di una radice che spuntava dal terriccio. Nella caduta sentì un rumore di rottura tanto che si controllò compulsivamente braccia e gambe. Constatato che nessuna parte del suo corpo fosse rotta, passando prima da una posizione a carponi, con gli occhi quasi un lacrime e sempre rivolti alle sue spalle, riuscì a fatica a rimettersi in piedi e ricominciò a correre. L'immagine svanì e lui capì.
Voleva solo smaterializzarsi. Sparire.
La sola che desiderava era raggiungere l'unica persona che, esclusa la madre, con cui ultimamente non aveva grandi rapporti, l'avrebbe accolto a braccia aperte, senza fare domande. Gli avrebbe dato il conforto che tanto bramava in quel momento.
<<Ihihihihi, Malfoy jr>> l'eco di una voce che pareva femminile fece sussultare Draco: << Chi sei?...Dove sei?>> Il giovane si girò più volte, senza mai spostarsi dal punto in cui si trovava, cercando di non poggiare il piede ferito. <<Sono qui!>> cercando di seguire la voce Draco si voltò completamente, ma non vide nessuno. Uno scoppio in lontananza fece sussultare Malfoy, ma la voce echeggiante ne riportò l'attenzione a ciò che succedeva a pochi passi da lui.<<Draaacooo, sono qui, non mi vedi?>> ancora una volta, sperando di individuare qualcuno, il biondo portò i suoi occhi nella direzione opposta a dove si trovavano, ma nulla. Nuovamente non riuscì a dare un volto a quel suono ferreo e deciso. La voce sembrava quella di Ballatrix quando era in preda ai suoi deliri, per quanto fosse a dir poco impensabile. Di getto, Draco prese coraggio e tentò la sua ultima carta: <<Ok, chiunque tu sia, sappi che ora mi sono davvero stancato, se hai il coraggio mostrati, altrimenti smettila di darmi fastidio e sparisci, o forse non sai chi sono io? Nessuno tratta un Malfoy in questa maniera! >>.
Oddio, ma che faccio lo sbruffone. Sono ferito, la mia bacchetta è rotta. Dovrei solo stare zitto, e trovare il modo di uscire da questa situazione.
<<Bombarda maxima>>. Lo scoppio che seguì l'incantesimo lanciato verso il cielo da Harry fece diradare il muro di nebbia che avvolgeva lui e Ron ed il boato che ne conseguì si espanse in tutta la foresta. Le creature che poco prima si erano zittite e nascoste, riapparvero solo per il tempo di correre lontano e scappare impaurite. Il rosso, con lo sguardo perso nel vuoto dei suoi pensieri, si riprese e corse accanto all'amico. <<Harry tutto ok? Sei tutto intero?>>. La voce di Harry, ancora scosso, faticò ad uscire: <<si si, tutto a posto, sono stato io, ora però dobbiamo andare>>.
<<ah, finalmente ti sei deciso a tornare a casa! Su forza andiamo>>.
<<No Ron, non a casa, andiamo da Malfoy! Non l'hai sentito?>>
<<Oddio ma non ti arrendi proprio mai? Sentito cosa o chi?>>
Harry chiese all'amico, se sul serio non avesse sentito Draco parlare con qualcuno mentre erano avvolti nella nebbia. Spiegò di aver percepito Draco, poco lontano da loro, parlare con qualcuno che secondo il moro, era colui che aveva attaccato Ron e quasi ucciso Danwlish. Dovevano beccarli mentre si parlavano, coglierlo in flagrante. Harry iniziò a correre, Ron invece prima sbuffò, fece spallucce e solo dopo qualche istante di decise a seguirlo, pur fosse limpido come l'acqua di sorgente che non volesse.
<<Signor Malfoy, so bene chi è, conosco bene lei e la sua famiglia>> Draco, nonostante cercasse di percepire la più piccola presenza, notò solo del fumo nerastro, ruotare ad intermittenza attorno a lui, proprio mentre talvolta da un lato, talvolta da un altro, sentiva chiara la voce che lo stava torturando. <<Non sei tu il mio obbiettivo>> <<e chi allora? perché sei così stupida da venire da me se non abbiamo niente a che spartire?>> <<Piccolo impertinente, non ti hanno insegnato l'educazione vedo>>, il tono di voce alzatosi improvvisamente, spaventò Draco, per poi pacarsi nuovamente: <<mi serve il tuo aiuto per raggiungere il mio obbiettivo, sono come dire "riluttante" ad agire direttamente, l'astuzia mi spinge a muovermi per via traverse>>. La spiegazione data a Draco, sembrò quasi essere in un tono divertito.
<<Io non faro nulla di tutto ciò: è la storia della mia vita, aiuto il cattivo di turno a fare qualcosa di cui per un motivo qualsiasi poi mi pento, ma giusto per curiosità, per cosa ti servirei?>>, il ragazzo gonfiò il petto inorgogliendosi della propria risposta. <<Io ci penserei a rifiutare ancor prima di sapere. Il mio obbiettivo è simile ad un desiderio che arde in te. Il mio obbiettivo è Harry Potter>>.
<< Lo sapevo! Non dovevano fidarsi di te, e questa né è la prova, lurido mangiamorte!>>. Harry, appena arrivato, fece a tempo a sentire l'ultima frase, pur non capendo da dove venisse la voce.
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