Il treno è arrivato: Vai!

Dopo il capitolo aggiuntivo pubblicato a sorpresa, rieccoci qua. Spero vi piaccia. Capitolo dedicato a inlovewithfour, a fine capitolo il perché.
Buona lettura...

Harry aveva ancora gli occhi chiusi. Per quanto avesse sentito avvicinarsi il suono freddo e ripetitivo delle ruote in ferro incalzare sulle rotaie, ebbe una sorta di timore a schiudere le palpebre per vederlo giungere a sé. Era come se quel gesto avesse potuto modificarne il cammino, facendolo deviare, rallentare o addirittura fermare, prima che giungesse da lui.
Solo quando il rumore, che con il passare dei secondi era diventato sempre più acuto, fu troppo forte per resistere alla tentazione di vedere l'oggetto da cui giungeva, si decise finalmente a mostrare nuovamente quelle gemme verdi che tanto erano state acclamate in passato, soprattutto da chi aveva conosciuto anche sua madre. Quei due smeraldi verdi nella sua vita erano stati ricolmi di ogni genere di sentimento, dal più superfluo, come lo stupore di vedere per la prima volta una lettera muoversi in autonomia, oppure di felicità, quando scoprì di essere un mago, ma anche di profonda tristezza, nel momento in cui scoprì quale fato toccò ai suoi genitori, passando poi per meri sentimenti di noia, spensieratezza, esaltazione e molto altro ancora, ma in quel momento, in quell'istante, anche per lui sembrava impossibile decifrare la sensazione che tediava i suoi occhi ed il suo cuore.

L'ammasso ferroso e privo di vita giunse davanti a lui, fermando la sua corsa con un piccolo sussulto.
Harry lo vide e pensò di non aver mai apprezzato abbastanza l'estetica dell'espresso per Hogwarts. Chinò anche leggermente il capo verso la spalla destra intento a scrutare ogni particolare sfuggitogli fino a quel momento. In realtà, un turbinio di contrastanti pensieri iniziò a vorticare nella mente di Harry, legandolo inesorabilmente al desiderio di salvare la moglie e il bambino che portava in grembo.

Harry fu tanto concentrato sul treno che proprio in quel momento decantava la sua fermata nella stazione di King Cross con un fischio deciso, che non riuscì ad accorgersi di nient'altro. Ormai la sua attenzione era solo sulla porta che dava l'accesso ai vagoni, per potervici salire il prima possibile, al punto di scordare chiunque lo stesse circondando.

Silente gli stava proprio dietro, con aria serena, rilassata, mentre il resto del gruppo distante una decina di passi, era fermo, in attesa.

<<Sai, quasi non ci speravo più! Credevo che non mi avresti fatto arrivare!>>

Harry rimase interdetto, si voltò, sperando che la sensazione provata nel momento in cui avevo udito quelle parole, venisse spazzata via qualcuno dei presenti. Eppure era sicuro che quella voce fosse giunta dal treno. Era sicuro che quella voce, lui, la conoscesse.

Il roboante e macchinoso rumore della porta di ferro che si apriva, destò nuovamente Harry. Dal treno uscì, sbattendo in faccia al moro, uno sbuffo di nebbiolina bianca, da cui poi si intravide una figura delinearsi.

La figura gli parve familiare: slanciata, petto in fuori, come chi è fiero di mostrarsi, spalle larghe, capello arruffato.
Man mano che la nebbia spariva, sul volto di Harry si stampava un sorriro sempre più grosso.
Il bianco dello sbuffo lasciò definitivamente spazio ad una serie di tonalità di rosso sgargianti che caratterizzavano l'uomo davanti a lui.

<<Fred?!>> al moro non sembrava vero, tutto avrebbe potuto aspettarsi, meno di incontrare lui.

<<Oh, yes! In carne ed ossa... ehm->> il rosso si portò il braccio destro dietro la nuca, grattandosela vistosamente, <<cioè, volevo dire, sì! Proprio io>>
Il suo sorriso contagiò Harry, come anche Silente e tutti gli altri presenti.
La sua era una capacità innata, lui faceva ridere, anche semplicemente con uno sguardo; e quanto era mancato a tutti quanti quel suo far ridere, quel suo modo di fare, era impossibile descriverlo.

In molti avevano sentito la sua mancanza, ma nessuno più del suo fratello gemello George. Sì, i suoi genitori ed i suoi fratelli ne avevano sofferto, piangendolo per molto tempo, ma chi non se ne era fatto una ragione era proprio quel ragazzo, che colpito da un incantesimo, una sera di luglio di molti anni prima, ebbe il coraggio di rispondere alla sua domanda su come stesse, con un semplice "Romano, come il foro".
Quello era stato il preludio alla fine. Da quel momento, a causa di quell'orecchio "mancante", avevano iniziato ad essere, per la prima volta nella loro vita, distinguibili e diversi.  Per colpa del fato, o di chissa chè, non vi fu più dubbio alcuno su quel amletico dilemma, a cui nemmeno la madre Molly sapeva rispondere: quale era Fred? e quale George?

<<Harry->> disse inchinandosi e fingendo di levarsi il cappello, <<Preside, Signori Potter, Hagrid, Remus. Ni-nfo-do-ra!>> Lasciò per ultima la giovane, sapendo che salutarla così l'avrebbe fatta innervosire, riuscendo appieno nel suo intento, godendo del suo viso corrucciato.
Poi rivolse lo sguardo nuvamente verso il moro, sorridendo.

<<Ehi, non guardatemi così! Sì, voglio dire, sono un fantasma, ma anche voi, sapete? Lo so perfettamente che vi manco, del resto, come non potrebbe essere così?>> Ancora ridendo, si rivolse principalmente ad Harry, con il suo solito atteggiamento, degno di essere definito "Malandrino",  <<E non fate quelle faccie ->> incalzò, vedendo il viso di Harry riempirsi di rughe sulla fronte, secondo dopo secondo. Sapeva che rivederlo riapriva ferite ormai chiuse, ma che poteva farci? Doveva svolgere il suo compito.

<<Sapete, mi siete mancati molto anche voi, ma qui non è poi tanto male. Almeno mi fanno fare qualcosa di "consono alle mie capacità"->> disse facendo il gesto delle virgolette con le mani, <<sono io che vi riporterò indietro, o avanti. Sì, beh, ancora non ho ben compreso questo dettaglio. Comunque! Dovreste essere felici per me...
Nah, impossibile, lo so! Però un favore ve lo chiedo, è una sorta di dazio, anche se... mi raccomando, non ditelo al capo, non dovrei proprio chiederlo. Si, insomma, il tragitto è gratis, non come quello di quel Caronte, quello si fa pure pagare!
Beh, diciamo che è una sorta di piacere...>>

Harry sorrise, assieme a Silente e tutti gli altri, mentre con il polso cercava di asciugare le guance bagnate dalle lacrime.

<<Prima però, salite, dobbiamo muoverci, oppure faremo tardi!>>
Fece un cenno con la testa in direzione del gruppetto in attesa alle spalle di Silente, e scomparve dentro il treno.

Quel gesto riportò Harry alla realtà, facendolo sprofondare ancor più nella tristezza. Era giunto il momento di dire addio, forse definitivamente, ai suoi genitori e a Remus, Tonks e Hagrid. Si voltò, cercando di forzarsi a fare quello che nessuno vorrebbe mai.

I cinque erano spariti, senza farsi almeno dire addio, se ne erano andati, dandogli il tempo solo di vedere le loro spalle svanire nel nulla.

Harry sorrise. Neanche lui sapeva perché, ma fu spontaneo.
Forse avevano capito quanto male gli avrebbe fatto dirgli addio, di nuovo. Forse non se la sentivano loro, ma quel che era certo fu che Harry sentì come se quell'enorme macigno che si era piazzato sul suo petto, fosse diventato improvvisamente liquido e fosse scivolato su di lui come fanno le gocce di pioggia, in un giorno tempestoso.

Ancora sorridente si voltò, pronto a varcare la porta del treno che lo avrebbe riportato alla vita.

******

Quando Harry e Silente furono finalmente sul treno, Fred fece partire la locomotiva, voltandosi a guardarli con il suo solito sorriso sghembo, quello di chi è pronto a fare una battuta o uno scherzo.

Il vagone scomparve dietro il vapore grigiastro emesso dal treno, misto a quella nebbiosa atmosfera che avvolgeva la stazione di King Cross. Harry era seduto proprio dietro a Fred, con al suo fianco il buon vecchio Silente, il quale era intento a far roteare sul palmo della mano la pietra della resurrezione. Il moro fissò per qualche istante quel magnifico sassolino, che un'altra volta lo aveva strappato dalle grinfie fameliche e affamate della vecchia signora, per poi rivolgere nuovamente i suoi occhi verdi davanti a sé.
Aveva viaggiato tante volte su quel treno, l'Hogwarts Express, ma mai aveva avuto modo o motivo di farlo nella cabina del macchinista, se mai l'Hogwarts Express ne avesse avuto uno. Questo lui non se l'era mai chiesto.

Le pareti erano tappezzate con una carta da parati che un tempo, sicuramente molto lontano, avrebbe dovuto ricordare il legno, ma in molti punti era scollata. L'odore di umido, misto alla puzza di olio da motore era impregnata in tutto l'abitacolo e la polvere, strati su strati di polvere, la faceva da padrona perfino su pulsanti utilizzati per manovrare la locomotiva.

Fred ormai non aveva più parlato, sembrava molto preso nella gestione del veicolo, al punto da perdere anche quel ghigno furfante sul viso.

<<Il viaggio durerà molto, signor Weasley?>> con tono cordiale, l'ex preside, si rivolse a Fred.

Il rosso, dopo aver schiacciato un bottone, che probabilmente, sotto strati inquantificabili di polvere doveva essere rosso, ed aver tirato una leva alla sinistra della postazione su cui era seduto, riuscì a far si che le rughe di concentrazione dal suo volto lasciassero il posto ad un'espressione più sollevata, per poi voltarsi, prima con la testa, poi con tutto il corpo, verso i due dietro di lui.

<<Oh, no, non molto. Cioè, in realtà non lo so. Dipende da voi! Normalmente questo viaggio non dura che qualche istante, ma quando non è così, beh, significa che c'è ancora qualche dubbio in chi lo percorre>> terminato di parlare, spostò i suoi occhi da Silente, a cui educatamente si era rivolto, su Harry, fissandolo con sguardo inquisitorio.

<<Si, si, ok!>> attaccò il moro, capendo di essere lui il problema, <<È che mi chiedevo: cosa volevi dire prima, quando parlavi di quel "piacere"?>>

<<Oh giusto, sì beh, sai Harry, avrei bisogno che tu parlassi a George quando tutto sarà finito. Lui proprio non ha digerito la mia, chiamiamola fuga. Harry, lui deve andare avanti, io... i-io sarò felice di riabbracciare quello scapestrato quando sarà il momento, ma... ora deve guardare avanti, vivere, amare, scherzare, fare tutto ciò per cui è ancora vivo...>>

Un attimo di pausa diede giusto il tempo di rispedire a destinazione quel groppone che aveva assalito le gole di tutti e tre, intenti a cercare di non far scendere a fiotti le lacrime.
Quando si decise a riprendere a parlare, dopo aver inspirato profondamente, Fred si rivolse nuovamente ad Harry, <<Sai che mi ha scritto una lettera dopo che sono morto? Non che mi sia arrivata>> disse sorridendo, <<ma noi abbiamo i nostri modi di sapere le cose. Io lo guardo continuamente, veglio su di lui e su di voi, ma la maggior parte del tempo la dedico alla mia metà, credo si giusto, no?>> incalzò, quasi speranzoso di un cenno affermativo da parte del giovane Potter, <<sì, comunque, la ricordo ancora a memoria, ogni giorno e qui i giorni sono lunghi, me la ripeto parola per parola, come una canzone che ti entra in testa e per quanto tu non voglia canticchiarla, quella non esce, non se ne va e tu sei costretto a ripetere e ripetere, e ripetere quelle parole:

Caro Fred,

Ti scrivo perché forse questo è l'unico modo per sentirti ancora qui con me.

Ogni giorno la tua assenza fa sempre più male e andare aventi sembra impossibile. Continuo a lasciare le frasi a metà, come se tu potessi continuarle da un momento all'altro, ma ovviamente non succede ed è sempre una pugnalata al petto.

Avrei voluto averti con me fino alla fine e fare i nostri scherzi e a ridere insieme, ma so che non è più possibile.
Posso solo immaginare che tu sia qui.

Perché proprio tu, Fred? Perché?
Perché portarmi via la persona da cui dipendeva la mia vita?
Da cui dipende, anzi, la mia vita?

Fred sei tu la mia felicità, lo sarai sempre.

Ogni giorno mi sveglio sperando che tutto questo sia solo un incubo, ma poi mi rendo conto che è la dura e inivitabile realtà. Sono distrutto e anche se il dolore si affleviolisce leggermente giorno per giorno, so che non passerà mai definitivamente perché la tua perdita è una ferita troppo profonda per me, e per quanto possa guarire, lascerà sempre la cicatrice.

Sei morto da eroe Freddie.
Sei morto combattendo e sarai ricordato da tutti per questo.

Volevo chiudere i Tiri Vispi, perché senza te non è più lo stesso lavorarci, ma poi ho pensato che quel negozio è una delle poche cose che mi resta di te, quindi ho deciso di tenerlo aperto.
Ogni tanto Ronnie viene a darmi una mano con Harry e gli sono grato per questo. Ultimamente tuttu mi stanno accanto, ma so che soffrono quanto me e non posso biasimarli.

Fred tu eri l'anima della famiglia, è così dura averti perso, però so che un giorno ti riabbraccerò , e sarà il giorno più felice di tutta la mia vita, perché Freddie, dividerci è stata un'ingiustizia, perché io e te non siamo fatti per stare distanti l'uno dall'altro.

Mi manchi, e sappi che ti voglio bene, come te ne ho sempre voluto e come te ne vorrò sempre.

Tuo,
George.

Fred uscì dallo stato di trans, in cui era caduto subito prima di iniziare a recitare la lettera che suo fratello gli aveva scritto.

Harry, i cui occhi ormai affogavano inermi nelle lacrime, non riuscì a far altro che restare immobile, con le braccia appese sui fianchi. L'unica cosa che gli faceva rendere conto di possedere ancora il dono del movimento erano le gambe, che dal momento in cui il rosso aveva cominciato a parlare, avevano iniziato uno strano processo di intorpidimento, lasciando come ovvio strascico, quel formicolio che ricordava ad Harry di essere ancora presente a se stesso.

Mai avrebbe detto che George, quel George che durante il suo settimo anno ad Hogwarts aveva messo a soqquadro il castello, per il mero gusto di dar fastidio alla Umbridge ed aiutare Harry nella sua missione, potesse aver scritto parole così struggenti.

Fred lo guardò, e sul suo viso fece nuovamente capolino quel ghigno malefico, <<So che hai capito, non servono parole per chi fa parte della stessa famiglia, Harry. Ora chiudete gli occhi, basterà questo>>

Il rosso aveva intuito che non serviva dire cosa volesse da lui, Harry lo aveva già capito e così, seppur non di buon grado, Harry si avviò a socchiudere le palpebre, sapendo che alla riapertura, molto probabilmente, sarebbe stato, non più sul treno con Fred, ma nella tenuta Frost.

<<Ah, giusto per lasciarti un buon ricordo di me, Harry! Quando riapri gli occhi, controlla le tue tasche...>>

Il moro non fece a tempo a chiedere cosa significasse, ormai i suoi occhi erano completamente chiusi, e tutto intorno a lui, calò il silenzio.

Spazio autore:

Questo capitolo spiega molto, ma non spiega nulla. Il motivo però, per cui mi sono preso questo spazio, è per ringraziare di cuore inlovewithfour perché mi ha fatto un grandissimo regalo, ovvero quello di utilizzare la lettera che avete letto in questo capitolo. Ovviamente non posso che ringraziarla ancora ed invitarvi a leggere le sue storie che, vi assicuro, sono una più bella dell'altra.
La lettera di George è tratta da: "Letters|. Harry Potter". Insisto perché andiate a leggerle, sono fantastiche, così come lo è stata lei con me.
Ancora grazie mille.
Vi do appuntamento a venerdì prossimo.
Un bacio...

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top