Eventi inaspettati


<<Ragazzi, dobbiamo combattere!>>
<<No Albus, sarebbe stupido ed avventato!
<<Ma papà...non possiamo scappare a vita!>>
<<No, non a vita, ma fino a che non avremo la certezza di aver messo al sicuro il dono di V. e fino a che non sapremo realmente chi ci, o meglio, mi vuole morto>>.
<<Non dimentichiamoci la scritta comparsa ad Hogsmeade. Quel, Harry deve morire, rimarrà nella mia mente per sempre>>. Ginny subito si intromise, ricordando la frase comparsa quel maledetto giorno in cui morì Cho, poco fuori "i tre manici di scopa".
<<Ok ma allora che facciamo? Certo non possiamo rimanere qui ancora per molto. A breve saremo attaccati di nuovo>>.
<<No Scorpius hai ragione , andiamo. Nell'attesa di trovarvi ho provveduto a tappezzare Roma di Passaporte che portano in diversi luoghi, che ho visitato, o che avrei dovuto visitare in cerca di informazioni utili. La più vicina è a Piazza di Spagna>>.
I ragazzi cominciarono a muoversi, guardandosi ripetutamente intorno. Corsero per vari vicoli della città eterna, senza poterne godere la bellezza, in realtà pareva loro di non vedere più l'esercito seguirli anzi, il tutto era diventato silenzioso, troppo silenzioso. Se non fosse stato per qualche passante e qualche bar ancora aperto, essendo ormai quasi le tre del mattino, avrebbero potuto pensare di essere rimasti solo loro in città. Alcuni minuti dopo, ancora con il fiatone Hermione si fermò.
<<Harry...Harry fermati. Ormai non ci stanno seguendo più>>.
Harry si guardò intorno, non vide niente e nessuno minacciare la loro incolumità, e solo a quel punto, si rese conto del dolore al fianco. Si chinò poggiando le braccia sulle ginocchia e cercò di recuperare più fiato possibile. Proprio mentre era chino su se stesso, notò del sangue a terra, seguì con gli occhi la scia rossa che si fermo a pochi centimetri da lui.
<<Neville!!!>>
Nel momento in cui pronunciò il suo nome, il ragazzo, stava cadendo a terra. La scena fu surreale. Nel nulla si vide la figura del ragazzo, con i capelli sudati dalla corsa, cadere indietro finendo di schiena sui sanpietrini e battendo la testa. Harry e Scorpius si fiondarono su di lui mentre Luna e gli altri non si riuscirono a muovere; Erano pietrificati, non parlarono, non gridarono, non mossero neanche il petto per respirare. Per la ragazza dai capelli lunghi e biondi per un attimo sembrò che il tempo stesse andando a rallentatore, sembrò fermo. Le voci di Harry e Scorpius erano ovattate, rallentate, sembravano quasi modificate da qualche incantesimo.
D'un tratto, il tutto ricominciò a scorrere a velocità normale, le grida di Harry cominciarono a sentirsi sempre più forti. Il ragazzo si fece aiutare dal biondo a sollevare l'amico, mentre Hermione e Ginny avevano destato da quello stato di trans Luna, che per la prima volta da quando la conoscevano, aveva perso il sorriso e la stralunatezza che la contraddistinguevano, il tutto, giusto in tempo per fare in modo che potesse riprendere a correre, questa volta ancora più veloce.
Serviva loro un posto in cui appartarsi per sistemare Neville e cercare il modo migliore per curarlo.
La passaporta era a pochi passi da loro, Neville ormai svenuto, era poggiato di peso in braccio ai due ragazzi, che poco prima lo avevano sollevato, mentre Hermione e Ginny strattonavano Luna, che altrimenti si sarebbe fermata cadendo nel pianto per il proprio ragazzo.
Albus e Rose si erano allontanati poco prima di arrivare alla passaporta, di comune accordo con gli altri, avevano deciso di raggiungere la Mcgranitt per cercare aiuto, Harry spiegò loro dove fosse la passaporta, e disse loro che una volta oltrepassata sarebbero andati a fermarsi in un palazzo abbandonato. Avrebbero dovuto usare un patronus per sapere dove erano. In men che non si dica i due ragazzi sparirono, mentre loro finalmente attraversarono il passaggio creato da Harry.

<<Di qua!>>
<<Harry, ma sai dove siamo? E dove stai andando?>>
Hermione non esitò a chiedere al moro con un tono tra lo scocciato ed il preoccupato.
<<S- si lo so, più o meno. Ricordo l'elenco delle vie da seguire per arrivare al Palazzo abbandonato>>.

<<Harry fermiamoci un secondo. Non ce la faccio più>>. << Non possiamo, dobbiamo arrivare il prima possibile scorp, posso chiamarti così vero?>>
<<Io, beh, eviterei...e comunque proprio non riesco più a camminare>>. Hermione intervenne nel dialogo fra i due: << dicevo >> come sempre, pragmatica e concreta si rivolse all'amico di sempre, << non dico tanto, almeno dicci dove siamo così magari possiamo aiutarti >>.

<<Siamo in una cittadina del Sud-Italia, siamo a Taras, tatar, ohhh ma come si chiama!>>. Il ragazzo nello sforzo di cercare di ricordarsi il nome si diede anche un colpo alla fronte. 
<< A si!>>
<< Taranto!>>. Lo stato confusionale era ormai palese a tutti, anche a quei pochi passanti che avevano incrociato fino a quel momento; si scambiavano sguardi sorpresi ed a volte sospetti. Un corpo sanguinante sostenuto da due poco più che ragazzi, pareva almeno strano. Era Hermione quella che solitamente faceva tutte queste cose, come trovare posti sicuri e ricordare dove fossero ed Harry soprattutto ora, in quello stato, stava facendo veramente fatica a sembrare sicuro di sé.

<<Ok Harry, è tutto ok!!! Ora dicci come arrivare, avrai studiato un percorso che ci porti lì>>.
Disse questa volta Ginny cercando di calmare ed aiutare il suo ragazzo.

<<Ehm si, si >>. Il ragazzo fece un sospiro e chiuse gli occhi in cerca di qualche ricordo. Il moro cominciò a bisbigliare qualcosa così a bassa voce che nessuno sentì nulla: <<Allora prendere via Dante, proseguire dritto per un sei isolato poi girare su via Leonida e...>>. Fatto mente locale e ripresa un po' di lucidità, lasciò Neville poggiato a mo di seduta su di un muretto, si avvicinò alla propria ragazza, la strinse forte e la diede un bacio poi non troppo veloce.
<<Ok ci sono, grazie amore ora possiamo andare: ora so cosa dobbiamo fare>>.

I ragazzi presero nuovamente in braccio il ferito, nonostante nessuno di loro lo dicesse, erano tutti convinti che ci fosse qualcosa che non quadrava. Perché gli attacchi che subivano erano così fugaci, così poco incisivi? Perché questa volta si era fatto vedere anche un esercito di maghi e non più solo dissennatori? Da chi era guidato? Perché i maghi erano incappucciati? E perché sono riusciti a scappare così velocemente? Sono riusciti a seminare tutti così rapidamente da sembrare alquanto strano.
Tra un perché e l'altro raggiunsero finalmente la meta. Ciò che ebbero davanti a loro era un Palazzo abbastanza grande da oscurare anche le stelle, ed era tanto scuro da far scibolare dei brividi ad intermittenza sulle loro schiene.

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<<Èsuccessociòchenondovevasuccedere! È colpa mia solo colpa mia!
Non sarebbe mai successo se io non avessi osato!>>
Le lacrime di accumulavano sul pavimento, il continuo fluire aveva fatto si che il pavimento fosse ormai un lago in cui mancavano solo la bestie fantastiche che caratterizzano il mondo magico.
<<Weasley la smetta. Ora!>>
<<M-ma come posso smetterla si rende conto?>>
<<Mi dice come posso rendermi conto di qualcosa se non so di cosa stiamo parlando>>.
A quel punto Albus intervenne cercando di calmare Rose e sperando di chiarire le idee alla preside di Hogwarts.
Quella donna era stata loro così vicina nel futuro da cui provenivano, quando il male era caduto come un meteorite sulle loro vita, ma adesso serviva più di allora il suo aiuto.
<<Ci hanno attaccato, non sappiamo precisamente chi, questo ovviamente nel nostro futuro non è successo, altrimenti avremmo saputo, Neville è stato colpito credo, o non so che, e ora è in pericolo di vita!>>

<<Oh Paciok! Dov'è ora? Come sta?>> La preside mentre reagiva alle parole del ragazzo, fissò i due nella stanza mentre in mente le tornarono le varie immagini di quando erano i genitori, a cercare in lei, un conforto, un aiuto, qualcosa di simile le era successo un sacco di volte in passato con quel trio di bambini, che aveva visto diventare adulti e salvare il mondo magico e spesso, ad accompagnarli c'era anche Neville, quel ragazzo era stato determinante nella grande guerra aveva distrutto l'ultimo Horcrux, mica briciole, e ora era in pericolo.
<<Andiamo, non c'è tempo da perdere>>.

Prima di uscire dalla stanza smaterializzandosi, la preside mosse la bacchetta da cui uscì un fascio di luce bianca-argentea che prese la forma e le sembianze di un gatto, si fiondò verso la finestra dell'ufficio attraversandola in un baleno, senza scalfire le vetrate chiuse.

I tre si smaterializzarono a Stonehenge dove stavano per attraversare la passaporta, quando la Mcgranitt si fermò per chiedere ai ragazzi quanto tempo fosse trascorso dall'incidente a Roma.
I due si guardarono e con sguardo teso e preoccupato dissero:
<<Fortunatamente solo poche ore preside! L'abbiamo raggiunta non appena è successo. Abbiamo viaggiato di notte, sperando di trovarla di buon mattino com'è suo uso, nel suo ufficio>>.

<<Bravi ragazzi! conoscete bene le mie abitini vedo! anche se poi dovrete spiegarmi un bel po' di cose, quando abbiamo parlato l'ultima volta, Roma o destinazioni simili non erano contemplate né menzionate>>.
I ragazzi si fecero piccoli piccoli, cambiando il colore del loro viso come farebbe proprio un metamorfomagus degno di questo nome.

Dopo questa pungente e fugace parentesi, in cui i ragazzi ormai avevano perso l'utilizzo della parola, attraversarono la passaporta e da lì si diressero verso il secondo passaggio, quello per giungere dal povero Neville e dagli altri. Nel viaggio non vi fu però nessuno a cercare di parlare. I due ragazzi erano troppo devastati dalla situazione, per quanto avessero già patito perdite nel loro futuro, questa era strana, difficile da accettare. Anche perché non era avvenuta, e questo li torturava ancora di più, sapevano che fosse a causa loro, della loro presenza in quel tempo, avevano modificato il naturale scorrimento degli eventi, portandolo a quella tragica situazione.

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