Domande e risposte...

<<Ginny è tardi, mi spieghi come fai ad essere perennemente in ritardo?>>
<<Amore non è tardi, abbiamo tutto il tempo, la riunione è tra mezz'ora, mi devo solo truccare! Sono pronta. Cinque minuti e scendiamo>>.
<<No, quella frase no. Ti prego. Vuol dire che ti ci vogliono ancora almeno venti minuti>>

I due riuscirono ad uscire di casa, tra il borbottare ansioso del moro, circa una mezz'oretta dopo. Fecero tutto in fretta e appena un paio di minuti prima delle nove varcarono la porta dell'ufficio di Kingsley.

Ancora sull'uscio, notarono un'altra persona nella stanza e nonostante la porta fosse aperta, bussarono per attirare, il più discretamente possibile, l'attenzione di Shacklebolt.

Appena entrati, videro il ministro intento a parlare con una donna con i capelli corti e bruni. Era seduta di spalle alla porta ed indossava un mantello grigio scuro, che ne copriva l'intera figura.

<<Ragazzi datemi ancora un minuto, tanto siete i primi ed essere arrivati>>
Ginny lanciò la classica occhiata del "te l'avevo detto" al fidanzato che, seppur intento a cercare di capire chi fosse quella donna seduta nell'ufficio, cercò di cambiare argomento: <<Strano che Hermione non sia ancora arrivata no? Sicuramente sarà stata convocata anche lei. E poi è sparita, ho provato a contattarla più volte nell'ultimo mese, ma niente. Non è da lei>>.

Ginny provò a tranquillizzare il ragazzo dicendogli che sicuramente era stata impegnata con il suo nuovo lavoro al ministero e che sapeva che stava facendo i salti mortali per evitare Ron: Hermione le aveva raccontato dal loro ultimo incontro e di come fosse stata sul punto di cedere, di riabbracciarlo, baciarlo, di tornare con lui, ma poi, per principio ed orgoglio non lo aveva fatto.

<<Sono proprio stupidi, quei due sono fatti per stare insieme. Proprio non li capirò mai>>

<<Di chi stai parlando?>>
La voce dell'amico, interruppe Harry che in palese imbarazzo rispose a Ron, appena arrivato con il padre. Balbettò una serie di versi senza senso per poi illuminarsi alla vista della sig.ra Mcgranitt, <<Preside che bello vederla, Neville mi aveva detto che sarebbe stata dei nostri oggi!>> il moro le corse incontro, lasciando Ron come un pesce lesso.

<<Neville ci sei anche tu?>>
<<Eh si Ron, sono stato convocato anche io. E a quanto vedo continua ad arrivare gente>>. In effetti nel giro di pochi minuti arrivarono Draco, Luna, George, con il solito piglio malandrino, già pronto a qualche scherzo al padre, o magari alla preside.

A svoltare il corridoio poi fu Sibilla Cooman, la quale, al suo arrivo generò parecchia sorpresa in tutti i presenti, che si guardarono l'un l'altro stupefatti e senza non dire nulla, le porsero un distaccato saluto. La donna con il suo solito fare timido e trasandato sembro non voler notare gli sguardi perplessi dei presenti, andandosi a sedere con in mano un libro, palesemente vecchio. 

La seguirono anche Fleur Delacour e Bill Weasley, che raggiunsero il gruppo mano nella mano e, per ultimo, fece la sua comparsa una figura enorme che ad ogni passo scuoteva il più che solido pavimento del ministero: coperto da testa a piedi da una pelliccia bianca a pelo lungo, con sulle spalle ancora poggiata della neve. L'omone, dopo aver scrollato le spalle per un paio di volte, così come fa un cane bagnato quando cerca di asciugarsi, tirò giu' il cappuccio che ne copriva anche gli occhi, <<beh, che c'è? Sembra che abbiate appena visto un fantasma!>>
<<Hagrid amico mio>> gridò poi.
<<Oh Harry caro, è fantastico rivederti! Ron, ci sei anche tu. Sono appena arrivato da un lunghissimo viaggio nel Nord-Irlanda>> si abbassò fino all'altezza dei due ragazzi e bisbigliando: <<poi vi spiego meglio! Beh...Norberto... grandi novita>> bonfonchiò il mezzo gigante tutto entusiasta.

<<Ehi, dov'è la piccola Granger?>>, gridò cercandola con lo sguardo fra la calca che attendeva il colloquio con Kingsley. Nel baccano, dato dal vociare di quell'attesa, una voce sicura e decisa arrivò dall'ufficio. Furono tutti invitati ad entrare: lo spazio era poco e le persone erano tante.

Si accalcarono come una scolaresca di fronte al pullman per la gita annuale, alla ricerca dei posti in fondo, solo che la lotta era per arrivare il più vicino possibile alla scrivania del ministro. Harry, Ginny e Ron riuscirono ad accaparrarsi i posti proprio davanti a lui. Vicino a Shacklebolt, seduta in disparte, videro nuovamente la figura che avevano notato al loro arrivo, ora però incappucciata. La donna abbassò il mantello e chi si mostrò, lasciò tutti di sasso, nessuno si sarebbe aspettato di vedere lei.

<<Hermione?>> Harry, tra il sorpreso e l'infastidito si rivolse all'amica. Lei gli fece un cenno con la testa e iniziò a parlare.

<<Buongiorno a tutti voi>>iniziò sorridendo. <<Innanzitutto mi scuso per essermi nascosta così, ma se aveste saputo che ero io la persona che avrebbe parlato oggi, avreste tentato di sapere ciò che ho da dirvi, rendendo poi di fatto inutile questa riunione. La mia intenzione è quella di ripristinare l'Ordine della Fenice. Come è successo con Voldemort,>> al pronunciare quel nome alcuni presenti ebbero un fremito, del resto era ancora assai difficile parlare di lui nonostante fossere passati anni, <<anche in questo caso, il nostro nemico sta creando un esercito, e noi dobbiamo prepararci a combattere non possiamo farci tovare impreparati come allora!>>.

<<Nemico? Esercito? Ma di cosa stiamo parlando? Kingsley ci può dare una spiegazione?>> la voce di Bill Weasley echeggiò nel silenzio che calò nella stanza, a seguito delle parole di Hermione. A rispondere fu una voce cupa arrivata dalla soglia della porta.

L'intero gruppo, si girò alla ricerca spasmodica di dare un volto alla parole appena udite.

<<Una cosa alla volta, quelli che non sanno le cose dal principio, verranno informati a termine di questo incontro. Ora, per quanto possa sembrare assurdo, ascoltate le parole di quella piccola petulante che sta parlando. Chi invece sa già, capirà immediatamente. Gli altri, beh, avranno le idee più chiare in seguito. Adesso fate finire di parlare la Granger senza interruzioni, per piacere>>.

Abeforth Silente, come al suo solito, catturò l'attenzione semplicemente parlando. Il gruppo, per quanto perplesso, anche in seguito all'annuire silenzioso del ministro, optò per assecondare le parole del barman del "Testa di porco".

Hermione fece un cenno con il capo, spostò l'unico ciuffo lungo di capelli, che cadeva ribelle davanti agli occhi, portandolo dietro l'orecchio e riprese a parlare: <<Ti ringrazio Abeforth! Il motivo per cui mi preme rifondare l'Ordine, è che in queste ultime settimane ho fatto diverse scoperte, tra cui forse, e dico forse,  chi è a capo dell'esercito nemico>>.

La ragazza si fermò un secondo, cercando di dare il tempo a chi stesse ascoltando, di capire, assimilare, e digerire il tutto. Dopo qualche istante riprese a parlare, <<nell'ultimo viaggio, fatto con l'approvazione del ministero, ho incontrato una persona... oddio, chiamarla persona risulta un po' strano, in realtà è una mezza persona. Il suo nome è Wooden Arms, dal nome potete ben intuire perché dicevo mezza persona>>.

Hermione si fermò nuovamente, questa volta persa nel ricordo di quel momento. Cominciò a rivivere la scena nella sua mente.

L'uomo era in una stanza buia, illuminata solo da una lampada ad olio, la cui fiamma era soggetta agli spifferi che arrivavano decisi dalla finestra sbarrata alla sua destra. Entrando, la ragazza vide nella penombra una figura seduta di spalle alla porta, davanti ad una scrivania, su cui giacevano una quantità indefinita di libri sparsi, alcuni aperti e altri chiusi, qualcuno rivolto con le pagine al legno marcio per non perderne il segno. Man mano che si avvicinavana riuscì a scorgere sempre maggiori particolari, tra cui i titoli di alcuni di quei libri: "Come decifrare le profezie magiche" oppure "Un insieme di indizi generano una prova".

La ricerca di informazioni sulla persona nella stanza, fu interrotta da una esclamazione dell'uomo, che fece sussultare Hermione, dalla cui bocca uscì grido strozzato, di terrore misto a sorpresa. L'uomo si voltò lentamente verso di lei. La sua era una voce grave, roca, sembrava che ogni suono prima che giungesse alla bocca si aggrappasse alla gola graffiandola, quasi non volesse proprio uscire. Tra una parola e l'altra, dei silenzi lunghissimi, che a volte alla ragazza sembravano interminabili.

<<Chi... sei?... Cosa ci... fai... qui? Chi... ti ha... fatto... entrare?>>

La ragazza, intimorita tanto dalla situazione quanto dall'aspetto dell'essere che le si parava davanti, indietreggiò di qualche passo, cercò di distogliere lo sguardo, ora più che mai fisso sui quattro tronchi d'albero, con tanto di annesse foglioline che spuntavano qua e là, siti al posto delle braccia e delle gambe dell'uomo o qualsiasi cosa fosse. Raccogliendo dentro di sé il coraggio rispose alla domande: <<chiedo scusa per l'intrusione, il mio nome è Hermione Granger, sono in missione per conto del Ministero della Magia, la signora all'entrata, molto cordiale, mi ha lasciato passare>> dopo un attimo di esitazione riprese.

<<Sono qui perché, mi è stato riferito da fonti certe, lei potrebbe avere delle informazioni utili alla mia ricerca, lei è Wooden Arms, giusto?>>

L'uomo, lentamente alzò le braccia, portandole di fronte alla ragazza, <<tu... che... dici...?>> il tono sarcastico della risposta per un momento spiazzò Hermione, che tutto si sarebbe aspettato in quel frangente, da quel vecchio con la barba incolta, mezzo uomo mezzo albero, tranne che del sarcasmo.

Wooden non le diede il tempo di fare alcuna domanda, dando la schiena alla ragazza portandosi nuovamente alla scrivania, esclamò: <<so... bene... cosa... cerchi... se sei... mandata... dal ministero... è per... questa... che sei... qui!>>

L'uomo, dopo aver spostato diversi libri, ne afferrò uno che sfogliò per qualche istante poi presa una pergamena su cui trascrisse qualcosa e la diede alla ragazza.

<<Questa... è la... profezia... che bramate... signorina... l'originale... non... può uscire... da questa... stanza...>>.

Hermione prese la pergamena la iniziò a leggere:

La vecchia signora,
Colei che ci toglie ciò più caro abbiamo Seppur agli occhi di tutti immortale, Realmente non è.
Per mano di uno può esser sconfitta, Ma chi la reclama al suo posto cadrà. Solo la morte, uccide la morte,
Un morto negato, un morto sarà.
Solo chi è morto uccide la morte,
Ma il suo mantello, indosserà,
E brandendo la sua falce immortale sarà.
Un'eccezione a questo tranello
Che non comporta questo fardello,
Chi alla strada per l'addio,
ha preferito un nuovo avvio.

<<Ehi ma? Come sapeva che cercavo questa profezia?>> il viso di Hermione si incupì, ciò che aveva letto non le era chiaro, ma non fece a tempo a chiedere spiegazioni all'uomo su ciò che aveva scritto:

<<tieni... questo... ti... dovrebbe... aiutare... a capire... meglio... Ora...ti... prego...di andare...ho... molto... da... fare... e... come... notato... non sono... una... scheggia...>> il vecchio portò alle mani della sua giovane ospite un libro, si voltò e dandole le spalle si sedette nuovamente alla scrivania. Non proferì più parola, né fece alcun cenno, nemmeno al saluto della ragazza, che come chiesto uscì dalla stanza.

Le immagini erano corse velocemente nella sua mente, in solo pochi attimi, aveva rivissuto il tutto.

Hermione si riprese e raccontò dell'incontro ai presenti, dettaglio dopo dettaglio, gli occhi di chi ascoltava si sgranarono sempre di più.

<<Questa è solo una delle scoperte che ho fatto,>> continuò poi, <<infatti, poco prima di indire questa riunione credo di aver capito chi realmente è dietro i vari attacchi, chi vuole morto Harry e chi ha messo su un esercito per raggiungere il suo obbiettivo. Per quanto, in realtà, se fosse come penso, non capisco perché utilizzare un esercito per fare una cosa che potrebbe fare anche sola>>

<<Sola? Quindi è una donna a volermi morto?>>

<<Harry Potter, lei non dovrebbe neanche essere qui, è l'unico che pur non avendo ricevuto la lettera di invito, è presente, almeno abbia la decenza di tacere! Stiamo cercando di ascoltare, senza perdere il filo del discorso la signorina Hermione so-tutto-io Granger, si sieda è stia zitto>>.

Le parole di Abeforth zittirono il ragazzo che, a malincuore, riprese il suo posto seduto, con il volto offeso e perplesso.

<<Di nuovo grazie signor Silente! Allora, sicuramente tutti noi conosciamo la storia dei doni della morte, in realtà sappiamo anche che i suddetti non erano tre bensì quattro, come abbiamo scoperto tempo fa, io ed i miei amici. Inoltre, grazie a Abeforth, ho appreso che vi era una leggenda che vedeva come possessori dei doni, non i tre fratelli Peverell come si è sempre detto, ma quattro fratelli a cui si potrebbe attribuire anche la prima stesura di quello che nel 1692 sarebbe stato redatto, come "Codice di Segretezza Magica".  I nomi di questi ragazzi erano in ordine di nascita: Doow, Eston, poi c'era l'unica donna della famiglia, che si faceva chiamare Veronica ma il cui nome in realtà era Dathe, ed infine Klaoc. Fin da subito mi sono parsi nomi particolari, strani, ed infatti dopo un'analisi attenta ho notato questo>> la ragazza agitò la bacchetta ed all'improvviso comparve, accanto a lei, una lavagnetta. Prese a scrivere, e  mentre scriveva, aumentarono i borbottii e i versi di sorpresa. Quando finì di scrivere, sulla lavagna si potevano leggere chiare queste scritte:
-"Doow"=Wood
-"Eston"=Stone
-"Klaoc"=Kloac
-"Veronica/Dathe"= Death
<<Forse a voi non sembrerà strano, ma, a me, il fatto che i presunti primi possessori, della bacchetta di Sambuco, della pietra della resurrezione e del mantello dell'invisibilita, si chiamassero con un anagramma della parola, legno, pietra e mantello, beh fa pensare. Per non parlare del fatto che "Veronica", all'anagrafe Dathe, in realtà sia l'anagranma della parola morte. Da qui è nato il sospetto, credo fondato, che in verità, essendo entrata in possesso dell'ultimo dono, il più potente, abbia sconfitto la morte stessa. E se vediamo la profezia, si capisce il perché voglia morto Harry, lui è l'unico tornato "dalla strada  dell'addio, ad un nuovo avvio.
Harry è morto e risorto, durante la grande guerra. È l'unico che può uccidere la Morte ovvero Veronica, senza il vincolo di dover divenire poi egli stesso la morte.

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