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La scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts è quanto di più affascinante ci sia al mondo -e posso garantirlo dato che ho viaggiato molto, fin da quando ho imparato ad afferrare le Passaporte senza lasciare che mi sfuggissero dalle dita.
Nessuna delle meraviglie che ho visitato è paragonabile alla maestosità del castello, le cui guglie si stagliano nel cielo sferzando le nuvole. Dalle finestre più alte si può godere di una visuale mozzafiato sull'intero comprensorio, una vista magica che tuttavia ha ben poco a che fare con la magia.
L'ampio parco verde smeraldo si estende fino alla guferia e oltre l'alto cancello in ferro battuto che permette l'ingresso; mi è stato raccontato che d'inverno diviene candido grazie allo spesso strato di neve che vi si poggia come un mantello, attecchendo sul prato e fino al limitare della foresta, le cui fronde sempreverdi indossano un candido abito nuovo di zecca finché i venti caldi della primavera non tornano a spirare. Le tribune del campo da Quidditch sono un pugno di vivacità tra l'azzurro del cielo, circondate da stendardi con i colori accesi di ogni Casa, perfettamente distinguibili assieme ai pali da quindici metri presenti alle due estremità. Accanto al campo c'è poi la capanna del guardiacaccia e i recinti in cui la nuova insegnante di Cura delle Creature Magiche, la professoressa Lovegood, alleva strani mostriciattoli per farceli studiare a lezione. Infine, ci sono le serre, dalle cui tettoie trasparenti si notano banchi da lavoro e piantine di ogni tipo.
È proprio lì che sono diretto quando, passando davanti a un'armatura che si trova lungo il percorso, un forte sferragliare cattura la mia attenzione. Anche la sera della cerimonia dello Smistamento un'armatura stava passeggiando lungo il corridoio e poi il Cappello Parlante ci ha annunciato che Hogwarts è in pericolo.
Questo cavaliere sembra intento a lucidarsi la spada mentre ripete le rime che ieri sera rimbombavano nell'alto soffitto della Sala Grande, trasfigurato in uno splendido cielo stellato.
«Adesso su Hogwarts di nuovo si staglia
Un nuovo pericolo, una nuova battaglia» borbotta in un clangore di lamine di ferro che sbatacchiano le une sulle altre, spaventando qualche studente più impressionabile. Ai suoi piedi raccolgo un diario che scopro appartenere alla professoressa Lovegood; è aperto su una pagina su cui è scribacchiato qualcosa in una grafia fitta e composta.
Quella che sembra una minacciosa profezia è trascritta nel diario della docente di Cura delle Creature Magiche, la quale probabilmente l'ha udita per caso e non voleva scordarla. Ma cosa si intende con adesso che il serpente ha perso la testa? Perché Serpeverde dovrebbe essere decapitato mentre il leone, l'aquila e il tasso riposano? In che modo si uniscono le quattro anime? Come si possono riparare le crepe con l'oro?
«Hey, ciao Gavin!» vengo intercettato da un mio compagno di stanza, Dexter Froy, il quale mi distrae dai numerosi interrogativi che mi ronzano in testa. «Cos'hai lì?» domanda, indicando con le sue dita tozze il diario chiuso tra le mie mani.
«Ehm, nulla, è per gli appunti» mi affretto a nasconderlo nella borsa prima che possa fare altre domande. Froy è un tipo sveglio, è stato lui a far presente a tutti che le statue si animano in caso di pericolo, e segue con i suoi occhietti azzurri ogni movimento, tornando a guardarmi in viso solo quando l'ultimo angolo del diario è al sicuro. Non ho ancora deciso se posso fidarmi di lui, per cui al momento preferisco mantenere il segreto sulla profezia.
«Mi sono ingozzato di uova questa mattina» cambia discorso, massaggiandosi il ventre gonfio al di sotto della divisa. È alto quanto me ma è molto più robusto, con folte sopracciglia, scure come i suoi capelli, che formano una zazzera di pece su un viso roseo e tondo.
«Oh, sì, erano davvero buone» gli do corda mentre ci dirigiamo alle serre assieme agli studenti di Tassorosso in un crepitio di vocette stridule e sussurri tremuli.
L'unico argomento di cui si discute in questi primi giorni di scuola è il discorso del Castello Parlante. La preside ha cercato di smorzare i toni, minimizzando le parole del suo fedele aiutante per tranquillizzare gli studenti, eppure gli insegnanti sembravano seduti su innumerevoli punte di spillo da come si muovevano irrequieti sulle loro seggiole dai braccioli dorati. Sebbene stiano cercando di mostrarsi padroni della situazione, soppesando con cautela le risposte ai numerosi quesiti che vengono loro posti, specialmente dagli studenti più grandi, i docenti risultano comunque schivi, con una mano sempre sulla bacchetta al di sotto della veste, e pattugliano i corridoi insieme ai Prefetti.
Il professore di Erbologia nonché capo della mia Casa, Neville Paciock, è impegnato in una fitta conversazione con la professoressa Lovegood quando facciamo il nostro ingresso nella Serra numero quattro. I due si guardano intorno furtivi, dopodiché la professoressa Lovegood volteggia fuori dall'aula con aria sognante. Paciock si sofferma ad osservarla con espressione corrucciata, accompagnando con lo sguardo i lunghi capelli argentei che svolazzano verso l'uscita, ma senza vederli davvero, come fosse concentrato su qualcosa che gli è appena stato riferito.
Che la professoressa si sia accorta di aver perso il diario? Che sospetti di uno studente? Che gli abbia chiesto di indagare?
Un brivido mi attraversa la spina dorsale e la mano si muove automaticamente, posandosi sopra la borsa in cui custodisco il diario. Sembra quasi che il cuore voglia scoppiarmi nel petto quando, facendo l'appello, il professore chiama il mio nome.
«Burke Gavin» recita con voce solenne, cercando tra gli studenti una mano sollevata per farsi notare. Ci impiego qualche istante più del dovuto a comprendere che si aspetta una risposta, quando me ne rendo conto il braccio scatta verso l'alto e il docente mi sorride, interpretando quel gesto repentino come una forma di riverenziale timore infantile.
Al termine dell'appello, il professore inizia a spiegare gli usi di una pianta di cui non ho ben compreso il nome, impegnato come sono nel tentativo di districare i fili dei miei pensieri che si aggrovigliano sempre sugli stessi interrogativi: la professoressa Lovegood sa di aver perso il diario? Perché Serpeverde deve perdere la testa? Come si ripara qualcosa con l'oro? Cosa nasconde la McGranitt?
Sono così concentrato su questi quesiti che ricordo di dover prendere appunti solo quando il mio compagno di banco, Dexter, inavvertitamente urta il suo calamaio, spandendo inchiostro sulla mia pergamena intonsa, smascherando così la mia distrazione quando il professor Paciock si avvicina per far evanescere l'inchiostro in eccesso.
«Va tutto bene?» domanda con voce premurosa, concedendomi un sorriso docile in risposta al mio sguardo terrorizzato. Ciò che mi aspettavo, dopo essere stato sorpreso disattento era una punizione, non di certo comprensione e una pergamena gemella a quella di Dexter, compresa dei suoi appunti riguardo i funghi più semplici da scovare nella brughiera scozzese.
Durante il resto della lezione sono costretto a lottare contro me stesso per rimanere concentrato sulla lezione, scoprendo di tanto in tanto il professor Paciock gettare occhiate nella mia direzione e tirando un sospiro di sollievo al pensiero che, per quel giorno, non avrei avuto compiti di Erbologia.
Alla fine, con il diario ancora stretto tra Mille erbe e funghi magici e il manuale di Incantesimi, mi dirigo nei sotterranei per la doppia ora di pozioni con i Corvonero. Il professor Lumacorno, capo della Casa di Serpeverde, è un ometto dall'aspetto piuttosto ordinario, con un viso tondo su cui spiccano due luminosi occhi verdi e incorniciato da capelli e baffi grigiastri. Sembra piuttosto risentito riguardo gli ultimi avvenimenti poiché pare che il quadro del preside Piton abbia avuto qualcosa da ridire circa la su abilità in pozioni, ma non ne fa mai direttamente menzione con noi studenti.
In Sala Comune si dice che ne abbia parlato con i ragazzi del Lumaclub, ma anche loro hanno smentito qualsiasi coinvolgimento, lamentandosi del fatto che nemmeno dopo essersi scolato un'intera bottiglia di Whisky Incendiario il professore si sia sbilanciato su ciò che sta accadendo tra le mura del Castello. Alcuni sostengono che la McGranitt, consapevole della sua passione per gli alcolici e della curiosità morbosa degli studenti, gli abbia fatto addirittura un incantesimo per impedirgli di rivelare il segreto!
La lezione è piuttosto noiosa e a quanto pare non sono il solo a pensarlo dato che due studentesse di Corvonero non fanno altro che parlare fitto fitto tra loro, lanciandosi di tanto in tanto qualche occhiata intorno per assicurarsi di non essere ascoltate. Mi affretto a distogliere lo sguardo quando la più alta si volta nella mia direzione, facendo volteggiare la chioma bruna e sferzando il viso della compagna. È davvero un peccato essere troppo lontano per capire cosa dicono dal momento che si stanno prodigando così tanto per non farsi udire dagli altri.
Quando il suono della campanella riscuote il professor Lumacorno, lui si affretta a fuggire dall'aula per andare al banchetto e dimentica di assegnare i compiti. Un ragazzo seduto in prima fila con il cravattino blu sembra pronto a ricordaglielo, ma una spallata di un mio compagno di Casa lo fa desistere dal suo intento.
Il pranzo preparato dagli Elfi è ricco di leccornie: pasticcio di rognone, ali di pollo, arrosto misto ed altre vivande compaiono sui tavoli della Sala Grande per sfamare gli studenti. Io ho lo stomaco chiuso a causa dell'incontro tra Paciock e la Lovegood, ma poiché non voglio far insospettire Dexter, che mi sta alle calcagna da quando ho raccolto il diario, mi costringo a buttare giù della carne a forza di bicchieri di succo di zucca.
«Allora, come ti sembra Hogwarts?» mi domanda tra un boccone e l'altro, soppesando gli sguardi che mi rivolge per non trasmettermi l'impressione di essere controllato.
«Bella ma impegnativa, infatti credo che andrò in biblioteca adesso» annuncio, sperando di scrollarmelo di dosso almeno per il resto della pausa pranzo, così da poter indagare liberamente.
«Perché? Non abbiamo altri compiti» ribatte, drizzandosi sulla panca e scrutandomi con aria furtiva.
«Ehm... devo... finire il tema per la McGranitt!» improvviso, ricordando la ricerca sui principi della trasfigurazione che ci è stata richiesta per la prossima settimana.
«Ma l'hai finito ieri sera in Sala Comune, ti ho visto» obietta, e a questo punto temo di non avere più via di scampo se non raccontare la verità. Faccio un ampio respiro di sollievo, mi preparo a vuotare il sacco quando una voce alle mie spalle, proveniente dal tavolo di Corvonero, mi fornisce la scusante perfetta.
«Ed è così, l'ho finito, ma mi sono accorto di aver scritto una castroneria sul terzo principio della Trasfigurazione e devo rimediare» abbasso il tono assumendo un'aria cospiratoria. Il vero motivo per cui lo sto facendo è che non voglio che i Corvonero dietro di me sentano e mi smascherino o pensino che mi prendo gioco di loro, ma Dexter presume che io mi vergogni dell'errore e mi sorride con aria di superiorità, facendomi un cenno mentre mi allontano a grandi passi diretto alla biblioteca.
Davanti a me c'è la Corvonero che ha effettivamente sbagliato a scrivere qualcosa nel tema di Trasfigurazione. Si muove a passo spedito con la borsa che le ricade cadenzata lungo il fianco. Solo concentrandomi sui lunghi capelli rossi mi rendo conto che è la stessa che confabulava con la sua compagna durante l'ora di pozioni.
La bibliotecaria non c'è, probabilmente sarà a pranzo, quindi nessuno ci rimprovera mentre lasciamo cadere rumorosamente le borse a terra e ci precipitiamo lungo gli scaffali. Io afferro un paio di manuali di Trasfigurazione Avanzata alla ricerca di qualcosa che possa giustificare le statue animate e inizio a sfogliarli immediatamente. Solo a metà del secondo libro trovo finalmente qualcosa di interessante: a quanto pare esiste un incantesimo non verbale in grado rendere vive le statue, le armature e qualsiasi artefatto affinché possano combattere al fianco dei maghi.
Tuttavia questo non mi è d'aiuto nella comprensione di ciò che sta accadendo, fa solamente presumere, data la difficoltà dell'incantesimo, che sia stato un mago o una strega molto abile ad animare le statue, qualcuno come il professor Vitious o la preside McGranitt, gli insegnanti più anziani e più dotati in Incantesimi e Trasfigurazione.
La campanella che sancisce la fine della pausa pranzo mi costringe a interrompere le mie ricerche per recarmi alle lezioni pomeridiane, Storia della Magia e Incantesimi, ma i miei pensieri sono completamente rivolti alla profezia e alle statue. Non saprei dire con esattezza gli argomenti trattati nelle due materie poiché mi sono limitato a imitare i compagni e passare inosservato per poter rimuginare in pace.
Alla fine delle lezioni, dopo una cena consumata voracemente per poter tornare a indagare il prima possibile, non riesco a togliermi Dexter di torno per cui insieme ci dirigiamo in biblioteca.
Tuttavia, a causa della sua presenza e della necessità di svolgere i compiti che ci sono stati assegnati, questa serata di indagini si rivela un buco dell'acqua. L'incantesimo viene citato in diversi manuali di Trasfigurazione Avanzata, ma in nessuno di essi si spiega la necessità di animare le statue o i pericoli per far fronte ai quali andrebbe fatto. Inoltre, dal discorso del Cappello Parlante non si evince granché circa il pericolo antico che minaccia il castello.
Quando Dexter sbadiglia per l'ennesima volta mi affretto a nascondere il diario sul fondo della borsa e, per evitare di attirare l'attenzione, mi avvio con lui alla volta della torre di Grifondoro ben prima del coprifuoco. Non sono molti gli studenti che occupano le poltroncine e i divanetti della stanza, ma vi è un gruppo di matricole che pende dalle labbra di un ragazzo più grande, il quale sembra stia dispensando consigli sui docenti.
«E non sottovalutate il professor Paciock» sta dicendo loro, indicandoli a uno a uno con il dito per assicurarsi che comprendano bene le sue parole. «Sembra un fessacchiotto, ma durante la battaglia di Hogwarts ha estratto la spada di Godric Grifondoro dal Cappello Parlante... solo i più valorosi ci riescono!».
Un coro di «Ooh» si leva dai ragazzi raccolti intorno a lui, tutti con gli occhi spalancati, ansiosi di scoprire altri aneddoti sul professore di Erbologia. Mi aggiungo anch'io al gruppo, stazionando in fondo così da non attirare l'attenzione, e ascolto una ragazza domandare con curiosità: «E cosa ci ha fatto con quella spada?».
«Ha decapitato il Serpente di Voldemort, uno dei suoi Horcrux».
Adesso che il serpente ha perduto la testa.
Ma certo! Il cappello non si riferiva a Serpeverde ma al suo erede, Voldemort! Lui aveva diviso la sua anima in sette parti, di cui una si trovava proprio nel Serpente. Mio nonno mi ha raccontato questa storia milioni di volte, come ho potuto non pensarci prima!
La mia espressione di giubilo si incrina quando gli occhietti azzurri di Dexter mi scrutano, indagatori, indugiando sulla mano che non ha mai abbandonato il fondo della borsa, dove ho riposto il diario. Sebbene io tenti nuovamente di negare, il mio interlocutore è fin troppo sveglio per bersi l'ennesima menzogna e gli basta fare un paio di collegamenti per comprendere che ha qualcosa a che fare con il discorso dello Smistamento.
Ci provo davvero a tenerlo fuori perché temo che la situazione possa rivelarsi parecchio pericolosa, ma le mie remore iniziali vengono abbattute quando, con voce solenne, ricorda le parole del Cappello Parlante: «L'assedia da fuori pericolo antico
solo possiamo contar sull'amico».
Così sono costretto a raccontargli del diario della professoressa Lovegood e della profezia, mostrandogli gli appunti sull'incantesimo di Trasfigurazione e recitando per l'ennesima volta la profezia, che ormai ho imparato a memoria. Gli ultimi versi, «e le vecchie crepe con l'oro colmate», si accompagnano a una sua reazione piuttosto insolita: schiude le labbra, come colto da un'epifania, e spalanca gli occhi in un'espressione di pura sorpresa.
«Mia madre è babbana, insegna giapponese all'università di Londra» esordisce, come se quel dettaglio dovesse valere da spiegazione. Di fronte alla mia espressione corrucciata solleva le folte sopracciglia e si accinge a spiegare: «Il kintsugi è un'antica arte giapponese che consiste nella riparazione degli oggetti tramite l'utilizzo di oro! Quando qualcosa si rompe, i giapponesi non la buttano via ma mettono la polvere d'oro nelle crepe e poi lo usano per saldare l'oggetto, ricostruendolo».
La spiegazione non è particolarmente soddisfacente dal momento che questo kintsugi sembra più che altro roba da babbani, ma non credo che i docenti abbiano altre piste da vagliare o l'avrebbero già fatto -senza contare che il Cappello Parlante non ci avrebbe spinti a indagare!
Non è molto, non sappiamo ancora cosa si intende per quattro anime che diventano una sola, ma tanto vale consultare il professor Paciock e parlargli di quest'arte babbana, di cui sicuramente anche l'insegnante di Babbanologia è all'oscuro.
Attraversiamo il buco del ritratto in tutta fretta, impigliandoci nelle pareti di pietra con i mantelli svolazzanti e travolgendo qualche studente più grande che fa ritorno alla torre durante la folla corsa sulle scale. Forse qualche Prefetto ci urla dietro un rimprovero ma non ce ne curiamo, determinati solamente a raggiungere il professor Paciock nel suo ufficio.
Irrompiamo nella stanza senza bussare, facendo anche spaventare il docente, che sobbalza sulla sedia e sguaina la bacchetta contro di noi.
«Pensiamo di aver in parte decifrato la profezia» annuncia solenne Dexter senza nemmeno salutare, salvo poi beccarsi una gomitata a causa dell'occhiata carica di sgomento che ci rivolge Paciock.
«Che ne sapete della profezia?» indaga, squadrandoci guardingo.
«Ehm, ecco... io» biascico, cercando il coraggio che dovrei possedere per spiegare tutto, «Vede, ho trovato un diario a terra e l'ho preso per restituirlo al legittimo proprietario, ma ho letto della profezia...».
Il professore sospira rumorosamente, poi ci fa cenno di accomodarci alle due sedie che si trovano dirimpetto alla scrivania e si passa una mano tra i capelli con aria frustrata. Non c'è bisogno di altre parole, dallo sguardo stanco ma lucido che ci dedica comprendiamo che è arrivato il momento di vuotare il sacco.
«Allora, è iniziato tutto prima dello Smistamento, quando abbiamo visto un'armatura passeggiare indisturbata lungo il corridoio...».
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N.d'A.
Eccoci qui con la oneshot per il concorso.... Sono quasi arrivata al limite delle parole (2976) quindi credo ci sia poco da aggiungere 😂
Ringrazio infinitamente ReadingEllen per aver betato il capitolo, mi hai salvata 🦋
Spero che vi piaccia e soprattutto spero di essere riuscita a sviscerare bene gli indizi colti dal diario di Luna e dalla filastrocca dello Smistamento. Per chi volesse saperne di più, vi lascio i link dei due capitoli in cui ci sono tutte le informazioni per lo svolgimento come commenti in linea 🌸
Ricordo che per qualsiasi cosa mi trovate anche su ig (flyerthanwind_)
Luna Freya Nives
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