📝. I fondatori
Piccole goccioline d'acqua si abbattono sulla superficie di vetro, infrangendosi al contatto e scivolando poi verso il basso, in una lunga corsa verso il terriccio bagnato.
Una folata di vento innalza il pavimento di foglie secche antistante la finestra, smuove il solido pesco all'angolo e le sue fronde spoglie traballano.
Un tuono squarcia l'aria, trasformando la pioggerellina autunnale in un violento temporale.
La donna alla finestra sospira, ormai rassegnata all'idea che il marito farà ritorno a notte inoltrata.
Spera almeno che, per quel momento, le nuvole si siano diradate e lui rincasi protetto dall'oscura coltre stellata.
Le sue dita, pallide e affusolate, corrono alla fede nuziale; si avviticchiano intorno al dito anulare e rigirano l'anello dorato: è freddo -come le mani di suo marito d'altronde, perennemente gelate.
Mormora sottovoce l'incantesimo, lontana dalle orecchie indiscrete dei figli, e lo avverte vibrare: Camillo sta bene, è sano e in forze.
Da quando è sopraggiunta l'unità d'Italia Maria è inquieta, teme che qualche rivolta possa distruggere il precario equilibrio instauratosi; equilibrio che il suo stesso marito ha contribuito a raggiungere, rischiando la propria vita in prima linea pur di garantire a lei ai loro figli un radioso futuro.
Lo scoppiettio del fuoco la riscuote dai suoi pensieri -nuvole scure che ottenebrano la mente, ricordandole quanto sia stato difficile addormentarsi in un grande letto vuoto in assenza di Camillo- e si volta verso i suoi figli, accomodati su una coperta posta davanti al caminetto.
Gaia, la maggiore, è assorta nella lettura, il capo chino sul libro e le morbide onde castane che le ricadono delicatamente ai lati del viso; anche se non può vederli, Maria immagina i suoi grandi occhi luccicare mentre scorrono sul testo.
Aliseo, al contrario, è impegnato in una fitta contemplazione: osserva attentamente dei fogli, sparsi ad occupare l'intero tavolo in legno del salotto, e Maria può giurare di sentire gli ingranaggi del suo cervello cigolare sotto quel capo corvino.
I gemelli sono davanti del caminetto a gambe divaricate, tra le mani un pallone di stoffa che si lanciano l'un l'altra. Ignazio, una zazzera di fulvi capelli che ondeggia mentre recupera la palla, schernisce sua sorella e la sua scarsa attitudine al gioco; Cordelia, limpidi occhi azzurri e una fluente chioma bionda raccolta in due adorabili treccine, lo ammonisce con lo sguardo.
"Bambini, è ora di andare a dormire" esordisce Maria in tono autorevole. Ormai si è fatto tardi, non possono più aspettare che Camillo rincasi.
I bambini si voltano nella sua direzione, la protesta già pronta sulla punta della lingua, soffocata poi dalla sua espressione severa.
"Madre, non si puoi andare a dormire" tenta Cordelia, ormai balzata in piedi insieme a Ignazio, "Prima dovete raccontarci una favola!" protesta infatti il secondo, pronto a sostenere la gemella.
"E va bene" accondiscende la donna, consapevole che non sarà il tempo di una storia a gravare sul loro riposo, "Allora, quale gradite ascoltare?".
"La nostra!" s'intromette Aliseo, un sorrisetto furbo ad arricciargli le labbra, mentre Gaia ripone il libro sullo scaffale e si accomoda su una delle poltroncine.
Maria sorride e prende per mano i gemelli, facendoli sedere su di lei, uno per gamba. Poi si schiarisce la bocca e inizia il suo racconto.
"C'era una volta, in un bellissimo paese chiamato Italia, una giovane coppia di innamorati, desiderosa di convolare a nozze. La ragazza era figlia di un artigiano, abile costruttore di strumenti musicali, che aveva confezionato un vioino per una donna borghese. Nell'occasione della consegna, quando la signora portò con sé il figlio per mostrargli il violino, i due giovani si conobbero e si innamorarono perdutamente.
Un anno dopo fu celebrato il matrimonio e i novelli sposi si trasferirono in una grande casa con un ampio giardino e un albero di pesco davanti al l'ingresso.
Era un tiepido pomeriggio primaverile quando venne alla luce la loro primogenita: nacque al tramonto, mentre il sole colorava il cielo di tonalità aranciate e i fiori del pesco stavano sbocciando. La chiamarono Gaia che vuol dire Terra, perché la sua nascita aveva ridonato fertilità al terreno.
L'inverno successivo fu freddo e tempestoso, i temporali impedirono gli spostamenti e il padre rimase bloccato in America -dove si trovava per lavoro- a causa del mare in burrasca. L'unico giorno senza pioggia la donna partorì il secondogenito e i suoi primi vagiti si persero nel vento. Lo chiamarono Aliseo, nome del vento caldo d'oltreoceano che aveva protetto suo padre durante il viaggio.
Infine, in un rovente giorno d'estate, nacquerono i gemelli. Gli sposi erano sulla spiaggia dorata quando iniziò il parto, così chiamarono la femminuccia Cordelia, che significa figlia del mare; il sole di mezzogiorno, alto nel cielo, pareva ardere come fuoco, così chiamarono il maschietto Ignazio.
I bambini crebbero forti e in salute, divennero giovani belli e arguti e infine uomini e donne valorosi. Insieme fondarono una scuola, una scuola per bambini speciali come erano stati loro, capaci di cose straordinarie.
In quella scuola l'impossibile diviene possibile, se solo si è in grado di non farsi scoprire dagli umani".
"Madre, secondo voi fonderemo davvero quella scuola?" domanda in un sussuro Cordelia, stringendosi contro il suo petto.
"E riusciremo a non farci scoprire?" rincara la dose Gaia, la quale trova sempre più difficile nascondere i propri poteri agli umani.
"Ma certo!" esclama Maria di getto, senza aver bisogno di riflettere, "Voi siete in grado di fare qualunque cosa".
"Lo credete davvero?" subentra Ignazio, gli occhietti vispi ridotti a due fessure a causa del sonno.
"O lo dite solo perché siete nostra madre?" aggiunge Aliseo, scrutando attentamente il suo viso per cogliere un guizzo di sorpresa.
Ma non ve ne trova, perché Maria è sinceramente convinta delle sue parole.
"Lo dico perché voi siete straordinari" afferma carezzando tutti i figli con lo sguardo. Li osserva con gli occhi dell'amore e non può che convincersi delle grandi gesta che compiranno.
"E anche perché sono vostra madre" ammette infine, arricciando le labbra in un ampio sorriso e invitando i figli a raggiungere le stanze da letto tra le risate sommesse.
***
Crescere per soddisfare le aspettative dei genitori è un compito arduo per i bambini, ma non se questi hanno... qualche aiuto.
I quattro fratelli non si sono mai sentiti oppressi dal compito affidatogli dalla madre, e quando questa è venuta a mancare le hanno promesso, sul letto di morte, che avrebbero esaudito il suo desiderio.
Maria era cresciuta nell'ombra, protetta dall'aura di suo padre -grande uomo e potente mago- che le aveva insegnato a gestire i suoi poteri. Non è facile essere una strega quando si ha il timore che possano ancora darti la caccia, ma lei era divenuta abile a nascondersi da chi non doveva sapere.
Quando aveva avuto dei figli l'aveva insegnato anche a loro, rivelandosi una brava madre e un'ottima insegnante. I suoi figli non sono mai stati scoperti ma, anzi, sono riusciti a proteggere gli altri a loro volta.
Stratagemmi, sotterfugi, incantesimi creati ad hoc, hanno sfruttato tutto ciò che è in loro potere per fondare una scuola. Il loro più grande desiderio è aiutare, realizzando così il sogno di Maria: un istituto in cui insegnare ai bambini a controllare i loro poteri, acquistare familiarità con la magia e proteggersi vicendevolmente.
Quest'ultimo è l'interesse primario di Gaia, denominata Mamma Chioccia fin dalla prematura scomparsa di Maria. In eredità ha da lei ricevuto la fede nuziale, legata mediante un incantesimo a Camillo.
Gaia, abile strega, è riuscita a modificarla, creando una formula per ognuno dei suoi fratelli. Adesso, mormorando le parole esatte, il suo anello vibra comunicandole che i suoi fratelli stanno bene e sono in salute.
È l'oggetto che le sta più a cuore, ricordandole chi è, da chi è stata cresciuta e il compito che si è prefissata. La promessa fatta a sua madre è un segno indelebile sul suo corpo -nel suo cuore- e Gaia proteggerà i suoi fratelli e tutti coloro che incontrerà sul suo cammino.
Aliseo, invece, ha l'arduo compito di guidare. Non è facile farsi seguire, specialmente da bambini impauriti che hanno tentato di reprimere la magia fin dalla culla. Egli possiede le doti necessarie per svolgere la sua missione: intelligenza, sagacia, integrità, carisma... e un piccolo aiuto magico.
Suo nonno, abile costruttore di strumenti musicali, ha creato per lui un'ocarina: l'ha plasmata dalla terracotta come tutti gli arghilofoni, di forma ovoidale e allungata, così da produrre un suono neutro ma piacevole -né troppo acuto né troppo ottuso.
Le note dell'ocarina svolazzano nell'aria e si insinuano nelle orecchie dell'ascoltatore, convincendolo a fare esattamente ciò che il suonatore comanda.
I gemelli sono sempre agli antipodi: l'una placida l'altro impetuoso, l'una fredda l'altro focoso, l'una purifica con la creazione l'altro con la distruzione. Due facce della stessa medaglia che si completano e si intrecciano, intersecandosi in più punti e costituendo un mosaico dai colori imperdibili, i cui tasselli appaiono tanto differenti quanto simili.
Ignazio, nel giorno del suo diciottesimo compleanno, ha ricevuto in dono da suo padre una cotta di maglia di epoca medievale.
La leggenda su di essa narra che chi la indossa diviene invincibile, e in parte è così. Camillo l'ha infatti incantata, così da conferire l'immunità fisica a chiunque la indossi: nulla può scalfire il cavaliere, né il fuoco, né le lance, neppure la mangia.
Cordelia, anima pura e limpida, durante un viaggio con i suoi genitori scoprì una pergamena incantata. Nessuno l'aveva mai notata prima, eppure la giovane strega era stata attratta dalla magia che sprigionava.
A Cava de' Tirreni c'era un foglio bianco con il sigillo di Ferdinando I d'Aragona, dono del reale alla città e ai suoi abitanti per averlo salvato in tempi di guerra. Su di esso i cittadini avrebbero potuto scrivere qualunque desiderio e questo sarebbe stato realizzato; nessuno vi posò mai l'inchiostro.
Nessun umano fu in grado di sfruttare quella pergamena, e neppure i maghi più abili. Chiunque l'avesse creata l'aveva protetta affinché non cadesse in mani sbagliate, e solo un'anima tersa e buona come quella di Cordelia è in grado di maneggiarla e utilizzarla, in nome del bene comune.
Tutti si prestano nella nobile arte dell'aiutare, facendo dell'altruismo la loro più grande virtù affinché gli altri possano trarne giovamento.
Insegnano ai giovani maghi e streghe della loro scuola a destreggiarsi nel mondo degli umani senza far nascere sospetti circa la loro vera natura. Insegnano la magia e la vita, ritenute da loro imprescindibili e per questo inseparabili.
Il nome della scuola, scelto di comune accordo e suggerito da Maria, è "Istituto Etereo", perché racchiude in sé l'essenza di ognuno di loro: la protezione terrosa di Gaia, il carisma arioso di Aliseo, la bontà cristallina e fluida di Gaia e l'impeto focoso di Ignazio.
I quattro elementi naturali racchiusi in uno, più forti che mai, più uniti che mai.
Quattro fratelli prodigati in un'unica missione, più forti che mai, più uniti che mai.
N.d'A.
Salve a tutti! È la prima volta che accolgo una sfida del genere, partecipando al concorso di FedericoG08 e Alexa-Universe in cui, ispirandosi ad Hogwarts e alla sua storia, bisogna ideare una scuola di magia tutta italiana.
Spero di essere stata all'altezza delle aspettative, fatemi sapere cosa ne pensate e lasciate una stellina se vi è piaciuto!
flyerthanwind
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