5. ALEXANDER
Due settimane dopo
"L'ordine per il tavolo dieci è pronto!" dissero dalla cucina e io, dopo aver sorriso alla cliente che aveva appena pagato, la ringraziai per essere stata da noi e scappai verso la cucina.
Era sabato, eravamo quasi a metà dicembre e il Queen's Deli era stracolmo di persone. Fuori nevicava e per questo molte persone avevano preferito rifugiarsi nel nostro locale per mangiare qualcosa e soprattutto stare al
caldo.
Mia madre era in cucina insieme al cuoco, Logan, un bell'uomo di quarant'anni che purtroppo lo avevo sorpreso più volte a fissare mia madre con occhi a cuore. Non ne avevo parlato con lei e il pensiero di parlare di quelle cose mi imbarazzava tantissimo. Erano più di dieci anni che mio padre era morto e mia madre si era buttata nel lavoro e non aveva dedicato il suo tempo ad altro. Logan sembrava un uomo simpatico, di certo non aveva paura a lavorare e quando c'era bisogno si fermava volentieri a dare una mano. Prima pensavo fosse perché eravamo davvero con l'acqua alla gola, adesso pensavo fosse solo un modo indiretto e discreto di passare il tempo con mia madre.
Non avevo idea di come mi facesse sentire il pensiero di mia madre di nuovo innamorata e con un uomo che non fosse mio padre.
Sospirai dopo aver portato il piatto al tavolo del cliente e mi avvicinavo al bancone dove ad attendermi c'erano tre ragazze.
Quando sollevai lo sguardo, il mio cuore perse un battito incrociando lo sguardo di Melissa, la mia ex ragazza.
Lei arrossì quando la salutai con un sorriso e poi distolse rapida lo sguardo, mentre la sua amica di cui non ricordavo il nome, mi porgeva la carta di credito.
Mentre facevo loro lo scontrino ripensai ai bei momenti passati insieme a Melissa.
Da quando ci eravamo lasciati non l'avevo più sentita regolarmente ma avevo visto sui social che si era fidanzata con George.
Consegnai lo scontrino alla sua amica che si allontanò in compagnia di un'altra ragazza, mentre Melissa rimase al bancone e tamburellò le dita della mano sinistra sul vetro.
"Posso avere quattro cupcake da portare via?" chiese senza guardarmi.
"Ma certo. Che gusti?" chiesi.
"Nutella, vaniglia, caramello e Red Velvet. No, anzi. Aggiungici anche il burro di arachidi" aggiunse lei mordendosi il labbro mentre le guance diventavano rosso fuoco.
Sapevo che George andava pazzo per il burro di arachidi, ci sarebbe anche andato a dormire con un barattolo tra le mani. Sapere che si sarebbe vista con lui mi fece stringere la mascella. Odiavo essere geloso, durante la nostra relazione non avevo mai avuto occasioni per mostrarmi geloso perché Melissa non mi aveva mai dato motivo di esserlo.
Allora perché il pensiero mi infastidiva lo stesso?
"Come stai?" Le chiesi a quel punto.
Non mi andava che tra di noi ci fosse imbarazzo.
"Tutto bene, tu? Sei qui per le vacanze di Natale?" mi chiese.
"In realtà non proprio. Sono tornato per restare..." risposi io.
Lei mi guardò e annuì.
"Dirò a George che sei tornato allora. Sarà felice di rivederti. Gli sei mancato molto" disse Melissa con un debole sorriso ed io strinsi la mascella.
Io e George eravamo amici sin da quando mi ero trasferito dagli Stati Uniti a nove anni, poco dopo la morte di mio padre.
Oggi però non volevo più vedere George Williams, se dovevo essere sincero.
Il fatto che si fosse messo con la mia ex poche settimane dopo che ci eravamo lasciati e che lo avevo sorpreso a maltrattare Harper, aveva fatto in modo che l'affetto che provavo per lui da bambino scemasse nel tempo.
Ma non volevo mostrarmi ostile con Melissa. Ero stato io a lasciarla dopotutto e non pensavo di essere stato un bravo fidanzato, purtroppo.
"Ok" fu tutto quello che risposi prima di farla pagare e la salutai prima che lei uscisse dal negozio.
Mia madre si avvicinò a me che non avevo ancora staccato gli occhi dalla porta del locale.
"Non viene molto spesso, sai? Quelle poche volte che l'ho servita era molto nervosa..."
Spostai lo sguardo verso di lei e sorrisi.
"Era nervosa anche con me. La capisco, l'ho lasciata io con la scusa della mia vita lontano e poi ritorno per restare" risposi io con amarezza.
Mia madre mi posò una mano sulla schiena.
"Perché non mi dici cosa è successo? Eri così entusiasta di studiare alla UCLA! Era il tuo sogno da bambino..."
La interruppi alzando una mano.
"Era il sogno di papà. Io gli ho solo fatto una promessa prima che morisse. Non sono riuscito a mantenerlo e mi sento uno schifo per questo" dissi sentendo un groppo alla gola e gli occhi riempirsi di lacrime.
Mia madre mi strinse a sé e mi baciò la guancia ma io mi allontanai e raggiunsi il bagno dei dipendenti dove diedi sfogo alle mie lacrime.
Mi sentivo un fallito e avevo bisogno di parlare con qualcuno.
Afferrai lo smartphone e chiamai Gideon che rispose dopo tre squilli.
"Queen! Che bello sentirti! Sei solo sparito per due settimane! Hai scopato troppo?" mi chiese lui ed io mi ritrovai a tirare su con il naso.
"Puoi venire al locale di mia madre? Per favore?" Chiesi con voce spezzata e roca.
Ci fu un breve momento di silenzio.
"Ma certo. Dammi dieci minuti. Sono al centro commerciale. Chi devo prendere a calci?" chiese.
Sorrisi tra le lacrime.
"Nessuno. O forse me per essere un coglione" risposi.
"Lo so, ma se me lo dici piangendo mi passa la voglia di prenderti a calci. È come picchiare un cucciolo di foca" Disse lui.
"Sto andando al parcheggio" disse lui ed io annuii anche se non poteva vedermi.
"Mi abbracci quando ci vediamo?" chiesi d'istinto.
Gideon rimase in silenzio.
"Che cazzo è successo? Non sei tu. Si. Se proprio devo. Sai che mi imbarazza abbracciare ragazzi. Harper sarebbe perfetto per dare abbracci. Ma se ti vedo che ti avvicini a lui ti spezzo le gambe" rispose il mio migliore amico, mentre sentivo una voce borbottare.
"Sei con Harper?" chiesi sentendo il cuore battermi con forza nel petto.
"Si. Eravamo al centro commerciale. Se voglio uscire sono costretto a portarmi dietro lui che guida la macchina. Che palle."
"Allora digli che stiamo per sfornare i suoi cupcake al cioccolato preferiti.." Dissi prima di chiudere la comunicazione e portarmi una mano al petto.
Mi guardai allo specchio e vidi i miei occhi nocciola arrossati. Mi lavai la faccia e mi portai le mani bagnate ai capelli per sistemarli.
Volevo comunque essere carino per Harper.
Anche se lo conoscevo da anni, c'era sempre qualcosa in lui che mi rendeva teso e nervoso, ma in modo positivo.
Mi guardai un'ultima volta allo specchio sistemandomi la divisa del locale e raddrizzando la spilla con il mio nome inciso sopra.
Uscii dal bagno pochi istanti dopo.
**
Harper sapeva abbracciare, non potevo negarlo.
Eravamo sul retro del locale, stavo aspettando l'infornata di cupcake quando il fratello del mio migliore amico mi aveva stretto le braccia attorno al busto da dietro e aveva affondato il viso tra le mie scapole.
Volevo sollevare una mano per accarezzargli il braccio, ma il colpo di tosse di Gideon che ci fissava con le braccia incrociate sul petto massiccio mi fece desistere.
"Va meglio?" mi sussurrò Harper ma io negai con la testa, portandomi una mano sugli occhi.
Harper strinse le braccia attorno al mio busto.
"Va bene" si limitò a dirmi strofinando la guancia sulla mia schiena e trasmettendomi brividi lungo il corpo.
"Che è successo? Hai litigato con tua madre?" mi chiese Gideon ed io scrollai la testa.
"No, mi... mi manca mio padre, quando arrivano le feste mi sento sempre un po' giù..." dissi sentendo il mio cuore stringersi.
Harper mi accarezzò il ventre.
"Il pensiero di perdere papi o papà mi devasterebbe troppo. Non ci voglio neanche pensare..."
Gideon si rabbuiò.
"Infatti, non pensarci, cazzo!" borbottò portandosi una mano tra i capelli.
Cazzo, non volevo deprimerli.
"Scusate, non volevo mettervi tristezza"
"No, hai tutto il diritto di sfogarti. E' un dolore atroce, soprattutto se vissuto quando eri un bambino...."
Sorrisi e Gideon sollevò un sopracciglio.
Lo guardai.
"Avevo chiesto a te di abbracciarmi" dissi guardandolo.
Gideon avvampò.
"E' una cosa così da gay"
Sollevai un sopracciglio, mentre Harper si allontanava da me.
"Fanculo, Gid!" disse Harper alle mie spalle. "Siamo da soli e Alexander è come un fratello"
Avvampai a quella frase e abbassai la testa.
I pensieri che facevo su Harper erano poco fraterni.
Sognavo di baciarlo fino a restare senza fiato e rotolarmi con lui in un letto.
Quando mi masturbavo mi rendevo conto che il viso del mio compagno di college che mi aveva fatto il pompino cambiava sempre e mi ritrovavo a fantasticare su Harper in ginocchio tra le mie cosce aperte mentre mi guarda con i suoi grandi occhi blu mentre le sue labbra piene sono strette attorno al mio cazzo duro...
Si, proprio un fratello.
Le braccia di Gideon mi si stringono attorno mentre Harper da dietro torna ad abbracciarmi.
Ero in un sandwich Zabini. Alla mia bisessualità piaceva molto e anche al mio cazzo che ebbe un sussulto contro la coscia di Gideon che mi allontanò da sé con una spinta.
"Fanculo, non voglio sentirti il cazzo addosso!" borbottò con il viso rosso mentre Harper abbassava lo sguardo.
Mi coprii in fretta con entrambe le mani mentre mi sentivo andare a fuoco.
"E' stata una reazione istintiva!" balbettai io.
"Io vado a cercare un tavolo. Harper, andiamo!" disse afferrando il fratello e lasciandomi da solo sul retro a calmarmi.
Mentre sfornavo i cupcake, ripensai al bacino di Harper premuto contro le mie natiche e le strinsi di riflesso. Era stata una bella sensazione, peccato per la presenza di Gideon.
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