16. ALEXANDER

Raggiunsi casa di Harper un quarto d’ora in anticipo. Non riuscivo più a restare a casa, avevo bisogno di stare con lui, passare del tempo da soli.

Stavo letteralmente impazzendo.

Rimasi immobile in macchina, mentre tamburellavo le dita sul volante, poi mi decisi a scendere dalla macchina.

Percorsi il vialetto che portava alle scale dell’ingresso di Villa Zabini. Si trovava fuori Black Angel City, più in campagna che in città ed era circondata da un bosco infinito.

Gli Zabini erano ricchi e famosi grazie al loro lavoro di avvocati di successo e avevano anche una piscina che si poteva vedere dalla stanza di Harper, non che fossi mai entrato in camera sua, me lo aveva detto Gideon.

Salii i gradini e suonai il campanello. Dovetti attendere davvero poco prima che la porta si aprisse e comparisse davanti a me il signor Blaise Zabini.

Il padre di Harper e Gideon indossava un maglione natalizio con le renne, che io trovavo terribile, ma mi sarei tenuto per me quel commento. Volevo andare via quattro giorni con Harper per testare il suo elenco, non potevo permettermi di offendere il suo gusto di vestire.

Lo salutai con una stretta di mano mentre lui mi faceva entrare e chiamava Harper che uscì dalla sala da pranzo.

“Oh, sei già qui!” disse, mentre scriveva sul cellulare. “Arrivo, il tempo di mettermi il cappotto e la sciarpa”.

“Accendo l'aria calda, non dovremmo patire il freddo durante il viaggio” dissi guardandolo prima di posare la mia attenzione sulla valigia gialla canarino.

Harper adorava il giallo e se fosse stato per lui avrebbe avuto tutto di quel colore. A me metteva allegria, ma molto spesso il colore mi faceva venire mal di testa. Io adoravo il rosso e i colori meno sgargianti.

“Eccomi, ho fatto” disse Harper guardandomi negli occhi e mi dovetti trattenere dal prenderlo per la vita e baciarlo sulle labbra davanti alla sua famiglia.

Avrei avuto quattro giorni, mi ripetevo nella testa, quattro giorni solo per noi due.

Salutammo gli Zabini, Gideon che strinse Harper e gli disse qualcosa all’orecchio.

Quando Gideon salutò anche me, mi abbracciò ma non mi disse nulla e ne fui stupito.

Mi ero aspettato una ramanzina, frasi tipo “se gli fai del male ti verrò a cercare” invece mi rivolse un sorriso prima di salire in camera sua.

Io e Harper uscimmo di casa e lo aiutai a mettere la valigia in macchina. Salimmo a bordo e mentre accendevo il motore lo vidi mettersi la cintura.

“Sei pronto?” gli chiesi.

Harper sorrise.

“Non aspettavo altro! Ciao casa!” disse salutando la villa con la mano.

Stavo ancora ridendo quando imboccammo l’autostrada.

“Gideon si è stranamente comportato bene con me, mi aspettavo una sceneggiata” dissi io.

Harper sospirò.

“La sua situazione con Bradley mi sta facendo impazzire” mi confidò.

“Che succede tra quei due?” chiesi.

Mi sembrava una soap opera.

“Al momento niente, mio fratello continua a dire di essere etero al cento per cento e vuole solo Charlotte” disse.

“Ma sei sicuro di quello che hai visto?” chiesi riferendomi all’incontro al parco.

“Si. E Bradley è bello cotto. Mi ha chiesto una mano… Per questo mi servirebbe il tuo aiuto” disse Harper e io mi voltai.

“In cosa posso aiutarti?”

“Bradley vorrebbe invitarlo da Queen’s Deli, per parlare e farsi conoscere. Gideon è un po' una testa di cazzo in queste cose e si sta privando di conoscere una persona solo perché pensa di odiarla” mi spiegò Harper e mi trovai ad annuire.

“In effetti non ho mai sentito grandi cose su Bradley. Si gli stava antipatico perché stava con Charlotte ma a parte quello non c’era mai stato un motivo serio dietro. E da quel che mi hai raccontato, Bradley sembra un bravo ragazzo. Non l'ho mai frequentato, però” dissi.

“Lo so, stavi sempre con la tua squadra di basket. Comunque tu non dire nulla a Gideon, ma da quel che ho sentito, la sua squadra non sta facendo molto bene e pensavano di sostituire il rugby con il calcio che è molto più seguito. Se dovesse essere una conferma a Gideon prenderà un colpo” mi disse Harper mordendosi il labbro mentre guardava fuori dal finestrino.

“La sostituiscono? Ma il rugby è vita nel nostro paese, posso capire il basket… cioè, no. Non lo capirei. Ma è sport! Cosa hanno intenzione di fargli fare? È il loro penultimo anno questo” dissi preoccupato.

Harper si strinse nelle spalle.

“Non ne ho idea. Ma sono solo voci… Me lo hanno detto Thorfinn e Hugo. Non so se si realizzerà, spero proprio di no, Gideon ne sarebbe davvero devastato…” disse ed io mi trovai ad annuire.

Quando mi avevano comunicato che non facevo più parte della squadra di basket della UCLA perché non avevo pagato la retta, ero stato malissimo. Ancora oggi sto male al pensiero di non giocare più, per Gideon sarebbe stato un duro colpo perché lui  ha sempre amato giocare a rugby e la passione che mostra quando scende in campo é palese. Speravo che Harper si sbagliasse.

Il viaggio verso Paradise durò due ore dove parlammo di tutto e ascoltammo la musica.

Parcheggiai davanti alla casa che avevo affittato e scendemmo per prendere le valigie. Guardai la casa a schiera che si affacciava sul mare. Mi chiesi cosa mi fosse venuto in mente quando ho pensato di venirci con un ragazzo che non conoscevo bene e con il quale c’era stato solo un pompino e un lavoro di mano da parte mia.

Guardai Harper che stava trascinando la sua valigia lungo il vialetto e mi resi conto che forse avevo fatto la scelta giusta a venire qui con lui invece del mio flirt americano.

“Dovremmo fare la spesa perché non credo ci sia cibo nel frigo” dissi mentre percorrevamo il vialetto prima di raggiungere la porta di ingresso che io aprii con le chiavi che mi avevano dato.

“Già” disse Harper guardandomi prima di entrare in casa.

Posammo le valigie nel salotto e poi uscimmo di casa, portandoci dietro solo cellulare e portafoglio.



Quando raggiungemmo il piccolo supermercato sulla strada principale, Harper si guardava attorno come se fosse la prima volta che faceva la spesa. Lo affiancai.

“Da come ti guardi attorno sembra che sia la prima volta per te in un supermercato” gli dissi mentre afferravo un cestino.

“E’ la prima volta che vengo qui dentro di mia spontanea volontà e da solo. Di solito accompagno i miei genitori, ma non sempre. Trovo il fare la spesa noioso…” disse e io sorrisi.

“Non credo esista qualcuno che è davvero felice di entrare in questi posti, ma il cibo non si materializza nel frigo, quindi ci tocca fare un giro. Dimmi cosa ti piace, così lo compriamo”

“A me va bene tutto, io non sono bravo a cucinare, lo fa sempre mio padre, ma so cosa mi piace, al massimo posso mettere te ai fornelli. Io mangio per sopravvivere di solito, ma adoro mio padre quando fa il risotto. Il riso è il mio preferito. Fammi riso in qualsiasi maniera e io lo mangerò!” dissi con un sorriso.

“Ok, compreremo il riso…” dissi io con un sorriso.

“E il cioccolato! Per favore” disse unendo le mani davanti al viso. “Sai che adoro il cioccolato”.

Ridacchiai.

“Tu che ami il cioccolato? Non ne avevo idea!” lo presi in giro.

Harper mi fece un gestaccio prima di allontanarsi fintamente indispettito.

Raggiungemmo casa che erano da poco passate le sei e mezza e io iniziavo ad avere molta fame.

Harper era andato a posare le valigie in camera mentre io toglievo la spesa dai sacchetti e iniziavo a riempire il frigo.

Poco dopo, Harper entrò in cucina e mi guardò confuso.

“Che succede?” gli chiesi guardandolo.

“C’è solo una camera da letto…” disse lui abbassando la testa e cominciando a giocherellare con l’orlo del maglione nero che indossava.

“E’ un problema per te?” chiesi, cominciando a sentirmi nervoso.

Forse avevo osato troppo con quel viaggio. E dovevo ancora restituirgli il quaderno con l’elenco…

Mi ritrovai a deglutire a vuoto.

Harper sollevò lo sguardo e mi guardò intensamente.

“No, solo… non ho mai dormito nel letto con nessuno, nemmeno Gideon. Se non quando eravamo bambini…” mi disse ed io mi avvicinai a lui.

“Anche per me è la prima volta che dormo con qualcuno. Non deve succedere niente per forza, ok? Non ti forzerò a fare niente. Dormirò sul divano piuttosto, va bene?” dissi e mi trattenni dall’afferrargli il viso tra le mani.

Harper rimase a lungo in silenzio poi lo vidi scrollare la testa e dirmi completamente serio: “Non mi interessa, qualsiasi cosa vorrai fare con me, l’ho già immaginata in questi anni”.

Ero a tanto così dal baciarlo, ma prima dovevo dirgli del quaderno. Ma dopo cena. Prima dovevo mangiare. Se si fosse arrabbiato avrei cercato una soluzione anche se speravo di concludere al meglio la serata.

Dopo aver cenato e lavato i piatti, io e Harper entrammo in camera da letto.

Guardai Harper in piedi dall’altra parte della stanza e presi un respiro profondo.

Senza dire nulla mi abbassai verso la mia valigia. Dopo averla aperta, presi il quaderno di Harper e lo strinsi tra le mani mentre mi voltavo.

Avevo il cuore a mille.

Harper sbarrò gli occhi da dietro gli occhiali e lo vidi mordersi il labbro inferiore, preoccupato.

“Volevo dirti che l’ho preso per sbaglio e non sapevo quando restituirtelo…”

Allungai la mano verso Harper che non si mosse ma mi fissava dritto in faccia.

Il mio cuore sussultò.

“L’hai… letto?” chiese.

Io presi un respiro profondo.

NOTE: Ripubblico perché per sbaglio ho cancellato dei capitoli 🤦🏼‍♀️

Bạn đang đọc truyện trên: AzTruyen.Top