15. HARPER
Volevo vomitare.
Stavo camminando avanti e indietro in salotto e nemmeno i miei libri riuscivano a distrarmi.
Tra qualche minuto Alexander avrebbe suonato il campanello di casa mia per chiedere ai miei genitori se potevo partire con lui a Paradise.
Pregavo dicessero di sì e soprattutto che impedissero a Gideon di fare qualche cazzata.
Dopo l’incontro con Bradley al parco, Gideon era diventato silenzioso e anche se i nostri genitori gli avevano comprato un cellulare nuovo, aveva sempre lo sguardo tormentato e distante.
Stavo cominciando a conoscere meglio Bradley, ci eravamo scambiati i numeri e ci mandavamo dei messaggi quasi tutti i giorni. Da quel che mi aveva raccontato lui, mi piaceva come ragazzo e sentivo il suo tormento verso Charlotte e soprattutto verso Gideon.
Era preoccupato per me, sapeva che io gli volevo molto bene e quando gli avevo detto che non si era aperto con me, questa cosa lo aveva fatto soffrire molto.
“Sono figlio unico, non so cosa significa avere un fratello, però so che lui ti è sempre molto vicino, non voglio rovinare il vostro rapporto. Mi faccio da parte io” mi aveva scritto e io mi ero arrabbiato.
Bradley poteva essere un mio amico senza alcun problema. Era Gideon quello con i problemi e sapevo anche quali fossero.
La domenica dopo il nostro incontro con Bradley, avevo bussato alla porta di Gideon, stupito di trovarla chiusa a chiave.
“Apri la porta, per favore? Parliamone!” gli avevo detto, ma dall’altra parte avevo ricevuto solo un silenzio che mi aveva fatto malissimo.
Io e Gideon ci raccontavamo tutto. Il pensiero che mi odiasse perché avevo cominciato a sentirmi con Bradley mi uccideva dentro.
Bradley non voleva me, non mi aveva mai voluto. Aveva una situazione sentimentale decisamente drammatica: voleva molto bene a Charlotte ma al tempo stesso non trovava il coraggio per lasciarla libera di essere amata come meritava. Al tempo stesso era cotto di Gideon che nemmeno lo considerava e lo odiava pure perché era il ragazzo di Charlotte.
Ma io avevo visto il loro sguardo al parco. In mio fratello si era spezzato qualcosa quando Bradley gli aveva afferrato la mano e se l’era portata alle labbra.
Inconsciamente avevo attirato l’attenzione dei nostri genitori che erano saliti in camera.
Papà Blaise mi aveva guardato confuso. Theo mi aveva guardato con le sopracciglia aggrottate.
“Che sta succedendo?” aveva chiesto avvicinandosi a me.
Avevo sospirato.
“Temo problemi di cuore e omofobia interiorizzata” avevo sussurrato.
Theo aveva spalancato gli occhi azzurri identici a quelli di mio fratello e si era avvicinato alla porta.
“Tesoro, sono papà. Mi apri?” aveva detto Theo dopo aver bussato.
“Lasciatemi in pace” aveva detto la voce di Gideon, ma era strana. Sembrava sotto le coperte.
Non era da lui restare nel letto.
Che cazzo avevo fatto?
“Gideon ti prego. È colpa mia? Sono io che ti ho fatto stare male? Mi dispiace! Non ha mai voluto me! È solo un amico! Ti prego… ci sto male a non vederti” dissi.
“Solo papà Theo” era stata la risposta di Gideon e un attimo dopo scattò la serratura.
Theo sospirò e dopo avermi guardato, entrò in camera di mio fratello.
Papà Blaise mi posò un braccio sulle spalle e lo guardai.
“Ti va di raccontarmi cosa è successo?” mi aveva chiesto ed io avevo annuito.
Mentre ci prendevamo un thè, io avevo cominciato a parlare, dicendogli che avevo conosciuto Bradley su Grindr e che eravamo diventati amici. Gli avevo raccontato dell’incontro al parco e dello scontro con Bradley.
“Questo Bradley sembra innamorato…” aveva detto mio padre ed io lo avevo fissato.
“Vero? Mamma mia dovevi vedere Bradley con che occhi lo ha guardato tutto il tempo. Gideon lo odia solo per Charlotte. Non so cosa fare. Gideon ha chiaramente detto che non vuole essere gay….” Non avevo osato guardare mio padre in faccia. Faceva male a me, immaginavo per lui quanto fosse dura.
Mio padre mi passò la tazza di the facendomi un sorriso forzato.
“Mi dispiace” dissi io guardandolo.
“Non devi dispiacerti. So cosa significa avere paura a definirsi, sentirsi sbagliati perché la società ci vuole tutti etero. Chi ha detto che è la normalità essere etero? Ho paura che Gideon dice che vuole essere etero per ribellarsi. Molti pensano che voi due siete entrambi gay perché io e tuo padre ci amiamo.”
“Non è cosi! Io vedo solo Alexander. Le ragazze… Non lo so. Non mi dicono niente. Ho delle amiche a scuola, ma non capisco come gli etero possano desiderare di baciarle. Per me stanno li….”
“Capisci però cosa significa baciare Alexander…”
Sbarrai gli occhi.
“C-che?” chiesi balbettando. Sentivo la faccia andarmi a fuoco. “Io non ho mai baciato Alexander!”
“Però è quello che vorresti, no?” Io spalancai la bocca per rispondere, ma la chiusi immediatamente.
Il solo pensiero di baciare Alexander mi faceva stritolare la bocca dello stomaco e sentivo le farfalle svolazzare.
“Ehm, si, credo”
Blaise aveva sorriso e si era portato la tazza alle labbra.
Sussultai quando sentii il campanello suonare.
I miei genitori, entrambi in sala da pranzo con Gideon, si voltarono.
Era lunedì sera, il giorno prima della vigilia di Natale e ovviamente non aspettavamo nessuno.
Andai io ad aprire, ma sentivo gli occhi di tutti addosso.
Inspirai e poi sorrisi prima di aprire la porta di ingresso e trovarmi davanti Alexander.
Aveva un cappotto pesante, un cappellino di lana sulla testa e i guanti alle mani.
“Ciao” dissi io e Gideon si affacciò all’ingresso, aggrottando le sopracciglia.
“Che ci fai qui?” chiese mio fratello guardandolo confuso.
“Ero passato a portare un regalo di Natale per Harper…” disse lui sorridendomi mentre Theo lo faceva entrare in sala da pranzo.
Quando vide il tavolo apparecchiato con la cena mi guardò.
“Scusa, non volevo disturbarti a cena, ma sono appena uscito dal lavoro”
“Non importa. Comunque me lo hai già fatto il regalo, ricordi?” chiesi io sbattendo le palpebre.
“Ah. Quindi i dolci di mia madre posso portarli a casa con me?”
“Assolutamente no” dissi io afferrando la scatola di Queen’s Deli per portarla in cucina.
“Vuoi fermarti a cena?” stava chiedendo Theo.
“Cosa? Oh, no. Mia madre è in macchina che mi sta aspettando per tornare a casa…”
“Ma come? Falla entrare!” disse Theo.
“No, davvero. Ero passato solo perché volevo chiedervi un permesso” disse lui mentre io entravo in salotto.
“Un permesso? Da parte nostra?” chiese Theo.
“Ci sono problemi con il negozio?”
“No, non è un problema di lavoro” disse lui guardandomi. “Volevo chiedervi il permesso per portare Harper a Paradise con me per qualche giorno”.
Gideon si voltò verso di me.
“Portare Harper…dove?” chiese fissando male Alexander.
“Ho prenotato una casa per passare qualche giorno con degli amici dagli Stati Uniti ma non possono venire e non mi va di buttare via i soldi. Partiremmo il venticinque sera e per Capodanno torneremo a casa…”
“Va bene!” disse allegro mio padre Theo.
“Cosa? Una settimana loro due a Paradise? Siete pazzi?” chiese indignato Gideon.
“Vuoi lasciare vivere tuo fratello?” chiese Blaise mentre Gideon si offendeva e incrociava le braccia al petto.
“No. Vengo con voi!” disse guardando Alexander che mi lanciò un’occhiata.
“Gideon, no. Sei ancora un minore e non puoi andare…” disse Theo.
“Compirò diciotto anni tra poco!” si lamentò Gideon.
“Sei mesi non è poco” disse Blaise.
“Che palle!” borbottò Gideon.
“Quando partirete?” chiese Blaise.
Guardai i miei genitori.
“Cosa? Posso andare? Così? Senza litigi vari…” chiesi confuso.
“Certo, sei maggiorenne e non esci mai di casa. Almeno per una volta ti stacchi dai libri…” disse Blaise.
“Mi porterò il Kindle dietro, leggerò prima di andare a dormire” dissi io, mentre Alexander tossiva.
Lo guardai e lo vidi arrossire.
Oh. Niente letture prima di andare a dormire, ok.
Altro che farfalle nello stomaco, avevo gli elefanti che correvano impazziti adesso.
Alexander andò via subito dopo e io mi sedetti a tavola fissando il vuoto.
“Se vengo a sapere che ti ha toccato lo uccido” mi sussurrò Gideon.
“Non permetterti. E’ da quando lo hai portato a casa che sogno questo momento. E’ solo colpa tua. Poi tu hai Bradley. Vai a lamentarti con lui”
“Meglio morto che amico suo” ringhiò Gideon.
“Davvero vorrei sapere cosa ti ha fatto. Giocate anche nella stessa squadra…”
“Sta con Charlotte”
“Si, ok. Ma lui personalmente ti ha mai fatto qualcosa? Al parco mi è sembrato gentile” dissi io.
“Possiamo non parlarne?” chiese lui infilzando con rabbia il cibo che aveva nel piatto.
“No. Perché se non me lo dici tu glielo chiedo io. A parte Charlotte, cosa ti ha fatto di tanto grave da odiarlo? Perché tu odi quel ragazzo senza un motivo preciso. E no, non è perché è mio amico. Lo odi da sempre”
“Che brutta parola odiare” disse papà Theo. “Sul serio, però. Harper ha ragione. Che cosa ti ha mai fatto questo ragazzo?”
“Mi innervosisce la sua presenza, ok?”
“E allora perché ci giochi a rugby insieme?”
“E’ bravo…”
“Ah, quindi ha anche dei pregi…” lo presi in giro io.
“E’ una testa di cazzo e poi mi irrita quando a scuola mi guarda sempre. Che cazzo ha da guardare? Ha tutto quello che vuole! Ha Charlotte che è la ragazza più bella della scuola…”
“Glielo dite voi o glielo dico io?” chiesi indicando Gideon con la testa.
“Ancora con questa storia?” chiese Gideon.
“Se sei cieco non posso farci nulla. Ci sto provando ad aprirti gli occhi, ma non mi ascolti” dissi io.
“Perché non provi a conoscere questo ragazzo?” chiese mio padre Blaise.
Theo gli posò una mano sul braccio.
“Si chiama paura, tesoro. E’ terrorizzato di quello che prova. Non vuole essere una delusione” disse Theo ed io guardai mio fratello che era avvampato.
“Era una confidenza!” disse Gideon.
“Nessun segreto con tuo padre. Sei nostro figlio. Due teste sono meglio di una.”
“Siamo tre contro uno” dissi io.
“Non voglio essere gay. Voglio le ragazze. Voglio Charlotte. Solo lei è quella giusta per me” disse lui.
“Ma le hai mai parlato?” chiese Blaise.
Gideon negò con la testa.
“E come fai a dire che è quella giusta?” chiese guardandolo dolcemente.
“Perché lo so…”
“Così come sai che Bradley è cattivo?”
“Non ho mai detto che è cattivo. Solo che mi innervosisce quando mi guarda…”
“Non sei tanto subdolo quando guardi Charlotte. Sbavi. Lo vedono tutti a scuola e lui, essendo il suo ragazzo, giustamente non apprezza. Ma… indovina? Non è lui che ti odia, anzi. Vorrebbe conoscerti meglio” dissi io.
“Non mi interessa conoscerlo. Non voglio sapere niente di lui” disse Gideon ed io guardai i miei genitori.
“C’è qualcosa che non dici. Non puoi odiarlo cosi.”
“E invece si. Possiamo mangiare e parlare d’altro? Grazie” sbottò Gideon.
Alzai gli occhi al cielo. Smisi di parlare di Bradley, ma non avrei smesso finché mio fratello non avrebbe capitolato.
NOTE: Ripubblico perché ho cancellato per sbaglio dei capitoli.. 🤦🏼♀️
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