12. HARPER
Dove cazzo ho messo il mio quaderno?
Stavo letteralmente tirando fuori ogni cosa da camera mia, avevo controllato sotto il letto, nella mia scrivania, avevo tirato fuori le mie cose dallo zaino, avevo cercato ovunque, ma il mio quaderno degli appunti sembrava svanito nel nulla.
Mi portai una mano tra i capelli, tirandoli tra le dita.
Dove diavolo era finito?
Non potevo permettere che i miei genitori, o peggio Gideon, leggessero il mio elenco di cose che volevo provare nel sesso.
Se ai miei genitori forse non sarebbe importato, ripeto: forse, Gideon al posto loro mi avrebbe piantato un casino epico.
Dovevo incontrarmi con rainbow ruck nel pomeriggio. Dovevo provarmi l'outfit che avevo tirato fuori dall'armadio la sera prima, invece impazzivo perché avevo perso il mio quaderno degli appunti.
Cazzo, non era un semplice quaderno, c'erano anche gli appunti per le mie storie e potrei anche aver abbozzato qualche riga sul mio sogno ad occhi aperti con i giocatori di rugby negli spogliatoi.
Gideon mi avrebbe fatto a pezzetti. Però avevo tolto il nome di Bradley tra gli atleti con cui vivevo una relazione why choose.
Quanto erano belli quel genere di romanzi?
Si, ok, ne avevo letti alcuni davvero indecenti, libri scritti talmente male per i quali avevo chiesto il rimborso immediato perché erano stato uno spreco di un giorno della mia vita.
Altri romanzi invece erano tra i miei preferiti e qualche volta, quando sentivo il bisogno di toccarmi, leggevo alcune delle mie scene preferite.
Ultimamente, ovvero negli ultimi due anni, l'unica persona a cui pensavo durante i miei momenti di intimità era Alexander Queen.
Era sempre stato un bellissimo ragazzo, capelli castani, occhi nocciola, mascella squadrata che per più di una volta mi aveva fatto avere erezioni, le labbra carnose che per anni avevo desiderato sentire sulle mie.
Era lui la persona a cui avevo pensato quando avevo buttato giù la mia lista dei desideri porno.
Volevo fare tutte quelle cose solo ed esclusivamente con lui, ora che sapevo che era bisessuale e aveva avuto delle esperienze con dei ragazzi.
Il pensiero mi faceva stare malissimo? Si.
Potevo farci qualcosa? No.
Dovevo trovare un modo per farmi notare? Assolutamente si.
Ecco perché volevo incontrare rainbow-ruck.
Sapevo che mi piaceva, speravo fosse anche un bel ragazzo, ma... qualcosa mi bloccava con lui.
Eravamo entrambi due casi persi.
Io volevo Alexander, lui era fidanzato con una ragazza ma sognava di dichiararsi ad un ragazzo e avere una relazione anche con lui.
Non mi ero mai trovato nella posizione di non sapere chi scegliere. Da quando avevo conosciuto Alexander c'era sempre stato lui nei miei pensieri e se immaginavo un futuro e mi vedevo tra dieci anni io e lui stavamo insieme.
Non avevo alcun problema con le relazioni a tre, certo, non le avevo mai vissute e rainbow-ruck era il primo che conoscessi che era disposto ad averne una, ma ne avevo lette di storie MMM come venivano chiamate, mi erano piaciute, ma personalmente il pensiero di dividere Alexander con un'altra persona mi faceva stare malissimo oltre che farmi provare una gelosia cieca.
Non pensavo che avrei mai accettato una proposta del genere.
Rainbow-ruck mi aveva però garantito e assicurato che quella soluzione era stata proposta dalla sua ragazza, perché anche lei era attratta dal ragazzo in questione e lei voleva che RR fosse felice anche con la sua parte bisessuale.
Volevo conoscerlo e uscirci insieme e magari usarlo per far ingelosire Alexander e fare incazzare Gideon.
Capivo la sua voglia di protezione, lo amavo per questo, ma davvero molte volte era così oppressivo che mi chiedevo se si rendesse conto che io ero il fratello maggiore e che nemmeno papi e papo erano così severi verso di me, anche perché non avevo mai dato loro occasione di preoccuparsi.
Ero il figlio tranquillo, che non dava mai problemi, non facevo uno sport pericoloso come Gideon che riceveva colpi da ogni angolazione e spesso era tornato con lividi e sopracciglia spaccate, per non parlare del sangue secco sulla divisa.
Andavo a seguire le sue partite con papo, ma erano più le volte dove mi coprivo gli occhi durante il gioco di quante erano quelle in cui seguivo la partita.
Gideon era innamorato del rugby, sapevo e vedevo che lo amava con tutto il cuore, ma io continuavo a ritenerlo un fottuto sport violento.
C'era però molta sportività da entrambe le parti. Era raro che due giocatori di squadre avversarie finissero per picchiarsi, risolvevano sempre tutto con una stretta di mano, anche quando mio fratello e i suoi compagni di squadra avevano più sangue sulle divise che sudore.
Gideon però era davvero bravo e quando correva verso la meta io ero quello che urlava più di tutti perché cazzo, mio fratello era una forza della natura e lo amavo con tutto me stesso ed ero orgoglioso di lui tanto quanto papi e papo.
"Che stai facendo?"
Sussultai e mi voltai verso Gideon che guardava lo stato della mia stanza.
"Hem niente, stavo cercando una cosa" dissi io imbarazzato, cominciando a mettere a posto la stanza.
Ero un perfettino-precisino, come amava chiamarmi Gideon, il caos che regnava nella mia stanza non era normale.
Mentre mi dava una mano a sistemare, Gideon mi guardò.
"Non devi vederti con quel ragazzo se non te la senti"
Rimasi immobile con le mani su alcuni libri di testo.
Lo guardai.
"Non sono nervoso perché devo uscire, cioè, un po' lo sono, ma non è per questo che regna il casino per la stanza. Ho davvero perso un quaderno, c'erano degli appunti di matematica, ma non li trovo più..." risposi.
"E dove li hai lasciati l'ultima volta? Magari li hai messi nell'armadietto e non ti ricordi" disse Gideon.
Scrollai la testa.
Quel quaderno non si allontanava mai da me, viveva in una tasca esterna del mio zaino apposta perché dovevo sempre tenerla con me, quindi il fatto che fosse sparito era strano anche per me. Non pensavo ci fosse qualcuno che me lo potesse avermelo rubato.
Il problema è che quel quaderno non lo tiravo mai fuori dallo zaino perché mi imbarazzava solo il pensiero che qualcuno potesse leggere quello che la mia mente partoriva la notte mentre ero al buio sotto le coperte e soprattutto non volevo che le persone che mi conoscevano veramente scoprissero che cazzo scrivevo e pubblicavo online.
Piuttosto mi sarei cancellato da ogni piattaforma social e mi sarei rinchiuso per la vergogna nella mia stanza per sempre.
"Lunedi li cercherò. Probabilmente sono li..." dissi io prima di voltarmi verso la sedia della mia scrivania su cui avevo posato i vestiti.
Guardai l'orario e mi resi conto che era il momento di prepararmi.
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